Carlo Lucarelli, Indagine non autorizzata, Hobby & Work, 1997, 171 p. (Giallo & Nero)  

Il romanzo

L'opera è ambientata a Riccione nell'estate del 1936. Nei giorni in cui il duce passa le sue vacanze nella località balneare, sulla spiaggia vicino all'hotel presso cui dimora viene trovato il cadavere di una prostituta. L'omicidio, proprio in ragione dell'illustre presenza, crea il panico totale nella questura riminese deputata a risolvere il caso. In nome della tanta conclamata efficienza della polizia, le indagini si concludono in poche ore con l'arresto del colpevole. Tutto sembra risolversi, con gran sollievo degli alti funzionari della questura, ma all'ispettore Marino qualcosa non quadra. Da qui parte la sua indagine non autorizzata che porterà l'ispettore in un mondo a lui solitamente precluso fatto di gerarchi, giovani rampanti del partito, eroi di guerra, ex squadristi malavitosi, droga e prostituzione.


Le prime righe

C'era odore di pane nell'aria, caldo e croccante, cosi intenso che copriva il sapore salato della brezza fresca che soffiava dal mare. Lo stomaco di Piscitello gorgogliò così forte che uno dei due cani che teneva al guinzaglio voltò la testa sul collare, guardandolo con quegli occhi rotondi e lucidi, da bambola e un angolo di lingua rosa tra i denti appuntiti.

Che bestie stupide, pensò Piscitello e che abitudine idiota quella di portarle fuori all'alba, tutti i giorni, a fare i bisognini, come diceva la moglie del comandante, donna stupida anche lei come i suoi cani, con gli stessi occhi lucidi e rotondi. Che però restava a letto, la mattina.

Piscitello si fermò al limitare della spiaggia, perché anche se aveva le fasce che dalle scarpe gli salivano fino quasi al ginocchio la sabbia finiva sempre per entrargli dentro e sganciò il guinzaglio dei cani, che scattarono come due molle, verso il mare. Si slacciò il colletto della camicia nera e poi si tolse il fez, passandosi una mano tra i capelli ricci, già umidi di sudore. Non erano ancora le sei ma il sole basso di agosto cominciava a farsi sentire sulla divisa della Milizia, così nera e pesante. Piscitello socchiuse gli occhi, facendosi schermo con una mano, per seguire con lo sguardo i due cani che correvano sulla sabbia, Hailè e Selassiè, come li aveva chiamati il comandante, che era un eroe della campagna d’Etiopia e si vantava così di aver messo il guinzaglio al Negus.

Uno dei due cani era scomparso dietro una duna, mentre l'altro si rotolava sulla sabbia. Piscitello si guardò attorno, imbarazzato. Si vergognava ad urlare "Hailè Selassiè!" come uno scemo... c'erano dei pescatori, in acqua, che stavano tirando a riva una rete e c'erano due suore che passeggiavano sulla sabbia bagnata, con le sottane bianche sollevate sulle caviglie e anche i bambini della colonia, sulla strada, tutti in fila... Piscitello sospirò e in punta di piedi lasciò la strada per entrare nella sabbia, che già si sentiva dentro le scarpe, fastidiosa. Lanciò un fischio, piano, ma anche il cane che si rotolava per terra scomparve dietro alla duna, mentre l'altro cominciava ad abbaiare. Piscitello si mise a correre, col guinzaglio in mano e la nappa del fez che gli sbatteva sul naso. Raggiunse la duna, ansimando, ma lì si fermò così di colpo che perse l'equilibrio e cadde a sedere per terra.

Davanti ai cani, rannicchiato come un feto, con i capelli neri sparsi sulla sabbia e la sottana sollevata sulle gambe fino a scoprire il sedere nudo, c'era una donna. Si capiva subito, anche senza notare il sangue incrostato sul viso, che era morta. Piscitello si alzò di scatto e rapido mise il guinzaglio ai cani, strangolando quasi quello che abbaiava. Se ne sarebbe andato di corsa, senza dire niente, ma una delle due suore lanciò un urlo, indicando la sua duna e i pescatori si voltarono, con la rete in mano.

- Bambini! - gridò qualcuno dalla strada e in un attimo Piscitello si trovò circondato da bambini in canottiera a righe e berrettino blu da marinaio, con gli occhi spalancati e le mani sulla bocca.

- Oddio, ma questa è morta... - mormorò una suora, pallida, che si appoggiò a Piscitello, mentre la signorina della colonia urlava - Non toccate niente, non toccate niente! perché un pescatore aveva cercato di voltare la donna, che era rimasta rigida nella sua posizione e c'era anche uno dei due cani, Hailè o Selassiè, che aveva alzato il muso e si era messo ad ululare. Un uomo alto, con una giacca chiara e due macchie scure di sudore sotto le ascelle, sì avvicinò, facendosi largo tra i bambini.

- Polizia! disse brusco, - guardia personale del Duce - e indicò coi pollice dietro alla spalla, alla villa sulla spiaggia, nascosta dalla recinzione, dove c'erano altri due uomini che guardavano. - Che succede qua? che fa 'sta gente? che è 'sto bordello? graduato, mandate via tutti, chiamate il Commissariato! Ma Piscitello non c'era più. Aveva lasciato i cani, che lo guardavano curiosi, con la testa piegata di lato, e in ginocchio, dietro alla duna, vomitava, con le mani contratte sullo stomaco e la bocca spalancata sulla sabbia.


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