TOO MUCH

Pensandoci bene non mi importava nemmeno di quello che bevevo, bastava fosse forte, che fosse capace di farmi dimenticare tutte le fatiche di quella giornata, di quella vita, dimenticare quello che succedeva intorno a me, quello che ero in quel momento, quello che ero stato in passato.

Le luci soffuse del bar mi roteavano intorno, davano una stana sensazione di sonnolenza, mi chiedo perché nei bar le luci siano sempre basse a notte fonda, chissà, forse serve a creare delle belle atmosfere romantiche… peccato che io tutto quel romanticismo lo abbia perso da un bel po’ di tempo, troppo forse per una vita come la mia che ogni giorno potrebbe finire, interrompersi da un momento all’altro sul più bello

Quella sera mi giravano per la testa pensieri macabri forse anche la morte aleggiava intorno a me con costanza infallibile…

Girai il ghiaccio nel bicchiere e sorrisi tra me e me, pensandoci bene a mente fredda ubriacarmi anche quella sera non sarebbe servito a nulla, qualcuno mi avrebbe raccattato e mi avrebbe trascinato a casa in qualche modo, sarei stato male il giorno dopo, il solito mal di testa, il solito senso di nausea, e la mia notte, o quel che ancora ne restava, sarebbe passata in quel modo orribile tra incubi e parole convulse senza senso… solo, in fondo, anche se magari accanto a me c’era qualcuno…

E che importava? Alzai il braccio e buttai giù il contenuto tutto d’un fiato, i dolori post sbornia non mi facevano poi quella gran paura, mi ci ero abituato… ed ero abituato anche alle sbornie, la testa cominciava piano a girare, poi si appesantiva, diventava difficilissima da tenere dritta e anche le palpebre scendevano inesorabilmente, io mi opponevo, non mi andava di addormentarmi in quel modo ma era come una forza maggiore, deliravo strane frasi a volte… il barista oramai i conosceva e sapeva anche cosa fare se mi trovavo in quelle situazioni , il che succedeva spesso.

Quando mi svegliai ero a casa, come al solito

<< bevuto? >> la voce di Dust mi apostrofò, se ne stava seduto su una sedia a leggere il giornale con la solita sigaretta in bocca, io mi alzai a fatica tenendomi la testa dolorante

<< mi hai raccattato come al solito? >>

<< il giovedì rimango in casa apposta perché so che la telefonata del barista potrebbe arrivare da un momento all’altro >>

<< che gentile! >> scherzai avvicinandomi a lui << in fondo non posso fare altro, il giovedì è l’unico giorno libero che ho! Che stai leggendo? Non è da te tenere in mano un giornale >>

<< solite cose, non succede mai nulla su questo schifosissimo pianeta, leggo perché mi scocciava tenere in mano solo la sigaretta >> rispose lui con una punta di rabbia

<< tu lo disprezzi troppo Callisto non è poi la fine del mondo >> esclamai << e poi dovresti smettere di fumare… quella roba ti ucciderà! >>

<< potrei dire lo stesso del tuo brandy tesoro… >> sorrise lui sarcastico

<< tutt’al più mi gonfia un po’ il fegato… >>

<< ci mancherebbe altro ti si gonfiasse anche quello >> lo guardai scuotendo la testa

<< che simpatico che sei… >> ma in fondo non riuscivo ad essere in collera con lui, era una delle poche persone che davvero mi conosceva e non soltanto per quello che ero fuori, o quel "guscio assemblato male" come lo chiamava lui, ma per tutto quello che ero, non ero, ero stato e forse anche quello che sarei diventato, quello che avrei fatto in futuro a parete diventare cibo per i vermi…

Dust mi conosceva, e nemmeno io sapevo come potesse farlo così a fondo, in maniera così profonda da farmi sussultare di stupore ogni volta che con tanta confidenza e fiducia frugava nei miei occhi e a volte anche nella mia borsa cercando qualcosa di impreciso, gironzolare tranquillo per le stanze come se la mia casa fosse stata anche la sua ed in un certo senso lo era, visto che la maggior parte del suo tempo lo trascorreva qui. E in fondo nessuno dei due sapeva veramente tutto dell’altro, c’erano immagini e fatti di cui non avevamo parlato mai, eppure sapevamo tutto il resto, avevamo entrambi una vita alle spalle, tutti ne hanno una ma la nostra era in un certo senso differente… avevamo vissuto esperienze completamente diverse, forse anche opposte certe volte e non si sa per quale motivo eravamo stati legati anche nel passato senza conoscersi, o almeno io lo sostenevo con fermezza, qualcosa ci legava già da quando non ci conoscevamo… i nostri destini erano in un certo senso incrociati… in fondo forse un po’ di quel romanticismo che credevo aver perduto completamente mi era ancora rimasto.

<< che fai non parli più? >> domandò lui con un’occhiata storta da dietro il giornale

<< scusa, stavo solo pensando… >> scossi la testa prendendo il pacchetto di sigarette e tirandone fuori una mettendola tra le labbra

<< quella roba ti ucciderà Glen… >> sorrise lui sempre nascosto dietro al giornale… tanto lo sapevo che sotto i baffi aveva sorriso prendendomi in giro

<< non fa poi quella gran differenza >> bofonchiai con la cicca tra le labbra << posso rubarti l’accendino? >> Dust me lo lanciò facendolo scivolare roteando sul tavolino

<< sai che non sopporto questi discorsi fatti da te… >>

<< e io potrei dire lo stesso… noi due siamo aspiranti suicidi lo sai? >> sorrisi tirando un po’ di fumo e ributtandolo fuori con uno sbuffo << potremmo salire su questo palazzo e buttarci giù >>

<< si certo… e poi spiattellarci a terra come frittelle… non ci sto amico, se muoio voglio farlo tutto intero! >>

<< narcisista… tanto se sei morto a che ti serve essere tutto intero? E metti giù quel giornale, lo capirebbe anche un bambino che stai fingendo di leggere!!! >>

<< almeno da morto non mi voglio vedere tutto bucherellato… sai che schifo staccarsi dal corpo e vedere una roba simile! >> sorrisi scuotendo leggermente la testa

<< tu non parli sul serio! >>

<< no, ma dimmi ti andrebbe davvero di morire? >> mi chiese a bruciapelo con un’occhiata fulminea e fissa

<< no, non parlo sul serio… ma anche se morissi non sarebbe una gran perdita, un po’ come per te, l’unico a piangerne saresti tu >>

<< allora non possiamo morire assieme… altrimenti nessuno piangerebbe sulla tomba dell'altro… >> rise lui poggiando il giornale sul tavolo << in cambio dell’accendino ti rubo una sigaretta >>

<< le mie non ti piacciono >>

<< le mie le ho finite… mi adatterò, ma come fai a fumare queste schifezze >>

<< schizzinoso… sei agitato? >> chiesi << a volte ho quasi l’impressione che tu ti alteri quando cominciamo ad andare sul personale >>

<< impressione appunto >> rispose Dust composto accendendo la Poll moll blu << dobbiamo metterci d’accordo su chi muore prima… ce la giochiamo a dadi? >>

<< tu sei pazzo… >>

<< bhè, se sono così pazzo allora facciamo così, tu muori per primo, io vengo al funerale faccio un po’ di scena, piango un po’ poi mi suicido… che ne dici? >>

<< che per ora non voglio morire… >> esclamai serio spegnendo la cicca nel posacenere con rabbia

<< ahh non ti incazzare in questo modo… nemmeno io ho intenzione di morire ora, cosa credi! >> e il suo tono era malinconico, tanto da sembrare quasi triste << senti, io vado tanto anche per questa sera il mio dovere l’ho fatto… ci si vede al tuo locale come al solito… >> alzai la mano salutandolo con quel gesto che era ormai diventato usuale senza una parola, forse a volte un sorriso. Lui ricambiò il gesto e scomparve dietro la porta

era l’unica persona con cui non mi sentivo solo.