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Sintesi di una tesi di laurea
Una riflessione laica sull'omosessualità
di Concetta Malvasi


Il termine “omosessualità” è stato creato all’incirca nell’ 800 ed è stato mantenuto sino alla definizione di "gay" introdotto dal movimento di liberazione “omosessuale” negli USA a fine anni ‘60 che, rifiutando i termini usati sino ad allora, decise appunto di autodefinirsi “gay” (gay ha una radice che proviene dall’antico francese “gai” che sta per “allegro” “gaio” che dà gioia)
Qualche anno fa ho fatto una tesi sui diritti dei gay; la libertà nelle scelte che riguardano l’orientamento sessuale è uno dei maggiori problemi morali che l’essere umano ha affrontato, il mio lavoro voleva essere un contributo al dibattitto sui diritti perchè le scelte sessuali, l’uguaglianza, la famiglia e la procreazione assistita oltre ad essere temi attuali, sono ragionamenti da affrontare in bioetica soprattutto per le implicazioni che ne derivano per il mondo gay.
La dottrina della chiesa cattolica (ed anche delle altre religioni monoteistiche) ha da sempre condannato ogni distorsione da quello che viene considerato “il metodo” naturale per la sessualità: l’eterosessualità finalizzata alla procreazione all’interno del matrimonio.
Il magistero della chiesa rimane prigioniero della posizione tradizionale, pur riconoscendo l’esistenza di una costituzione omosessuale immodificabile, avverte che comunque da ciò non si può dedurre che si possano giustificare le relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e d’amore analoga al matrimonio, si comprende la persona omosessuale (l’amore di Dio è grande e quindi anche della chiesa????) ma secondo l’ordine morale oggettivo le relazioni omosessuali sono “intrinsecamente disordinate e, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione” (congregazione della dottrina della fede, cura pastorale delle persone omosessuali).
Invece va sottolineato che in un documento della chiesa Evangelica Valdese del novembre 2007, viene affermato “..l’essere umano sia fondalmentalmente un essere in relazione con Dio e con il suo prossimo e che la relazione umana d’amore, vissuta in una piena reciprocità e libertà, sia sostenuta dalla promessa di Dio” e quindi invitano le chiese a sostenere e promuovere concretamente progetti ed iniziative tesi a riconoscere i diritti civili delle persone e delle coppie discriminate sulla base dell’orientamento sessuale.
Le istituzioni tradizionali della famiglia e del matrimonio possiamo dire che oggi sono in crisi, sempre più aumentano le coppie che scelgono di vivere insieme senza ricorrere al matrimonio formale e contemporaneamente sempre più bambini nascono al di fuori del vincolo matrimoniale ed è aumentato il numero di coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita (e che sono costrette ad andare all’estero viste le restrizioni della legge 40).
Approfondendo l'argomento nella sua totalità, ho verificato ancora una volta quello che penso e che cioè le persone non possono e non devono essere discriminate in generale perchè fanno parte di una minoranza ed in questo contesto in base al loro orientamento sessuale.
Le differenze di genere e l'evoluzione della percezione non sono più così rigide come in passato e si deve prendere atto che l'orientamento sessuale assume e può assumere varie direzioni. Bisogna riconoscere nuovi modi di intendere sia la sessualità che la famiglia e chi si muove in una prospettiva laica deve promuovere le nuove libertà, proponendo regole che permettano la coesistenza di persone che seguono orientamenti diversi.
La famiglia è il luogo degli affetti che si manifestano in modi diversi da quelli tradizionali per cui ci possono essere diverse forme giuridiche di unione tra persone di sesso diverso o dello stesso sesso.
Inoltre, come dice Simone Pollo:

“[...] la stessa pretesa di individuare un'unica forma di famiglia come naturale appare velleitaria. Storicamente gli esseri umani hanno sperimentato diverse forme di relazioni familiari e di condotta sessuale e selezionare una di queste ed attribuire ad essa il carattere di naturale non sembra legittimo [...]” (1)

Una società pluralista e laica deve garantire gli interessi di tutti, una società liberale deve garantire l'accesso ai diritti di tutti coloro che ne fanno parte. Io penso che questa sia la vera tolleranza, accettare il diverso da noi riconoscendo anche la nostra diversità nel rapporto con gli altri e includere nelle nostre ragioni anche le ragioni dell'altro,

Come scrive Peter Singer: "[...] la sofferenza di un altro essere è simile alla mia ed essa è importante per lui quanto la mia lo è per me, allora la mia ragione mi rivela qualcosa che è innegabilmente vero.[...]" (2)

Per anni i gay sono stati isolati ed hanno vissuto nella solitudine e nel senso di colpa perchè il loro orientamento sessuale non era riconosciuto come tale e come fatto da accettare, per anni hanno avuto paura anche di confessare a loro stessi il fatto di comprendere che la loro scelta sessuale non era "conforme" alle scelte sessuali della maggior parte della popolazione.
Ora ci sono posti nel mondo, soprattutto nelle grandi città, dove i gay hanno creato delle proprie comunità, dove si esprimono, escono allo scoperto, si identificano come tali senza nessun tipo di paura perchè la liberazione gay ha trasformato un problema personale vissuto con colpa in un movimento sociale, politico e culturale.
Così come ci sono posti nel mondo, soprattutto quelli di cultura musulmana, dove ancora oggi gli “omosessuali” subiscono condanne severissime, secondo Amnesty International (in una ricerca di qualche anno fa) in 83 paesi al mondo in cui, , l'“omosessualità” è considerata un reato penale, 26 sono musulmani e i sette che puniscono l'“omosessualità” con la condanna a morte - Bangladesh e Libia sono considerati moderati perché puniscono i gay “solo” con – rispettivamente – sette e cinque anni di carcere- lo fanno tutti in nome della Shari'a, cioè l'interpretazione ortodossa della giurisprudenza islamica, anche se i teologi discutono ancora se l'“omosessualità” sia esplicitamente condannata nel Corano.
Un dossier sui “crimini dell’odio” curato sempre da Amnesty International, qualche anno fa, fa qualche esempio: “Secondo alcune interpretazioni della legge islamica, la pena per una relazione sessuale al di fuori del matrimonio, compresi i rapporti omosessuali, può comportare fino a 100 frustate per una persona non sposata e la morte per una persona sposata. In Afghanistan almeno sei uomini sono stati giustiziati, in due diverse occasioni, nel 1998 e nel 1999, dopo essere stati riconosciuti colpevoli di sodomia dalla corte talebana. Anche in Cecenia il codice criminale basato sulla Shari’a prevede la pena di morte per gli atti omosessuali”.
Condanna severissima, ma tolleranza benevola per l'“omosessualità” discreta favorita dalla segregazione sessuale: in una conferenza pan-araba sulla sessualità tenutasi a Oxford nel 2000, un ricercatore venuto dal Golfo arabo diceva: «In prigione il sesso “omosessuale” è la norma. E l'Arabia saudita è solo una grande prigione».
D'altronde la pratica “omosessuale” era ed è tanto diffusa nell'Islam che per decenni e decenni gli omosessuali di tutto il mondo si sono recati per safari sessuali a Marrakesh, come André Gide si recava in Algeria, senza che fosse lanciata nessuna caccia alle streghe.
E in oriente, nella cultura Buddhista come viene considerata l'“omosessualità”? Il Buddhismo, tollerante per natura, nei 2500 anni della sua lunga storia, non ha mai espresso anatemi di condanna verso i loro costumi. Nei paesi di lunga tradizione buddhista non esistono leggi specifiche contro l'“i gay” mentre in Sry Lanka ed in Myanmar invece è stata introdotta una legge, durante il periodo coloniale inglese portata dai missionari cristiani, contro la pratica della “omosessualità”. In Cina dove sino al 1784 l'“omosessualità” era tollerata, cominciarono le persecuzione dopo l'arrivo della cultura occidentale.
Il Dalai Lama, massima autorità del Buddismo Tibetano ha preso posizione contro i pregiudizi verso gli “omosessuali”, ma contemporaneamente ha adottato una visione delle religione contraria al sesso senza finalità procreativa:

"L'“omosessualità”, sia che sia tra uomini o tra donne, non è sconveniente di per sé. Quello che è sconveniente è l'uso di organi già ritenuti inappropriati per il contatto sessuale. [...] (Il sesso non vaginale) è "sbagliato e contrario all'etica buddista”.
È una parte di ciò che noi buddisti chiamiamo cattiva condotta sessuale. Gli organi sessuali furono creati per la riproduzione tra l'elemento maschile e l'elemento femminile - e tutto ciò che devia da questo non è accettabile da un punto di vista buddista”.(3)

Ma ha anche affermato che comunque, dal "punto di vista della società," le relazioni “omosessuali” possono essere di "beneficio reciproco, gradevoli e inoffensive", pur non chiarendo come una relazione “omosessuale” possa trascendere appunto dal sesso in sé e quindi da quanto detto sopra a riguardo dell'"uso sconveniente degli organi"
In generale nel mondo occidentale bisogna, sottolinearlo, l'atteggiamento della società nei confronti dei gay è cambiato, sono tollerati, ( ma il rispetto è ancora un’altra cosa, il rispetto include il fatto che si è possessori di diritti) a volte come fatto di costume, ma esiste ancora in molti settori una omofobia...latente che è pronta ad esplodere. E sta esplodendo sempre più in una società che non tollera il diverso e che mette in discussione il proprio modio di vivere e la propria identità di “eterosessuale”.
Il fatto che "ci siano" i gay (e che questo non è assolutamente un aspetto patologico ma naturale scelta di vita e di orientamento sessuale) dimostra che chiunque può vivere felice anche senza famiglia normata e senza stato per formare coppie stabili. Chiunque può vivere felice "pur non essendo eterosessuale" e questa è la vera minaccia che mette in discussione i ruoli tradizionali dell'uomo, della donna, della famiglia e della società nel suo complesso e dimostra ancora una volta che si può vivere la propria sessualità disgiungendola dalla procreazione. Dimostra che le scelte sessuali sono diverse e variate e mina alla radice una delle sue componenti principali: la famiglia formata da uomo e donna, cambiano i ruoli, cambia l’impostazione centrale su cui poggiano i valori fondanti di questa società.
A questo punto è importante ricordare ciò che in questo contesto Maria Castañeda, nel suo libro Comprendere l'omosessualità, afferma, introducendo un'idea che trovo illuminante: il processo di esplorazione alla cui conclusione l'“omosessuale” si identifica come tale implica anche un "lutto per l'eterosessualità". "Tutti i bambini crescono con l'idea che un giorno si sposeranno e formeranno una famiglia: è quello che gli ripetono incessantemente i genitori, la scuola, la cultura e la società in generale". Quando si rendono conto che tutto ciò non avverrà, devono in un certo senso "riprogrammarsi" e spostare le loro aspettative, il che può comportare un processo lento e doloroso, che avviene per tappe e che - nel migliore dei casi - si conclude in un'accettazione piena dell'“omosessualità”, anche se, osserva Castañeda, ci saranno sempre dei momenti e delle occasioni nella vita di ogni gay in cui questo "lutto" tornerà a emergere.
L'importante è esserne coscienti, accettare e comprendere la natura di questo fatto. Solo con la progressiva estensione dei diritti civili questo stato di cose potrà cambiare.

Continua Castañeda: “[…] iniziative come i PACS faciliteranno molto le cose per la popolazione “omosessuale”. La vita quotidiana, la relazione di coppia, il futuro saranno molto più semplici e gli omosessuali saranno liberati da una grande quantità di paure, di dubbi e di sofferenze inutili […]”

Riflettendo mi sono anche chiesta come mai un paese come il nostro, all'inizio tollerante nei confronti dei gay, oggi rimane indietro nel riconoscimento di una serie di diritti che in altri paesi sono ormai stati concessi.
Penso che il ruolo della chiesa cattolica sia stato determinante sia, nel non far crescere una coscienza gay sia, nel bloccare qualsiasi iniziativa che riconosca i diritti delle coppie di fatto (in questo caso le coppie gay o lesbiche) perché minerebbe alla base il concetto di famiglia tradizionale paternalistica (incidendo anche sulla supremazia del "maschio" sulla "donna") e nello stesso tempo inciderebbe in maniera più che rilevante sul concetto di sacralità della vita: che ci è data da Dio e che non può essere creata in provetta, che non può assolutamente prescindere dal modello procreativo fatto da un maschio ed una femmina, una coppia omosessuale deve ricorrere ad altri sistemi procreativi, è l'ottica "del pendio scivoloso": adesso riconosciamo il diritto dei gay a vivere insieme, domani gli riconosceremo il diritto di fare figli. E come si può riconoscere questo diritto? Ovviamente con le pratiche di procreazione assistita o con la maternità surrogata.
Che la chiesa persegua i suoi obiettivi, quali quelli di non approvare le coppie di fatto, la PMA di tipo eterologa in rispetto del valore etico della sacralità della vita, della famiglia tradizionale o del bene del nascituro può essere accettabile, anche se come afferma Simone Pollo

“[…] l'argomento che fa leva sul bene del nascituro non appare coerente. L'applicazione di questo argomento si traduce nel fatto che, per tutelare qualcuno gli si nega l'esistenza stessa […]” (5)

e sempre Simone Pollo scrive nel dizionario di Bioetica alla voce “famiglia”
“[…]se dal punto di vista morale ad essere prioritario sono i diritti mirati e le preferenze delle persone coinvolte nelle diverse situazioni, allora ad essi si fa riferimento per individuare le diverse responsabilità sollevate dalle nuove forme di PMA piuttosto che all'astratta protezione di una forma di famiglia che si presume naturale[…]” (6)

Ma che la chiesa si intrometta nell'autonomia dello stato laico non può essere accettato: in un contesto laico che prenda in considerazione il benessere di tutti gli individui e della società nel suo complesso e la responsabilità personale; questi diritti devono essere riconosciuti dallo stato per affermare in modo più franco la propria laicità, cioè il suo carattere di ente che non sceglie, e non deve scegliere, un'etica e una visione del mondo piuttosto che un'altra, ma solo garantire la massima libertà possibile ai cittadini, singoli o gruppi, di operare e praticare le loro scelte su queste materie.
In uno stato laico, liberale, è l'autodeterminazione dei singoli che conta: dare ai cittadini l'opportunità di compiere determinate scelte, scelte individuali e responsabili che riguardano i diritti fondamentali degli individui è un dovere civile.

Concludendo:
1 Le unioni di fatto di coppie gay o lesbiche sono ormai una realtà e quindi bisogna dar loro una collocazione giuridica come riconoscimento del diritto individuale a vivere la propria vita affettiva secondo il proprio stile di vita o possibilità di potersi sposare civilmente per chi lo volesse.
2 Consentire l'accesso alle tecniche di riproduzione assistita alle coppie gay come estensione del diritto alla libertà procreativa in funzione di una scelta responsabile ed autonoma.

“ .....Il rispetto per la libertà altrui ci porta ad affermare che l'etica laica, pur assumendo forme assai variegate, costituisce un orientamento diffuso, cui informa i propri comportamenti un numero ampio e crescente di cittadini. Essa non rappresenta un corpus monolitico basato su un sistema di dogmi, bensì una linea di tendenza che riesce ad individuare un ampio fascio di sensibilità morali (comprese quelle di ispirazione religiosa che rispettino l'autonomia individuale), che pongono al centro dell'esistenza alcuni valori chiave, quali il rispetto della libertà individuale e dell'autodeterminazione, l'attenzione alla qualità della vita ed alla diminuzione della sofferenza.”(7)



Note:
(1) Simone Pollo - voce "famiglia" - in Dizionario di bioetica a cura di Eugenio Lecaldano - Laterza 2007
(2) Peter Singer - Scritti per una vita etica - Net edizioni Il Saggiatore 2004
(3) Buddismo e Omosessualità: 2500 anni di tolleranza, articolo comparso sul "Mattino" di Padova il 26.03.07
(4) Marina Castañeda - Comprendere l’omosessualità - Armando edizioni 2006
(5) Simone Pollo - voce "fecondazione assistita"- in Dizionario di bioetica a cura di Eugenio Lecaldano - Laterza 2007
(6) Simone Pollo - voce "famiglia" - in Dizionario di bioetica a cura di Eugenio Lecaldano - Laterza 2007

(7) Nuovo manifesto di bioetica laica - Torino novembre 2007


BIBLIOGRAFIA

Cantarella Eva “Secondo natura la bisessualità nel mondo antico” BUR EDIZIONI 2007
Castaneda Marina “Comprendere l’omosessualità” Armando edizioni 2006
Concetti Gino “ I diritti degli omosessulia” piemme edizioni, 1997
Gambino Gabriella “Le unioni omosessuali: un problema di filosofia del diritto edizioni Giuffrè 2007
Lecaldano Eugenio “Dizionario di Bioetica” Edizioni Laterza 2007
Minardi Danilo “La scelta omosessuale nell’evoluzione della specie”Edizioni Boringhieri 1968
Mieli Mario “Elementi di critica omosessuale” Feltrinelli edizioni 2002
Ratzinger J. “Europa, i suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani”
Rivista Interdisciplinare di Bioetica N.1 Aprile 2005 Guerini ed associati edizioni
Singer Peter “Scritti per una vita etica” Net edizioni Il Saggiatore 2004
http://www.arcigay.it/



CM - aprile 2012




Marina Castañeda