Riministoria© Antonio Montanari

Antonio Bianchi

2. Dalla Geologia alla Teologia

 

Bianchi, partito (secondo quanto si legge in L. Tonini) dalla collezione delle "scritte Lapidi riminesi" che "conduceva di per sé alla compilazione della patria storia", anziché "ravvolgersi in lunghi ragionamenti sulla origine di questa città pressocché impossibile in oggi con istorica certezza a rintracciarsi, premise invece a foggia d'introduzione alcune brevissime ma dotte osservazioni geologiche […], mostrando con ciò quanto avanti fosse nelle cognizioni fisiche, di quanta erudizione, e quanto criterio fornito" (Tonini Bianchi, pp. 5-6).

Tonini si riferisce alla parte introduttiva (pp. 1-6) del ms. 628, ove Bianchi, minimizzando il valore delle proprie ricerche, annota: "Non sapendo […] da quale epoca cominciare la nostra storia, dirò frattanto qualche cosa relativa ai fossili che trovansi nel nostro territorio, e ciò servirà come preparazione che chi legge potrà saltare a suo piacere" (p. 2).

In tale "prefazione", che abbiamo posto come parte introduttiva di questo volume intitolandola "Il nostro antico territorio", Bianchi inserisce richiami alle sue letture di Geologia (26), tra le quali c'è un volume scritto dal padre camaldolese Albertino Bellenghi ed intitolato Ricerche sulla Geologia. (27)

Bianchi (ms. 628, p. 4) definisce "stravagante" la pretesa che Bellenghi ha "di provare, […] coll'appoggio delle sacre carte, che il mondo sia stato abitato da altre generazioni prima di quella di Adamo", e che "altre nuove creazioni e generazioni" siano possibili nel futuro, secondo una ciclicità che ogni volta farebbe ritornare l'universo "in confusione", cioè ad uno stato simile al caos iniziale. Bianchi commenta: questa "è opinione antichissima conservataci da Eraclito […] e da altri", ed "accennata anche da Dante in quel verso "Più volte il mondo in caos converso" (Inf. cant. xii. v. 43)".

Pure nel ms. 637 (c. 45v) incontriamo la citazione dantesca, con questa aggiunta: "dalla scuola di Eraclito in Diogene Laerzio lib. ix". Nel relativo passo delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio (ix,i,8) si legge: "Il cosmo si genera dal fuoco e di nuovo si risolve in fuoco, periodicamente; questo processo, che sempre si ripete con costante alternanza nel corso perenne del tempo, accade secondo una fatale necessità". (28)

Bianchi vede proiettata la "costante alternanza" di Eraclito anche nel verso ricordato dell'Inferno, dove il concetto di ciclicità è invece ripreso dalla dottrina di Empedocle che Dante conosceva attraverso il ricordo fattone criticamente da Aristotele nella Metafisica. (29) Secondo Empedocle, il mondo è un alterno processo di unioni e disunioni: Discordia dà vita agli esseri individuali, mentre Amore riunisce il tutto in un sol ordine (30), che Dante chiama "caos".

La citazione dantesca in Bianchi non è completa: tralascia infatti parte del v. 42, dove si legge il diretto richiamo ad Empedocle ("amor, per lo qual è chi creda"), che spiega il discorso svolto nel v. 43 ("più volte il mondo in caos converso").

Questo gioco ad incastro di citazioni, grazie al quale Bianchi risale dalla Geologia alle più antiche dottrine filosofiche, rivela oltre ad un bagaglio erudito che rispecchia umori della cultura tradizionale, pure un'attenzione del tutto nuova verso la Scienza, anche se lui dichiara, con la consueta modestia, essere la Geologia materia "che non conosce" (ms. 628, p. 2).

L'interesse verso la Geologia applicata al discorso storico, fa di Bianchi un isolato innovatore ed un precursore degli studi storici moderni. Questa parte del suo lavoro, contenente prospettive di assoluta originalità, non viene ripresa da Luigi Tonini (31) che era il più idoneo, non certo per atteggiamento intellettuale, ma per il suo ruolo culturale, a seguirne le tracce e a svilupparne gli argomenti. (32)

 

 

Il modo di ‘leggere’ la natura è in Bianchi fortemente condizionato dalle preoccupazioni di carattere religioso. Egli non vuole allontanarsi dal discorso biblico sulla creazione del mondo, e cerca di conciliare i risultati della ricerca scientifica con il racconto del Genesi, come si può verificare nel mentovato capitolo di "prefazione", intitolato "Il nostro antico territorio".

A tal proposito appare significativa la ripresa (nel ms. 637, c. 48), da un testo del 1836 (Memorial Catholique, viii, p. 43), di questo passaggio: "La science a encore été chargée par la Providence de resoudre ce problème", quello cioè dell'interpretazione della parola "giorno", che può essere considerata sinonimo di "epoca" tra successivi momenti della creazione. Dallo stesso testo Bianchi ricava anche un'altra citazione (ms. 637, c. 50): "dans la Genèse, le soir n'exprime que le désordre existant avant une création; le matin n'exprime que l'ordre qui y succède, et le jour est la création achevée ou bien l'epoque où elle a eu lieu" (Memorial Catholique, viii, p. 29). (33)

Forse la traccia più indicativa per comprendere il travaglio spirituale che sta dietro lo studio di Bianchi, è in un'altra serie di fogli del ms. 637, dove sono elencati alcuni passi della Città di Dio di Sant'Agostino. Dal libro xi, 6 è tolta la frase: "Qui dies [Creationis Mundi] cuiusmodi sint, aut perdifficile nobis, aut etiam impossibile est cogitare, quanto magis dicere" (c. 52r). Frase che è ripetuta (c. 54v) con l'aggiunta di un breve passo da xx, 1 ("Sed scripturarum more sacrarum diem poni solere pro tempore"), in cui l'interpretazione biblica e quella scientifica moderna sembrano conciliarsi. (34)

È utile infine riportare il commento di Bianchi, ad un articolo apparso nel 1827 sull'Antologia di Firenze ed estratto da Quarterly Review (ms. 637, cc. 43-44), definito favorevole alla teoria di diversi e successivi "finimondi" (ib., c. 45r): "A me sembra più piana l'opinione di quelli i quali, anch'essi senza contraddire alle sacre pagine e servendosi anzi delle med[esime], suppongono, che i giorni della Creazione si possono prendere per spazj di tempo indeterminato, e che certe rivoluzioni accadute al nostro globo siano avvenute dopo che eranvi piante ed animali, e prima della creazione dell'uomo, ma non mai che la terra sia caduta in un spaventoso Caos, non escludendo già il Diluvio Noetico, ed altri principali sconvolgimenti" (ib., c. 45v).

Nella ricordata "prefazione" al ms. 628, la conclusione (p. 6) è una riconferma dell'atteggiamento d'incontro tra scienza e fede fin qui segnalato: "È certo che con lo studio della geologia, e delle antichità primitive possono acquistarsi grandi e belle cognizioni; che queste non saranno mai contrarie all'essenza delle sacre carte, che anzi contribuiranno a dilucidare passi e fatto storici ivi appena accennati, e non poche volte male intesi; ma è anche certo che non si potranno mai conoscere le primitive cause di tanti sconvolgimenti del nostro globo, potendo questi essere provenuti non da semplici cause naturali, ma ancora dalla volontà di Chi tutto può con un semplice Fiat".

In contrapposizione, viene alla mente l'opera di George Buffon (1707-1788), la Storia naturale, nel cui tomo lxvii leggiamo: "Dopo il risorgimento delle lettere in Europa, molto si è scritto sulla cagione" dei fossili: "Ma i pregiudizj religiosi, o il timore, che ne è la conseguenza, non lasciò partire da una base filosofica, e non si sono che immaginati sistemi più ridicoli gli uni degli altri; la maggior parte fondati sul così detto Diluvio di Noé" (). Non sappiamo se Bianchi conoscesse Buffon. Di certo aveva letto il Voltaire del Dizionario filosofico, un cui passo dalla voce "Inondazione" è riassunto all'inizio del ms. 628. ()

 

 

Il problema dei fossili interessa grandemente Bianchi che, se aveva esaminato Buffon, non poteva però accettarne i presupposti filosofici. Forse il testo che instradò Bianchi verso tale questione, fu il De conchis minus notis di Iano Planco. (37) A quanto pare Bianchi non conosceva un autografo di Giovanni Antonio Battarra del 1780, intitolato Istoria dei Fossili dell'Agro Riminese, che è il resoconto di un viaggio "per le Terre Soglianesi, di S. Gio[vanni] in Galilea ed altri Siti circonvicini per osservare quei Fossili ed impietramenti, ed indicargli i rispettivi nomi, secondo i vari sistemi de' Naturalisti". (38)

A dimostrazione dell'ipotesi che "i fossili esistessero prima della creazione dell'uomo", Bianchi accenna ad "antecedenti rivoluzioni mondiali, avvenute con mezzi più potenti de' semplici diluvj, forse quando l'Onnipotente ludens in orbem terrarum preparabat cælos" (ms. 628, p. 5). Il rinvio è a Proverbi, 8, 31, dove però a trastullarsi nel cerchio della terra non è Dio, come scrive Bianchi, bensì la Sapienza, protagonista di quella pagina biblica. (39)

L'attenzione di Bianchi verso la "storia della Natura" è ben espressa nella parte conclusiva delle osservazioni geologiche (ms. 628, p. 6), dove si mescolano pensieri sui costumi del suo tempo a suggerimenti tecnici: "Auguro alla Patria un giovane ricco ed amante della storia della Natura, il quale invece di perdere il suo tempo in cicisbeare, ed in altre cose delle quali ognuno presto si pente, o almeno resta annojato, potrebbe farsi un onore immortale col visitare ed osservare con diligenza la sola estensione del nostro territorio, e formare una bella collezione, non solo di prodotti marini fossili, ma ancora di diverse altre cose. A tale collezione si potrebbe aggiungere una raccolta delle cose più speziose del nostro mare. Per compimento poi si potrebbe raccogliere tutto ciò che trovasi in genere di antichità, riunendo quelle cose ch'esistono presso diversi particolari, ed acquistando quelle che di continuo trovansi ne' nostri terreni, e così formare un Museo veramente patrio per utile de' studiosi, ed onore della città tutta". (40)

In questi suggerimenti si avverte sia la lezione settecentesca di Planco (che nella propria abitazione in contrada del Vescovado aveva esposto importanti raccolte naturalistiche), sia l'esempio contemporaneo di don Luigi Matteini, da cui Bianchi riceveva notizie sul ritrovamento di fossili nel nostro territorio (41).

 

Vai ai capitoli successivi:

3. Il pensiero storico-politico, tra Machiavelli e Muratori

4. Nel retrobottega dello studioso

5. Appendici

6. Note al testo

7. Nota aggiuntiva

8. Tavola abbreviazioni

9. Lettera di Luigi Nardi

10. Appendici

1. Vita oscura di un bibliotecario gambalunghiano

 

 

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