Riministoria

Antonio Montanari, Scienza e Carità

8.

Augusto Murri e Rimini

 

 

La figura di Augusto Murri, sia per l’influenza esercitata sulla formazione scientifica di Antonio Del Piano, sia per il ruolo svolto nella storia del turismo riminese, merita una breve illustrazione, anche nel segno di quella riconoscenza che dovremmo dimostrare, a livello cittadino, nei suoi riguardi.

Nato a Fermo nel 1841 e laureatosi a Camerino nel ’65, Murri è prima borsista a Parigi e a Berlino; poi, fatto il tirocinio come medico condotto, diventa assistente universitario a Roma nel ’70. Cinque anni dopo, è comandato a Bologna quale professore straordinario di clinica medica. [1]

In uno scritto apparso nel ’91, Murri riassume il significato della sua professione: "Medico vero non può essere chi non sente imperioso nel cuore l’amore per gli uomini; e quando uno di noi con questo sentimento nell’animo è condannato per tutta la vita a contemplare impotente di quante calamità gli ordinamenti sociali e politici son fecondi per tanti sventurati, egli diventa nemico di questo che pomposamente si suole chiamare ordine. Col comodo pretesto del fato o della natura umana, altri si rassegni pure a mirare, spettatore egoista, tanto dolore, tanto sconcio della propria specie; ma il medico, fidando nelle evoluzioni benefiche, chiede rimedi morali, invoca giustizia sociale, anela ad un ordine meno mendace. Chi più di lui è persuaso delle strettissime relazioni che corrono tra lo stato economico ed igienico, tra le condizioni fisiche e morali dell’uomo? Chi meglio di lui comprende come il germe degli alti e nobili sentimenti debba rimanere assiderato dove non spira che il gelido soffio della miseria? Per questo noi ci schieriamo tra coloro che combattono più ardentemente per un ordine nuovo". [2]

Il motto programmatico di Murri era: "non la scienza per la scienza, ma la scienza tutta per l’umanità". L’impegno del medico, secondo lui, doveva essere rivolto al paziente ed alla società della quale entrambi (medico e paziente) sono parte integrante.

È stato detto che "la Scuola di Murri non si insediò nelle cattedre, non vestì robboni ed ermellini, ma si propagò nelle più remote condotte di campagna, in quelle delle città, negli spedali civili e in quelli psichiatrici; continuò la sua tradizione di onestà professionale negli Ordini dei Medici".

Questo succinto profilo del magistero scientifico e morale di Augusto Murri aiuta anche a comprendere l’impegno umanitario profuso da Antonio Del Piano nell’attività quotidiana dell’Aiuto Materno. Ed illumina di una luce particolare alcune affermazioni di Del Piano che leggiamo in una pagina a proposito della legge del 1925 sulla protezione della maternità e dell’infanzia. In lui furono forse più forti i richiami all’insegnamento di Murri che alle linee politiche del regime fascista, quando osservava che tale legge consentiva di realizzare "quella assistenza integrale, igienica, economica, educativa e colturale che consente di valorizzare meglio la vita, senza pregiudizi di origine e senza privilegi di casta, promuovendo fino al più utile rendimento tutte le energie fisiche intellettuali e morali onde è costituita la personalità umana". [3]

La nuova cultura affacciatasi in Italia nel finire dell’Ottocento e testimoniata dall’insegnamento di Murri, si proietta anche su Del Piano. Nel suo articolo dell’Ausa dedicato alle Opere dell’assistenza sociale (8 febbraio 1908), egli ad esempio richiama un pensiero del filosofo inglese Herbert Spencer, tratto da L’educazione (1861): "Sarebbe tempo che i nostri bambini usufruissero una parte dei benefici che derivarono ai nostri armenti ed ai nostri buoi dalle scoperte scientifiche moderne". [4] Spencer era uno degli autori che sembravano offrire "il nuovo verbo della scienza" positiva, e che venivano letti "con avidità" da molti giovani studenti di medicina di inizio secolo. [5]

 

 

[1] Le notizie su Murri e le citazioni (di scritti suoi oppure su di lui) che riportiamo di seguito, sono tolti da G. Cosmacini, op. cit., p. 101-105. Sul rapporto tra Rimini e Murri, restano tuttora fondamentale le osservazioni di L. Silvestrini, op. cit., p. 280: "Augusto Murri, con la sua indiscussa autorità intratteneva Medici e pubblico sugli effetti salutari delle cure marine, anticipando tante verità oggi universalmente riconosciute". Murri era considerato il "principe dei clinici italiani".

[2] La pagina di Murri è in un opuscolo di Scritti politici e sociali, pubblicato dagli studenti dell’Associazione radicale universitaria.

[3] Cfr. A. Del Piano, L’Opera dell’Aiuto Materno in Rimini dal 1910 al 1926, cit, pp. 16-17. Questo concetto ritorna in un passo del discorso pronunciato da Del Piano nel 1929, in un (diverso) contesto di esaltazione politica del regime, quando venne nominato presidente della Federazione provinciale maternità e infanzia: "[…] noi dobbiamo essere gli esecutori della legge fascistissima, di quella legge che la mente chiara ed equilibrata di un uomo pieno di bontà, Luigi Federzoni, ha dettato, ma che il Duce ha ispirato e voluto a base della rigenerazione fisica, intellettuale e morale della Nazione traducendo finalmente in pratica attualità, con l’intuito mirabile della sua mente sintetica, tutti i postulati scientifico-sociali che per più di un cinquantennio si sono trascinati nella sterile continuità di voti platonici per tutti i congressi Nazionali ed Internazionali di Pediatria […]" (cfr. Il Popolo di Romagna, 17 marzo 1929).

[4] Spencer (1820-1903) aveva elaborato una particolare teoria filosofica dell’evoluzionismo, che non escludeva la conciliazione con la religione, e che nelle sue conclusioni arrivava però a posizioni diverse da quelle di Murri e di Del Piano: "l’assistenza dei bisognosi da parte dello Stato è per Spencer un rimedio peggiore del male", perché la gente "priva dei mezzi di sostentamento" era messa in grado "di mantenersi a spese dei più abili ed attivi" (cfr. De Ruggiero-Canfora, Breve storia della filosofia, III, Laterza, Bari 1965, p. 295, nota 28).

[5] L’osservazione su Spencer appartiene ad Edoardo Gemelli, il futuro padre Agostino, fondatore nel 1921 (con Ludovico Necchi) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e si legge in G. Cosmacini, op. cit., p. 114. Gemelli era più giovane di otto anni, rispetto a Del Piano, essendo nato nel 1878. Formatosi in ambito positivistico, dopo la conversione si fece frate minore francescano: alla Cattolica creò un modernissimo Istituto di Psicologia ed una rivista, Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria. Si interessò in modo particolare alle ricerche sulla percezione, sul linguaggio, sulla personalità, ed alle applicazioni della psicologia nell’orientamento professionale. È scomparso nel ’59. Al suo nome è stata intitolata la facoltà di Medicina creata a Roma dalla stessa Università Cattolica.

 

 

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