Marcello Fois, Meglio morti, Einaudi, 2000, 226 p. (Einaudi Tascabili. Letteratura ; 740)

Le prime righe

Poco più avanti si apriva una radura. La vegetazione si faceva meno irta, lasciando intravvedere un ampio spazio sterrato. Il suolo, di terra nera e odorosa, pareva appena smosso da un calpestio concitato.

- Cinghiali, - affermò Elio Parodi accosciandosi per guardare le orme da vicino. Sistemandosi la doppietta sulla spalla invitò i suoi due compagni di caccia a osservare con attenzione.

- Sono fresche, - annunciò con solennità. Poi rivolto al maresciallo Pili: - E ora di far uscire i cani -. Il maresciallo non se lo lasciò ripetere e con la solerzia consueta dei militari si avviò presso il furgoncino poco distante, all'interno del quale i cani, eccitati dall'odore della selvaggina, uggiolavano e scodinzolavano.

- Questa è una zona buona, - rifletté Elio Parodi, invitando Luigi Masuli a guardarsi attorno.

- Non mi sento molto tranquillo, - si lamentò quest'ultimo, - mi succede sempre quando vengo a caccia con te.

- Quando vieni a caccia con me, - ripeté Elio Parodi senza sollevare gli occhi dal suolo, - ci sono volute due settimane per convincerti a venire. Guarda qui: un bestione di almeno ottanta chili, - continuò mostrando una serie di orme particolarmente chiare.

Luigi Masuli annuì senza smettere di guardarsi attorno.

- Fa un freddo maledetto, - imprecò batte le mani per scaldarsele.

Il sentiero che portava alla statale e quindi al furgoncino era disseminato di spazzatura. Il maresciallo Pili si sollevò il bavero, le querce lasciavano nell'aria gelida un odore come di legna riarsa. Le foglie scricchiolavano sotto i suoi scarponi d'ordinanza, il respiro si trasformava in fumo davanti alla sua faccia. Si era lasciato convincere a fare questa perlustrazione in zona di caccia, ma ora cominciava a pentirsi: si affaticava con niente, i trecento metri che ancora lo separavano dalla strada asfaltata gli parvero ancora più difficili da percorrere. Si sedette, con entrambe le mani sulle ginocchia e il respiro pesante. Con lo sguardo fisso sul ciglio del sentiero pensò all'estate maledetta che pareva appena trascorsa e agli inverni precocissimi che erano seguiti. Fu attratto dalla desolazione silenziosa di quel trattúro, dalla presenza invisibile di quelle persone che avevano abbandonato avanzi di ogni genere fra la boscaglia per testimoniare che c'erano state, che avevano pasteggiato fra gli alberi in una delle ultime giornate calde dell'autunno. Così, con una specie di sconforto vicino alla commozione, si alzò per raggiungere quell'area invasa di avanzi.

La voce di Luigi Masuli risuonò alle sue spalle:

- Allora, questi cani? Credevamo che ti fossi perso!

- Sporcano ogni cosa. Sono delle bestie, - tuonò il maresciallo Pili chinandosi a raccogliere una scarpa.

- Non rispettano più niente, guarda: buttano via persino gli indumenti.

Non si voltò neppure, deciso a portare avanti la sua opera di accumulo delle cose abbandonate. Si guardò intorno alla ricerca di una busta o qualcosa che potesse contenerle.

Luigi Masuli restò a guardarlo senza muoversi.

- Che cosa facciamo? Cerchiamo i cinghiali o facciamo notte a pulire? - disse con una nota canzonatoria.

Il maresciallo Pili non parve curarsene. Aveva trovato una scatola di cartone abbastanza capiente e ci infilava piatti, bottiglie, barattoli, indumenti, afferrandoli con la punta delle dita.

Io vado a prendere i cani, - avvertì Luigi Masuli.

- Quando hai finito, eventualmente, ci raggiungi. Male che vada ci troviamo al furgone tra un paio d'ore.

Abbandonare quell'uomo al suo destino, alla sua chimera di un mondo pulito, gli sembrò una punizione sufficiente. Avanzando verso la statale si voltò ancora una volta a guardarlo mentre chino verso il suolo continuava la sua opera di pulizia.

- Non sei tutto a posto! - gli urlò seccato per l'assenza di reazioni di lui. - Che cavolo c'entra mettersi a fare lo spazzino adesso? Io vado! - ritentò sostando per dargli l'ultima possibilità di raggiungerlo.

- Bestie, - continuava a ripetere il maresciallo Pili, come in preda alla disperazione.

Allora Luigi Masuli si voltò: - Sei esaurito Nicola, - gli disse, - tu non ti sei ripreso. Fai quello che vuoi, io vado a liberare i cani.

Rocki, mezzo bracco e mezzo setter, si avventò sul suo padrone.

- Buono, a cuccia, - ordinò bonario Elio Parodi. Ma l'animale, rimasto troppo a lungo rinchiuso, non smetteva di turbinare e saltare. L'altro cane, un bastardino che tutti chiamavano Groddo, teneva il muso appiccicato al suolo come se una calamita lo obbligasse a restare in quella posizione.

- Ci voleva tanto? - chiese Elio Parodi tentando ancora una volta di calmare il suo cane. Luigi Masuli scrollò le spalle: - Non ha il cervello a posto! L'ho trovato vicino alla strada che raccoglieva la spazzatura.

Elio Parodi strattonò il cane afferrandolo per il collare.

- Ha passato un brutto periodo, - disse lasciandosi trascinare in mezzo allo spiazzo.

- Vorrei vedere te al suo posto. Bisogna lasciarlo fare.

- Nessuno gli ha dato delle colpe, - scandì Luigi Masuli. - Era una situazione che non si poteva prevedere. Chi le ha mai viste cose simili da queste parti?

- Vado a parlarci io, - risolse Elio Parodi. - Controlla i cani, sono molto eccitati. Avevi ragione, questo è un buon posto per i cinghiali.

Seduto sul ciglio della statale con le gambe che pendevano giù dalla cunetta, il maresciallo Pili si assestò il bavero ancora una volta. Si sentiva stanco. Più stanco di quanto sarebbe stato lecito. Aveva sistemato la cassetta con le cose raccolte vicino al furgoncino. Un vento gelido aveva cominciato a soffiare e il cielo prometteva neve.

Elio Parodi avanzò spuntando dal sentiero, un sigaro spento gli pendeva dalle labbra.

- Che cosa succede? - chiese sistemandosi a sedere affianco al compagno.

- Che cosa succede, - fece eco il maresciallo, - niente succede, cosa vuoi che succeda? Lo sai che la caccia non è una cosa che mi interessi più di tanto. Sono venuto solo per prendere una boccata d'aria.

- Non c'è male, - ironizzò Elio Parodi, - bei compagni di caccia: uno che viene solo per prendere una boccata d'aria e un altro che conosce gli appostamenti, ma che devo sudare sette camicie per convincerlo a muoversi!

Facendosi schermo con una mano tentò di accendere il sigaro.

- Lascialo spento, - lo rimproverò il maresciallo Pili. - Non vedi che è tutto secco! Se si mette a correre, il fuoco da queste parti non lo ferma nessuno.

- Bevi qualcosa per scaldarti, - propose Elio Parodi, porgendogli una fiaschetta dopo aver cacciato i fiammiferi nella tasca della giacca di fustagno.

- Sei diventato intrattabile Nicola, - disse a mezza voce.

Il maresciallo trangugiò l'acquavite con una smorfia. Era diventato intrattabile.

- Smetto, - disse, - me ne vado dall'arma. E da quell'estate che ci penso. Mi chiedo perché non l'ho fatto subito.

- Nessuno ha pensato che fosse colpa tua. Le cose sono andate come dovevano andare. Chi poteva prevedere quello che è successo?

- Io! Io potevo! Era tutto chiaro fin dal principio: sono stato stupido, mi sono fissato. Solo un cieco poteva agire come me. Non c'era niente che tornasse al suo posto. Allora avrei dovuto pensarci. Già dal suicidio avrei dovuto pensarci!

- Eh, così ti davano la patente di indovino! - Elio Parodi si sfilò la doppietta dalla spalla e la poggiò sull'asfalto. - E poi, non aveva capito niente nemmeno il giudice Corona! - concluse.

Il maresciallo sorrise con amarezza.

- Sono due mesi che cerco di parlargli, ma non c'è niente da fare: dicono che ha preso una lunga aspettativa ed è partito per chissà dove. Ma non è così: ho visto la luce accesa a casa sua non più di tre giorni fa.

- Certo che per lui è stato un bel colpo! - ammise Elio Parodi. - Lo capisco se non vuole vedere nessuno.

Il maresciallo balzò in piedi verso la cunetta. Battendo i piedi al suolo cercava di riattivare la circolazione nelle gambe. Schiariva. Un sole pallidissimo si faceva largo nella coltre fittissima delle nubi grigie. Voleva parlare d'altro: - Allora questi cinghiali? Ci sono o non ci sono? - chiese.

Elio Parodi balzò a sua volta.

- Se ce ne sono? Io ti dico che domattina ne prendiamo almeno tre!

Voltandosi verso la statale raggiunse il ciglio della strada per recuperare la doppietta.

Fu allora che si sentì un trambusto: uno scalpiccio come di qualcuno che corresse e l'uggiolare lamentoso dei cani.

Luigi Masuli comparve dal sentiero col fiato mozzato dalla fatica. Aveva trascinato i cani con sé e aveva corso.

- Venite, - disse trafelato. - Venite! - Ripeté amplificando, col viso stravolto.

A una ventina di metri dalla radura i cani avevano trovato qualcosa. C'era un cespuglio di mirto, un cumulo di terra nera e leggera appena smossa, una piccola mano rinsecchita che affiorava dal terreno.

- Bisogna chiamare qualcuno, - scandì il maresciallo Pili. - Allontanate i cani, non toccate nulla e cercate di non camminare li vicino.

Luigi Masuli fece un giro su se stesso in balia degli animali che lo trascinavano verso il cespuglio. Poi li tirò con violenza tentando di riportarli verso il furgone. Agiva in maniera sconnessa, assecondando il movimento circolare dei cani senza riuscire a spostarli per più di dieci metri.

Il maresciallo Pili cercò un fazzoletto nella tasca del giaccone e coprì la manina che spuntava dal suolo. La terra smossa non era molto più scura di quella che aveva ricoperto il cadavere. Una forcina per capelli spuntava dal terriccio. - Bisogna avvertire subito la centrale, - ripeté con un che di meccanico nella voce.

- Che cosa... - tentò di articolare Elio Parodi. Era rimasto per tutto il tempo in piedi accanto al cumulo di terra smossa. Oscillando leggermente sulle gambe guardava in direzione del corpo.

- Chi è? - chiese tentando di immaginare un punto d'appoggio.

Il maresciallo balzò in piedi.

- Prendete la macchina, bisogna avvertire la centrale! Io sto qui ad aspettare.

Elio Parodi ebbe un balzo.

- La centrale, - ripeté. - Certo, tu resti qui ad aspettare...

Si voltò e fece qualche passo verso Luigi Masuli che, non senza fatica, era riuscito a incamminarsi verso il furgone.

- Che cosa devo dire? - ritentò Elio Parodi, tornando indietro.

Il maresciallo Pili respirò profondamente.

- Dì che abbiamo trovato Ines Ledda.


Hanno scritto del romanzo.....

Caffè letterario


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