Riministoria© Antonio Montanari

Fame e rivolte nel 1797

Documenti inediti della Municipalità di Rimini

9. La repressione militare

 

Il 26 marzo "i Forusciti stanzionati in Santarcangelo" sono attaccati e dispersi dalle "brave truppe" francesi guidate dall’"intrepido generale Chambarlhac". Si chiude così la partita iniziata il 23. La lettera che la nostra Municipalità, presieduta da Nicola Martinelli, invia alla Giunta di Difesa della Cispadana, dopo gli elogi contiene un velenoso giudizio: fu soltanto "l’affare di mezz’ora" quell’attacco ad un’"orda di banditi", la cui azione, "ultimo sforzo della Romana debolezza", "non merita l’onore della nostra paura" [AP 503]. La Giunta di Difesa reagisce duramente, ed accusa Martinelli di essere sempre stato uno sfrontato doppiogiochista. Martinelli in realtà è stato sempre un sottile mediatore. Non per nulla, alla sua scomparsa nel 1805 a 63 anni, egli si meriterà questo elogio da parte del cronista Nicola Giangi: "È morto il conte Nicola Martinelli, l’uomo più bravo in politica che avevamo". Zanotti lo definisce non soltanto un rivoluzionario "soverchiamente politico, mondano, e generalmente malveduto", ma anche "abilissimo e di fina politica".

La lettera di Martinelli, indirizzata a nome della nostra Muncipalità alla Giunta di Difesa della Cispadana, ha un antefatto: la comunicazione che la stessa Giunta ha inviato da Cesena il 27 marzo sulla repressione degli insorti, attuata "dalle valore truppe francesi": "Alcune orde di malviventi infestavano in queste vicinanze le pubbliche strade, svaligiavano i passeggeri, entravano nelle terre e ne’ castelli, imponevano violentemente le più gravose contribuzioni a quei tranquilli ed onesti abitatori, e minacciavano furiosi perfino le stesse vostre città. […] La generosa Nazion Francese ha vendicato tutti questi torti fatti all’umanità, ed al pubblico diritto". Scriveva Martinelli in conclusione della sua risposta alla stessa Giunta: "Venite dunque qua senza temere, poicché la strada fino a noi è già fin da jeri riaperta ai Passeggieri. A conforto vostro non meno, che di tutti quelli, che si fossero lasciati soverchiamente spaventare, vi partecipiamo che lo stesso Generale Sahuguet è partito questa mattina con una grossa colonna per assicurare da quella parte non meno le strade che la campagna. I Forusciti si sono gettati verso la Cattolica, ma si prendono tutte le misure per ripurgarli anco da quella parte". Nelle pagine di Nicola Giangi, l’episodio di Santarcangelo è narrato con poche parole: i ribelli sono stati sbaragliati dai soldati francesi proveniente da Cesena, che "hanno dato un piccolo Sacco, e amazati più del Paese che contrabandieri".

La Municipalità di Santarcangelo ringrazia quella di Rimini per aver interposto buoni uffici "presso i Comandanti Francesi per la salvezza" di quel paese: "L’umanità, la fratellanza, e la giustizia esiggevano da noi questo impegno", risponde Rimini [AP 503, 28.3.1797]. In nome di questi ideali a Rimini viene fucilato uno degli "insorti" di Cesenatico che il giorno 23 hanno tentato l’assalto ad un convoglio francese: va meglio ad un altro suo compagno d’avventura, un sacerdote, che riesce a fuggire e a rifugiarsi a Ravenna, dove l’Arcivescovo è riuscito a risparmiargli la pena capitale, con grande tripudio dell’Amministrazione Centrale.

Rimini, dopo l’episodio di Santarcangelo definito "affare di mezz’ora", il 29 marzo pubblica un bando in cui si avvisa che "molti di quelli trà quelli della Campagna, e Monti che hanno prese le Armi sotto il titolo di battersi coi Francesi, e per mettere in allarme i Popoli si fanno lecito di trasmettersi in questa città disarmati ad oggetto di espiare, e di acquistare Aderenti alle loro male intenzioni" [SZ, ms. 1195, n. 69]. Si promettono sei scudi per le delazioni con "certa prova". Intanto, l’Amministrazione Centrale [SZ, ms. 1195, n. 35, 27.3.1797] espelle tutti i "forestieri che non contano il domicilio da cinque anni": hanno quindici giorni di tempo per andarsene. Sono esclusi gli "introduttori, o coltivatori di scienze, ed arti utili", e quanti "abbiano causa legittima per rimanervi". Chi entrerà in Emilia "senza necessaria causa", potrà dimorarvi d’ora in poi soltanto per tre giorni. L’Amministrazione Centrale, per altra vicenda accaduta a San Leo ("indennizzamento dell’equipaggio, che hanno perduto i due Ufficiali", come da certificato di Sahuguet), ammonisce la Municipalità riminese: "È di troppa importanza il tener contento questa gente [i francesi], che deve battersi con degli assassini" [AP 901, 1.4.1797]. 

 

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