Riministoria© Antonio Montanari

Le "Notti" di Aurelio Bertòla. Storia inedita dei Canti in onore di Papa Ganganelli

 

Capitolo III

Bertòla e le Efemeridi romane

 

 

 

 

Nel fascicolo XLVIII [26 novembre 1774, pp. 382-384] delle Efemeridi letterarie di Roma, sotto la "data" di Siena (città dove è apparsa la terza edizione), Amaduzzi pubblica una recensione della Notte bertoliana, ricordando il dottor Bianchi, "già Archiatro segreto onorario del defunto Pontefice, che s’avrebbe voluto presente alla cura della sua languente salute".

Di questa recensione Amaduzzi, lo stesso 26 novembre 1774 [FG-LB], scrive a Bianchi senza però mai citare il nome di Bertòla: "la data di Siena, che Ella troverà nell’accluso foglio, le farà ravvisare appunto un atto di mia gratitudine, ed un tributo di vera lode verso di Lei […]. Ella gradisca pertanto questa esile mia dimostrazione di stima, e di doveroso attaccamento, e le sia ciò un argomento del desiderio che ho di fare tutto quel di più, che il tempo, e che le mie forze mi consentiranno di fare anche in appresso, in contestazione del mio obbligo, e a maggior gloria del di lei nome, che sarà pur gloria di nostra Patria" [18]. Segue un ricordo dell’"incomparabile nostro mons. Pasini".

Nella recensione, Amaduzzi definisce "accresciuta, e riformata in più parti" questa terza edizione di Siena [19] che, come si è visto, presenta sette strofe in più rispetto alle due edizioni precedenti. E dichiara che autore di quei versi anonimi è "il P. Don Aurelio Bertola Monaco Olivetano in Monte Oliveto di Siena, ma di nobile famiglia Riminese" [p. 382, II col.].

La recensione non sfugge a Garampi. L’11 gennaio 1775 [FPS, 8.246], Amaduzzi riporta a Bertòla il giudizio di Garampi, così espresso in lettera da Varsavia del 28 dicembre 1774 [FAF]: "Con sommo piacere ho letto nelle nostre Efemeridi lo spiritoso estratto da lei fatto della Notte del nostro P. Bertolli, o Bertola, come a lei piace di nominarlo [20]: e il saggio che ne ho preso, mi ha vieppiù invogliato di poter leggere l’intiera composizione". Garampi in tale lettera prega poi il savignanese di congratularsi con Bertòla e con i suoi superiori "acciò somministrino a codesto bravo talento tutti i comodi, e mezzi necessari per perfezionarsi non solo nella Poesia, ma anche ne’ studi Filosofici, e Teologici propri della sua vocazione, i quali potranno anche renderlo vero Poeta di cose, e non di mere parole" [21].

L’articolo delle Efemeridi, è iniziativa spontanea dell’abate savignanese. Infatti, il sollecito per una recensione, inoltrato da Bertòla il 22 novembre 1774 [22], e che riporteremo tra qualche riga, giunge ad Amaduzzi quando il fascicolo delle Efemeridi del 26 novembre era già stato stampato. Ne abbiamo riprova nella lettera del giorno 29 novembre [23], in cui Bertòla ringrazia Amaduzzi, dopo aver ricevuto quel fascicolo: "Ella ha prevenuti i miei desiderj d’una maniera la più generosa: Ella ha voluto con un’analisi piena di spirito e di eleganza abbellire i miei versi".

Il 22 novembre Bertòla aveva scritto ad Amaduzzi: "Se i Signori Efemeridisti volessero aver la degnazione di dar un cenno sulla prima Notte; e di annunziare al Pubblico la seconda; avrei fondamento da lusingarmi che i loro fogli darebbono un po’ di peso alle mie fatiche; e mi servirebbono dirò così di una splendida apologia. Dico questo lontanissimo da ogni altra ambizione. Se Ella vedesse di poter cooperare alla sollecita soddisfazione dell’onesto mio desiderio, avrebbe campo di esercitare un atto degno veramente delle anime superiori; avvilire in qualche modo una genia invidiosa, calunniatrice, e fatale a tutto il Genere Umano; favorire gli amici della Verità; e sollevare i genj oppressi e nascosti".

Nell’epistola del 29 novembre, Bertòla commenta sulla recensione amaduzziana: "qual più dolce soddisfazione di quella, che ci procura la lode dei conoscitori grandi e disappassionati?"; e ricorda poi che le Efemeridi [24] nel numero del 10 settembre dello stesso 1774, "malmenarono" un suo "libretto, che un amico volle pubblicare in Forlì col titolo: Saggio di Ode italiane", costituito "la più parte" da "paragrafi di alcuni bei pezzi" tradotti dal tedesco quattro anni prima, quando il monaco riminese aveva soltanto diciassette anni [25].

Il Saggio aveva subìto una stroncatura, sia per la dedica iniziale in francese ("l’Autore sa bene assai quel vaghissimo idioma, ma non è nato sulla Senna": è la frase che prelude ad un elenco di incongruenze stilistiche); sia per la forma delle odi stesse: "vi è molto spirito, molta facilità, estro, e franchezza, ma oh Dio, la frase non è purissima, non è sempre morbida, non dilicata né scelta, quale conviensi a tali componimenti che voglion’essere tutti grazia, lindura, soavità, gentilezza e venustà". Infine, le Efemeridi avevano accusato Bertòla di "errori insieme di storia, e d’intelligenza pittorica", per una certa immagine che accostava Vasari a Pussin [26].

Nella lettera del 29 novembre, inoltre Bertòla dà per pubblicata ed esaurita la seconda edizione [di Ferrara] della Notte: "Non ostante la seconda edizione della mia Notte, le copie ne sono state divorate di guisa che io non me ne ritrovo pur una. Ne ho ritirate con fatica tre dalle mani dei Nostri; una delle quali trasmetto al P[ad]re M[aestro] Giorgi; e l’altre due al mio Gentiliss.mo Sig. Ab. Amaduzzi" [27]. Nella stessa missiva, Bertòla ipotizza che "il [tipografo] Bindi voglia farne una terza edizione in Siena", aggiungendo: "forse io gli consegnerò la seconda Notte che ho già terminata, perché l’unisca alla prima". La Seconda Notte apparirà invece, come vedremo, soltanto a partire dalla sesta edizione. È utile leggere anche il passo di altra epistola di Bertòla ad Amaduzzi, del 22 novembre 1774: "Io avevo già dato principio alla Seconda Notte. La prima mi è stata lacerata barbaramente quasi sugli occhi; e ciò con qualche mio rincrescimento. Ho creduto ben fatto risparmiarmi quello che poteva produrmi la seconda".

 

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