Due vite parallele

 

L'ESSERE E L'APPARIRE

di Enrico Gilardoni

CAPITOLO VIII

 

La sua bella egiziana, in servizio all'omonima Ambasciata accreditata presso le Autorità di governo dell'Uganda, fu richiamata in Patria. Giulio non seppe mai se l'improvviso trasferimento fosse originato dalla scoperta del feeling che intratteneva con lui o da altri motivi. Sta di fatto che il provvedimento lo indusse a riflettere ed a riesaminare la sua condotta troppo disinvolta. Valutando freddamente l'accaduto, lui stesso dovette convenire di essere stato molto fortunato nella circostanza. Se un analogo provvedimento fosse stato preso dai suoi superiori nei suoi confronti allora sì che sarebbe stata grossa la frittata! Già si vedeva messo alla berlina e gli pareva di sentire chiacchiere del seguente tenore: "Giovane ed ambizioso segretario di Legazione dell'Ambasciata d'Italia coinvolto in una love-story" oppure "Carriera spezzata per un aitante e troppo passionale diplomatico italiano". Un quadro realistico, quello, che per sua buona sorte non si era concretizzato. "In avvenire dovrò stare più attento" tornava a ripromettersi, come già aveva affermato in precedenti analoghe occasioni dopo lo scampato pericolo. "Certo, se Isabella mi fosse stata vicina, forse non sarebbe accaduto", diceva a se stesso fingendo di dimenticare che proprio lui aveva manovrato per tenerla lontana. Adesso Isabella stava per arrivare. Avrebbe avuto sentore del suo peccatuccio? Qualcuno glielo avrebbe soffiato in un orecchio? Doveva stare in guardia e sopratutto preparare il terreno per prevenire le allusioni più o meno insinuanti che sicuramente le avrebbero mormorato all'orecchio. L'ambiente pettegolo, gelosie di carriera, le solite malelingue; questi erano gli argomenti che doveva sapientemente dosare e far assimilare ad Isabella. In tal modo la avrebbe indotta ad attribuire a questi comportamenti malevoli, presenti anche negli uffici delle rappresentanze diplomatiche internazionali di Kampala, le eventuali poco lusinghiere notizie che avrebbe potuto recepire sul suo conto. Mutatis mutandis, doveva operare come sette otto anni prima, quando fu protagonista in una situazione che presentava molte analogie a quella che ora stava vivendo.

Come aveva facilmente previsto, un paio di settimane dopo il ritorno di Isabella iniziò a trapelare la notizia. La giovane signora aveva partecipato ad un party organizzato presso una delle sedi diplomatiche di Kampala. Incontrandosi con le altre mogli dei vari funzionari, ella doveva aver certamente avvertito uno strano atteggiamento nei suoi confronti. Tutte le signore si congratularono con lei per la nascita della figlioletta e per il suo ritorno. Fra queste, alcune buttarono là con indifferenza qualche commento legato al protrarsi della sua assenza da Kampala, che aveva privato loro ed il suo brillante marito del piacere della sua presenza..... Isabella non dette peso a questi commenti, ritenendoli sinceri ed una forma di complimento verso di lei. Ad un successivo incontro ecco però sentirsi ripetere concetti analoghi con accenni più insistenti sulla solitudine sofferta da suo marito, solitudine che per un giovanotto della sua età sarebbe stata ancor più dolorosa a meno che..... Il ripetersi delle frasi già sentite nella prima occasione, qualche ulteriore conclusione lasciata volutamente all'immaginazione dell'interlocutrice, ossia a lei, la insospettì. Prima di fidanzarsi e di sposarsi con Giulio aveva saputo del suo debole per l'altro sesso, ma successivamente, forse anche grazie alla sua attenta vigilanza, non aveva avuto sentore di distrazioni amorose del suo uomo, al quale, fin dai primi giorni, aveva parlato molto chiaramente in proposito.

Ora, se qualcosa del genere fosse effettivamente successo, il fatto la offendeva doppiamente. Lei era tornata in Italia per far nascere con tutte le cautele del caso la loro figlia e si era trattenuta a Roma proprio su consiglio di suo marito. Già.... e se questo invito che apparentemente lo penalizzava fosse stato di segno contrario.... e se anche all'inizio, quando Giulio fu trasferito in Uganda, le difficoltà logistiche da lui sollevate e che fecero rinviare la sua venuta fossero state strumentali... Il tarlo del dubbio stava lavorando nella sua mente. Man mano che dipanava questo filo di logiche connessioni, le si affollavano in testa tanti altri episodi che avrebbero potuto essere altrettanti paraventi opportunamente disposti da suo marito per dissimulare o nascondere situazioni per lui ben poco edificanti. L'analisi dei suoi sospetti, veri o presunti, la turbò profondamente. Sentiva montarle una collera che inarrestabile la pervadeva; ad un certo punto delle sue amare riflessioni realizzò anche perché Giulio, sia recentemente che in altri tempi, le andava ripetendo che nell'ambiente in cui lavorava è estremamente diffuso il malvezzo delle chiacchiere e delle insinuazioni, anche questi commenti erano finalizzati....? Le ripetute pressanti attenzioni reclamate a gran voce dalla figlioletta la obbligarono a distogliere la sua mente da quel groviglio di supposizioni, timori, incertezze. Costretta a dedicarsi alla sua creatura, cercò la via per uscire dal labirinto in cui, riflessione dopo riflessione, si era venuta a trovare. Si ripromise di riesaminare con la freddezza compatibile che la sua ansia l'intero iter dei suoi pensieri; avrebbe cercato di avere dei riscontri meno evasivi e solo allora avrebbe affrontato con grande intransigenza la faccenda con suo marito. Nella circostanza dovette convenire con sé stessa che il pianto della sua Cecilia, frutto dell'amore con l'uomo che tanto l'aveva agitata, aveva rappresentato nella circostanza l'appiglio per tornare in sé.

Determinata nella sua scelta, Isabella, durante uno dei successivi party, tallonò da presso alcune delle signore che in precedenza le avevano fatto comprendere con mezze parole che il suo Giulio.... In questa occasione ella drizzò le antenne per recepire anche le più velate allusioni. Nel chiacchiericcio frivolo dei salotti, quando tanti parlano insieme o magari si formano vari capannelli di persone che discutono di argomenti diversi, è difficile ma non impossibile recepire le notizie che interessano, essendo già a conoscenza di qualcosa che gli altri sanno che tu non conosci. Nel caso specifico c'era però un altro ostacolo rappresentato dalla diversità delle lingue. Isabella conosceva abbastanza bene l'inglese e il francese, quando però la conversazione si faceva veloce le rimaneva difficile comprendere l'esatto significato del messaggio, espresso magari con modi di dire o frasi idiomatiche proprie dei paesi di origine. Oltre all'inglese e al francese ella riconosceva senza capirlo sia lo spagnolo che l'arabo. In questa vera e propria torre di Babele non poté recepire niente di certo o di verosimile, solo un vago sentore avvalorato più dall'intuito che dal riferimento più volte ripetuto, la faceva propendere per cercare meglio in direzione dell'ambasciata d'Egitto o del suo entourage. Decise di privilegiare quest'unica pista.

Giulio fin dal suo ritorno si comportava come un marito modello. Anche sotto questo profilo Isabella ipotizzava nella sua mente, ormai distorta dal sospetto, quali potessero essere le effettive ragioni che lo rendevano così affettuoso: vero amore reso ancora più ardente dal lungo periodo di distacco? Devozione ed attenzioni premurose per farsi perdonare le sue evasioni ove lei ne fosse venuta a conoscenza? Conferma del suo effettivo e collaudato sentimento verso di lei per rendere inverosimile qualsiasi malignità?

Alle volte si sentiva così confusa da pentirsi di aver dato ascolto a quei pettegolezzi che aveva raccolto e che la sua natura di donna e la congenita gelosia avevano forse ingigantito ma che comunque la tormentavano. "Se scopro qualcosa in Egitto bene, ossia male! Se non vengo a capo di nulla cancello tutto! Potrei essere stata volgarmente beffata o al contrario potrei essere io a sollevare dubbi nei confronti di un uomo che non li merita". Il passare dei giorni le aveva fatto riacquistare una visione del suo stato meno esasperata, tuttavia non intendeva abbandonare la pista che l'avrebbe condotta verso l'Ambasciata d'Egitto. Per mettere in atto il suo fermo proposito, con grande disinvoltura si incamminò verso quella sede diplomatica non sapendo bene con quale pretesto introdurvisi e a chi farsi annunciare. Strada facendo tentò di costruirsi una qualche ragione apparente. Aveva conosciuto una signora del Cairo in servizio presso quell'Ambasciata, anch'essa madre di un bambino in fasce ed insieme avevano parlato di un medico pediatra francese a cui eventualmente far ricorso se i loro piccoli ne avessero avuto necessità. La sua visita avrebbe potuto trarre spunto da quel motivo, conoscere l'esatto indirizzo del pediatra. Salvate le apparenze, si affidava al suo intuito o a circostanze favorevoli. Giunta all'Ambasciata, parlando in inglese, si rivolse all'usciere che sorvegliava l'ingresso. Chiese della signora Mourdaki. Nel pronunciare quelle poche parole intercalò ai termini inglesi qualche vocabolo italiano come succede a chi non conosce perfettamente la lingua straniera con cui sta cercando di farsi comprendere. Il suo esprimersi in un inglese piuttosto stentato e le parole pronunciate nella nostra lingua fecero capire al suo interlocutore di aver di fronte un'italiana. L'uomo rispose direttamente nella nostra lingua e alla sorpresa di Isabella le disse di aver prestato servizio a Roma per molti anni presso l'Ambasciata di Uganda in Italia, dove aveva imparato perfettamente l'italiano. Rotto il ghiaccio e superato felicemente l'ostacolo della lingua, Isabella si presentò e chiese di poter parlare con la signora Mourdaki. Nell'apprendere il cognome di Isabella l'usciere le chiese se fosse per caso la moglie del dottor Consalvi. Aggiunse che lui lo conosceva bene a causa delle sue frequenti visite fatte presso quella sede diplomatica. Avuta la conferma che cercava, Isabella, dissimulando il travaglio interiore che l'aveva immediatamente assalita, tentò di avere altre notizie in proposito. L'uomo, senza nulla sospettare, non ebbe difficoltà a confermarle che il dottor Consalvi era andato più volte, evidentemente per motivi di servizio, nell'ufficio di miss El Shastri. Da un pò di tempo non si era più visto, comunque miss El Shastri era tornata al Cairo. Ormai Isabella era venuta a conoscere molto semplicemente ed in modo del tutto fortuito proprio quello che voleva sapere. Per salvare le apparenze, con grande self-control, tornò a chiedere di parlare con la signora Mourdaki, disposta a recitare fino in fondo la commedia che si era inventata anche se ormai si sarebbe voluta ben volentieri risparmiare l'incontro. Per sua fortuna l'impiegata era assente. Ringraziò vivamente e si congedò. Aveva avuto l'amara conferma che le non troppo velate insinuazioni recepite non erano velenosi pettegolezzi come forse in fin dei conti ella stessa si augurava. Adesso di fronte all'evidenza tentava di aggrapparsi disperatamente a qualche appiglio che le offrisse la possibilità di contrapporre ai fatti che aveva caparbiamente cercato, altrettante valide ragioni per convincersi della inattendibilità di quanto aveva appurato ed archiviare la vicenda. Sconvolta dall'umiliante offesa ricevuta e trovandosi nella condizione di dover fare una scelta radicale, dentro di lei si era scatenata la battaglia dei sentimenti. La gelosia, l'amor proprio, l'orgoglio femminile la spingevano ad uscire allo scoperto imputando duramente al suo uomo il vile tradimento subìto, pronta ad affrontare lo scontro fino alle estreme conseguenze. Il raziocinio, il clamore che ne sarebbe derivato, l'affetto per la figlioletta frenavano l'istintivo prioritario impulso teso a contestare a Giulio l'odioso comportamento di cui si era macchiato. Nel valutare la situazione, ormai abbastanza nitida nella sua mente, non escluse neppure la vendetta. Il livore che l'aveva pervasa non le impediva di scartare l'eventualità di rivalersi, pagando con la stessa moneta l'affronto patito. Si rendeva conto che in realtà si trattava di un'ipotesi estrema che avrebbe infranto il suo codice di comportamento e nemmeno facilmente attuabile a Kampala. Quando però si è in preda all'esasperazione pure le cose poco verosimili appaiono realizzabili.

Tornando indietro con i suoi pensieri non poté non fare una amara riflessione sulle notizie che aveva appreso prima di fidanzarsi con Giulio circa la particolare debolezza verso il gentil sesso che coltivava il suo futuro marito. Ecco allora emergere ulteriori sospetti e non infondati timori che in altre occasioni non aveva preso in considerazione. L'irreprensibile comportamento tenuto in sua presenza era dunque tutto una farsa? Basta. Se non avesse smesso con le sue elucubrazioni rischiava di compromettere il suo equilibrio psichico! Facendosi forza, si ripromise di mantenere la calma e di riordinare le idee. Non appena avesse riacquistato un minimo di self-control avrebbe avuto un fermo chiarimento con Giulio, al quale avrebbe contestato le sue malefatte. Non voleva precostituirsi una linea di condotta lasciando agli sviluppi che avrebbe prodotto il colloquio le eventuali conseguenti decisioni.

Durante il ritorno a casa dopo uno dei ricorrenti party ai quali partecipava un pò per obbligo ed un pò per distrarsi, Isabella decise di affrontare lo scabroso argomento.

Giulio, che aveva intuito lo stato d'animo di sua moglie e dando per scontato che ella fosse venuta a conoscenza delle sue scappatelle, stava sulla difensiva sperando di trovare motivi validi per controbattere le accuse che già gli pareva di sentire pronunciare da sua moglie al colmo dell'ira.

Senza perifrasi Isabella gli contestò l'indegno comportamento tenuto durante la sua assenza apostrofandolo con questa parole: "Sei uno sciagurato traditore. Le insinuazioni soffiatemi nelle orecchie non sono prive di fondamento. Mi sono documentata. Approfittare della mia maternità per fare i tuoi comodi con una sgualdrina medio-orientale è il più grave oltraggio che potevi commettere nei miei confronti. Mi hai deliberatamente offeso nel sentimento più profondo. Ne ho le prove e le testimonianze". "No, non è così" tentava di rispondere Giulio "chi mi vuol male ti ha ignobilmente raggirata per veder rovinata la nostra unione". "Vergognati, non mentire sfacciatamente ancora" lo incalzava Isabella "ecco perché mi consigliavi di differire il mio ritorno, non per il bene mio e di Cecilia, povera creatura innocente, figlia di un padre fedifrago. La vera ragione era un'altra; volevi continuare la tresca con l'egiziana. Ti è andata male, però. La donnaccia è stata richiamata al suo Paese. Forse i suoi superiori hanno visto meglio dei tuoi." "Ma che dici, stai farneticando Isabella" cercava di interromperla Giulio "se alludi a miss El Shastri ti sbagli di grosso. E' vero, l'ho incontrata più volte ma solo per dovere d'ufficio, tutto qui." "Smettila di mentire Giulio" gli intimò Isabella gridando e, al colmo dell'esasperazione, venendo meno al suo stile ed ignorando l'educazione ricevuta, con la mano destra gli afferrò i capelli e l'orecchio tirando violentemente tanto da far perdere a Giulio il controllo della guida dell'auto che li stava riportando a casa. Solo grazie ad una brusca frenata evitarono di uscire di strada. A quel punto Giulio accostò al margine della carreggiata nel tentativo di calmare sua moglie ma era ormai consapevole che Isabella aveva scoperto tutto e che lui si trovava in un vicolo cieco. Non gli rimaneva che nascondersi dietro il pretesto rappresentato dallo stato di grande turbamento che aveva pervaso la sua metà per invitarla a rimandare a un successivo colloquio chiarificatore la dimostrazione della sua innocenza grazie alle prove che lui sosteneva di poter produrre. "Vedi, vedi cosa stavi per combinare con i tuoi gesti inconsulti" le disse Giulio "solo per un miracolo non siamo andati a sbattere contro l'albero. Ho capito, il tuo attuale stato d'animo non mi permette di chiarire la mia posizione, riparliamone domani o in altro momento, adesso sei in preda alla più incontrollabile agitazione. Se vuoi posso anche chiedere il trasferimento in un'altra Sede se qui per te non è più possibile continuare" buttò là Giulio sperando di calmarla. Con questa proposta egli le manifestava la sua disponibilità a sottrarla ai commenti allusivi, dirette conseguenze della sua colpa che così implicitamente confessava, addossando però formalmente il motivo del trasferimento all'assurdo pettegolezzo messo in atto dall'ambiente a lui ostile.

"Non menare il can per l'aia" riprese Isabella gridando sempre più forte "non è un banale trasferimento che può sanare la tua nauseante condotta. Per ora prendo il primo aereo per Roma e torno dai miei con Cecilia. Ti lascio qui a condurre le tue ignobili tresche che hanno compromesso il nostro rapporto e macchiato la tua figura di giovane ed ambizioso diplomatico. Ti costerà cara in ogni senso la tua ormai collaudata inclinazione per le donne di malaffare. In realtà sei un volgare e squallido individuo che tende a godere di privilegi di ogni tipo, calpestando senza remore i più elementari principi morali". Isabella non avrebbe mai smesso di inveire contro suo marito se Giulio ad un certo punto non le avesse imposto il silenzio gridando più forte di lei. Toccato dalle potenziali conseguenze che, a detta di sua moglie, il suo comportamento avrebbe potuto avere anche sulla sua carriera, cominciò a preoccuparsi temendo seriamente che potesse accadere ciò che ella gli minacciava. Egli sapeva che Isabella aveva solide amicizie fra i diplomatici di alto rango. Se avesse voluto, anziché aiutarlo, lei avrebbe potuto danneggiarlo a costo di apparire una donna tradita. L'irrefrenabile collera maturata e la sua innata gelosia l'avrebbe spinta fino a tal punto? Giulio rimise in moto la macchina e, in totale silenzio, i due coniugi fecero ritorno alla loro casa. La bufera non era passata. L'indomani mattina, senza indugi, Isabella telefonò ai suoi annunciando che aveva intenzione di raggiungerli a Fregene per passare con loro un pò di tempo al mare. In questa nota località balneare vicino a Roma i signori Tuccimei possedevano una casa per la villeggiatura. A suo dire il clima di Kampala non era favorevole né a lei né alla piccola Cecilia. Più tardi si recò all'Agenzia per prenotare ed acquistare il biglietto del volo diretto a Roma in partenza il giorno successivo.

Detto e fatto; la sera del giorno dopo Giulio, rientrando a casa, trovò un laconico messaggio: Cecilia ed io siamo tornate a Roma dai nonni.