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Domusnovas
Fabbrica di bombe,
proteste anche sul web 

venerdì 16 febbraio 2001
 
Logo del Servizio civile internazionale La protesta contro la costruzione di una fabbrica di bombe a Domusnovas sfocia anche su internet
Il Servizio civile internazionale (Sci) della Sardegna, associazione che sta coordinando le manifestazioni di dissenso contro l’intenzione della Sei - ditta di esplosivi industriali - di produrre armamenti nel Sulcis, ha elaborato una pagina web che riporta la cronistoria di tutta la vicenda, rassegna stampa, documenti vari e petizione antibombe. 
Lo Sci sta raccogliendo le firme in calce ad un testo pacifista che sarà consegnato nei prossimi giorni alle autorità regionali. 
Le adesioni raccolte sono già seimila: «Come sardi e cittadini italiani, responsabili e consapevoli di essere portatori di diritti e doveri politici e civili, esprimiamo un radicale dissenso e una ferma richiesta di non concessione del terreno e del credito per la costruzione di una fabbrica di bombe in Sardegna», recita la petizione scritta dalla pedagogista Elisa Nivola.
«Tutto è nato da un articolo pubblicato su L’Unione Sarda il 16 gennaio 2001», ricorda il segretario regionale dello Sci Enrico Pieroni, «dove si diceva che la Sei ha chiesto un finanziamento pubblico di 6 miliardi per creare quattro posti di lavoro e riconvertire la produzione di una fabbrica di Domusnovas dal civile al militare, ossia per la costruzione di bombe per aerei». 
Dal giorno dopo è nata la mobilitazione che, dietro la proposta lanciata dalla Nivola, si è allargata a macchia d’olio tra le associazioni sarde arrivando alla costituzione del coordinamento “No alle bombe” . 
I giorni scorsi si è tenuto anche un incontro a Domusnovas con gli operai della fabbrica che al momento lavorano ancora per la produzione di esplosivi ad uso civile. 
«La domanda più interessante dal punto di vista economico ed occupazionale è se sia possibile creare gli stessi quattro posti di lavoro con meno soldi e con altre iniziative più rispettose dell'ambiente, della pace, della crescita e della salute, dei lavoratori e dei cittadini», aggiunge Pieroni.
«La nostra opinione è che un tale scenario sia non solo possibile, ma anche dimostrato dalla nascita nel nostro territorio di piccole e medie imprese e dall’incredibile sviluppo delle nuove tecnologie informatiche».
Walter Falgio
 

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