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Marina Centro

Il turismo riminese (1930-1959)

e mio padre Valfredo Montanari

di Antonio Montanari

 


Canzoni al Kursaal, 1936-1937

 

Il 13 febbraio 1962 Giovanni Bezzi, vice di Amedeo Montemaggi al "Carlino" riminese, pubblicava nella cronaca locale del suo quotidiano, un servizio intitolato: "Sanremo ha "rubato" a Rimini il Festival della canzone italiana", con interviste a Valfredo Montanari ed al maestro Antonio Di Jorio. Si parlava del Festival della canzone italiana (1936-37), da loro organizzato. Di Jorio, noto compositore, aveva anche diretto l'orchestra.

"Il Kursaal di Rimini… era un "personaggio". Aveva una storia, una storia come tutti i "personaggi" che diedero la loro impronta, la loro voce, il loro spirito alla storia di una marina che accolse gente di ogni paese", aveva dichiarato Montanari a Bezzi.

Il testo di quell'intervista è stato ripreso nel 1990 da Radio Pescara, nell'VIII puntata di una trasmissione dedicata ad Antonio Di Jorio nel centenario della nascita. Ringrazio la prof. Pasquina Di Jorio per avermi donato copia della trasmissione.

 

Sul Festival riminese ho scritto ne "Il Ponte" della Pasqua 1989 un articolo intitolato "Non eran solo canzonette". Ne riproduco alcune parti.

 

La vicenda di quel Festival è esemplare sotto molti profili. Per la storia del nostro turismo, rappresenta una manifestazione riuscitissima che entusiasmò gli spettatori, tra cui si trovavano numerosi turisti, in una Rimini più che mai al centro dell'attenzione nazionale.

Per la storia politica, si presenta come un'occasione italianissima, in cui le idee del tempo traspaiono dai commenti e dalle polemiche.

Per la storia del costume, è l'occasione di alcune osservazioni, a proposito dello scenario in cui vengono a contrapporsi le tendenze musicali di quel momento e la cultura ufficiale, in una fase cruciale della vicenda europea.

Lo stesso giorno in cui si svolge il Festival riminese, 15 agosto 1936, il Duce arriva a Rimini con donna Rachele per il primo colpo di piccone per i lavori di isolamento dell'Arco di Augusto.

Sul "Corriere Padano", alla vigilia del Festival, Michele Campana scrive da Rimini: "Mi dicono che purtroppo il concorso ha rivelato una estrema miseria, tanto nella concezione come nella forma, tanto nel gusto quanto nella tecnica". Campana sembra avere questa idea della musica, che si ricava leggendo il suo articolo: nell'Italia del Duce figlio del fabbro, deve trionfare la "purissima e perenne fonte del popolo". Quindi, bando a sentimentalismi e banalità, e largo a quella "disposizione spirituale per il bel canto, che è una dote preclara del popolo italiano". Niente motivi stranieri o malinconia napoletana: ma prodotti autarchici ed austeri, da legionario romano, che sappiano contrastare quella parte di pubblico "degenerato nel gusto" che purtroppo si lascia avvincere da melodie carezzevoli, a cui si debbono virilmente contrapporre, secondo la politica militaristica di quegli anni, marce e marcette.

Il cronista del '36 non aveva ancora ascoltato l'esecuzione dei motivi, ma parla per sentito dire ("Mi dicono che…"), e si sofferma sulla fragilità di certi versi non sufficientemente fascisti in apparenza ("Vorrei toccare le tue coscette fresche…").

 

[Aggiungo qui che qualche nostro contemporaneo, rifacendosi soltanto alle parole di Campana, non ha presentato del Festival la vera immagine: che fu quella di un trionfo come grande manifestazione turistica.]

 


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Indice dell'opera

Premessa

La figura e l'opera

Biografia

Attestati

Perle

"Sino al 25 luglio 1943…"

A San Marino

Alcuni incarichi

In romanzo

"Sdraie e poltrone"

Feste reggimentali

Scritti ed articoli

1930, Risultati di una stagione

1930, "La città turistica e balneare"

1931, "La propaganda…"

Anni Cinquanta

1956, Statistiche della stagione

1958

1959

Anni Sessanta

1967-68

Giornalista

 


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