Riministoria

Antonio Montanari, Scienza e Carità

5.

Il soccorso della Scienza: Antonio Del Piano, medico

 

 

Antonio Del Piano (1870-1954) dopo aver frequentato gli studi classici presso i Padri Somaschi a Spello, si è prima laureato alla facoltà di Medicina di Bologna, ove è stato allievo di Augusto Murri [1], e poi si è specializzato in Clinica pediatrica a Parigi. Nel 1902 vince il concorso bandito dalla Cooperativa Farmaceutica di Milano con un lavoro intitolato Sull’igiene della prima infanzia, che assieme ad altre opere ne fa un antesignano della Pediatria moderna. Nel 1915 tiene all Università di Roma una serie di lezioni su "Patologia infantile e terapia marittima". [2] Scriverà, come vedremo più avanti, anche di talassoterapia. Durante la guerra 1915-18 sarà capitano medico in un ospedale militare, e dal 1923 al ’26 svolgerà la funzione di Sindaco della città di Rimini. [3]

La formazione universitaria di Del Piano è avvenuta proprio negli anni in cui la Pediatria si stava rendendo autonoma dalla ostetricia e ginecologia: "Era il tempo in cui accanto al "dottore delle donne" veniva affermandosi come figura professionale indipendente il "dottore dei bambini". Le vittorie della batteriologia, dell’immunologia nascente e dell’igiene, trionfando sulla mortalità infantile, conferivano a questa nuova figura potere e prestigio. La vaccinazione, il siero antidifterico, le pratiche di puericoltura erano risorse curative preziose tanto quanto la capacità acquisita di fare diagnosi precoci e precise, come quella di svelare, con il microscopio e i raggi X, una tubercolosi infantile all’esordio". [4]

Sin dai suoi primi studi, in Del Piano si nota una mentalità legata alla nuova Medicina ed attestata dalla metodologia di analisi dei risultati conseguiti, che egli applica nei suoi scritti. C’è poi in lui una passione di divulgatore della prevenzione sanitaria, che dimostra ed applica in continuazione. Dopo la pubblicazione nel 1901 dell’"opuscoletto" intitolato Pro Infanzia, tiene a Rimini varie conferenze che hanno per oggetto l’assistenza infantile.

Ce ne fornisce cronache interessanti L’Ausa. Il 4 marzo 1903 in una prima conversazione all’Università popolare, Del Piano tratta di questi argomenti: l’importanza e gli effetti dell’igiene in generale e specialmente dell’igiene infantile che "deve cominciare prima della procreazione"; la protezione dell’infanzia durante la gestazione; e l’igiene del neonato soprattutto in rapporto all’allattamento materno. Nella stessa sede, in un’altra occasione, Del Piano riferisce del valore dell’allattamento materno e dei problemi legati all’igiene dell’alimentazione.

Nella prima conferenza Del Piano ha trattato pure delle "leggi universali della ereditarietà" e delle "cause che inducono degenerazione nel germe e nella razza", esponendo "i rimedi" relativi e facendo notare "l’importanza della selezione dei procreatori o del contratto di salute nel matrimonio": "Bisogna", sostiene, "che il principio morale della selezione nel matrimonio, e dico morale perché rispetta e favorisce il diritto alla vita, entri nella coscienza del popolo e nella convinzione generale". [5]

Per comprendere meglio l’accenno alla "selezione nel matrimonio", ci aiuta un altro passo della cronaca dell’Ausa, in cui si legge che Del Piano ha detto che "il diritto alla vita non deve essere un privilegio dei forti", e che la dottrina "di Darwin sulla lotta per l’esistenza non è in opposizione con le dottrine umanitarie perché ogni specie deve servirsi dei mezzi che gli vengono dal suo grado di evoluzione e perché l’uomo ha la facoltà di aumentare la produzione in rapporto ai propri bisogni". L’uomo dovrebbe avere, a differenza di tutti gli altri esseri, "la tendenza ad affermarsi nella vita razionalmente e onestamente", ha detto testualmente Del Piano, "col lavoro e con l’intelligenza; e non brutalmente con la forza o bassamente con l’intrigo".

In conclusione del suo discorso, Del Piano poi "ha combattuto" le dottrine dei "filosofi aristocratici individualisti germanici", di cui è caposcuola Friedrich Nietzsche (1844-1900), autore allora in voga in Italia, grazie anche alle affrettate letture di D’Annunzio che travasò il mito del superuomo niciano in pagine a larga diffusione come Le vergini delle rocce (1895). Questi filosofi, dichiara Del Piano, "sostengono il principio immorale del diritto della forza", a cui egli contrappone le dottrine umanitarie "del più glorioso degli uomini viventi", Leone Tolstoi.

Un altro passaggio importante di questo discorso di Del Piano, è nel richiamo alla necessità di una legislazione sociale a tutela delle lavoratrici madri, con il divieto al lavoro "per un tempo più o meno lungo a seconda del lavoro cui attendono".

Un nuovo argomento viene affrontato da Del Piano nel 1905, con La rigenerazione fisica nelle scuole: l’"evoluzione collettiva degli esseri" viene proiettata "come in una sintesi rapida, nell’evoluzione che l’individuo compie nei nove mesi della sua vita fetale". Basandosi su ricerche americane ed inglesi, Del Piano sostiene che non soltanto all’età "ma al grado maggiore di sviluppo fisico corrisponde un grado maggiore di sviluppo intellettuale nei fanciulli".

Questa la regola, egli scrive, aggiungendo: "Vi furono, è vero, cervelli prodigiosi anche in soggetti fiacchi e malati: si cita sempre il Leopardi, ma fu un’eccezione", oltre tutto "nefasta" al pari "dei prodotti di simili intelligenze", che provocano "depressione sulla razza umana". "Chi di noi abbia letto il Leopardi, non è stato un po’ vittima del Leopardismo?", si chiede Del Piano, definendo l’interesse verso le opere del poeta di Recanati una "triste infermità che trasmessa per contagio ai giovani del nostro tempo ne crea dei pessimisti precoci, degli sfiduciati nell’avvenire, degli scoraggiati nella lotta sognanti l’ideale oscuro della negazione dell’essere tosto che abbiano aperto gli occhi alla realtà della vita". [6]

Nel 1908 Del Piano, a proposito di assistenza infantile, denuncia la disattenzione italiana verso i "problemi dell’igiene sociale" e nei confronti della necessità di superare le "vecchie forme della pubblica e privata beneficenza". [7] Non ci si vuol render conto, dice Del Piano "che ogni bambino che si ammala o muore rappresenta una perdita di capitale […]; e che ogni bambino nel quale la malattia abbia indotto un’infermità permanente è un elemento produttivo di meno e un parassita di più che la società con ingente sacrificio, deve provvedere di tutto il necessario alla vita".

Ogni anno muoiono in Italia 210 mila bambini dalla nascita ad un anno, 155 mila da uno a cinque anni, 30 mila da cinque a dieci anni. Se, aggiunge Del Piano, dalla nascita a dieci anni è di 350 mila il numero dei morti, quello della malattie è di oltre tre milioni, equivalente a quasi 66 milioni di giorni di malattia (con una media di venti giorni per ogni singola malattia).

Il costo sociale delle morti e delle malattie infantili è calcolato in 170 milioni annui: "Evidentemente il danno è maggiore in quanto a conti non fatti, possa apparire; ma quando si scende alla quistione pratica di opporsi cioè in modo utile a questa ecatombe di vite, che si risolve in un vero disastro per l’economia sociale e per la forza espansiva di una nazione giovane come la nostra, gli enti pubblici e privati, che, in Italia specialmente, non conoscono o mostrano di non apprezzare altre risorse all’infuori dell’Ospedale contro le malattie e contro alla morte, si arrestano spaventati e si trincerano ancora dietro i vecchi regolamenti che escludono dall’assistenza ospedaliera il fanciullo fino al 5°-6° ed anche 7° anno, dichiarando assolutamente impossibile fronteggiare gli oneri della spedalità infantile".

Ciò avviene mentre la Medicina moderna "tende sempre più ad affermarsi nel campo profilattico come medicina sociale". Il problema principale dell’infanzia è l’alimentazione. In Francia esiste per legge una sorveglianza medica sui lattanti, che ha una funzione preventiva, svolta pure da analoghe istituzioni nate su quel modello in "tutto il mondo civile". E qui Del Piano cita le esperienze di Torino, Firenze e di altre città, dove si è constatato che, con il sistema delle consultazioni o del dispensario, si è ridotta la mortalità e sono diminuite le spese per le terapie.

Passando alla realtà riminese, Del Piano comunica che, secondo le statistiche del nostro stato civile, muoiono ogni anno nel Comune circa 600 bambini, fra zero e dieci anni con una perdita sociale quantificabile in 158 mila lire. Ipotizzando, secondo un normale rapporto statistico che ai 600 morti corrispondano 500 malattie annue, se ne può calcolare la perdita sociale in altre 100 mila lire. Il totale è di 257 mila lire "che gravano ogni anno passivamente nell’economia sociale del Comune di Rimini", mentre con meno di duemila lire si curerebbero ogni anno un migliaio di bambini: il calcolo non è teorico, ma fatto in base alle spese sostenute da due dispensari romani che operano nel campo dell’assistenza infantile. [8]

Sull’argomento Del Piano ritorna in un articolo preparato appositamente per L’Ausa, in cui ricorda come il legislatore francese, nel predisporre oggi i dispensari per i fanciulli, si sia ispirato alle infermerie pubbliche del tempo di Augusto; e sottolinea che in Italia, poteri pubblici ed enti di assistenza pubblica o privata, "sono rimasti finora completamente estranei ed impenetrabili al grande movimento scientifico" dell’ultimo mezzo secolo, relativamente al problema infantile. [9]

Del Piano, ora come in passato, critica il baliatico che considera, in base a dati statistici, una delle cause dell’alta mortalità infantile, assieme ai disordini alimentari e all’allattamento artificiale. [10] Per una nuova assistenza ai fanciulli, Del Piano delinea questo programma: "1. favorire con ogni mezzo possibile l’allattamento materno; 2. guidare ed istruire le madri o le nutrici nell’adempimento del loro fondamentale dovere; 3. attenuare gli inconvenienti dell’allattamento artificiale (quando per necessità vi si debba ricorrere) con somministrazione di latte sterilizzato ed un’igiene razionale dell’alimentazione". Poi Del Piano ritorna sul tema della profilassi, da realizzare in un consultorio-dispensario come in effetti sarà l’Aiuto Materno, facendo accedere i bambini malati in giorni diversi da quelli in cui si tengono le visite per i lattanti sani. [11]

Per realizzare questo programma, sarebbe occorso un locale che Del Piano sperava di ottenere dal Comune. Fu invece suor Isabella Soleri ad aprire nel 1910 le porte del suo palazzo ai bambini dell’Aiuto Materno, in quell’incontro fra "scienza e carità" (per usare l’espressione dell’Ausa), che doveva preludere ad un nuovo concetto di assistenza sociale. Soltanto allora Del Piano poté concretare le idee espresse nei suoi scritti, cominciando a raccogliere i frutti nei quali aveva sperato.

In dieci anni di attività dell’Aiuto Materno, come dimostra il confronto fra i dati del 1911 e quelli del 1920, la mortalità dei bambini assistiti ebbe una notevole diminuzione. Diciotto erano stati i decessi registrati nel corso del 1911, su 128 bambini assistiti. Nel 1920, furono soltanto tredici, su 238 assistiti. Si scese cioè dal 14 al 5,4%. [12]

 

 

 

[1] Su Augusto Murri rimandiamo al nostro cap. 8, Augusto Murri e Rimini.

[2] "L’egregio Prof. Antonio Del Piano mercoledì scorso ha iniziato a l’Università di Roma le sue lezioni di Patologia infantile e terapia marittima annesse al corso di perfezionamento per medici e studenti, trattando in una sintesi piena ed elegante la Patologia delle malattie dell’infanzia. I Giornali di Roma sono stati unanimi nel tessere amplissime lodi al valoroso concittadino Prof. Del Piano per la dotta lezione detta in forma smagliante": cfr. Corriere Riminese del 3 febbraio 1915.

[3] Cfr. N. Matteini, op. cit., II, p. 927; G. Gattei, Bagni e guerra (1914-1944), nel vol. II della "Storia di Rimini dal 1800 ai giorni nostri", Ghigi, Rimini, 1977, p. 107 e p. 109; e L’Ausa, anno VII, n. 22, 31/5/1902. In BGR si conserva la quarta edizione riveduta ed aumentata de L’allevamento umano, Igiene della prima infanzia, Cooperativa Farmaceutica, Milano, senza data: è il lavoro vincitore del concorso del 1902.

[4] Cfr. G. Cosmacini, op. cit., p. 127.

[5] Di questa prima conferenza esistono "appunti stenografati" intitolati La Protezione e l’Igiene nell’Infanzia, editi a Rimini nello stesso anno da Pozzi e Tagliati succ. Renzetti [BGR, 13. MISC. CCL. 40], dai quali riprendiamo le citazioni testuali. Per la prima conferenza, cfr. L’Ausa, anno VIII, n. 9, 7 marzo 1903. Per la seconda, L’Ausa, anno VIII, n. 13, 4 aprile 1903.

[6] Cfr. A. Del Piano, La rigenerazione fisica nelle scuole, Capelli già Malvolti, Rimini 1905, pp. 13-16 [BGR, 13. MISC. LVI. 67].

[7] Questo tema è stato affrontato anche sulla Nuova Antologia che, nel numero del 16 agosto 1907, ha pubblicato un articolo di Francesco Ciccotti, intitolato La trasformazione della filantropia, Dalla carità privata all’assistenza sociale.

[8] Cfr. L’Ausa, anno XIII, n. 4, 25 gennaio 1908: è il testo di una conferenza di Del Piano, riprodotto dall’Unione Riminese, dal titolo: L’assistenza infantile nei suoi rapporti con l’economia sociale.

[9] L’articolo intitolato Le opere dell’assistenza infantile, è apparso sul n. 6, anno XIII, dell’8 febbraio 1908.

[10] Contro l’allattamento mercenario, Del Piano si è già espresso nel 1903; cfr. la cit. conferenza La Protezione e l’Igiene nell’Infanzia, p. 3: su "44 bambini dati a balia in campagna", 41 sono morti senza raggiungere i venti mesi di vita. Per "una più efficace tutela della prima infanzia resa più necessaria dall’alta mortalità che essa ci presenta", il 4 agosto 1918 viene emanato un decreto luogotenenziale sulla "tutela igienica del baliatico", cui segue l’ordinanza ministeriale applicativa del gennaio 1919: cfr. la circolare del sottoprefetto Solmi inviata ai sindaci del circondario riminese il 17 aprile 1919 [AAM]. In seguito a tale circolare, Del Piano il 27 aprile 1919 [AAM] scrive al presidente dell’Aiuto Materno perché si attivi al fine di ottenere per il servizio di baliatico, svolto fino ad allora dall’Aiuto Materno "senza compensi", "gli speciali sussidi o premi" previsti dal decreto del 4 agosto 1918. (Sui controlli relativi al baliatico, come esempio, cfr. questo passo in Rimini, Bollettino mensile di Statistica, Riassunto anno 1938-XVI e relazioni varie, p. XXI: "Sono state praticate, per il rilascio della autorizzazione ad esercitare il baliatico mercenario, N° 21 visite; furono rilasciate N° 19 autorizzazioni. A seconda del caso, furono eseguite ricerche di accertamento diagnostico (tubercolosi e sifilide), e sul latte stesso".

[11] Del Piano non parla di consultorio, ma di "consultazione".

[12] Analogo risultato, circa la diminuzione dei decessi, sarà rilevato nel 1921 per gli infanti illegittimi: cfr. il nostro cap. 6, Gli "esposti" all’Aiuto Materno (1920). Per i dati del 1911 (in parte già riportati nel nostro cap. 3. Suor Isabella Soleri: dal Ricovero San Giuseppe all’Aiuto Materno), cfr. A. Del Piano, Le opere moderne della Puericultura sociale e l’Aiuto Materno di Rimini, cit., p. 16, p. 19 e p. 24 e tabella B, a fine volume, che riporta una particolareggiata statistica delle morti avvenute nel 1911, con età degli infanti, epoca del decesso, malattia causa mortis, genere di alimentazione e osservazioni anche sulle malattie famigliari. I dati del 1920 sono in calce al testo Assistenza Provinciale alle madri ed ai bambini illegittimi nel Circondario di Rimini, Relazione Sanitaria per l’anno 1920 del Dott. Prof. A. Del Piano, Unione Tipografica Riminese, Rimini 1921, pp. 16-17 [BGR, 13. MISC. CLXIX. 26]. Nello stesso periodo, le madri lattanti ammesse alla refezione passarono dalle 65 del 1911 alle 40 del 1920. Le refezioni erogate, da 5.788 (per 65 madri) a 3.300 (per 40 madri). Nello stesso 1920, sono 45 i corredini distribuiti contro i 104 del 1911.

 

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