Riministoria © Antonio Montanari - il Rimino n. 46. Briganti & Berlusconi, al Meeting di CL
il Rimino n. 46, anno II, 25 agosto 2000.
Redazione: Antonio Montanari, via Emilia 23 (Celle) , 47900 Rimini RN, Italy. Tel. 0541.740173 * E-mail:monari@libero.it,ilrimino@libero.it 


Briganti & Berlusconi al Meeting di CL
Consueto equivoco: appuntamento religioso e si parla soltanto di politica (nei giornali). Due documenti.
Silvio Berlusconi appare due volte ai giovani convenuti a Rimini. La prima per visitare i locali del Meeting in un bagno di folla oceanica, da salvatore della Patria in pericolo. La seconda per offrire la sua ricetta per cambiare l'Italia. E' in questa occasione che Sua Emittenza compie un ennesimo miracolo. Resuscita il comunismo. Ed accusa Amato di spiare gli italiani attraverso i telefonini.


Pubblichiamo due documenti relativi al Meeting 2000 di CL in corso a Rimini. Il primo è un fondo di Repubblica scritto da Eugenio Scalfari. Il secondo, tratto dal Corriere della Sera, riguarda Internet.

 

Repubblica 23.8.2000

I BRIGANTI BENEDETTI

DAI CIELLINI

 

di EUGENIO SCALFARI

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"UN TEMPO da riscrivere: il Risorgimento italiano": dov'è che avevo già letto un titolo come questo? Deve esser stato in testa a un articolo di uno dei vari revisionisti nostrani che hanno scelto di fare le pulci alla nostra storia nazionale mettendosi dalla parte degli sconfitti, rivendicandone le ragioni, la legittimità popolare, le angherie subìte.

Propositi degni d'attenzione, ricerche storiche meritevoli di plauso se condotte su documenti e senza tesi pregiudiziali. Ma, come spesso avviene, allo storico oggettivo spesso subentra l' uomo di parte e alla faziosità agiografica dei vincitori si contrappongono le tesi non meno parziali e faziose dei vinti, un'ideologia viene battuta in breccia da un'altra altrettanto totalizzante e indigesta. E così infatti è accaduto.

Il nostro cronista Marco Marozzi ha raccontato sulle pagine di "Repubblica" di ieri i contenuti della mostra anti-risorgimentale allestita a Rimini da Comunione e liberazione in occasione del suo Meeting annuale, dove è già stato di scena l'immarcescibile Giulio Andreotti a presentare un libro di De Maistre e a inneggiare alla nascita del grande centro tra Forza Italia e Popolari e dove si apprestano trionfali accoglienze per Silvio Berlusconi, l'uomo dell'anno, nuovo e intenso amore dei ciellini di don Giussani.

SARA' certamente un caso, ma il Meeting riminese di Cl e la relativa mostra contro il Risorgimento, definito vergogna d'Italia e indicato al disprezzo dei giovani militanti di don Giussani e di Roberto Formigoni, segue di poche ore al grande raduno dei giovani di Tor Vergata chiamati da papa Wojtyla a festeggiare il Giubileo e accorsi in due milioni dalle comunità cattoliche sparse in tutto il mondo.

Sono stati versati fiumi di inchiostro su quell'immensa manifestazione, guardata con stupefatta ammirazione da commentatori cattolici e laici, di destra e di sinistra, colpiti dall'intensità della fede, dalla forza del numero, dalla suggestione della scenografia, dal fascino carismatico del Papa. Pochissime le voci critiche che, pur osservando con rispetto e simpatia l'imponente concorso giovanile, hanno sollevato obiezioni, proposto domande, manifestato qualche ragione di dissenso.

Ricorderò tra queste voci di dissenso quella di Carlo Bo, un cattolico di piena fede, che ha paragonato il raduno di Tor Vergata ad uno spettacolo più profano che religioso, dove la meditazione sull'etica cristiana e lo stesso uso di massa di sacramenti come la confessione sono stati ridotti ad una parata mediatica che poco avrebbe a che fare con l'interiorità del sacro.

Non ho letto finora una sola risposta ai rilievi critici di Carlo Bo, tanto più sferzanti in quanto provenienti da un cattolico coerente per tutta la vita con la sua fede.

Da una sponda del tutto diversa avevo anch'io proposto qualche riserva; non sui modi di manifestare la propria fede, che è questione fuori dalla mia esperienza da quando ne abbandonai la pratica non appena uscito dall'infanzia, ma piuttosto sull'uso politico e di politica religiosa che sarebbe stato fatto del raduno di Tor Vergata. E tra i rischi d'un'eventuale strumentalizzazione di quei simpatici e fervorosi "ragazzi del Papa" segnalai gli orientamenti d'una parte consistente della gerarchia cardinalizia e vescovile e cercai d'attirar l'attenzione sull'azione politica (ed anche affaristica) di associazioni come Cl e Opus Dei, vere fucine dell'integralismo cattolico e quanto di più lontano dagli ideali ecumenici di tolleranza e di amore verso gli altri che hanno costituito il presupposto dell'incontro giubilare di Tor Vergata. Va aggiunto - e non è un'opinione ma un fatto acclarato e documentato - che Cl e Opus Dei sono nel cuore del Papa e costituiscono per lui i corpi scelti della Chiesa militante.

Queste mie riflessioni da laico non religioso mi hanno procurato numerose lettere (delle quali darò conto nella mia rubrica settimanale sul "Venerdì") provenienti da giovani che hanno partecipato al raduno di Tor Vergata, i quali mi rimproverano per la mia mancanza di fede (e pazienza, quello è affar mio e non di altri) e per la mia scarsa comprensione della fede altrui (il che non è affatto vero) ma soprattutto affermano che loro con Cl e con l'Opus Dei non hanno nulla a che fare.

Ci credo, ma il punto non era questo. Il punto era se Cl avrebbe utilizzato il raduno di Tor Vergata come una manifestazione di potenza da usare anche a proprio beneficio. In fondo in quella marcia, in quel raduno, c'erano anche loro a migliaia e a pieno titolo. Solo che i milioni di ragazzi se ne sono andati tornando alle loro patrie e ai loro paesi di provenienza mentre le migliaia di Cl in servizio permanente effettivo sono rimaste e a Rimini stanno ora celebrando a modo loro l'atto secondo dello spettacolo di Tor Vergata.

Non mi ero dunque sbagliato nel segnalare un rischio tutt'altro che marginale.

 

***

E così il Meeting di Rimini si è aperto all'insegna dell'anti-Risorgimento: in questa storia revisionistica rivisitata gli eroi positivi sono i vandeani della Santa Fede arruolati dal cardinale Ruffo di Calabria e i briganti che sessant'anni dopo insanguinarono tutto il Mezzogiorno con imprese efferate, mentre i personaggi negativi sono i piemontesi, Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi, insomma i democratici e i liberali che realizzarono l'unità del paese e la fondazione dello Stato.

Personalmente sono ben consapevole delle lacune, difetti e a volte vera e propria repressione dei bisogni e delle speranze di cui l'oligarchia liberale - detta piemontese, ma non solo piemontese - è stata responsabile con l'attenuante che in un'Europa di nazioni sarebbe stato assai arduo operare diversamente.

Ma l'integralismo cattolico ormai di nuovo fiorente non concede attenuanti. E perciò celebra oggi con gran concorso di politici, finanzieri, banchieri, sponsor, giornalisti in fregola, dirigenti Rai, intellettuali in cerca di padrone, niente meno che il brigante Tata Maccarone "che rispetta 'a religgione" come canta "soavemente" la colonna sonora della mostra antirisorgimentale. E Berlusconi aggiungerà la sua benedizione laica a quella di Giovanni Paolo per la formazione finalmente di un grande centro di ispirazione cattolica.

I moti liberali del '21? Una farsa messa in scena dai massoni. Il fatto che Michele Morelli e Salvati, autori di quei moti in Calabria, siano finiti sulla forca non conta, ovviamente. Pisacane? Un capo scarico finito giustamente a Sapri sui forconi dei contadini. I Bandiera? Esaltati dalla predicazione mazziniana, fucilati nel vallone di Rovito.

Viva la Santa Fede e viva il Sillabo di Pio IX, che non a caso papa Wojtyla vuol far santificare come i ciellini sottolineano rivendicando una continuità storica tra i due pontefici anche in assenza dei miracoli previsti dalla procedura ecclesiastica. Ma qualche miracolo alla buona, vedrete, si troverà.

Ragazzi di Tor Vergata, non reagite scrollando le spalle di fronte all'integralismo cattolico risorgente che si fa forte anche dei vostri raduni. In fondo esso riguarda più voi che noi laici. Se il vostro esser cristiani non è quello di Rimini ditelo alto e forte oppure rassegnatevi ad essere molle cera in mani assai più esperte delle vostre.

Passiamo al secondo documento, tratto dal Corriere della Sera.

© Corriere della Sera Mercoledì 23 Agosto 2000

New economy protagonista al Meeting dell’Amicizia di Rimini

Soru: Internet strumento cristiano

E sull’Umts: "Andremo fino in fondo". Scaglia: "Nelle

telecomunicazioni c’è ancora poca libertà"

RIMINI - Sono stati per Renato Soru, fondatore di Tiscali, gli applausi più caldi del Meeting dell'Amicizia, dedicato, nella seconda giornata, ai temi più attuali dell’economia.

 

INTERNET, STRUMENTO "CRISTIANO" - Grazie alla new economy, ha detto Soru, attirandosi le simpatie dell’uditorio del Meeting di Comunione e Liberazione, "la ricchezza buona, che significa conoscenza, intelligenza, si può ottenere facilmente e paritariamente". "La rete - ha detto nel corso di un dibattito intitolato "Boom del virtuale o sviluppo del reale" cui hanno preso parte anche Silvio Scaglia di e.biscdella new economy non è virtuale, ma molto reale. Di reale c'è la possibilità di attrarre al lavoro aree prima emarginate. Oltre il 50% di transazioni economiche mondiali (merci, beni, servizi) possono essere fatte via cavo - ha detto - digitalizzate, cioè prodotte a casa propria e trasportate in tempo quasi reale a un costo vicino allo zero". Per Soru la parola d'ordine è lavorare e tutti oggi possono lavorare a casa propria.

LA GARA PER L’UMTS - Quanto alla gara per i telefonini Umts, che entrerà nel vivo tra pochi giorni anche in Italia, il presidente di Tiscali non ha voluto fare previsioni sui prezzi delle licenze. Però ha aggiunto: "Sono fiducioso su una nostra vittoria in Italia. Il partner straniero (Hutchison Whampoa), sulle cui risorse finanziarie contiamo, ha intenzione di andare fino in fondo".


"POCA LIBERTA’ NELLE TELECOMUNICAZIONI" - Si è detto invece contento di essere fuori dalla gara Silvio Scaglia, amministratore delegato di E.biscom, che si è recentemente sottratta alla competizione, per focalizzarsi sul business della banda larga. "L'Umts sarà un grande servizio per il futuro - ha detto - ma le condizioni attualmente vigenti secondo me non consentiranno un adeguato ritorno". "Nel settore delle Tlc c'è ancora poca libertà - ha poi detto Scaglia - Siamo dominati dal monopolio Telecom, che possiede l'unico filo telefonico che entra nelle case della gente. In Italia servono invece delle alternative vere, che possano migliorare complessivamente il servizio". Anche Alberto Contri, consigliere di amministrazione della Rai si dice più che convinto della validità "della joint venture che la Rai porta avanti con e.Biscom nello sviluppo della banda larga: ci sono delle potenzialità enormi, in quanto si possono infilare una quantità di segnali che possono portare il telestudio e il telelavoro, che saranno a pagamento, mentre altre cose saranno gratuite"..


 

Rimanendo in campo giornalistico, merita l'antologizzazione questo pezzo a ricordo di Livio Zanetti, ripreso dall'Espresso.

Paolo Mieli (L'Espresso on line 18.8.2000)

 

Un indimenticabile maestro

 

L'ho conosciuto nel settembre del 1967, proprio il giorno in cui entrai all'"Espresso". Lui aveva 43 anni, io 18. Zanetti era caporedattore. Io ero l'ultimo della leva di ragazzi assunti alla fine degli anni Sessanta, probabilmente per ringiovanire il giornale: Serena Rossetti, Mario Scialoja, Giampaolo Bultrini, Giuseppe Catalano, tutti alloggiati nella stanza dov'era Livio o nelle altre due a fianco della sua. È stato il nostro maestro. Un indimenticabile maestro. Mi insegnò a nuotare gettandomi in acqua: dopo aver fatto due chiacchiere, alla fine di quel settembre mi affidò la cura di un numero speciale de "L'Espresso Colore" (il supplemento tabloid che da poco affiancava "L'Espresso" vero e proprio, allora in "formato lenzuolo") dedicato ai cinquant'anni della Rivoluzione d'Ottobre. Restai senza fiato. Mi fece lavorare a fianco di uno storico della sinistra eretica, Luigi Cortesi. Mi spiegò quanto fosse importante entrare nel giornalismo per la porta della cultura. La storia, la sinistra extraparlamentare, il giornalismo culturale: in meno di un mese mi aprì gli occhi su quel che mi interessava davvero. Avevo 18 anni. Altri 18 li avrei trascorsi al fianco di Livio. Metà della mia vita giovanile. La metà che in assoluto ha contato di più.

 


Sommari degli ultimi numeri:

N. 45. Sagra musicale malatestiana * N. 44.Santacroce, e delizia, una scrittrice scandalosa.*

N. 43.San Marino,la verginità perpetua. N. 42.Santarcangelo, 30 anni di teatro. *n. 41. Anfiteatro,auto-abuso comunale.


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