SI E’ SPENTO UN SOGNO

Le campane suonavano… che potevo fare se non piangere?

Ma io non piangevo. Mi sembrava stupido versare quelle inutili lacrime, forse era stato presto. Odiavo, perché era stata portata via così presto ma forse era soltanto il bene per lei, la cosa migliore che potesse capitarle… la morte, ora, il perdono, adesso che era ancora pura, magari macchiata ma pura, sempre pentita, sempre credente…

Ti ho amata

Le campane continuavano a suonare, il loro movimento mi innervosiva, sola avrei potuto distruggerle con la rabbia dei miei pensieri, le avrei fatte a pezzi con tanti proiettili, loro volano, e tu non li vedi…

Eppure mi accingevo ad entrare in quella squallida chiesa con quello stupidissimo mazzo di fiori in mano… bianchi, io avrei voluto portarle delle belle rose rosse, ultimo segno della passione che ardeva in lei, di tutta la sua vita, di ogni goccia di quel suo sangue che ora si era estremamente prosciugata

La guardai a lungo, ferma immobile davanti a quel suo cadavere vestito di bianco… era quasi più bella del solito

Mi venne voglia di buttarglieli addosso quei fiori, poi tirare fuori la pistola e spararle…

Perché te ne sei andata adesso, ha un senso dannazione? Perché quelle tue preghiere, quei tuoi canti non sono serviti a nulla?

Io non l’ho mai pregato quel signore in cui entrambe credevamo , mai una volta gli ho chiesto di perdonare me… allora?

Allora perché ora ci sei tu in quella bara, non dovrebbe esserci il mio corpo lì steso e coperto di fiori bianchi? Non dovresti essere tu qui al mio posto a piangere disperata per la mia morte?

Si perché ti conosco… tu piangeresti, a dirotto, continueresti a chiederti perché e a non accettare nessuna risposta.

In fondo è quello che sto facendo anche io… solo che io la forza per piangere non la riesco a trovare, la tua bellezza è tale anche ora che lo spettro della morte ti ha catturata… riesco soltanto a sorridere, ora di questo tuo crudele destino, perché se anche ci hai lasciati in questa nefanda valle di lacrime tu sei lassù, tu ci guardi, forse soffri per noi ma sei felice… magari siedi accanto al signore

Esisti davvero?

Sto credendo in qualcosa che nessuno mi ha mai assicurato esistesse. Soltanto tu eri la mia certezza… tu mi facevi credere in qualcosa, magari soltanto in una pallottola ma era pure qualche cosa, credevi nel perdono, credevi in dio

Dov’è finita tutta la tua allegra tristezza, tutta la tua tranquillità, i nostri discorsi… i nostri silenzi

Ora non saranno silenzi, non saranno parole… forse i discorsi li scambierò davvero con i fantasmi…

Morte… davvero una gran bella signora, ti ha stampato sul viso quell’espressione soave, triste e distrutta dell’imprimersi del tempo…

La tua bara è circondata da persone, tutti i tuoi cari… i tuoi genitori, tuo fratello lo riconosco, povero Giovanni sapessi come sta male nel vederti tanto pallida in viso, che poi tu eri sempre chiara ma mai come ora… e non lo sarai mai più

Il mio mazzo di fiori bianchi è ancora in mano… resisterò alla tentazione di spararti anche se la morte che hai avuto non era la tua. Tu dovevi morire con una pallottola nel cuore, in questo modo soltanto… proprio come me

E invece… finisce sempre tutto

Nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma… anche tu in un qualche modo ti trasformerai, sicuramente in un modo molto meno romantico di quanto lo intenda io ma ti trasformerai, brucerai la tua bellezza per sempre, quella straordinaria bellezza e quella classe innata che hanno sempre fatto parte del tuo essere… tu non lo sei diventata, tu eri

E volevi che anch’io lo fossi… ma non c’era verso vero? Che litigate per le sigarette, per il modo di sedersi… a volte non sopportavi nemmeno come parlavo…

Maledetta stupida, perché ti sei fatta strangolare in quel modo obbrobrioso? Tu dovevi vivere con me… io mi sarei sposata con Hitoshi te lo ricordi che dovevi essere la mia testimone, io avrei voluto vederci te con quel vestito da sposa, che ti avrebbe donato certamente di più!

Tu riuscirai a trasformarti e diventerai un bellissimo fantasma… io come angelo non ti ci vedo lo sai? Sei così bella che secondo me potresti essere soltanto un demone… eppure ora tu sei in paradiso, quello strano essere che noi chiamavamo Dio ti ha perdonata vero?

Anche perché se non lo ha fatto mi sentirà quando verrò io a fargli una visitina

A questo punto ho deciso di non morire lo sai? Ho deciso che la mia morte sarebbe inutile, tanto quanto lo è stata la tua… la mia fine sarebbe servita a qualcosa soltanto se tu fossi stata ancora viva, sai, avrei messo una buona parola per te prima di finire all’inferno

Io non ci credo al perdono, e questo tu lo sai anche troppo bene. Quante volte ti ho sorpresa a pregare prima di una missione, ferma immobile con le mani giunte, muovevi appena le labbra, con quel tuo fare tanto misterioso, gli occhi ben truccati chiusi ermeticamente e misticamente e quel ciuffo biondo che ti ricadeva sempre sul viso coprendotelo in gran parte. Tante volte ho maledetto il destino che mi aveva fatta nascere donna, sarei stato il tuo uomo ideale non trovi? Io e te eravamo in sintonia… io dovevo soltanto crescere, non aspettavo altro che diventare tua collega, uscire con te in missione…

Non me lo hai permesso, non hai permesso nulla a nessuno, te ne sei andata senza un lamento, anche se nemmeno io so quanto hai urlato, in quel posto dove ti hanno impiccata non ci sono mai andata, io non ti ho vista lassù a penzolare attaccata a quel cavo eppure ti ho già sognata… diventi l’incubo incessante di tutte le mie notti insonni

Io ti amavo Bianca, esattamente come un cane ama il suo padrone… tu non eri il mio padrone ma il mio maestro, il mio precettore, da te ho imparato tutto, ero una bambina quando ti ho conosciuta… ora sono cresciuta non trovi?

Forse questi fiori non li gradirai… non posso nemmeno scaricare la mia pistola e regalarti i miei proiettili, tutta la gente in giro urlerebbe come impazzita, già mi immagino la scena… bastarda, perché a questo festino hai invitato anche i tuoi parenti, se fossimo state sole noi due avrei potuto regalarti gli ultimi istanti di questa strana e insulsa vita.

Ti avrei portato una lettera, forse proprio questa, anche se tu non la avresti mai letta e sarebbe divenuta cenere assieme a te, forse proprio per farti rabbia lo farei…

Sei morta Bianca, credi che riuscirò a dimenticarti?

Mi avvicinai alla bara ancora scoperchiata, quanto mi erano sempre venuti difficili gli addii, anche troppo duri

Avevo sempre detto addio a persone che poi avevo rivisto …quando questa bara si chiuderà io di lei non rivedrò più nulla… desiderai rimanere in quella camera mortuaria allestita all’interno di quella squallida chiesa finché il tempo non avesse consumato il suo corpo.

Mi guardai intorno… perché qui? In un posto così buio e triste, ricorda tanto la morte che aleggia in queste sale… una camera dove riposano i morti deve essere piena di luce, non deve far venire in mente i brutti sentimenti, quelli vivono anche troppo nei cuori della gente che piange i suoi cari… la bara era ad un passo da me, il vestito che aveva indosso era quello che avevamo comperato assieme, mi aveva convinta ad andare ad un ricevimento a casa sua… per un attimo provai la voglia di sciogliere tutte le lacrime possibili su quel corpo ormai privo di tutta la sua magnificenza, di tutto il suo intelletto… distrutto da dentro, non avrebbe più aperto bocca la mia Bianca, non avrebbe detto nulla… e allora nemmeno io parlai, decisi di sprofondare la mia angoscia in quei silenzi che tanto ci contraddistinguevano quando era lei a cominciare a parlare per salvarmi dal mio baratro… ora chi ci penserà a tirarmi fuori dai miei pensieri?

Con la freddezza della morte stessa mi avvicinai al suo corpo, allungai le mani tra lo stupore della gente e le sfilai quel rosario di legno che stringeva… "questo non è per te, non è adatto alla tua personalità… tu non sei legno" dissi a bassa voce mentre Giovanni cercava di calmare la madre, forse almeno lui aveva capito che volevo soltanto il bene di quella creatura che ci aveva lasciati. Sfilai dalla tasca il mio rosario di madreperla, quello che tenevo sempre con me forse soltanto per esorcizzare un po’ di paura, con delicatezza glielo infilai tra le dita, baciai la mia mano e con questa le sfiorai il viso "tu non sei legno… sei madreperla" sussurrai quasi come sicura che potesse udire la mia voce, poi mi allontanai "visto… non ho ucciso nessuno, soltanto quei fiori non mi sembravano il regalo adatto alla mia più cara amica che intraprende un viaggio tanto triste quanto meraviglioso" sorrisi "non vi preoccupate… io lo so, ora Bianca è felice, era il perdono che desiderava più di ogni altra cosa no?" Giovanni sorrise mestamente asciugandosi una lacrima "bene… l’ha ottenuto" continuai io cominciando a piangere nel silenzio glaciale che si era creato intorno alle mie parole "ora Bianca è lassù, è con noi… e lasciatela in pace la luna" mi asciugai le lacrime con un sorriso che assomigliava più ad una smorfia "stupidi… non dovreste piangere, ma ridere… perché Bianca è felice, e se anche noi ora non lo siamo, se lei ci manca non dovremmo rimpiangerla"

Per la prima e l’ultima volta nella sua vita Giovanni mi aiutò, mi venne vicino e mi mise una mano sulla spalla "ora lei riposa in pace, e siede alla destra del padre" sussurrò piano, talmente piano che soltanto io riuscii ad udirlo

"non esagerare… proprio alla destra no, però è con lui, tutti la hanno perdonata, io ho chiesto il suo perdono" lui appoggiò la sua fronte alla mia come si fa con i bambini piccoli "lo so che la amavi tanto"

alzai la testa e finalmente potei vivere quel momento a testa alta, senza mandare giù un magone che mi strozzava la gola, tirai fuori il mio bel pacchetto di MS e me ne misi una in bocca, le altre le diedi a Giovanni "queste sono per lei… le mie sigarette non le piacevano ma se ha problemi di nicotina lassù non credo esistano i tabaccai…" lui mi guardò tra il severo e il divertito, prese le sigarette e se le mise in tasca "la pallottole non te le do, tanto non penso le servirebbero… non più" continuai io seria " e fai capire a tutti che la luna brilla anche lassù… bianca"

girai i tacchi e mi incamminai verso il portone principale di quella chiesa squallida e buia che a lei piaceva tanto…

non sei morta, non per me. Per me rimani qui, vivi e mi sgridi perché fumo delle sigarette da uomo, perché fumo troppo o mangio solo schifezze, sei sempre stata una madre, anzi meglio di una madre, qualche cosa di molto più intenso

addio… non sarai dimenticata, né ora ne mai… non aspetterò che la tua bara venga chiusa perché piangerei di nuovo, e non voglio. Delle lacrime che ho versato prima fattene una collana e tienila sempre con te, o se preferisci costruisci un rosario, la croce sarà Faith… anche se per te sono sempre stata soltanto Yuurei.

buonanotte Sin, si è spento un sogno.