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Il romanzo
Dal retro di copertina:
"Ma chi ha rapito Sassi Manoon? Domandatelo a Kelly Bram
Nicholas IV, lo scienziato mezzo matto che attinge tutte le
risposte da Enselaski, il computer navigante, o a Frank Ashford
un tipo capace di imitare tante voci, ma tante, che non si sa
più quale sia la sua, o a Robby Creswel, il Raffles con la pelle
scura, o ancora alla stessa Sassi Manoon, stella di prima
grandezza nel firmamento cinematografico, la quale potrebbe anche
spiegarvi come mai, prelevata nel bel mezzo di un festivai, in
unisola dei Caraibi, non le importi un corno di essere
stata rapita.
Ma perché, poi, non domandarlo a quellaltro pazzoide di
Donald E. Westlake, inventore di una nuova formula del
giallo-umoristico? In definitiva, potete pazientare un poco e
scoprirlo da soli. E vi divertirete un mondo."
Le prime righe
Non cera nessuno a bordo
dello "Sbaraglio IV" quando Kelly ci arrivò,
camminando a grandi passi lungo il molo, nel sole abbagliante. Il
motoscafo, un dodici metri cabinato da crociera "Nelson
& Almen" del 1940, di un bianco splendente, era stato
rimodernato di recente, e ora vantava due motori diesel GM 6-71,
laria condizionata e un castello di poppa completamente
attrezzato. Kelly lo aveva acquistato sette mesi prima e da
allora nessuno, allinfuori di lui, vi aveva messo piede.
Era diventato il suo rifugio, la sua vera casa, il suo mondo
segreto. Oggi, tutto ciò stava per cambiare e in fondo a Kelly
rincresceva.
Questo era, in parte, il motivo per cui era arrivato in anticipo,
quasi unora prima delluna, lora fissata per
lappuntamento. Desiderava restare solo a bordo ancora un
poco, prima che gli intrusi venissero a invadergli
limbarcazione e a sovvertire un po la sua vita, prima
che i suoi piani cessassero di essere innocue fantasticherie per
concretizzarsi nella realtà, dalla quale poi non sarebbe stato
più possibile retrocedere.
Kelly era un giovane smilzo e occhialuto dallaria pensosa.
Portava scarpe da ginnastica grigie, calzoni kaki e camicia
bianca da polo. Saltò cautamente dalla banchina alla tolda e si
fermò per scrutare intorno, tanto da accertarsi di non essere
osservato. Il sole della Florida picchiava come a negare quanto
affermava il calendario, e cioè che si era a novembre; e fra i
barbagli e luccichii di tutte le imbarcazioni attraccate al
bacino sud di Miami Beach, lo "Sbaraglio IV" splendeva
anonimamente bianco-argenteo, niente affatto diverso dalle altre
barche ormeggiate lì. Ma era diverso per Kelly, riguardo a
qualcosa che lui solo conosceva.
Kelly abbassò la testa e scese la ripida scaletta che portava
giù al saloncino, un locale lindo e luminoso con moquette verde
e rivestimenti in legno dacero. Lì sotto faceva caldo,
perciò Kelly azionò il condizionatore daria; poi passò
nella cabina di prua, piccola e stipata, che era il centro della
sua vita segreta. Accese la luce e sorrise alla macchina.
-Salve, Enselaski - disse.
Si appoggiò alla mensola dei comandi, le dita delicatamente
posate sui tasti. La macchina taceva. Kelly sentiva il dolce
sciabordio delle onde contro le fiancate, percepiva il lieve
strappo intermittente dellimbarcazione sulle cime
dattracco. Lo calmava, trovarsi in quel luogo. Bene
- disse alla macchina. - Oggi è il gran giorno. - Scosse il capo
sorridendo un po perplesso. - Spero proprio che tu non
abbia commesso errori - aggiunse.
Kelly, Kelly Bram Nicholas IV, figlio di Kelly Bram Nicholas III,
nipote di Kelly Bram Nicholas II, pronipote di Kelly Bram
Nicholas, detestava il genere umano ma amava le macchine. Con un
padre oppresso dal peso di essere il terzo Kelly Bram Nicholas
consecutivo e una madre tirannica di cui solo uno psichiatra
avrebbe potuto innamorarsi, lattuale Kelly Bram Nicholas -
per scherno soprannominato Ivy a scuola, a causa del
"IV" che chiudeva la lunga teoria dei suoi nomi - era
cresciuto nella convinzione che nelle macchine si poteva riporre
la più completa fiducia, negli uomini no. Esisteva forse un
essere umano provvisto di un pulsante, azionando il quale ci si
sentisse dire "Ti voglio bene"? Niente affatto.
Esisteva però Casper, lultimo modello di bambola-automa
che eseguiva a puntino quelloperazione. E anche con
sentimento. E perché? Perché allinterno del suo involucro
di plastica dalla verosimiglianza perfetta cera un
minuscolo meccanismo intelligente.
Kelly stesso era, in certo senso, una minuscola macchina
intelligente; e se tutti i suoi esperimenti in campo scientifico,
elettronico, meccanico e chimico si erano conclusi
sistematicamente con la distruzione di qualcosa, ciò non voleva
dire che si trattasse di veri e propri fallimenti. Infatti, anche
se non desiderava distruggere delle macchine - lui le amava, anzi
- e anche se non desiderava neppure distruggere degli esseri
umani - cosa che, invece, facevano tanti altri - era innegabile
che Kelly voleva distruggere qualcosa. Lui stesso non sapeva che
cosa.
La sua esistenza era stata uninterminabile serie di
vittorie di Pirro. La vita in famiglia, dove il rapporto con sua
madre era stato caratterizzato da ciò che si chiama comunemente
un conflitto di personalità, aveva fatto di lui, forse,
lunico bambino non viziato di tutta la moderna America; e
nellambito della scuola, Kelly era stato sistematicamente
frustrato dal fatto di appartenere a quella categoria di studenti
antisportivi e "conoscitutto", troppo intelligenti per
riuscire simpatici. I professori non amano sentirsi inferiori ai
loro allievi, e i ragazzi detestano i coetanei troppo sapienti.
Se si aggiunge a questo quadro un padre insicuro e incapace che
aborre i problemi altrui e le soste troppo prolungate fra le
pareti domestiche, appare quasi inevitabile che Kelly diventasse
un individuo astioso, solitario, acutamente intelligente e
acidamente anti-sociale.
Dopo essere stato buttato fuori al quartanno di università
per aver imparato troppo bene lingegneria e assai male
larte di vivere, Kelly, per istigazione di sua madre, si
era trovato di colpo privato delle sovvenzioni paterne. Seguire
ulteriori corsi di studio, eventualità già prima giudicata non
indispensabile, si rendeva ora impossibile. Disgraziatamente
diventava impossibile anche continuare gli appassionanti -
seppure spesso "esplosivi" - esperimenti scientifici,
che, prima, saltuariamente aveva attuato nei laboratori
delluniversità. Come effettuarli, ora? E come mantenersi?
Lavorare era escluso, la sua preparazione faceva di lui un
soggetto negato ad un lavoro proficuo; inoltre lui era
socialmente disadatto a stabilire rapporti col suo prossimo.
A questo punto aveva deciso che non cera unaltra
prospettiva per il suo avvenire, allinfuori di questa: un
periodo (breve) di attività criminosa, seguito da
unesistenza (lunga) di agi e comodità. E alla ricerca del
primo complice, dove mai poteva cadere la sua scelta se non su
una macchina? Enselaski, infatti.
Enselaski era stato costruito interamente da Kelly, sullo
"Sbaraglio IV", da lui acquistato ad Atlantic City, di
quarta mano, ma tuttaltro che a buon mercato.
Limbarcazione era costata cara, e così pure Enselaski, e
il denaro era provenuto dalle più svariate fonti. Anzitutto da
un ricatto, effettuato ai danni di un adultero (che era poi suo
padre), il quale aveva sospirato e pagato senza aprir bocca. Ad
ingrossare il gruzzolo era poi seguita la vendita
dellautomobile (una creatura che Kelly aveva amato
teneramente e trattato come una principessa), nonché del suo
impianto stereofonico ad alta fedeltà. Con gran dolore, si era
privato anche di quella che era forse la più pregevole e
completa collezione dì fumetti di fantascienza e
dellorrore esistente nel mondo. Infine, aveva venduto, ad
un prezzo irrisorio, due piccole invenzioni - un contenitore per
latte con autosuggello e un vaporizzatore per insetticidi -
elaborate durante gli anni delluniversità e il cui
brevetto gli aveva fruttato piccole somme annuali.
Kelly aveva stabilito (e Enselaski, non appena aveva cominciato a
funzionare, si era dichiarato daccordo con lui) di
commettere un unico crimine, ma di proporzioni tali da
garantirgli lagiatezza per il resto della sua vita.
Allinizio, era totalmente alloscuro circa la specie
di crimine che avrebbe dovuto commettere, ma aveva la certezza
assoluta che lui e la sua macchina avrebbero trovato
unimpresa degna dei loro geni congiunti.
Non appena Enselaski era stato montato, perciò, Kelly aveva
cominciato a nutrirlo quotidianamente col "New York
Times" (compresa ledizione domenicale); lui
inghiottiva diligentemente notizie e dati dogni genere, a
palate, a camionate, fino a che la sua "memoria" fu
rigurgitante di informazioni finanziarie, commerciali, politiche
e di cronaca. Soltanto allora, quando cioè Kelly aveva ritenuto
che la macchina fosse alla pari con lui, dal punto di vista
informativo, i due avevano cominciato a studiare insieme il colpo
per il quale Enselaski - allora non ancor battezzato - era stato
chiamato allonor del mondo; avevano cogitato sul problema
per settimane e settimane, prima di prendere la loro decisione.
Una volta stabilito il "gioco", comunque, era sorto fra
loro un grosso contrasto, che quasi aveva rischiato di
pregiudicare i loro rapporti. Kelly, inutile dirlo, avrebbe
voluto agire da solo, mentre invece Enselaski insisteva sulla
necessità di valersi di assistenti, almeno due. Kelly, molto
irritato, aveva sollevato numerose obiezioni, ma alla fine
Enselaski, con logica e pazienza, lo aveva fatto ragionare e
insieme si erano accinti alla ricerca dei tipi adatti.
Era stato Enselaski a decidere di limitare la ricerca alla
cerchia di persone che Kelly già conosceva; e, ripensandoci in
seguito, Kelly aveva dovuto riconoscere a Enselaski una
perspicacia e una sensibilità notevoli, tanto da fargli sorgere
il sospetto di aver trasferito nella macchina quella diffidenza
che in lui, rasentava la paranoia. La difficoltà, infatti, stava
nel trovare qualcuno con cui si potesse stabilire un rapporto di
fiducia reciproca; infatti entrambi (Kelly e Enselaski) nutrivano
il sospetto che dei malfattori professionisti non si sarebbero
sentiti sufficientemente sicuri nel trattare un affare con un
dilettante, estraneo alla malavita. Meglio, quindi, associare
altri dilettanti, orientando la ricerca su individui che in altre
circostanze si fossero dimostrati fidati e leali.
Kelly, allora, aveva fatto ingurgitare a Enselaski tutte le
briciole di informazioni che era riuscito a trovare o a ricordare
su tutte le persone che aveva conosciuto a fondo. I candidati non
erano in gran numero, data la personalità di Kelly; comunque,
alla fine, Enselaski aveva scelto, sui dati fornitigli, due nomi.
Questi due non solo vantavano, secondo Enselaski, le doti e
cognizioni indispensabili per entrare a far parte del gruppo, ma
i loro caratteri e le loro vicende personali erano tali da farli
supporre perfettamente adatti al tipo di piano che Kelly aveva in
mente.
Lui li aveva persi di vista entrambi da parecchio tempo, ma non
gli era stato difficile rintracciarli; a quanto sembrava, né
luno né laltro avevano combinato un gran che, nel
frattempo, cosa molto incoraggiante per Kelly. Seguendo il
suggerimento di Enselaski, per prender contatto con loro Kelly
aveva inviato due lettere contenenti ciascuna un biglietto
daereo e venti dollari. Le lettere, senza firma,
informavano laconicamente il destinatario sulla possibilità di
concludere un buon affare, qualora egli fosse venuto
allappuntamento fissato per il dato giorno e nel dato
luogo, spese di viaggio pagate. Limplicazione di qualcosa
dambiguo era talmente chiara da garantire che i due, se
venivano allappuntamento, erano già mezzo preparati a
commettere qualcosa dillegale.
E questo era il giorno fissato. Supposto che fossero in viaggio,
sarebbero arrivati alluna. Kelly si sorprese ad augurarsi,
mentre sedeva fantasticando davanti ad Enselaski, che la fase
preparatoria del piano procedesse indefinitamente, che
leffettivo reclutamento di uomini e leffettiva
esecuzione del piano subissero una serie senza fine di rinvii. Il
fatto era, invece, che il colpo era ormai in via
dattuazione: la partita era cominciata.
Una voce notevolmente simile a quella di Charles Laughton
interruppe di colpo le sue riflessioni, chiamando dal ponte: -
Ehi della barca!
- Questo è .Frank - Kelly informò Enselaski, saltando in piedi
e guardando lorologio. Luna meno cinque. Era rimasto
li a gingillarsi per quasi unora.
Con unultima occhiata a Enselaski, e rimpiangendo
amaramente di non aver provvisto la macchina di un dispositivo
per parlare, il che gli avrebbe consentito ora di accollare a lei
il fastidio di quel colloquio., Kelly spense la luce e passò nel
saloncin, chiudendosi la porta alle spalle. Si affacciò alla
scala e gridò: - Sono qui sotto.
Il giovanotto che scese frettolosamente i gradini aveva
pressappoco la stessa età e la stessa statura di Kelly, ma la
somiglianza fra i due non andava oltre questi dati. Frank era
biondo, estroverso, allegro e di corporatura un po
tarchiata. Indossava mocassini marrone, calzoni marrone e una
camicia bianca a maniche corte aperta sul collo. Aveva gli
occhiali da sole con montatura bianca. Se li tolse ai piedi della
scaletta e disse:
- Kelly!. Sei proprio tu quello della lettera!
- Sono proprio io rispose Kelly. Il nervosismo lo rendeva
laconico.
Frank gli porse la mano.
- Non ci si vede da un sacco di tempo, Kelly. Lultima volta
è stato quando cercavi di vendere la tua collezione di fumetti.
Sei poi riuscito a sbarazzartene?
- Sì, sì.
- Mi sarebbe piaciuto aiutarti a trovare un acquirente - disse
Frank - ma sono rimasto fuori dal giro per un bel po. - Ora
non faceva più limitazione di Charles Laughton.
- Lo so - disse Kelly.
Frank si guardava intorno.
- E tua questa barca? Sembra mica male.
- Già.
Frank lo guardò.
- E allora? Di che si tratta?
Kelly non si sentiva pronto ad affrontare largomento.
Balbettando un po disse:
- Come, di che si tratta?
- La lettera - Frank disse. - Il biglietto daereo. I venti
dollari. Non mi hai certo fatto venire per vendermi degli albi di
fumetti.
- No, no. Ehm...
- Cè nessuno?
Era unaltra voce che chiamava dal ponte, e Kelly, lieto
dellinterruzione, gridò:
- Siamo qui sotto!
Frank volse lo sguardo alla scaletta, con una certa curiosità.
- Un altro? - domandò.
- Non credo che tu lo conosca - disse Kelly, mentre il nuovo
venuto scendeva i gradini. - Ehi, Robby, lieto di rivederti!
Robby si fermò sul terzo gradino. - Kelly - disse. - Be,
possa pigliarmi un accidente.
Robby sarebbe potuto essere il fratello minore di Harry Belafonte
- nero, agile, prestante - ma con un sorriso un po meno
affabile. Indossava scarpe nere tipo Oxford, pantaloni grigio
scuro dalla piega inappuntabilmente stirata, camicia bianca,
cravatta grigio, perla, giacca blu elettrico. Anche lui, aveva
gli occhiali da sole ma erano blu, montati in metallo. Aveva in
mano una sacca blu con la scritta "Lufthansa".
Kelly puntò lindice su quella sacca.
- La "Lufthansa" è laviolinea tedesca
ma
tu non hai mai varcato loceano! - disse.
- Lho arraffata allaeroporto - spiegò Robby.
Scese gli ultimi tre gradini, lasciò cadere la sacca, si tolse
gli occhiali, strinse la mano a Kelly e si volse con aria
cordiale verso Frank. Si muoveva con eleganza e sicurezza.
Alluniversità, doveva essere stato di quelli per i quali
le conquiste femminili sono la principale materia di studio.
Kelly fece le presentazioni:
- Frank Ashford, Robby Creswel. Ho conosciuto Frank quando
commerciava in libri usati, eravamo ancora due mocciosi. Robby ed
io siamo stati insieme al politecnico di Sherman, per un
semestre.
- Finché tu non facesti saltare per aria il dormitorio - disse
Robby. - Ma perché, ora, tutti questi misteri? Dico, riguardo
alla lettera e così via. Come mai non mi hai chiamato per
telefono?
- Stavo per domandare la stessa cosa, quando siete arrivato voi -
disse Frank.
Kelly si accinse a recitare il suo preambolo, quello che lui ed
Enselaski avevano messo a punto come il più indicato alle
circostanze.
- Lasciatemi spiegare la cosa a modo mio, anche se vi sembrerà
che io la prenda un po alla larga - disse.
- Per la miseria! - lo interruppe Frank - non cè qualcosa
da bere?
- Troverai un buon rifornimento di alcoolici, là dentro - gli
rispose Kelly, indicando un armadietto. - Per me, gin e acqua
tonica.
- Bene. Robby?
- La stessa cosa.
Kelly li osservava. Non sembravano molto incuriositi. Avrebbe
funzionato? Si schiarì la voce e riprese:
- Una delle ragioni per cui ci troviamo qui insieme è che
abbiamo un sacco di cose in comune.
Frank alzò lo sguardo dal frigorifero aperto. - Davvero?
Robby rise e osservò:
- Non si direbbe, a guardarci.
- Tutti e tre abbiamo bisogno di denaro - disse Kelly.
Gli altri due persero di colpo il loro buon umore. Frank chiuse
il frigorifero, senza aver preso il ghiaccio, e domandò:
- Come sarebbe a dire?
- Né più né meno di quel che ho detto.
- Cosa ti fa pensare di saperla tanto lunga sul conto mio?
- Ne so abbastanza - rispose Kelly. - Ne so abbastanza su tutti e
due. Non mi va di parlare dei fatti delluno di fronte
allaltro, ma so perfettamente che nessuno di voi due
dispone di molto denaro, né di un buon impiego, né ha brillanti
prospettive per il futuro; so anche che se vi offrissero un buon
impiego, probabilmente non lo accettereste. Frank, vuoi preparare
da bere?
Linterpellato si esibì in una nuova imitazione e rispose,
con la voce di Frank Sinatra:
- Mi sbrigo subito. Qualcosa mi dice che molto presto avrò
bisogno di un goccio. - Riaprì il frigorifero e tirò fuori il
ghiaccio.
- Tutti e due volete quello che voglio io: un sacco di soldi -
proseguì Kelly. - Abbastanza da poterci ritirare e vivere di
rendita, dedicandoci ai nostri personali interessi, senza doverci
preoccupare di lavoro, impieghi o qualsiasi altra cosa che ci
costringerebbe a dipendere dagli altri.
- Amen - disse Robby.
Mentre apriva le bottigliette dellacqua tonica, Frank
disse:
- Un vitalizio, ecco quel che vorrei io. Non sono un avido.
Giusto quel che basta per tirare avanti, nientaltro. A me
non servono gli yachts. - Fece un gesto circolare. - Niente di
questa roba. Con diecimila dollari lanno, me la caverei
benissimo.
- Calcolando prudenzialmente un interesse del cinque per cento,
per disporre di diecimila dollari annui ti occorre un capitale di
duecentomila dollari - precisò Kelly.
- Una bella montagna di soldi - osservò Frank. Versò il gin sul
ghiaccio e lacqua nel gin.
Robby disse, un sorrisetto appena accennato agli angoli della
bocca:
- Per caso, stai per proporci un impresa un po losca?
- Naturalmente - rispose Kelly. - Nessuno si sognerebbe di poter
arraffare duecentomila dollari senza sporcarsi le mani.
Frank porse loro i bicchieri e, sollevando il proprio, disse con
la voce di Edward G. Robinson.
- Al colpo!
Bevvero.
- Che genere di colpo, Kelly? domandò Robby.
- Prima dovete dirmi se ci state o no - ribatté Kelly. - Non
posso darvi i particolari e poi magari sentirmi rispondere ciao e
buona notte.
- Sii logico, Kelly - protestò Frank. - Non so cosa ne pensi
Robby, ma per quel che mi riguarda non posso darti una risposta
senza sapere di che si tratta. Potrei dirti che ci sto e sentirmi
poi proporre di andare a far fuori il mio vecchio.
- Non ci sarà da far fuori nessuno, né da malmenare - disse
Kelly. Indicò la porta chiusa che dava nellaltro locale. -
Là dentro ho un computer, un piccolo congegno perfetto che si
chiama Enselaski. Enselaski vuol dire Elaboratore Neutronico
Selettivo Elementi Localizzazione Automatica Soggetti Kidnapping.
- Cosa, cosa! -. esclamò Frank.
- Te lo spiegherò fra un minuto. Il punto è che il computer
preparerà il piano del colpo per noi. Un colpo scientifico.
Enselaski è in grado di considerare ogni possibile particolare,
ogni circostanza, ogni eventualità. Ci vorrebbero un centinaio
di criminali professionisti e un anno di lavoro, per mettere a
punto un piano che Enselaski, fornito delle informazioni
necessarie, può elaborare in cinque minuti.
- Bene, vedo che non sei cambiato - osservò Robby. - Sempre il
solito pazzo imbottito di scienza.
Enselaski funziona - disse Kelly.
- Non lo metto in dubbio - ribatté Robby.
- Un momento, fammi capire - disse Frank. - Tu vorresti dare
inizio a unattività criminale e...
- Un solo colpo - lo interruppe Kelly. Uno solo, grosso
abbastanza da fruttare un bottino che ci metta a posto per
sempre.
- Vale a dire? - sinformò Robby.
- Quasi duecentottantacinquemila dollari a testa.
- Ci fu una pausa di religioso silenzio. Poi Robby disse:
- Un colpo a Fort Knox?... Un po delloro dello zio
Sam?
- Meglio, meglio - rispose Kelly. - Più sicuro.
Frank rifletté ad alta voce:
- E non ci saranno morti. Né feriti. E tu hai un computer che
prepara il piano.
- Già.
- E noi dobbiamo darti la nostra risposta, prima che tu ci
spieghi di cosa si tratta.
- Già. E unaltra cosa: noi dovremmo metterci in viaggio
oggi stesso. E necessario che ci troviamo nei Caraibi
domattina, per organizzare un mucchio di cose. Perciò dovete
prendere subito una decisione.
- E se decidiamo per il sì, partiamo immediatamente? - domandò
Robby.
- Proprio così.
Frank e Robby si guardarono in faccia.
- Probabilmente volete pensarci sopra - soggiunse Kelly - magari
parlarne tra voi. Io andrò di là qualche minuto; quando avete
fatto, bussate pure.
- Daccordo - disse Frank sottovoce. Sembrava sconvolto.
Kelly entrò nella cabina attigua e si sedette vicino a
Enselaski.
- Credo che ci staranno - gli disse. E mandò giù un sorso del
suo gin. Era ottimo.
Dopo tre minuti, si udì un colpetto alla porta. Kelly si alzò
in piedi e apri, dicendo:
- Volete vedere Enselaski?
Robby e Frank si affacciarono alluscio. Sbirciarono la
macchina.
- E costruita interamente su mio progetto - spiegò Kelly.
.Ho messo insieme elementi di macchine IBM, Remington, Burroghs,
Control Data, RCA e National Cash Register.
- Ha laria di saperla lunga - ammise Frank. -
Quellaria che ti fa sentire inferiore, capisci cosa
intendo?
- Ci avete pensato sopra? domandò Kelly.
- Siamo qui, come vedi - rispose Frank; e Robby fece un cenno per
significare che era daccordo.
- Bene - disse Kelly. - Andiamo di là a sederci.
Tornarono nel saloncino, si sedettero, e Frank disse:
- Non tenerci sulla corda, Kelly. Ti abbiamo risposto che ci
stiamo. Di che colpo si tratta, dunque?
- Avete sentito parlare di unattrice del cinema chiamata
Sassi Manoon? - chiese Kelly.
Robby scoppiò a ridere e Frank disse:
- Sentito parlare? Per lamor di Dio, Kelly, di manifesti
con limmagine di Sassi Manoon è tappezzato il mondo
intero! Su, esci dalla tua torre davorio.
- Io non sto in una torre davorio - rispose lui. - So
benissimo che è unattrice famosa. Volevo accertarmi che lo
sapeste anche voi.
Lo sappiamo, vieni al punto - disse Robby.
- Bene, noi la rapiremo - disse Kelly.