Riministoria © Antonio Montanari / Archivio

La famiglia. Usi e costumi della nostra gente.

Capitolo II

L'istruzione, la cultura e l'informazione

1. Ogni persona, attualmente, ha un'istruzione obbligatoria di otto anni di scuola. Molti anni fa, questo problema non si poneva. Infatti, era già molto finire la quinta elementare, chi ci riusciva, e soprattutto chi poteva. Gli altri si accontentavano di arrivare alla terza elementare, e poi dovevano andare a lavorare, se appartenevano a famiglie non benestanti. Logicamente, chi aveva più danaro, poteva continuare negli studi.

Generalmente, erano i genitori ad obbligare i figli a smettere la scuola, o perché dovevano aiutare la madre, nel badare anche i fratelli più piccoli, o perché ad esempio i maschi dovevano lavorare nei campi.

I giovani si rendevano conto che bisognava stare a casa ad aiutare, rinunciando alla scuola, anche se ciò comportava molto dispiacere e sconforto, perché a quei tempi i giovani erano desiderosi di istruzione. Molti genitori, se non la maggior parte, erano analfabeti. Il tempo per andare a scuola non c'era, bisognava soltanto pensare a guadagnarsi da vivere, con la propria fatica.

Di solito, le bambine oltre a badare i piccoli, facevano la tela in casa. I maschi erano addetti ai lavori pesanti.

2. Mia nonna non poté andare a scuola perché quand'era bambina in quelle campagne non c'era la scuola. La maestra arrivò quando mia nonna aveva sedici anni. Così non imparò a leggere e a scrivere, e di ciò si dispiace tuttora.

Per quanto riguarda i suoi figli, non poterono studiare perché dovevano lavorare e portare i soldi in famiglia. Su undici figli, due morirono ancora piccoli.

studiarono fino alla quinta elementare soltanto i quattro maschi che dovevano occuparsi della famiglia.
Uno soltanto proseguì, con grandi sacrifici della famiglia, essendo ammalato e non potendo così lavorare duramente nei campi.

Delle cinque femmine, una studiò, ma perché si fece suora, ed un'altra frequentò le medie senza proseguire.

3. Un'altra storia. Solo in quattro su dodici componenti della famiglia di mia nonna, sapevano scrivere. Sette fratelli dovevano sempre lavorare, e a scuola non venivano mandati. L'ottavo che avrebbe dovuto andarci, non ne aveva voglia e marinava sempre le lezioni.

Di quei sette, quattro erano maschi, ed impararono a leggere e a scrivere soltanto sotto le armi.

Ma che cosa leggevano? I giornali non li comperavano, perché in quelle condizioni economiche bisognava prima pensare ad altre cose, piuttosto che alla spesa per acquistare un quotidiano od una rivista.

A quei tempi c'era la radio, che però avevano soltanto i signori nelle città. Quindi le notizie si avevano dalla gente con cui si parlava, e che a sua volta veniva a saperle dagli altri.

I miei abitavano alla Grotta Rossa. Il babbo comperò il televisore nel 1959: da allora, in casa nostra si riunirono tutti i vicini di casa che arrivavano anche da sei-sette chilometri di distanza. Con la tv, incominciarono ad avere le notizie dal mondo, tutti i giorni.

Prosegue al cap. 3.

All'indice del sito * Posta * Libri * Saggi * il Rimino * Tam Tama * Riminilibri * Novità * Motori * Guida * Recensioni da Internet * Altre recensioni * Schede librarie * Memorie * Webcamera * Ultime notizie *

Storia dell'Accademia dei Filopatridi, notizie sull'Accademia. Centro amaduzziano. Archivio Amaduzzi.

© riministoria - il rimino - riminilibri - antonio montanari nozzoli - rimini

0488codicemonari0107