Riministoria© Antonio Montanari

Memorie riminesi.
Ricordi tra personale e pubblico


Capitolo 6.

La mia regola.

Ho formulato, in tanti anni di esperienze nei più vari settori di attività (dalla scuola al giornalismo), una specie di regola che ho ricavato dall’uso di mondo.

L’ho enunciata in questa maniera: "Se tu lavori, devi dare il meglio di testo stesso. Facendo ciò però susciti l’invidia degli altri. La quale è proporzionata alla tua capacità operativa e produttiva".

Ad esempio, se scrivi per un giornale, è perché ti hanno chiamano in quanto sai fare qualcosa di decente, come poi ti confermano i lettori.

A questo punto scatta il meccanismo di reazione degli altri. I quali non potendoti non elogiare, sono subito afflitti da un complesso di inferiorità che li porta a rendere concreto il sentimento dell’invidia.

Nei primi anni di compilazione della mia rubrica "Tam Tama", mi divertivo a commentare con me stesso il fatto che essa rassomigliava alla gloriosa "Settimana enigmistica" la quale sotto la testata recava (non so se lo porti ancora oggi) questa frase: "Il giornale che vanta i più numerosi tentativi di imitazione".

Ebbene anche il "Tam Tama" vantava questi tentativi: sennonché se io sfornavo la rubrica settimanalmente, qualcuno ci metteva tre mesi per produrne una sola sua brutta copia. X.Y. mi confidò: "Ma lo sai che è fatica scrivere quelle cose. Come fai tu tutte le settimane?". E si lamentava per averne elaborata una soltanto. E non fu il solo. X.Z. faceva anche di peggio. Arrivò persino a mettere un virus all’interno del libro su Don Giovanni Montali: le pagine uscirono bianche o manomesse dalla macchina fotocompositrice sulla pellicola.

Mi occupavo di libri, e subito qualcuno, senza interpellarmi, prendeva il treno ed andava a Torino al Salone del libro come inviato speciale, addirittura in coppia. Pensate quanto è venuto a costare quel dispettuccio.

Ho sempre lasciato fare. L’unica volta in cui mi sono arrabbiato è stato quando ho dovuto mollare "Riminilibri" che avevo ideato, proposto e realizzato per qualche anno, per non dovere sopportare troppo a lungo l’effetto di cui alla mia enunciazione iniziale, che resta confermata dal fatto che, dopo che ho abbandonato io la cura di "Riminilibri", il periodico è rimasto talmente stravolto da essere vittima di un’eutanasia giornalistica.

Stamani, 30 dicembre 2000, mi ha chiamato l’amico editore Bruno Ghigi, per propormi la recensione di un suo ultimo volume. Ho detto che queste cose non le curo più perché non ho tempo.

Infatti, io sono abituato a leggermi tutto il libro prima di parlarne, come possono testimoniare non queste mie parole ma le pagine e pagine che ho curato, con centinaia di articoli relative a volumi apparsi a Rimini od in Romagna.

Debbo ricordare che la "Gazzetta di Rimini" di buona memoria cominciò con me a pubblicare recensioni di volumi locali (sempre Rimini e Romagna), recensioni che non mi furono pagate perché il giornale fallì, e che ebbero un discreto successo, così almeno mi assicurò il direttore Fioravanti. Ma tutto ad un tratto, un bel giorno, un mio articolo fu perso, lo pubblicarono soltanto dietro mia sollecitazione, ed io non mi fece più vivo. Nel quotidiano che seguì, il "Corriere Romagna" il mio posto fu preso da Ivo Gigli, noto poeta.

Antonio Montanari

 

(30.12.2000)


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