Carlo Lucarelli, Via delle oche, Sellerio, 1996, 150 p. (La memoria ; 364)  

Il romanzo

Via delle oche è il terzo e ultimo romanzo della trilogia in cui Lucarelli narra le vicende del commissario De Luca nel periodo compreso tra la fine della Repubblica di Salò e il 15 luglio 1948, giorno successivo alla crisi politica italiana seguita all'attentato a Togliatti.

Dopo la fuga dalle macerie della repubblica di Salò e l'uscita indenne dall'epurazione dei personaggi maggiormente compromessi con il fascismo, il commissario si trova ad essere assegnato alla questura di Bologna con l'incarico di occuparsi della sezione buoncostume. Suo malgrado, De Luca si trova coinvolto nelle indagini legate ad una serie di omicidi avvenuti nel mondo della prostituzione. Il commissario non si ferma di fronte ai tentativi di personaggi altolocati della questura di sviare l'individuazione delle precise responsabilità degli omicidi volte a coprire l'immagine e la rispettabilità di un personaggio politico del mondo politico bolognese.

L'aspro contrasto politico esistente nel 1948 in Italia scuote prepotentemente anche la questura bolognese alimentando sordide lotte di potere volte a imporre una precisa direzione delle indagini della serie di omicidi per favorire uno schieramento politico a detrimento di quello avverso. De Luca, nella sua onestà intellettuale e professionale di volere scoprire a tutti i costi i veri colpevoli, si trova a dovere pesantemente subire il peso della sua coerenza e dei suoi trascorsi con il vecchio regime fascista.


Le prime righe

"DE GASPERI INTERVISTATO: CERTEZZE DI OGGI, SPERANZE DI DOMANI". "RIVELAZIONI SUL PROGETTO DI ZDANOV PER PORTARE AL POTERE I COMUNISTI". "CRESCENTE TENSIONE A BERLINO: I RUSSI MINACCIANO DI TAGLIARE LE COMUNICAZIONI AEREE".

"TOGLIATTI IN NOME DELLA PACE CHIAMA ALLA LOTTA CONTRO L'IMPERIALISMO". "L'ARCHIVIO SEGRETO DEL VATICANO SI DISPONE A PARTIRE PER L'AMERICA". "LA CGIL ADDITA AL GOVERNO LE CONTRADDIZIONI DEL PIANO MARHALL".

"BARTALI SCONFIGGE COPPI NEL GIRO DELLA TOSCANA".

Sul muro, un cosacco enorme lo guardava truce, con la stella rossa sul colbacco e una baionetta tra i enti, un occhio socchiuso deformato dalle bolle d'aria sotto la carta. Il manifesto era ancora lucido e umido di colla e quando De Luca lo aveva sfiorato, facendosi da parte per evitare una buca sul marciapiede, gli aveva lasciato sulla manica del soprabito una stiscia argentatam, appiccicosa, come la traccia di una lumaca.

"E' LUI CHE ASPETTATE?" diceva la scritta in un corsivo appuntito, da pennello grosso e De Luca, che era sceso dal marciapiede per metterla a fuoco in tutta la sua lunghezza si strinse nel soprabito, infilando le mani in tasca. Attraversò la strada, allungando il passo con uno scatto, perchè dal portone della prefettura era uscita una jeep veloce, e poi un'altra e un'altra ancora, con gli agenti aggrappati ai sedilli, in curva e la sirena accesa. Deuca le guardò passare trattenendo il respiro, lo stomaco stretto in una morsa umida, fissandole finchè non scomparvero oltre l'angolo della piazza. Allora salì i gradini della questura così in fretta che il piantone dovette chiamarlo due volte prima di farlo voltare, già quasi a metà androne.

"Ohè! Dove corre lei? Chi è?".

De Luca infilò una mano in una tasca, poi in un'altra, poi sotto il soprabito, piegato in avanti per frugare nella tasca interna della giacca, in cerca della carta d'identità.

"Prendo servizio oggi" disse, "vicecommissario aggiunto De Luca, Buoncostume", ma l'agente, impegnato a salutare con la mano alla visiera un gruppo di persone che stava scendendo le scale, lo prese per un braccio e lo tirò bruscamente da parte.

"Stia in qua... lasci passare".

Era un gruppo di agenti in divisa, con in mezzo un uomo basso in borghese, con un cappello nero e un naso a becco che a De Luca, aggrappato al braccio del piantone per non cadere all'indietro, sembrò familiare.

"Pugliese!" gridò e l'uomo basso alzò la testa con uno scatto rapido, come per fiutare l'aria. Contrasse la fronte solo per un secondo, fissando De Luca, prima di riconoscerlo.

"Commissario! Che ci fate qua a Bologna? Carboni, che cazzo fai? Metti le mani addosso ad un funzionario?".

Il piantone ritirò il braccio e portò la mano alla visiera in un gesto così rapido che lasciò De Luca senza appoggio, sbilanciato sui tacchi. Pugliese gli strinse la mano, rimettendolo in equilibrio.

"Non sapevo che stavate per arrivare... sono contento, commissà! Che fate, venite con noi?"

Deuca allargò le braccia, incerto e lanciò un'occhiata in fondo all'androne, alla scala che saliva. "Non so" disse, "dovrei presentarmi al questore..."

"Il questore è in rinione col prefettto, per le elezioni. Venire con noi, commissario... c'è stato un omicidio".

De Luca si irrigidì. Fece perseguire Pugliese, di slancio, ma si fermò subito.

"Non mi hanno ancora dato i documenti" mormorò, "dovrei vedere il questore e poi... adesso sono alla Buoncostume...".

Fuori dall'androne, senza neppure voltarsi, Pugliese si strinse nelle spalle.

"Allora riguarda pure voi" disse. "E' successo in un bordello".

De Luca si morse un labbro e lanciò un'altra occhiata allo scalone. Poi si piegò in avanti, corse fuori e saltò sulla jeep che stava partendo, attaccandosi alla bandoliera di un agente.


Il commento

Poco da aggiungere rispetto ai due precedenti romanzi del ciclo del commissario De Luca, Carta bianca e L'estate torbida. L'autore mantiene uno stretto legame con il contesto storico in cui si collocano le vicende descritte. I titoli in testa ad ogni capitolo, procedimento già utilizzato in Il giorno del lupo, sottolineano ulteriormente la fisicità della cronaca in cui le vicende trovano collocazione.

I nuovi intrighi di potere in cui si trova anche questa volta coinvolto De Luca nel corso delle indagini, gli ostacoli che si frappongono all'individuazione e condanna dei colpevoli fanno supporre una convinzione pessimista ed amara di Lucarelli sull'efficacia della giustizia. Troppo evidente la similarità dell'epilogo dei tre romanzi, ambientati - è importante sottolinearlo - in tre differenti ambiti politici (repubblica di Salò, giorni immediatamente successivi alla Resistenza, fine della Resistenza e consolidamento del centrismo), tutti connotati dal pesante intervento del potere politico, con sordide lotte interne tra le varie fazioni, ad orientare il corso della giustizia a favore del proprio mantenimento e consolidamento.

La conclusione non definitiva del romanzo lasciano aperta la possibilità, o almeno la speranza, di una nuova storia che veda protagonista il commissario De Luca, diventato peraltro oggetto di citazione da parte dello stesso Lucarelli in un'altra sua opera sempre ambientata nel periodo fascista, Indagine non autorizzata, in cui viene definito come ".. il mitico commissario De Luca [...] il più brillante investigatore della polizia italiana ... "(p. 132).


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