Riministoria© Antonio Montanari

Giovanni Bianchi (Iano Planco). 

La Spetiaria del Sole, edizione integrale dal testo a stampa del 1994:

5. Nota bibliografica

 

 

L'epistolario citato si trova nella Miscellanea Manoscritta Riminese del Fondo Gambetti della Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, diviso in cartelle intitolate alle singole persone: Padre Girolamo dei Minimi, Filippo Maria, Giuseppe Carlo e Lucrezia Bianchi.

Nella Miscellanea Manoscritta Riminese del Fondo Gambetti si trovano pure le Memorie mss. autografe del suo sposalizio, e delle nascite dei suoi figli dal 24 aprile 1690 al 3 Nov. 1699, di Girolamo Bianchi ("Seniore"), citate nel Catalogo Gambetti che elenca altresì tutti i documenti relativi ai singoli personaggi della nostra storia. Documenti che sono rintracciabili in diversi luoghi della stessa Gambalunghiana.

Presso l'archivio della Cattedrale di Rimini, nel Registro dei Battesimi AA, 1692-1699, si leggono gli atti relativi ai figli nati in tale periodo.

Sia le Memorie di Girolamo Bianchi ("Seniore"), sia questi atti di Battesimo sono stati finora ignorati. Carlo Tonini nella sua monumentale opera intitolata La Coltura letteraria e scientifica in Rimini, Danesi, Rimini 1884, non fa il nome del padre di Iano, Girolamo, ricordato invece dal Giovenardi nella Orazion Funerale in lode di mons. Giovanni Bianchi…, Occhi, Venezia 1777.

La vita di Iano Planco è ricostruibile attraverso le sue autobiografie: quella in latino pubblicata da G. Lami nella serie Memorabilia Italorum eruditione præstantium, I, Firenze 1742 [pp. 353-407], con il titolo Ioannes Blancvs, sev Ianvs Plancvs; e i Recapiti del dottore Giovanni Bianchi di Rimino, Gavelli, Pesaro 1751.

Dopo la pubblicazione del testo latino nel Lami, ci furono polemiche su quell'autobiografia (anonima), a cui Planco rispose con una nuova opera: Simonis Cosmopolitæ Epistola Apologetica pro Jano Planco ad Anonymum Bononiensem, Arimini mdccxlv, in Ædibus Albertinorum. Il manoscritto è nel Minutario di Planco (SC-MS 969, Biblioteca Gambalunghiana), a partire dalla c. 428. L'Epistola è rivolta principalmente a Girolamo Del Buono, autore di un attacco all'autobiografia di Planco, apparso a Modena nel '45. Nell'Utile Monitorio di Tiburzio Sanguisuga Smirneo (Lugano 1748), risposta alla Epistola planchiana, attribuibile allo stesso Del Buono, si legge a p. 20 questa accusa al medico riminese: "[…] guadagnando continuamente più nel Giuoco, che nell'esercizio della pratica Medicina".

Il palazzo Bianchi, citato nel cap. 3, è il secondo edificio sul lato sinistro dell'attuale via Tempio Malatestiano, partendo da via IV Novembre verso piazza Ferrari. Si ricorda una lapide commemorativa di Planco, ivi apposta ed ora scomparsa.

In un documento del Fondo Gambetti, la Spetiaria è citata anche come Spezieria de medicinali, e robbe vive. L'ultima lettera in cui Giuseppe Bianchi accenna alla "bottega" è del 1742.

Nelle lettere del 1716-17, non si parla più della madre, Candida Maggioli che risulta viva in un atto notarile del 1711.

Circa la data di morte di Girolamo Bianchi, essa si può fissare tra il 6 ed il 16 luglio 1701, in base all'esame del manoscritto Libro dell'ussita de' denari da' spendersi nelle Mercantie del Negotio di Spetiaria e Drogheria da' me' Girolamo Bianchi 1701 (SC-MS 812, Biblioteca Gambalunghiana). Nello stesso manoscritto, si trovano allegati documenti intestati a "Eredi di Girolamo Bianchi", del 1722 e '44.

In una fattura di quest'ultimo anno, appare la sigla triangolare "EGB" (da leggersi appunto come Eredi Girolamo Bianchi), sormontata da una croce, ed è l'immagine qui riportata prima del presente capitolo e all'inizio tra occhiello e frontespizio.

Per una bibliografia particolareggiata su Giovanni Bianchi e gli autori da me citati nel corso del presente testo, rimando:

- al mio libro Lumi di Romagna, Il Ponte, Rimini 1993, 1ª ristampa, dal cui capitolo intitolato Giovanni Bianchi, il Planco furioso ho tratto alcune parti del primo capitolo del presente lavoro, limitatamente alla biografia di Planco stesso;

- ai miei articoli apparsi nel corso del 1993 sul settimanale Il Ponte, con i seguenti titoli: Iano Planco apprendista filosofo (13 giugno), Iano Planco nei "giardini d'Epicuro" (4 luglio), Iano Planco pensatore "antigesuita" (5 settembre), Iano Planco galileiano a metà (12 settembre), Iano Planco doctor gloriosus (24 ottobre), Iano Planco: affari di famiglia (21 novembre), Iano Planco e i suoi fratelli (12 dicembre). I primi quattro articoli esaminano in particolare gli studi filosofici di Planco. Negli altri tre si ricostruiscono i rapporti fra Planco e i fratelli, attraverso l'epistolario citato all'inizio di questa nota. Nel presente lavoro, ho inserito parti dell'epistolario non citate in quegli articoli.

La lettera "boccaccevole" pubblicata in Appendice, è del tutto inedita. Di Planco "scrittore di novelle boccaccesche" ha trattato Maria D. Collina nel cap. VII del suo volume Il carteggio letterario di uno scienziato del Settecento, Olschki, Firenze 1957: ove scrive che, di tali novelle, è "riuscita a rintracciare l'intero titolo" di due di esse, "e le prime righe del preambolo di una" (p. 150). Quindi, la lettera di frate Girolamo è un testo importante, come unica (possibile) traccia esistente di quelle novelle. Dal libro di M. D. Collina, è tolta la citazione di una lettera di Planco che appare all'inizio dell'Appendice.

Frate Girolamo documenta al fratello il suo suggerimento, con i riferimenti anagrafici ai protagonisti reali dell'episodio, in lettere successive, rispettivamente del 9 e 13 giugno dello stesso 1722.

Un particolare ringraziamento debbo, per la cortese disponibilità, al personale tutto della Gambalunghiana; e per suggerimenti fondamentali, ai fini della ricerca del materiale documentario presentato in queste pagine, alla dott. Paola Delbianco (Gambalunghiana), allo storico prof. Angelo Turchini e a Luigi Vendramin (Sezione Archivio di Stato di Rimini).

Circa la grafia dello pseudonimo Iano, ho preferito questa forma a quella più diffusa di Jano o Giano, perché la citata autobiografia latina s'intitola Ioannes Blancvs, sev Ianvs Plancvs, e perché nella lapide sulla tomba di Bianchi in Sant'Agostino a Rimini, è scritto Ianus. Sul passaggio da Ianus a Janus, sarebbe possibile un discorso che qui non è il caso di fare. Dirò soltanto, con il conforto di Bruno Migliorini, che quella "j" (semiconsonantica come in "jattura"), è grafia tipica del '700 (cfr. Storia della lingua italiana, Sansoni, Firenze 1961, p. 501). C'è stato chi, considerando che Giano italiano traduce Ianus latino, ha inteso lo pseudonimo planchiano come riproposta del nome proprio di una divinità pagana. Sul qual fatto l'Utile Monitorio scherzò, rammentando che in lingua etrusca la voce Giano (nome di "Deità mostruosa") "volea dir Somaro", ed aggiungendo con gratuita malvagità che Simone, messo a firma della Lettera Apologetica, e terzo nome di battesimo di Giovanni Paolo Simone Bianchi, appariva "ridicoloso" per un frequente uso letterario in favole comiche. Sappiamo che Simone era semplicemente il nome del nonno paterno. Ciò dimostra che talora le colpe dei nipoti ricadono sugli avi innocenti.

Che Iddio mi eviti la stessa sorte, dopo aver compilato le presenti pagine.

A. M.

 

Vai ai capitoli:

1. "Il divin Planco"

2. La Spetiaria del Sole

3. Frate Girolamo, Filippo e Giuseppe Bianchi

4. Appendice. Suggerimento per una novella boccaccevole

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