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by Antonio Acampora

Wabi Sabi


Che cosa è WABI SABI?
Parlando in termini di positivo e negativo, di yin e di yang, WABI SABI è yin. E' un modo per calarsi nella natura attraverso le piccole cose. E una sensazione simile alla tristezza, alla malinconia. E' uno dei modi tipici dei giapponesi di "sentire" la natura, di "sentire" la bellezza. WABI - Nel dizionario giapponese è la sensazione che si riceve osservando qualcosa di semplice, di sobrio. SABI - Significa antico, che ha un passato e da una sensazione di poesia generata da una qualsiasi cosa che sia invecchiata bene. "Mentre mangio i Cachi, sento la campana del Tempio. " Questa è una poesia HAIKU giapponese, la più piccola forma di poesia esistente al mondo, che rappresenta bene la sensazione di WABI SABI. Questo HAIKU è di un famoso poeta del 1700 che esprime con questa forma di pochissime parole, in tutto diciassette sillabe, una sensazione molto forte. Per i giapponesi dietro l'HAIKU ci sono mille significati che non possono essere colti da chi non ha esperienza della vita. In questo caso il Tempio è quello di Nara, antica città, già capitale del Giappone prima di Kyoto, e rappresenta tutti i Templi giapponesi nei quali la campana suona di sera, verso il tramonto. Il suo suono è molto malinconico, ma anche molto efficace: nel completo silenzio esalta la sensazione di WABI SABI. La funzione del frutto del Caco è quella di evidenziare che la stagione è l'autunno. La poesia quindi esprime una scena di questo tipo: l'ambiente è un po' buio, una persona anziana, verso sera, sta mangiando un Caco, è autunno, in lontananza, nell'aria umida, si sente vibrare il suono della campana che proviene dal Tempio. Tutto è vecchio, o meglio, antico.
Da questo esempio possiamo trarre un insegnamento, cioè che sono molti i fattori che determinano questa
sensazione: prima di tutto è molto importante la stagione, poi il momento della giornata, l'ambiente, la forma, il colore, il proprio sentimento. Quando tutto ciò si fonde in un certo modo, allora si può veramente "sentire" WABI SABI.
Per quanto riguarda la stagione, questa non deve dare sensazioni troppo violente o forti come caldo o freddo, quindi non possono essere né quella estiva tropo calda, né quella invernale troppo fredda. Non può essere però nemmeno la primavera, periodo pieno di gioia, d'amore, di verde, di vitalità. Il periodo migliore è la fine dell'autunno, l'inizio dell'inverno: non è più caldo, le foglie diventano rosse e il sentimento che proviamo assomiglia un po' alla depressione. In questo stato d'animo è facile entrare nell'atmosfera di WABI SABI. L'ora del giorno è data dall'intensità della luce del sole che varia dall'alba al tramonto. Al mattino il nostro spirito è pieno di vitalità, diventa chiaro e anche se prima dell'alba c'è un momento in cui la luce è ancora soffusa, non possiamo "percepire" WABI SABI perché sappiamo che dopo poco arriverà il sole. Nel pomeriggio questo comincia a calare e verso sera diventa buio. WABI SABI si sente un attimo prima che il sole cali completamente, prima che diventi buio, quando si vede ancora qualcosa: delle ombre. In quel momento percepiamo una sensazione di tristezza. Per quanto riguarda l'ambiente, non deve essere nuovo, lucido, appena costruito e pieno di vita, ma vecchio, opaco, antico. Una capanna in montagna, una cascina vecchia su un altopiano, l'interno di una casa antica, sono tutte condizioni che favoriscono WABI SABI; a volte basta un angolo della casa o un muro ove cresce il muschio, a forma che può favorire questa sensazione non è massiccia, mastodontica, grottesca, ma bella, non ben definita, non aggressiva, a forma iniziale deve essersi persa nel tempo come ad esempio può essere per un castello antico. Tutto questo perché qualsiasi cosa, quando è nuova, ha una forma precisa ma col tempo tutto perde lucentezza, i colori svaniscono come la sensazione aggressiva originale e ogni cosa acquista una patina di antico, Anche una persona che ha provato infinite esperienze, che ha vissuto intensamente, vive un momento di WABI SABI. Ma è un momento transitorio: quando va oltre, WABI SABI finisce, ed inizia decadenza. E' una sensazione quindi che non permane e non è ripetibile, ripetibile è il ricordo. Gli occidentali possono arrivare a capire questa sensazione attraverso la ragione ma, probabilmente, non riescono a provarla. Scaturisce da una situazione che si verifica in un dato Paese dove la cultura è diversa e diverso è il modo i sentire. Non è comunque una sensazione esclusiva dei giapponesi, la differenza sta però nel fatto che in Giappone viene esaltata: ad esempio essi amano la penombra invece della luce che nelle loro case è sempre soffusa. Non è però una situazione cercata, è sentita; è difficile che un giapponese riesca a rispondere alla domanda su cosa è WABI SABI, sentono ma non sono capaci di spiegare. La sensazione è presente e viene abbondantemente sfruttata in tutta l'arte giapponese. Se volete avvicinarvi un po' a questa «sensazione, create secondo le vostre possibilità, create una vostra cosa personale, diversa da quella giapponese.
Vediamo adesso questa sensazione trasferita al BONSAI. Chi dice di sentire WABI SABI guardando una pianta appena impostata e messa in vaso, certamente non ne ha capito il significato; potrà cominciare a provare qualcosa soltanto quando, con gli anni, il vaso e la pianta saranno diventate tutt'uno e sarà cresciuto il muschio. Quindi il BONSAI non deve essere stato impostato di recente ma deve aver subito molti anni di MOCHICOMI: la corteccia deve essere molto vecchia, gli aghi molto compatti perché con gli anni diventano più corti e più folti, anche il NEBARI deve dare la sensazione del tempo passato e ci deve essere il muschio. La pianta, nel suo complesso, deve essere molto raffinata, avere il tronco snello, ed esprimere dolcezza e calore. Il colore del vaso deve avere una patina di vecchio. Anche se pulisco il vaso con l'olio, devo poi eliminarne la lucentezza passandovi un panno; e tutta l'operazione deve però essere fatta molto prima dell'esposizione. Un'altra cosa importante è dove si poggia il BONSAI che, se posto in un luogo sbagliato o su un piano sporco, perde tutta la sua armonia. E necessario creare l'ambiente giusto. L'attenzione deve focalizzarsi solo su un oggetto raffinato ed essenziale ed isolare lo spazio da tutto il resto; lo spazio è limitato, non molto grande. Niente deve disturbare la concentrazione.
Per i giapponesi questo ambiente può essere il TOKONOMA o la stanza della Cerimonia del té (esistono
allestimenti per esterno ma sono molto difficili). Il TOKONOMA è costruito all'interno, vicino all'ingresso della casa, in tre stagioni: non in estate perché è troppo caldo. Infatti anche la temperatura è importante così come l'illuminazione che deve essere sempre bassa. Quando ci sono tutte queste condizioni il BONSAI provoca la sensazione di WABI SABI, impossibile in un ambiente troppo luminoso, troppo freddo, troppo caldo, troppo sgargiante, grottesco. Nelle case di bonsaisti che da tre, quattro generazioni fanno piante, sicuramente c'è un angolino dove si può provare questa sensazione: per creare una situazione di questo tipo è indispensabile la storia. Per fare BONSAI, così, non è sufficiente avere buone mani e possedere una buona tecnica, bisogna anche avere lo spirito: con questo dobbiamo affrontare il BONSAI, con questo ci si avvicina alla perfezione della forma lasciando solo l'essenziale. Tenendo presente il significato di WABI e SABI riusciremo ad impostare e poi a finire i nostri tesori, perché il BONSAI va oltre la forma, oltre quello che è una semplice pianta.

 

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