Riministoria

Antonio Montanari, Scienza e Carità

2.

Nasce l'Aiuto Materno, 9 settembre 1910

 

 

Nel 1901 appare in città un "opuscoletto" del dottor Antonio Del Piano, intitolato Pro Infanzia, in cui si espone "l’idea di creare in Rimini un Istituto di assistenza e di protezione della maternità e della prima infanzia", urtando "contro parecchie difficoltà, non escluso l’egoistico e pernicioso preconcetto che il benessere deriva dall’essere pochi a consumare piuttosto che molti a produrre!". [1]

Il 25 aprile 1910 L’Ausa dà notizia della pubblicazione a Rimini di un mensile intitolato Infanzia, dalla quale riporta il programma: "far trovare in queste serene e modeste pagine di rivista la buona parola che inviti a perseverare nell’opera seria di redenzione di tanti piccoli infelici, o la argomentazione scientifica che additi nuovi orizzonti o la discussione osservante i migliori mezzi di educazione e correzione; o l’esempio infine di quanto in altre regioni o nazioni più progredite si fa nell’interesse dell’uomo di domani". [2]

Scrive il settimanale cattolico: "Noi certo facciamo lealmente le nostre riserve sul pensiero di qualcuno degli scrittori egregi, ma lo scopo è innegabilmente buono e santo e salutiamo lieti la nobile iniziativa".

Nello stesso articolo, L’Ausa riferisce del discorso tenuto dal riminese avvocato Giuseppe Facchinetti a Pinerolo, ove è Procuratore del Re, per l’inaugurazione della "Società circondariale di patronato pei minorenni condannati condizionalmente". È un’iniziativa privata che, come "mano soccorritrice", si rivolgerà a "coloro che avranno avuto la disgrazia di una prima caduta e cui sarà accordato il beneficio della condanna condizionale". Commenta L’Ausa: "Quando queste ultime parole potranno essere pronunziate anche nella nostra Rimini, a denotare un’opera che integri quanto si è fatto o si farà a favore dell’infanzia?". Facchinetti è molto attento ai problemi dei minori. Nel 1901 ha tenuto a Rimini una conferenza su Gli abbandonati e la carità privata, in occasione di una Mostra di Beneficenza a vantaggio del Patronato per le Fanciulle Abbandonate. [3]

Alla fine del giugno 1910 si svolge a Rimini una prima riunione "per un’intesa" sull’Aiuto Materno. Ne parla ancora L’Ausa [4] in una lunga nota: "Da tempo era sentita in Rimini la necessità di una istituzione che mirasse ad assistere la primissima infanzia per la quale fin ora, da noi, nulla è stato fatto di veramente proficuo né dalla pubblica né dalla privata beneficenza". Il Baliatico della Congregazione di Carità, vi si legge poi, è "una forma di assistenza basata sopra criteri poco esatti, e mancante di ogni controllo", per cui "è ben lungi dal corrispondere adeguatamente allo scopo". A Bologna il Baliatico (non rispondente "ai postulati nuovi della scienza e della previdenza"), è stato soppresso perché al costo non faceva riscontro nessun beneficio in termini di salvaguardia di vite, essendo il tasso di mortalità degli assistiti uguale (23%) a quello dei non assistiti. Ed è stato sostituito da un Aiuto Materno presso la Pia Opera Hercolani, facendo scendere la mortalità degli assistiti al 7%. [5]

L’iniziativa di alcune "gentili signore" per creare un Aiuto Materno riminese, scrive L'Ausa riportando il pensiero espresso dal prof. Del Piano, è "più di ogni altra proficua, perché […] mira a conservare pure e feconde le sorgenti della vita, soccorrere il bambino nel periodo iniziale del suo sviluppo, quando più che mai lo insidiano le malattie e la morte per la speciale fragilità sua e per l’ignoranza e la miseria delle famiglie, per le condizioni pessime d’alimentazione e d’ambiente, e per l’abbandono in cui la primissima infanzia è destinata a languire". Segue un altro dato statistico: "da noi […] la mortalità dei bambini inferiori ai 5 anni rappresenta esattamente la metà della mortalità generale", ed "innumerevole è il contingente di rachitici, di tubercolosi e di deficienti che, sopravvivendo alla strage, sono destinati ad aumentare la parte passiva del computo dei valori umani". Il programma dell’Aiuto Materno viene così riassunto nella nota dell'Ausa: fornire razioni alimentari alle "madri povere cui l’insufficienza di alimentazione rende impossibile o difettoso l’allattamento, medicinali per loro e corredini per i neonati"; distribuire "del buon latte sterilizzato" in piccole bottiglie "alle madri parzialmente e totalmente inabili ad allattare""; "sorvegliare l’allattamento naturale, artificiale e misto, mediante consultazioni gratuite", con visita ai bambini e consigli alle madri.

Il programma prevede anche una créche [nido d’infanzia], "dove dalla mattina alla sera le madri povere possano depositare le loro creature, sottraendole così all’influenza nefasta di quelle così dette scuole per piccoli bambini, veri centri dove le malattie della prima infanzia si contraggono e si propagano, in ambienti umili e malsani nella più vieta promiscuità e nell’agglomeramento più pericoloso, sotto gli occhi indifferenti della legge che non ha sentito ancora il dovere di sopprimere questi centri morbigeni".

Sul problema delle balie, ha detto Del Piano: è "effettivamente una grande vergogna che la prima donnicciola disoccupata possa, in mancanza d’altro, farsi liberamente la custode del corpo e dell’anima di tante creature senza rendere conto a nessuno dell’essere suo o delle sue opere e senza che nessuno s’incarichi di chiedere a lei nell’interesse sociale, quelle garanzie materiali e morali che al delicatissimo ufficio debbano imprescindibilmente andare congiunte".

Quell’adunanza di fine giugno 1910 permette di raccogliere "una larga sottoscrizione di azioni di lire tre annue", che vanno ad aggiungersi ai contributi promessi da vari enti pubblici.

L’articolo dell’Ausa si conclude annunciando l’assemblea di luglio per l’approvazione dello Statuto e del Regolamento, e per la distribuzione delle cariche. Alla raccolta delle adesioni sono incaricate Fanny Malvezzi Pugliesi, Maria Fagnani Rasatelli, Luisa Spina, Gaetano Montebelli, con recapito presso la sede del Piccolo Credito Romagnolo, telefono 90.

Il 9 settembre 1910 viene infine "costituita in Rimini, per iniziativa privata un’istituzione che s’intitola Aiuto Materno per l’assistenza delle madri povere e la protezione della primissima infanzia". Così leggiamo nell’art. 1 dello Statuto, deliberato quel giorno dall’Assemblea Generale di azionisti e di oblatori. [6]

Le tre Signore sopra ricordate (Fanny Malvezzi Pugliesi, Maria Fagnani Rasatelli e Luisa Spina), sono elette nel Consiglio di Presidenza, mentre la carica di direttore sanitario è affidata allo stesso prof. Del Piano, "docente di clinica pediatrica all’Università di Roma". [7]

Per "rendere più efficace l’opera dell’Aiuto Materno" si crea poi un "Comitato di Signore Ispettrici", le cui competenze sono suddivise per quattro zone urbane: Rione Patara e Borgo XX settembre (Maria Negro Gattei, Maria Guiducci Massani, Ernesta Ricciotti), Rione Montecavallo e Borgo Mazzini (Maria Vizzardelli, Cesira Sabatini Sapignoli, Maria Martinini Stambazzi), Rione Cittadella e Borgo San Giuliano (Virginia Ghinelli Cervesi, Maria Rosetti Baldini, Stamura Tonti ved. Turchi), Rione Clodio e Borgo Marina (Virginia Fagnani Cardi, Orsolina Montani Magnani, Rina Zignani Arlotti, Maria Campedelli Rossi).

Le "Ispettrici" debbono assistere alle consultazioni settimanali, "visitando le madri e i bambini, vigilando sulle condizioni di ambiente e prendendo visione di eventuali bisogni per poter dare opportuni consigli alle madri e per poter fare opportune proposte al Consiglio di Presidenza". Le consultazioni del prof. Del Piano si tengono al giovedì pomeriggio, mentre ogni mattina viene "impartita alle madri la refezione nei locali dell’istituzione e fatta la distribuzione dei sussidi in latte od altri generi agli assistiti". Per l’ammissione si richiede "solamente il certificato di povertà e di residenza nel Comune di Rimini".

L’articolo dell'Ausa sottolinea che l’istituzione riminese è una delle prime in Italia: "tutti dobbiamo comprendere il dovere sociale di togliere tanti piccoli esseri dalla morte o da quelle debolezze, le imperfezioni che lasciano delle tristi stigmate, trasmissibili anche alle generazioni future". Quasi sempre, prosegue la nota, sono "la miseria e l’ignoranza che fanno queste vittime e noi dobbiamo voler sollevata la miseria e dissipata l’ignoranza". [8]

Il 24 dicembre 1910, l’Ausa pubblica un primo resoconto dell’attività dell’Aiuto Materno: "Vedemmo le madri e i bimbi venuti per le consultazioni, ma dinanzi a questa gente pur povera e malata non ci sentimmo presi dalla tristezza, perché ci penetrava l’animo il sentimento che la scienza e la carità si davano operosamente la mano per essere vittoriose anche sul dolore". [9]

[1] Cfr. A. Del Piano, L’Aiuto Materno di Rimini (1910-1928), in "Rimini", anno I, n. 3, giugno 1928-VI, p. 29. L’articolo è la prima, breve storia organica dell’Istituto.

[2] Cfr. L’Ausa, anno XV, n. 17, 25 aprile 1910. L’articolo, intitolato Infanzia, è firmato Ellado. Del mensile Infanzia cit. dall’Ausa, non abbiamo trovato traccia nella BGR.

[3] Cfr. Gli abbandonati e la carità privata, Conferenza detta il 14 aprile 1901 in Rimini, per la inaugurazione della Mostra di Beneficenza a vantaggio del Patronato per le Fanciulle Abbandonate, Cappelli già Malvolti, Rimini 1901 [BGR, 13 MISC. XLIV, 21]. Giuseppe Facchinetti (1862-1952) è figlio di Giovanni (1832-1924) il quale sarà presidente dell’Aiuto Materno dal 1916 al ’24: gli subentrerà (fino al ’27) l’altro figlio Gaetano (1863-1954), di cui diremo al prossimo capitolo, alla nota 14. Giuseppe Facchinetti si laureò in Giurisprudenza nel 1883 e divenne avvocato due anni dopo. Entrato in magistratura nel 1886, divenne vice-pretore di Rimini e poi magistrato a Firenze. Nel 1912 ebbe l’incarico di procuratore generale della Corte d’Appello in Libia e quindi Procuratore generale onorario della Corte di Cassazione. Nel ’28 fu nominato senatore. Cfr. F. Lombardini, Riminesi nel Parlamento italiano 1848-1972, Cosmi, Rimini 1972, p. 18. Su Giovanni Facchinetti, cfr. i cenni biografici alla nota 12 del cap. 4., L’Istituto San Giuseppe, Ente Morale (1915).

[4] Cfr. L’Ausa, anno XV, n. 27, 2 luglio 1910.

[5] L’impianto rigorosamente scientifico di questa osservazione, permette di ipotizzare che autore della nota sia lo stesso prof. Del Piano, intervenuto a quella riunione per spiegare il "concetto moderno" di assistenza alla primissima infanzia.

[6] In base all’art. 5 del Regolamento, fanno parte dell’Assemblea generale "gli azionisti e gli oblatori che hanno versato non meno di L. 50". Le azioni hanno valore di tre lire, "con impegno triennale".

[7] Cfr. L’Ausa, anno XV, n. 51, 17 dicembre 1910

[8] Ib. (In A. Tonelli, op. cit., p. 395, si ricorda che nel 1822 era stato creato a Rimini l’istituto Elimosiniero, al quale potevano rivolgersi anche "le madri impotenti all’allattamento" e le puerpere non assistite altrimenti.)

[9] Cfr. L’Ausa, anno XV, n. 52, 24 dicembre 1910.

 

 

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