La banda del buco
di Tom Bosco - Nexus magazine

Il Pentagono afferma che il buco visibile sul muro interno del terzo edificio è stato causato dal muso di un Boeing 757: questa ipotesi, però, è tecnicamente insostenibile.

Qualunque cosa fosse, è penetrata al primo piano dell’edificio esterno, generando un’enorme palla infuocata, prima di attraversare altri due edifici altamente resistenti lasciando un foro di uscita del diametro di circa due metri e mezzo: cosa potrebbe essere in grado di fare tutto questo?

Secondo la versione ufficiale, il foro è stato prodotto da un aereo di linea, un Boeing 757-200. Lee Evey, a capo del progetto di restauro del Pentagono, ha spiegato come sarebbe successo durante una conferenza stampa, il 15 settembre: “Gli anelli sono E, D, C, B e A; tra B e C c’è una strada interna che gira intorno al Pentagono. Viene chiamata A-E Drive. L’aereo ha seguito un tragitto all’incirca come questo, e il suo muso ha sfondato questo muro interno dell’anello C fino alla A-E Drive. [...] Il muso dell’aereo ha sfondato a malapena la parte interna dell’anello C, quindi spuntando nella A-E Drive. Dunque questa è la misura della penetrazione dell’aereo.”


La versione ufficiale è complessa e contraddittoria:

Per giustificare l’assenza di rottami del Boeing, le autorità spiegano che l’aereo si è polverizzato quando ha impattato contro un edificio estremamente robusto, com’è il Pentagono.

Per spiegare la scomparsa dei componenti più resistenti dell’aereo, come i motori o i freni, all’opinione pubblica è stato raccontato che il velivolo si è fuso (ad eccezione di un faro di atterraggio e delle sue scatole nere).

Per giustificare l’assenza di 100 tonnellate di metallo fuso, gli esperti hanno tentato di dimostrare che il fuoco ha superato la temperatura di 2.500°C, portando all’evaporazione di parti dell’aereo (ma non dell’edificio stesso o, chiaramente, del faro di atterraggio o delle scatole nere).

Per giustificare la presenza del buco, i funzionari ora dicono che è stato causato dal muso dell’aereo il quale, malgrado la durezza dell’impatto, ha continuato a scorrazzare attraverso i tre edifici.

L’aereo, dunque, si è disintegrato toccando il Pentagono, si è fuso all’interno dell’edificio, è evaporato a 2.500°C continuando a penetrare attraverso altri due edifici e finendo col produrre un buco del diametro di circa due metri e mezzo. Sarebbe il caso di chiedere qualche spiegazione a questi esperti: la stessa versione ufficiale presenta dei buchi che occorre riempire.

Immaginiamo per un istante che non ci sia stato detto che l’aereo si è disintegrato, fuso ed evaporato. Ecco la domanda: è possibile per il muso di un aereo di linea penetrare attraverso tre edifici e, lasciando il terzo, produrre un foro quasi perfettamente circolare largo circa due metri e mezzo?

Il muso di un aereo, chiamato radome, contiene il suo apparato elettronico di navigazione. Per consentire la trasmissione di segnali, il muso non è realizzato in metallo bensì in carbonio. La sua forma è stata progettata per essere aerodinamica, ma non è resistente agli impatti. L’alloggiamento interno e il suo contenuto sono estremamente fragili: il muso sbattendo contro un ostacolo si sfascerebbe, non lo penetrerebbe.

Si può osservare la fragilità dei musi degli aerei in numerose fotografie relative a impatti anche meno violenti di quello del Pentagono. Ad esempio, il Boeing 757-204 della Britannia Airways, nel settembre del 1999, il Boeing 737-3T5 della Southwest Airlines nel marzo 2000, l’Airbus A320-211 della Philippine Airlines nel marzo 1998 o il McDonnell Douglas MD-82 della American Airlines nel giugno 1999.

 

Non è assolutamente possibile ritrovare il muso di un aereo dopo un impatto del genere. Pertanto non è il muso di un aereo che può aver prodotto il foro visibile nel terzo anello dell’edificio, anche se i pompieri affermano di aver visto quello che ritenevano lo fosse. Spiegano che il Boeing effettivamente è penetrato sino all’anello C. Il capitano Defina ha dichiarato al NFPA Journal: “Il solo modo per dire che ci fosse un aereo all’interno era che avevamo visto pezzi del carrello anteriore.” Quando gli fu domandato in merito al carburante dell’aereo, il capo dei pompieri Ed Plaugher ha risposto: “Abbiamo ciò che crediamo sia una pozza proprio lì, dove si trova quello che riteniamo debba essere il muso dell’aereo.”

Qualche specie di velivolo è effettivamente penetrato attraverso tre edifici. I piani superiori dell’anello esterno sono collassati sopra un blocco di circa 20 iarde, un’ora e mezzo dopo l’attacco. I due anelli più interni sembra siano stati danneggiati dall’incendio divampato subito dopo. Non sono crollati. Il velivolo atterrato sul Pentagono non l’ha demolito, bensì lo ha penetrato.

Un aereo avrebbe demolito l’edificio, piuttosto che penetrarne i muri. La domanda è: che tipo di velivolo sarebbe stato in grado di provocare un danno del genere? Una possibile risposta è un missile. I missili hanno testate molto più robuste dei musi degli aerei. Sono realizzate con uranio impoverito e progettate per la penetrazione. L’uranio impoverito è un metallo estremamente denso, che sottoposto ad attrito si infiamma, incrementandone le caratteristiche penetranti. Missili del genere sono particolarmente utilizzati per entrare nei bunker. Un aereo si sfascia e va in pezzi laddove un missile di questo tipo penetrerà nel bersaglio.

I pompieri confermano di aver visto parte di un velivolo che loro, pur con difficoltà, identificano come il muso di un aereo. Quest’ultimo, tuttavia, non resisterebbe ad un simile incidente: i tre edifici non avrebbero potuto essere penetrati dal muso di un Boeing. Però la testata di un missile, fatta di uranio impoverito, avrebbe potuto benissimo causare un danno del genere. (Tratto da http://www.asile.org/citoyens/numero14/missile/missile_en.htm)

Alla faccia di tutti quelli che ancora insistono a etichettare queste evidenze come il frutto di “paranoici della cospirazione”...

Indietro