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23 marzo 2001 PROV. DI CAGLIARI Pagina 49
  
Domusnovas
Fabbrica di bombe pronta al via Il no di Guccini

Domusnovas Nasce la fabbrica delle bombe e scoppiano le polemiche. Sono iniziati i lavori per la realizzazione dello stabile che dovrebbe produrre bombe da guerra a pochi chilometri dal centro abitato di Domusnovas e dopo le contestazioni degli abitanti e delle associazioni, questa volta prende posizione Antonio Farris, sindaco di Domusnovas. «Rispettiamo tutte le iniziative che sono state assunte sino a questo momento - dice il primo cittadino, dipendente della Sei, attualmente in permesso politico - però è bene fare una piccola precisazione: la fabbrica nascerà nel Comune di Iglesias e non in quello di Domusnovas. Da noi resta solo la sede legale della Sei, la società esplosivi industriale e lo stabilimento che produce esplosivi industriali, nulla di più».
Le opere per la realizzazione della nuova struttura riguardano, secondo quanto sostengono gli amministratori, la zona di Gutturu Seu. E più precisamente il terreno situato a fianco allo stabilimento che attualmente produce e rifornisce l’esplosivo alle miniere e cave della Sardegna. «I lavori per la costruzione sono già iniziati - annuncia Giorgio Cera, assessore comunale ai Lavori pubblici - nei giorni scorsi hanno fatto le fondamenta e gli sbancamenti, mentre attualmente stanno preparando i pilastri della struttura». Secondo quanto riferiscono i due amministratori le opere sarebbero in regola e tutte accompagnate da regolare autorizzazione. «Sono state rilasciate almeno un anno fa dal Comune di Iglesias - precisa Giorgio Cera - la nostra Amministrazione non è interessata alle opere. Anzi sfidiamo chiunque a trovare solo una concessione rilasciata dal Comune di Domusnovas». E se dal Ministero dell’Industria non arrivano ancora conferme sui finanziamenti nazionali che la società dovrebbe ricevere per la costruzione della fabbrica, l’unica certezza per il momento riguarda l’avvio dei lavori. Quando saranno ultimati, nella fabbrica di Domusnovas dovrebbero essere assunte sei persone. Per contestare la realizzazione della fabbrica di bombe da guerra, si è schierato anche il vescovo di Iglesias Monsignor Tarcisio Pillolla, e il sindaco di Iglesias Paolo Collu. «Noi siamo contrari alla fabbrica di bombe a Domusnovas, per creare sviluppo bisogna puntare sul turismo - ribadisce il primo cittadino di Iglesias - e ci batteremo perché la fabbrica non si faccia». Resta il fatto che le concessioni edilizie che la Sei avrebbe ottenuto dal Comune di Iglesias per costruire la struttura. Dal centro direzionale di via Isonzo ad Iglesias però non arriva alcuna smentita alle affermazioni degli amministratori di Domusnovas. «Quelle autorizzazioni sono state date due o tre anni fa per un ampliamento - precisa Paolo Collu - mica per fare la fabbrica delle bombe». E per precisare la sua posizione il sindaco di Iglesias fa un esempio. «È come se io rilasciassi la concessione edilizia per costruire un appartamento e poi a lavori ultimati venisse trasformato in casa d’appuntamento».
Contro la fabbrica sono arrivate undicimila firme, Francesco Guccini e i Nomadi in testa: inviate al presidente della Giunta regionale e a quello del Consiglio, per dire no alle bombe sotto casa. È l’ultima iniziativa portata avanti dal comitato spontaneo. Il comitato, costituito dalle associazioni di volontariato e ambientaliste, ha incontrato il mese scorso anche gli abitanti del paese, per sollevare il problema. «Non siamo contro i lavoratori e tantomeno i disoccupati - scrivono nel documento i responsabili del Comitato - però è necessario avviare un nuovo modello di sviluppo alternativo alla produzione di bombe e materiale bellico». Non solo, ma il coordinamento esprime preoccupazione anche sul vero tipo di prodotto che dovrebbe fabbricare la Sei a Domusnovas. Ricordando le mine antiuomo e i danni che le bombe hanno provocato in tutte le guerre, il Comitato ricorda anche che la produzione di materiale bellico da offesa è vietata dalla Costituzione. Il comitato fa notare poi un paradosso. «Questa storia avviene in concomitanza con l’approvazione definitiva da parte del Senato della legge per l’istituzione di un fondo di trenta miliardi per lo sminamento umanitario. In questo modo, in una sorta di ciclo perverso con i soldi pubblici, da una parte si finanziano azioni di bonifica, dall’altra si producono agenti di morte e devastazione ambientale che a breve richiederanno ulteriori azioni di bonifica». La protesta che riunisce tutti i volontari della Sardegna ha varcato anche il Tirreno. Nei giorni scorsi, solidarietà ai fondatori del comitato è arrivata anche dal cantautore Francesco Guccini, dall’attore e scrittore Moni Ovadia, e dai Nomadi.

Davide Madeddu


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