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La pagina ufficiale di Carlo Flamigni, uomo di medicina, di scienza e ...letteratura

IL TESTAMENTO BIOLOGICO
di Concetta Malvasi

(testo dell'intervento pronunciato nel consiglio comunale di Novi Ligure a sostegno di una mozione poi approvata nella notte tral 18 e il 19 giugno 2012. .Mentre alcuni consiglieri del PD non partecipavano al voto, riceveva l'approvazione di due consiglieri del PDL.

Il testamento biologico (o dichiarazione anticipata di trattamento) e' un documento scritto e firmato che consente di dare disposizioni anticipate nel caso di una malattia terminale o in fase avanzata o inguaribile (coma irreversibile) o invalidante che renda incapaci di comunicare ed esprimere la propria volontà. Serve appunto per garantire il rispetto della propria volonta' in materia di trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, etc.)
E' quindi l'espressione della volontà da parte di una persona fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, malattie che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione..
La parola testamento viene presa in prestito dal linguaggio giuridico riferendosi ai testamenti tradizionali dove di solito si lasciano scritti (di pugno) le volontà di divisione dei beni materiali per gli eredi o beneficiari. Nel mondo anglosassone lo stesso documento viene anche chiamato living will (a volte impropriamente tradotto come "volontà del vivente").
L'articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge».
L’art. 32 della Costituzione, quindi, accanto al diritto alla terapia, riconosce il diritto a rifiutare quest’ultima, altresì quando dal rifiuto possa derivare la morte. Dal dettato costituzionale risulta che il trattamento sanitario può essere imposto solo nei casi in cui sia in gioco un altrui diritto alla salute (come ad esempio nelle ipotesi di vaccinazioni obbligatorie); o, ancora, nei casi in cui il soggetto interessato non sia in grado di esprimere il consenso o il rifiuto a un trattamento sanitario necessario nel suo interesse (fermo restando, in questo caso, il problema della legittimità e regolamentazione delle disposizioni anticipate di trattamento).
Quindi nasce l’esigenza per il cittadino che vuole scegliere come vivere o come morire, di lasciare un documento scritto sulle proprie volontà :disposizioni anticipate di fine vita o testamento biologico.
Nonostante la legge ordinaria italiana non abbia ancora sancito la validita' di questo documento, e' importante compilarlo per quanto detto sopra e per altri motivi ancora.

Il medico ha un grande potere discrezionale nella somministrazione delle cure (dosaggio dei farmaci, valutazione sull'opportunita' di interventi chirurgici, ecc.). Il testamento biologico puo' aiutare -anche se non obbligare- il medico a rispettare la volonta' del paziente;

Piu' persone compilano il testamento biologico, piu' il legislatore sentira' la necessita' di riconoscere il diritto all'autodeterminazione anche per coloro che sono momentaneamente incapaci di esprimere il proprio consenso (o dissenso) informato.

Fondamentale da un punto di vista etico è credere nell’indipendenza del cittadino nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione, tale diritto deve essere sancito per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l'integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà.
In una società in cui spesso si rinuncia alla riflessione e si accettano quasi incondizionatamente le regole stabilite da autorità esterne rispetto a diritti sanciti da uno stato laico e che dovrebbero essere patrimonio di una società civile e tollerante, penso sia importante occuparsi anche di etica, pubblica per stimolare la riflessione su quello che sta succedendo nella nostra società, e recuperare il mondo dei valori, recuperare il mondo delle regole che devono essere condivise e rispettate da tutti a cominciare dai politici, il potere politico dovrebbe essere sostenuto dalle idee, dai valori per mettere al centro il cittadino ed i suoi bisogni, i suoi diritti.
In una società "laica", infatti, la confessione religiosa sposata dalla maggioranza degli individui non può essere trasformata in un'imposizione per chi in quelle convinzioni non si riconosce (o perché sposa altre confessioni religiose, o perché non ne sposa alcuna). Si tratta dunque di un requisito essenziale al mantenimento delle libertà individuali e della pacifica convivenza in una società sempre più caratterizzata dal pluralismo etico e religioso.
E’ fondamentale che in una società laica sia rispettato il principio della centralità, nelle decisioni circa la vita e la morte, dell’autonomia e della libertà individuale, secondo le diverse accezioni che tali concetti possono assumere.
A questo proposito vorrei ricordare una affermazione di Aldo Moro (Presidente della commissione della costituente sui diritti delle persone) .”…..realizzare la difesa dei valori cristiani al di fuori della legge e delle religioni…” ed ancora le affermazioni di Padre Beltrami ( Gesuita) : a proposito dell’articolo 2278 del Catechismo che riconosce la sproporzionalità tra cure altamente invasive e risultato atteso ammettendo la sospensione delle terapie dice. “….questa affermazione si basa su argomenti puramente razionali e non religiosi per cui può essere accettata…”
Anche J. Rawls, uno dei padri del liberalismo politico americano sostiene che obiettivo primario di una società di liberi e uguali sia quello di una " giustizia equa" che deve essere indipendente da dottrine filosofiche, morali e religiose…”

In un intervento a Radio radicale nel febbraio 2011, l’ex presidente della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick in una sua riflessione sul testamento biologico e le questioni relative al fine vita, disse:
«…..I tre ordini di valori su cui si articola oggi il dibattito sulle decisioni di fine vita – inviolabilità, ma non indisponibilità del diritto alla vita; fondamentalità del diritto alla salute; e infine libertà di autodeterminazione nel disporre del proprio corpo – si possono, a mio parere, ricondurre ad un unico valore, che li riassume tutti: il principio di pari dignità.
A ben vedere, l’intera gamma dei valori fondamentali in cui si articola la Costituzione si può, forse, sintetizzare in due principi, strettamente connessi e sinergici fra loro: il primo, di merito, è quello di pari dignità; il secondo, di metodo, è quello di laicità. Quest’ultimo principio non è affermato espressamente dal testo costituzionale, ma è stato ricavato dalla Corte Costituzionale con una fondamentale sentenza del 1989, a proposito del rapporto tra Stato e confessioni religiose, e in particolare tra Stato e Chiesa: la laicità intesa come rispetto dell’altro; come metodo di democrazia e di dialogo; come espressione del pluralismo e dell’uguaglianza; come atteggiamento essenziale per attuare la pari dignità sociale.
Per affrontare il tema del fine vita, è essenziale riuscire a conciliare fra loro, laicamente, i valori della vita, della salute, della libertà e autodeterminazione, in una prospettiva di dignità. Ed è necessario riuscire a farlo non soltanto in termini di laicità, di rispetto della posizione e dei valori di cui è portatore l’interlocutore che la pensi in modo diverso, accanto alla consapevolezza dei propri valori: quindi, in termini di umiltà; ma altresì in termini di concretezza, tenendo conto delle innumerevoli varianti e della specificità di ogni vicenda, e sopratutto del suo significato umano, prima che giuridico.
Il caso di Eluana Englaro appare un esempio emblematico di quanto sia difficile e complesso individuare un punto di equilibro fra i valori della vita, della salute, della libertà e autodeterminazione, in termini di umiltà e di concretezza. Esso si propone, al tempo stesso, come una vicenda emblematica dello scontro tra il diritto e la concretezza da un lato, e la politica, l’astrattezza e la genericità, dall’altro lato.
In quella vicenda, un dramma umano reale e concreto, di sofferenza e di solidarietà, è diventato un conflitto tecnico e politico fra poteri dello stato, astratto, arido e spietato, attraverso il quale si va al cuore del problema su cui oggi siamo chiamati a confrontarci. In quella vicenda si riassume e si emblematizza la possibilità di uno scontro tra la libertà personale, il diritto alla salute, e la inviolabilità del diritto alla vita.
È necessario mediare tra questi valori, perché – come osserva Schmitt, a proposito della tirannia dei valori – ogni valore tende ad espandersi, comprimendo gli altri che si pongono in contrasto potenziale ed effettivo con esso. Quel contrasto di fondo si è voluto risolverlo in un’alternativa drastica: o riconoscere la libertà senza limiti di disporre del proprio corpo, di autodeterminarsi e quindi di porre fine alla propria esistenza, se non la si ritiene più degna di essere vissuta per le condizioni in cui ci si viene a trovare; oppure, al contrario, affermare la indisponibilità della vita, impedendo una simile scelta sempre e comunque, a qualsiasi costo….»

L'utilizzo del testamento biologico rientra in questi valori, sancire in modo concreto il nostro diritto ad essere rispettati, a mantenere la nostra dignità di persone in un momento delicato quale quello della fine vita.
Sottolineo ancora che nella vicenda di Eluana Englaro non c’era, di fatto, un documento che spiegasse quali avrebbero potuto essere le decisioni di Eluana nel momento in cui non sarebbe più stata in grado di intendere e volere. C’era un padre, una famiglia che conoscevano bene Eluana, ma non bastò e le polemiche furono infinite ed anche pretestuose.
Il disegno di legge, che prese ad essere discusso in parlamento, sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (DECRETO CALABRO') mantiene il principio dell'obbligatorietà dei trattamenti di nutrizione e idratazione, considerati "sostegno vitale" e dunque non sospendibili in aperto contrasto con quanto sancito dalla costituzione italiana
Tutti i cittadini italiani hanno diritto a predisporre il proprio testamento biologico. E tutti hanno (ancora) diritto a includere la eventualità della rinuncia dell’alimentazione e idratazione artificiale così come nel caso contrario il mantenimento delle attività di sostegno. Per questo, diverse associazioni (tra cui la consulta di biotica) hanno lanciato da diverso tempo una campagna informativa in questo senso e richiesto l’istituzione del registro a livello comunale anche perché la strada del notaio può essere complicata e onerosa.
Per questo oggi chiediamo a questo consiglio comunale di decidere in merito all’istituzione del registro del testamento biologico.




CM - 26 giugno 2012

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