15.01.2001
Ecco i produttori delle armi all'uranio e non
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SOURCE: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/13-Gennaio-2001/primapagina.htm

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Death & disaster Co. I padroni dell'Apocalisse
Le aziende - americane soprattutto, ma anche italiane - che producono le armi più micidiali, con o senza uranio
SERGIO FINARDI - DENVER

Dalle società che producono l'uranio impoverito a quelle che lo trasformano in vari prodotti, a quelle infine che utilizzano tali prodotti nella fabbricazione di munizioni. Il viaggio dell'uranio impoverito verso i teatri di guerra passa, come abiamo visto (il manifesto, 8 gennaio) attraverso svariati paesi, ma qui vedremo solo alcune società che hanno un ruolo determinante nell'armamento Nato e di conseguenza nella rovina umana ed ecologica di due intere regioni, il Golfo e i Balcani.
Senza dimenticare paesi come la Francia o la Russia, abbiamo visto che per la produzione e il trattamento dell'uranio impoverito (Du) e di prodotti correlati un ruolo fondamentale hanno società britanniche e statunitensi (British Nuclear Fuels Plc, la sua sussidiaria statunitense Bnfl Inc. e ancora le statunitensi Gts Duratek inc, Manufacturing Sciences Corp e Starmet Corp), almeno per quanto concerne ciò che è finito poi nel Golfo e nei Balcani.
Per la produzione di munizioni al Du e "intelligenti" usate nei Balcani e nel Golfo, prenderemo in considerazione tre società Usa e una società italiana, ora sotto controllo francese, produttrice di esplosivi e di un particolare detonatore di cui vedremo. Le prime due società si chiamano Aerojet e Alliant TechSystems Inc.
La Aerojet, fondata nel 1942 da Theodore von Karman, costituisce lo spezzone principale della General Corporation (fondata nel 1915) ed ha ora il suo quartier generale a Sacramento (California) e filiali o siti produttivi in vari stati, tra cui il Tennessee e il Colorado. La Aerojet è nel tempo divenuta, oltre che produttrice di prodotti chimici e farmaceutici, uno degli elementi fondamentali del complesso militar-industriale statunitense. La Aerojet (così come la società madre) ha nel suo consiglio di amministrazione una compatta presenza di uomini provenienti dagli stessi settori in cui opera. Presidente e amministratore delegato della GenCorp è Robert A. Wolfe, che è anche presidente della Aerojet, già vicepresidente della società costruttrice di motori d'aereo Pratt & Whitney, divisione della United Technologies. Le vendite totali Aerojet del 1999 ammontavano a circa 915 milioni di dollari ed impiegava nello stesso anno circa 3.000 persone.
La Aerojet è inserita in vari "mercati", da quello spaziale e missilistico (è stata parte integrante della cosiddetta Strategic Defense Iniziative, le guere stellari reaganiane, e ora della ridimensionata National Missile Defence) a quello, appunto, del munizionamento. In tale mercato è presente - tra l'altro - sia nel segmento delle "bombe intelligenti" (con il sistema Sense and Destroy Armor, Sadarm, prodotto insieme alla Alliant), sia nel segmento delle munizioni Hei (ad alto potenziale esplosivo e incendiario) e di quelle Api (perforanti e incendiarie), che erano prodotte anche dalla Honeywell prima che cedesse alcune attività legate al militare e desse corpo ad una società autonoma, appunto la Alliant Techsystems Inc, che ha continuato la produzione. La Aerojet fu però la prima ad introdurre, verso la metà degli anni 70 e nei suoi impianti di Jonesborough, in Tennessee, l'uso del Du per tali munizioni e a lei spetta dunque tale vergogna, di cui peraltro va molto fiera. Il munizionamento della Aerojet e della Honeywell venne usato sia per i carri M1 ed altri veicoli da combattimento che per gli ormai tristemente famosi aerei d'attacco A-10 (entrati in servizio nel 1975) e A-10 Thuderbolt II ("Warthog"), prodotti dalla Fairchild Republic Co, compagnia che aveva tra i suoi dirigenti nientemeno che von Braun. Proprio la serie degli A-10 monta il cannoncino a sette canne Gau-8/A Gatling da 30 mm (prodotto un tempo dalla Martin Marietta Armament Systems, già della General Electric ed ora dalla Lockheed Martin) che spara, tra altre, le serie di munizioni Pgu-14/B Api all'uranio impoverito provate in Bosnia e poi in Serbia.
La Alliant Techsystems, registrata nel Delaware e con quartier generale ad Hopkins in Minnesota, viene formata nel 1990 dalla Honeywell, in concomitanza con la cessione di alcune divisioni e società di questa (Defense and Marine Systems Business, Test Instruments Division e Signal Analysis Center). Tali società vanno poi a formare il nucleo primo della Alliant. Tra il 1992 e il 1997 una serie di operazioni di vendita e acquisto la portano agli assetti attuali. Nel 1995, inoltre, viene acquistata la divisione Hercules Aerospace della Hercules Company, e l'anno successivo viene abbandonato il settore della cosiddetta "demilitarizzazione" nelle repubbliche ex-sovietiche di Ucraina e Bielorussia. Nel 1997 viene infine venduta la Marine Systems Group.
La società si presenta oggi divisa in tre segmenti, l'aerospaziale e missilistica balistica (Alliant Aerospace Propulsion Co e Alliant Aerospace Composite Structures Co), il munizionamento convenzionale (Alliant Ammunition Systems Co, Ammunition and Powder Co, Lake City Small Caliber Ammunition Co, Kilgore Flares Co, Missile Products Co) e i sistemi di difesa (Alliant Defense Systems).
E' proprio la Alliant Ammunition Systems (New Brighton, Minnesota) a produrre, insieme a molte altre cose micidiali, le serie di munizioni in uso sugli A-10 (e in futuro in dotazione all'Aaav, Advanced Amphibious Assault Vehicle, dei marines). Nello stesso tempo, altre società del segmento partecipano allo sviluppo del missile Nato Essm (capofila la Raytheon, di cui vedremo) e di nuovi sistemi anticarro (Predator, capofila la Lockheed) e munizionamento anticarro (Term-Ke, capofila la Alliant Defense Electronics Systems).
La Alliant Techsystems ha in totale circa 6.000 addetti, entrate per più di un miliardo di dollari, vendite che vanno per il 64% ad entità governative e alla difesa.
Anche per tale società si può dire che la maggioranza di coloro che siedono nel consiglio di amministrazione vengono dai settori e dalle esperienze connesse al tipo di produzioni della società stessa, ma è significativo notare che il suo presidente nonché amministratore delegato è l'ex-ammiraglio Paul D. Miller, già vicepresidente di uno dei giganti (ora in via di acquisto dalla Northrop-Grumman) del complesso industriale-militare, le Litton Industries, nonché comandante in capo della marina statunitense nel teatro Atlantico e comandante in capo alleato della Nato, ancora teatro atlantico.
La terza società è la Primex Technologies Inc, come tale formata nel 1996 in Virginia, con sede principale a St. Petersburg (Florida) ha filiali sparse per vari stati (Pennsylvania, Washington, Arkansas, Illinois) ed un centro di ricerca e test per il governo svizzero a Lucerna. Primex, che deriva il suo attuale assetto da una operazione di redistribuzione azionaria compiuta dalla Olin Corporation (da cui viene la maggior parte del suo management) è divisa in due segmenti, la Ordnance and Tactical Systems e la Aerospace and Electronics. Genera le sue entrate principalmente dalle vendite (550 milioni di dollari totali nel 1999) al governo e alla Difesa (75%), ha circa 3.000 dipendenti e la Alliant come maggiore concorrente. Il suo amministratore delegato è James G. Hascall, già vicepresidente della Olin, e Mike Wilson dirige la Ordnance and Tactical Systems.
E' la Ordnance and Tactical Systems a produrre, oltre a bombe intelligenti ed altre varietà di munizionamenti, i "gioielli" che hanno devastato Golfo e Balcani. Si tratta di due munizionamenti differenti, uno per l'artiglieria di largo calibro (da 105 a 155 mm), l'altro per il medio e piccolo calibro. Il primo tipo di munizionamento vede varietà quali il M900 Apfsds-T (con Du), il M829A/2 (con Du, per i 120 mm), che hanno mostrato la loro potenza e mortale efficacia nella Guerra del Golfo. Il secondo tipo, pure usato nel Golfo ed ovviamente nei Balcani, è ancora la serie Pgu, tra cui la 14/B al Du per il cannoncino degli A-10, Gau-8-A.
Se tali società sono il vanto del settore negli Stati uniti (si fa per dire perché nel 1997 il governo statunitense ha perseguito le prime due per aver dato corso ad una società che aveva in pratica il monopolio della vendita di munizionamento al governo ed aveva alzato molto i prezzi rispetto a quelli praticati in precedenza dalle due società-madri, le sole produttrici nazionali di quel tipo di "oggetti"), anche l'Italia deve andare fiera di una sua (meglio ex-sua) azienda che, sebbene non direttamente coinvolta nel settore del munizionamento con Du, è comunque riuscita ad ampliare molto i suoi orizzonti, sino a raggiungere con i suoi detonatori le bombe intelligenti ad alta penetrazione della Nato. Si tratta della Società esplosivi industriali (Sei) di Ghedi (Brescia), ora "partner" della francese Société d'Explosifs et de Produits Chimiques (Epc, general manager Henri Lorain), che sviluppa bombe per aereo e mine marittime. Tale società impiega poco più di un centinaio di persone, ha come chairman Paul Chatel de Brancion, come direttore Pasquale Napolitano e come direttore finanziario Armando Franzoni, mentre Bruno Facchi è il direttore tecnico. Ha ereditato le attività che erano della bresciana Misar (che con Valsella e Tecnovar monopolizzavano il mercato delle mine anti-uomo, poi bandite dall'Onu) ma produce anche un simpatico detonatore non elettrico, l'Hmx 4, che è inserito nelle Lgb (Laser guided bomb) Paveway II e III, usate massicciamente in Kosovo (penetra i bunker) soprattutto dalla britannica Royal Air Force (Tornado, Harrier, Jaguar) sebbene in dotazione anche all'Us Air Force. Proprio lo sviluppo e la manutenzione di tale munizionamento ha recentemente ricevuto un grosso contratto dalla Gran Bretagna attraverso la capofila Raytheon Systems Ltd, sussidiaria britannica del colosso statunitense di cui abbiamo già visto. Alle parti della bomba concorrono, oltre alla Sei, anche la Raytheon stessa, la Lockheed e la britannica Mbm Technology.
La Sei è stata anche la testa di ponte ("associazione") con cui recentemente la Kaman Aerospace (Bloomfield, Connecticut), la Dayron (Orlando, Florida) e la Kdi Precision Products (Cincinnati), sono entrate nel mercato europeo della missilistica e delle bombe.
Quello che abbiamo sin qui visto, a proposito di imprese che producono uranio impoverito o bombe relative, se non la punta dell'iceberg è certamente solo una parte degli interessi che questo mercato muove. Molti di questi sono purtroppo soltanto intuibili.


(su "Il Manifesto" del 13/01/01)




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