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I Malatesti signori di Rimini, 1295

Il documento consta di due pagine

Parte seconda

… del 23 dicembre 1248 lo qualifica "capitano".

Il 13 dicembre 1250 muore Federico II. L'anno dopo i nostalgici dell'impero saccheggiano il contado riminese. Nel ’52 guelfi e ghibellini si accordano, grazie all'opera dell'arcivescovo di Ravenna: tutti gli uffici del Comune vengono divisi tra loro in parti uguali. Il podestà deve fornire ai fuoriusciti ghibellini case decenti ove stabilirsi. Nel ’54 i quattro Capitani del popolo, appena istituiti per sovrintendere alla pace ed alla guerra, sono assegnati due per fazione.

Nel 1263, quando Malatesta è già da un anno podestà, i suoi servizi segreti scoprono un messaggio dell'imperatore di Costantinopoli, Balduino, indirizzato al re di Sicilia Manfredi, figlio di Federico II, che aveva mire espansionistiche nel Mediterraneo. Il messaggio finisce a Roma che sarà riconoscente con Malatesta. Clemente IV, il 4 luglio 1266, ordina di inviargli 600 lire ravennati "per compensarlo di certe spese, e rilevarlo di certi debiti" che Malatesta aveva confidato al pontefice.

Il 26 gennaio ’66 Manfredi è stato ucciso presso Benevento da Carlo d'Angiò, chiamato dallo stesso Clemente IV che nel ’68 al "dilettissimo figlio" Malatesta (forse podestà), dà carta bianca in Romagna. Nel luglio ’69 Carlo nomina Malatesta suo vicario in Firenze per diciotto mesi.

Il 1271 è un anno nero per i ghibellini. A Rimini sono espulsi. Guido da Montefeltro, mentre sta battendo i guelfi di Malatesta nelle Marche, cade da cavallo e viene catturato: "Sic victor a victo devictus est", scrive un cronista. Nel ’74 le parti si invertono, Malatesta è sconfitto due volte. Da Ravenna Guido Da Polenta, per cacciare i Traversari, nel ’75 chiede l'intervento di Malatesta che invia cento fanti guidati da suo figlio Giovanni, il futuro marito di Francesca. Bernardino Da Polenta, fratello di Francesca, sposerà Maddalena sorella di Giovanni.

Il re dei Romani Rodolfo d'Asburgo, in cambio della corona imperiale nel ’78 lascia al papato il dominio della Romagna, "sempre più percorsa da moti di ribellione e ribollente di corrotti faziosi" (A. Vasina). I magistrati riminesi, per aver imposto collette alle terre arcivescovili, sono scomunicati (’79), mentre restano per il momento ottimi i rapporti fra la Chiesa e Malatesta: Martino V nell'81 elogia la sua devozione e l'aiuto in armi ricevuto, però gli intima di non dare in moglie una sua figlia ad un figlio di Guido da Montefeltro. Come ringraziamento per altri interventi armati, il papa nell’83 conferma ai riminesi gli antichi privilegi. Nell’85 Malatesta scampa a Cesena ad un attentato, ed è ancora podestà di Rimini mentre suo figlio Giovanni lo è a Pesaro. Il loro potere si estende alle città vicine.

Scomparsa la minaccia ghibellina, avviene "la dissoluzione della solidarietà guelfa in Romagna". La nobiltà tradizionale è tramontata, al suo posto si affermano nuove famiglie. (A. Vasina). Onorio IV attraverso il conte di Romagna tenta di soffocare le tendenze autonomistiche. Malatesta cerca di eliminare le controversie locali per costituire un fronte antipapale. Fa pace nell’87 con i faentini, al cui signore (Francesco Manfredi) dà in sposa la figlia Rengarda. Sfugge ad un altro attentato, preparatogli dal conte di Romagna sulla strada tra Cervia a Rimini: suo fratello Giovanni da Sogliano, è catturato con molti del seguito. La loro liberazione gli costa 4.000 lire ravennati.

Per aver assediato la Rocca di Cervia e aver fatto ribellare alcuni Comuni, Malatesta il 3 febbraio 1288 è accusato di lesa maestà , con l'ordine di discolparsi entro cinque giorni. Disattesa l'ingiunzione, è condannato a morte. Il 22 febbraio viene eletto il nuovo papa, Niccolò IV, che mira ad una politica di conciliazione. Per avervi aderito, Malatesta viene cacciato da Rimini quale ribelle, benché podestà. Per ristabilirsi in patria si allea con il conte di Romagna, mentre i suoi figli Giovanni e Malatestino occupano Santarcangelo e Montescudo. Rimini lo grazia, obbligandolo a pagare le collette e sottostare alle imposizioni come ogni altro cittadino.

Nel ’90 fallisce una rivolta popolare contro il dominio papale. Il nuovo conte, Stefano Colonna, perdona le offese. La ‘giustizia’ tuttavia fa il suo corso: un capopopolo, Martin Cataldi, torturato confessa la congiura e finisce alla forca. Rimini è sottoposta all'interdetto, da cui sarà prosciolta nel ’95, e viene privata dell'elezione del podestà. Ravenna si solleva contro Colonna, e lo imprigiona. Malatesta ed altri capi guelfi delle città vicine, cacciano da Forlì il Legato pontificio: "tutta Romagna fu tolta agli Ufficiali della Chiesa" (L. Tonini). Rimini ripassa nelle mani di Malatesta che chiama come podestà Rodolfino da Calisese. Nel ’94 incaricherà il proprio genero, Bernardino Da Polenta.

Durante la sede vacante (1292-94) si forma una vittoriosa lega romagnola contro la Chiesa. Malatesta è podestà di Cesena; Malatestino, di Bertinoro; Giovanni, di Faenza. Il governatore di Romagna, dopo l'elezione di Bonifacio VIII (1295), vorrebbe umiliare i Malatesti, e medita di atterrare le loro case. I guelfi ottengono in ottobre un nuovo conte, Guglielmo Durante, subito omaggiato dai ghibellini.

Cresce dovunque la tensione. I partiti avversi si armano anche a Rimini. Nessuno si decide a cominciare lo scontro. Finché arriva il 13 dicembre, quando il raglio d'un asino fa girar pagina alla storia della città, con la nascita della Signoria malatestiana.

Antonio Montanari

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