I più alti ufficiali del Pentagono vissero il 4 ottobre 1957 come uno dei giorni peggiori della
loro vita: l’Unione Sovietica aveva messo in orbita, battendoli sul tempo, lo
Sputnik, il primo satellite artificiale della storia. Uno smacco inammissibile
che denunciava un progresso tecnologico preoccupante. Ma non basta: dopo
l’incidente della Baia dei Porci a Cuba, la tensione USA - URSS raggiunse i
massimi livelli. Nel 1964 anche la Cina
sperimentava la propria bomba atomica. Fu soprattutto in seguito a questi
eventi che l'Amministrazione statunitense creò sollecitamente l'Advanced
Research Projects Agency (ARPA), una struttura interna al Dipartimento della
Difesa, con l'intenzione esplicita di ristabilire il primato americano nelle
scienze applicate al settore militare.
I frutti imprevisti di quella scommessa
bellica li godono oggi oltre 50 milioni di persone di tutto il mondo. Un risultato perverso, rispetto alla logica originaria, quanto
mirabile, che sta rivoluzionando il modo di comunicare probabilmente tanto
quanto solo l’invenzione dei caratteri mobili di Gutenberg nel 1438 era riuscita a fare.
Il satellite russo, in particolare, aveva
rovinato il sonno a molti responsabili della Difesa americana, popolando le
loro notti di incubi crescenti: “Oggi lo Sputnik, e domani?” era
l’interrogativo angoscioso. I migliori cervelli della Rand Corporation, il più
avanzato think-tank americano ai tempi della guerra fredda, presero così ad
arrovellarsi su un'incognita apocalittica: “Come avrebbero potuto, i centri
nevralgici del Paese, comunicare dopo una guerra nucleare?” La domanda era
tragica e grottesca allo stesso tempo: “d’altronde, si diceva, per quanto si
corazzasse una rete di comunicazione tradizionale, i suoi commutatori e i suoi
cavi sarebbero stati sempre vulnerabili a un attacco atomico. Il centro di quel
sistema sarebbe diventato immediatamente il bersaglio strategico principale dei
nemici che, colpendolo, avrebbero messo in ginocchio irreparabilmente la nazione”.
Fu Paul Baran, una delle
intelligenze di spicco del centro studi, a proporre (1964) una risposta in un
report dal titolo On Distributed Communications Networks: innanzitutto la
rete non doveva avere alcuna autorità centrale e avrebbe dovuto
essere concepita, sin dall’inizio, in modo da operare in un contesto di
instabilità. Perché questo avvenisse era assolutamente necessario che tutti i
nodi fossero indipendenti, avessero una pari gerarchia e fossero capaci di
originare, passare e ricevere i messaggi.
I messaggi a loro volta sarebbero stati scomposti in pacchetti opportunamente
targati per non perdersi lungo la via e ogni pacchetto separatamente
indirizzato verso la propria destinazione. Soltanto una volta raggiunta la meta
finale i diversi moduli sarebbero stati finalmente ricomposti. La strada da
percorrere era una loro scelta, suggerita da una serie di computer
appositamente programmati per monitorare tutti gli snodi e incanalare i dati
lungo le vie più sgombre e sicure. Se per qualsiasi motivo si fosse verificato
un blocco lungo una della arterie della rete, il pacchetto sarebbe stato
immediatamente re-indirizzato per una strada meno accidentata.
Come spiegò Bruce Sterling,
“Fondamentalmente il pacchetto sarebbe stato scaricato come una patata bollente
da un nodo all’altro, più o meno in direzione della sua destinazione finale,
sino a quando non avesse raggiunto la sua giusta meta. Questo sistema di
consegna piuttosto azzardato può certamente essere definito è inefficiente
nell'accezione classica di questo termine (specialmente se confrontato, ad
esempio, al sistema telefonico) ma è di certo estremamente resistente”.
Quindi, il problema che il Dipartimento
della Difesa statunitense si trovò a dover risolvere fu quello di ideare, in
qualche modo, un sistema atomicamente “invulnerabile” e quindi (strutturalmente
parlando) per forza di cose “acefalo”. Vale a dire che la rete non poteva avere
un “cervellone centrale”, “quartier generale” che dirigesse e coordinasse le
altre unità ad esso facenti capo. Internet, insomma, nasce come una strumento
bellico che però deve per forza rinunciare alla strutturazione gerarchica
militare classica. Tale organizzazione tradizionale pur essendo molto pratica
ed efficiente, se applicata nell'ambito della trasmissione dell'informazione,
risulta essere molto vulnerabile. Pertanto ogni unità avrebbe dovuto trovarsi
“sullo stesso piano” di una qualsiasi altra componente la rete, e soprattutto
avrebbe dovuto essere in grado di funzionare a prescindere dall’efficienza o addirittura
dalla sussistenza dalle altre. Questo avrà delle conseguenze essenziali: ogni
unità sarà dotata “una vita propria” che non verrà pregiudicata dall'eventuale
morte di alcune “sorelle”.
Le ricerche sulla comunicazione tra
calcolatori effettuate nell'ambito del progetto portano, in conclusione, a tre
concetti fondamentali:
L’introduzione del protocollo NCP
Il Packet Switching (commutazione di
pacchetto);
Il Routing (attraversamento di più macchine
per raggiungere il nodo di destinazione).
Il protocollo NCP ha il compito di rendere
possibile la comunicazione e lo scambio dei dati fra i vari sistemi collegati,
spesso diversi tra loro per potenza di calcolo, per sistema operativo, per
marca. NCP divenne, quindi, lo strumento per far comunicare computer di ogni
tipo.
La commutazione di pacchetto prevede che i
dati diretti verso una certa destinazione vengano spezzati in piccole parti,
ognuna con il proprio indirizzo di destinazione. Packet switching e routing
consentono la creazione una rete dove più utenti condividono la stessa linea di
comunicazione e i dati vengono automaticamente dirottati su un percorso
alternativo nel caso di computer e/o circuiti non operativi : una rete che ha
l’essenziale caratteristica di poter continuare a funzionare anche in caso di
attacco nucleare. In questo modo la trasmissione del messaggio sarebbe stata
garantita ad ogni costo, e l’efficienza delle trasmissioni di ordini ed
informazioni alle particelle militari, assicurata.
Dunque è dalla volontà di creare un sistema
a prova di guerra nucleare che inizia la storia di Internet. Quest’idea di una
rete polverizzata e a prova di bomba comincia cosi a farsi strada nei corridoi
delle più prestigiose comunità scientifiche. Nel 1965 ARPA sponsorizza un primo studio sui cooperative network of
time-sharing computers. Nel 1968 il
Pentagono stanzia somme importanti per una sperimentazione del sistema su larga
scala. Il primo nodo è istallato presso la UCLA, dove il laureando Vinton Cerf
(considerato dai più il padre legittimo di Internet) frequentava con profitto i
corsi di “computer science”. I1 primo embrione della rete, che venne chiamata Arpanet,
venne realizzato tra 1’ottobre e il dicembre del 1969 da una compagnia
americana, la BBN, che si era aggiudicata 1’appalto da un milione di dollari
promosso dall’ARPA. Il 2 settembre 1969 vennero collegati
i primi quattro nodi della rete: tre realizzati in università californiane: University California
Santa Barbara, Stanford University, University California Los Angeles, e il
quarto localizzato nell'Università dello Utah.
I quattro computer possono trasferire dati
su linee dedicate ad alta velocità; possono anche essere programmati a distanza
dagli altri nodi. Scienziati e ricercatori esultano: si apre per loro una nuova
era di condivisione di progetti e scoperte, impensabile sino al giorno prima.
Ma già a questo punto Internet riserva la prima inaspettata sorpresa: gli
utenti della rete, quasi esclusivamente scienziati od intellettuali universitari,
non utilizzano la nuova risorsa a disposizione per la stesura e la condivisione
di progetti e dissertazioni scientifiche, come ci si attendeva.Ben presto i
“lavori collettivi”, magari compilati a distanza, lo scambio e la condivisione
di dati contenuti in diversi computer, e la pubblicazione di ricerche, studi e
tesi personali, fanno spazio sempre di più alle chiacchiere personali e alla
varia umanità: ogni utente ha un proprio account e un indirizzo corrispettivo
su Arpanet, è inevitabile quindi che la rete divenga anche un enorme ufficio
postale, il primo che non fa pagare i francobolli e che recapita le lettere non
appena gli vengono affidate. L'utilizzo della rete comincia a sfuggire alla
capacità di previsione umana gli studiosi si scrivono: l’e-mail si impone.
Nonostante Arpanet fosse stata voluta dal
Dipartimento della Difesa statunitense, l’obiettivo originario di creare un
sistema di controllo rigidamente militare non venne mai realizzato. Quindi la
storia di Internet nasce da un progetto ideato per difendere gli Stati Uniti
dalla guerra nucleare, che invece si trasforma in un importante strumento di
crescita pacifica per il mondo civile. Ben presto il progetto di rete di ARPA
venne gestito più come una risorsa universitaria che come una istituzione
militare. Internet è così cresciuta in maniera quasi anarchica grazie alla
collaborazione fra i ricercatori che si sono occupati del progetto nel corso
degli anni. L’aspetto cooperativo e volontaristico è rimasto una caratteristica
tipica della Rete anche negli anni successivi. Senz’altro in principio non
esistevano motivi per sospettare che Internet potesse evolversi fino a
diventare una rete accessibile al grande pubblico.
Negli anni ‘70, Arpanet continuò a crescere e la sua struttura decentralizzata
rese più facile questa espansione. Nel 1971 la rete era composta da 23 nodi, che, nel 1972 erano già diventati 37. Questo
sistema permetteva, sostanzialmente ai computer di condividere dati e ai
ricercatori di scambiarsi posta elettronica (e-mail). Il traffico principale su
Arpanet riguardava news e messaggi personali, che miravano a semplificare la
collaborazione su progetti complessi, a scambiarsi appunti sui vari studi.
Arpanet, insomma, esplorava la tendenza, che poi sarà propria di Internet, di
trasformarsi da uno strumento informatico classico a un mezzo di comunicazione
alternativo a quelli tradizionali.
Nel marzo 1973 un’altra fondamentale innovazione: Vinton Cerf, dopo lunghi studi
sui problemi di interconnessioni tra reti diverse ad Arpanet, schizzò
l'architettura dei “gateway”, i computer “passerella” tra un sistema e un
altro. Grazie a questi collegamenti viene offerta al nuovo media una
possibilità di espansione senza limiti. Arpanet è già una piccola rete di reti,
una confederazione di network diversi che si danno delle regole e dei
protocolli comuni per parlare tra di loro attraverso un sistema aperto a cui si
possono collegare ulteriori reti di diverso tipo.
Negli anni ‘80 Arpanet è diventata Internet e si è espansa con un tasso di crescita fenomenale. Università,
compagnie di ricerca e agenzie del governo hanno incominciato a collegare i
loro computer a questa rete sempre più su scala mondiale.
Forse ciò che giustifica una così robusta
crescita di Arpanet è costituito proprio dallo standard di comunicazione che i
computer collegati condividono. Le macchine, sia pure con sistemi operativi
differenti, devono parlare la stessa lingua, che si fonda sul packet-switching.
Questo idioma viene chiamato, originariamente (1970), NCP, ovvero Network
Control Protocol, ma presto (1982) gli scienziati Vinton Cerf e Bob Khan ne
forniscono una versione più raffinata, nota come TCP/IP (Transmission
Control Protocol). Un codice di comunicazione che funziona in due fasi: seziona
all'origine i messaggi in diversi pacchetti, per poi ricomporli in unità una
volta arrivati a destinazione.
1983 - L'origine
bellica di Arpanet è completamente superata. A ratificare il cambiamento, il
ramo militare della rete si stacca da questo macro organismo in continua
espansione, andando a formare Milnet. Arpanet muore e nasce Internet.
Negli anni ‘80 si cominciano a realizzare i presupposti che determineranno,
negli anni a venire, l'esplosione della Rete. L’aumento delle connessioni,
soprattutto da parte delle università, è esponenziale.
1988 - Il primo
novembre 1988 la paura corre sul filo: un virus, diffuso in rete,
colpisce circa un computer su 10 dei 60.000 collegati. Al Darpa, oramai in
smantellamento, hanno un sussulto di vitalità e formano tempestivamente il CERT
(Computer Emergency Response Team).
Per chi ama la chiacchiera elettronica live, Jarkko Oikarinen sviluppa Internet
Relay Chat (IRC).
E, assieme agli altri e peggiori steccati che stanno per crollare, anche
FidoNet viene collegata a Internet, rendendo così possibile lo scambio di
e-mail e news tra i due sistemi una volta non comunicanti.
1990 - Nascono le prime associazioni per tutelare i diritti che alla
cittadinanza telematica pertengono. La più nota è, di gran lunga, la Electronic
Frontier Foundation (EFF), fondata da Mitch Kapor. Sul versante dei software
per la navigazione e la ricerca di informazioni in Rete, le innovazioni sono
fondamentali. Le principali sono:
Archie di Peter Deutsch, Alan Emtage e Bill
Heelan;
Hytelnet di Peter Scott;
WAIS (Wide Area Information Servers),
inventato da Brewster Kahle;
Gopher di Paul Lindner e Mark P. McCahill;
PGP (Pretty Good Privacy) di Philip
Zimmerman;
Tali strumenti sono tutti contemporanei e
incontrano subito un significativo successo.
1992 - Ma la vera
novità viene alla ribalta un anno più tardi, ed è rappresentata dallo scheletro
del World-Wide Web (WWW), un sistema multimediale ad ipertesto con
tecnologia client/server, concepito al Cern di Ginevra dall’équipe guidata da
Tim Berners-Lee. Il Word Wide Web (ovvero “ragnatela mondiale”) è uno strumento
per muoversi facilmente nella rete alla ricerca di informazione, documenti e
dati, ed è d'altro canto uno strumento per la diffusione telematica di
documenti elettronici multimediali, attraverso il canale di distribuzione più
vasto e ramificato del mondo: Internet. Tre caratteristiche hanno fatto del WWW
una vera e propria rivoluzione nel mondo della telematica:
· l'estrema facilità di utilizzazione delle
interfacce;
· la sua organizzazione ipertestuale;
· la possibilità di trasmettere
informazioni multimediali.
Gran parte del dell'esplosione del
“fenomeno Internet” che si avrà in seguito è legata proprio alla diffusione di questo
strumento. Nello stesso anno, inoltre, nasce Veronica, uno strumento di ricerca
del gopherspace, opera dell'ingegno dell’Università del Nevada.
1993 - È l’anno della
novità decisiva, quello in cui (sono parole dell'Economist) “ad Internet
spuntano delle ali multimediali”. Mosaic dà un impulso straordinario al
fermento della Rete: il traffico sul Web si moltiplica in progressione
geometrica a un tasso annuale superiore al 300%. Mosaic è il primo
software a interfaccia grafica di navigazione che permette di spostarsi
facilmente sul Web, decidendo la rotta a clic di mouse, e potendo anche
usufruire delle immagini, i suoni e i video disseminati lungo il cammino. Si fa
più concreta l’idea di “cyberspazio” che lo scrittore Gibson aveva
futuristicamente prefigurato nel suo libro dell'84. E tutto questo è alla
portata di persone che possono avere una conoscenza e una pratica informatica
anche modestissima. Insetti e rettili di tutti i tipi popolano allegramente il
Web: sono Worms (vermi come il WWW Worms o W4), Spiders (ragni), Wanderers,
Crawlers, and Snakes (serpenti). Tutti sistemi che passano in rassegna senza
sosta il Web per indicizzare e razionalizzare le informazioni e le risorse che
vi si possono trovare. L'Amministrazione Clinton e il Vicepresidente Al Gore in
particolare, tagliano il nastro dell’US National Information Infrastructure
Act.
1994 -
Arpanet/Internet compie venticinque anni: un quarto di secolo. Prime avvisaglie
di uno sbarco ormai improrogabile: i centri commerciali espongono on-line e
vendono di tutto. I giornali di tutto il mondo riportano una curiosità
eloquente: Pizza Hut, la più grande catena di pizzerie del mondo, consente di
prenotare on-line e garantisce, in certe città, la consegna a domicilio della
Margherita o della Quattro Formaggi preferita.
1995 - La National
Science Foundation ritiene di aver terminato il suo compito: ha incubato,
investendo miliardi, lo sviluppo della Rete, adesso cresca da sola. Il traffico
è dirottato sulle dorsali private che, via via, erano venute affiancandosi a
quella pubblica originaria. Il WWW diventa prepotentemente la zona più
trafficata della Rete. Matricola in Borsa, Netscape di Mark Andreessen, ottiene
alla quotazione un risultato record (9 agosto). Ma non basta: Internet punta
ancora più in alto, e sale fino al Cielo. Anche i pescatori di anime si rendono
conto delle potenzialità del media. Le vie del Signore sono infinite e
cominciano a trasformarsi anche in autostrade telematiche: il Vaticano on-line
tocca i 40.000 contatti giornalieri durante la prima settimana di presenza in
rete.
1996 - La stampa
specializzata e tutti gli addetti ai lavori cominciano a focalizzare la loro
attenzione soprattutto sul l rivoluzionario linguaggio JAVA e su VRML
(Virtual Reality Modelling Language), ovvero l’HTML per costruire ambienti
virtuali in 3 dimensioni. Il 2003 viene vista come possibile data dell’en
plein. Questa la scadenza entro la quale, da estrapolazioni apparse nell'estate
'95 su un mensile specializzato, ogni abitante del pianeta sarà collegato a
Internet sulla base dell'attuale ritmo di crescita. Straordinario e mozzafiato,
se fosse vero, ma ogni previsione di questo tipo risulta assai spericolata.
L’autorevole Nielsen Media Research, che fa rilevazioni sul pubblico
televisivo, ha fornito i primi dati con rigorose basi scientifiche: circa 37
milioni di persone, solo tra Canada e Stati Uniti, hanno accesso alla Rete. Di
questi, almeno 24 milioni hanno usato Internet negli ultimi tre mesi (una quota
che rappresenta l’11% della popolazione che va da 16 anni in su). In media
questi utenti sono stati collegati circa 5 ore e mezza alla settimana.
1998- Iniziano i
processi contro la “Microsoft” di Bill Gates accusata di aver costruito in Internet un monopolio in quanto
il nuovo sistema operativo Windows 98 conteneva nel suo interno il Broswerb
Internet Explorer 4.
Ed ecco la notizia, per qualcuno, di
notevole impatto emotivo: Internet sta “mangiando” spettatori alla televisione:
le famiglie statunitensi, dopo cena, invece di passare le solite “due orette”
davanti alla TV lo fanno davanti al computer collegato in rete. Il tutto con
grande gioia degli psicologi, che non smettono di rimarcare il grosso lavoro
cerebrale che compie il cervello umano nell'interattività telematica rispetto
alla ricezione passiva che si ha davanti al televisore. E finalmente abbiamo
anche il primo “identikit” preciso dell'utente tipo del WWW. Dei cibernauti
veniamo sapere che sono prevalentemente maschi, bianchi, di buona cultura e robusto
conto in banca. Altre quantità significative sono quelle del numero
di computer host che fanno “fisicamente” parte della Rete. La progressione non
ha bisogno di commenti: dai 4 nodi originari del 1969 si è arrivati agli 80.000
del gennaio ‘89, ai 376.000 del gennaio ‘91, sino a sfondare il tetto dei
9.472.000 nel gennaio ‘96.
Naturalmente l'aumento più portentoso di cui si può dare conto è quello della
provincia più fortunata del mondo Internet. Da quando, a metà del 1993, il Cern
di Ginevra inventa il Word Wide Web, la rete si popola di navigatori neanche
fosse una miniera d’oro.
Nel 1994 le dimensioni complessive della
Rete sono raddoppiate ma, nello stesso tempo, il Web si è moltiplicato di
almeno 20 volte. In soli 18 mesi gli utilizzatori hanno creato più di 3 milioni
di pagine che integrano informazioni, immagini e suoni, entertainment e
pubblicità. Un'esplosione non effimera, secondo il settimanale inglese: “La
crescita della Rete non è il frutto del caso o della moda del momento, ma la
conseguenza dello sbrigliamento della potenza della creatività individuale. Se
fosse un’economia, sarebbe il trionfo del libero mercato sulla pianificazione
centralizzata. In musica, il jazz che ha la meglio su Bach. In termini politici,
la democrazia che schiaccia la dittatura”.
Un ruolo determinante nel passaggio dal bandolo delle viuzze elettroniche alle
spianate a quattro corsie delle information highway che molti preconizzano da
tempo sarà dato dagli “agenti intelligenti” e dai motori di ricerca, sempre più
semplici e potenti. La loro funzione è proprio quella di costituire l'antidoto
più efficace contro il sovraccarico da disponibilità di informazioni. Per
quanto riguarda lo sviluppo delle transazioni on-line che promettono il più
grande boom negli anni a venire, tutto va di pari passo con le tecniche che ne
garantiscono la sicurezza. Tecniche di codifica e denaro digitale: quando i
soldi degli utenti potranno circolare in Rete senza (eccessivi) rischi, non c’è
dubbio che la macchina del commercio elettronico comincerà a viaggiare a pieno
regime, producendo utili che fanno già gola a molti.
Il periodico specializzato Washington
Technology scommetteva, nell'ultimo numero del ‘95, anche sulla telefonia via
Internet. E si tratta di una prospettiva tutt’altro che remota. I programmi ci
sono, ma vanno perfezionati e richiedono apparecchiature informatiche di una
qualche sofisticazione. Se il computer ha una scheda audio, microfono e
altoparlante, una volta stabilita la connessione, ciascuno a proprio turno,
come nelle walkie-talkie, parlerà e ascolterà: la parola sarà digitalizzata e
spedita lungo la Rete e, dopo un intervallo di circa un secondo, sarà ascoltata
dall’altro capo dell'inconsueta cornetta. La qualità sonora lascia ancora a
desiderare; le imperfezioni della comunicazione sulle autostrade elettroniche
non sfuggiranno certo a chi ha l’orecchio fino. Ma fare una telefonata in
Internet oggi è una possibilità reale. Quando si ha a che fare con la Rete,
spesso succede che le novità del giorno prima sembrano ammuffite a pochi mesi
di distanza. Non è ancora il caso del linguaggio HTML, materia prima
indispensabile della totalità del Web, ma è certo che gli emuli che stanno
venendo fuori fanno guardare alla tradizionale programmazione ipertestuale come
a un vecchio amico, simpatico ma limitato. Adesso bisogna fare i conti con il
più pimpante VRML, inventato dal giovanissimo Mark Pesce assieme a un
gruppo di ricercatori americani per costruire in Rete spazi tridimensionali.
Potrebbe essere l’inizio per un ufficio virtuale dove, in ambiente immersivo
persone collegate da posti diversi e lontanissimi potranno ritrovarsi e
lavorare insieme per altre cose anche più piacevoli. Sostanzialmente, la novità
è che VRML aggiunge la terza dimensione all’HTML, mantiene la caratteristica di
essere indipendente dalla piattaforma sulla quale si trova (Unix, Windows,
Macintosh), ed è un linguaggio di descrizione più che di programmazione,
rivolto agli oggetti e largamente espandibile. La rivoluzione nella rivoluzione
però sembra, alla maggior parte degli osservatori, costituita dal nuovo e
dirompente linguaggio di programmazione dal nome semplice e accattivante e una
tazza di caffè fumante come marchio: Java. Il programma della Sun che consente
di utilizzare, con relativa facilità, la rete come serbatoio di programmi e
applicazioni, da usare nel momento in cui sono necessari e da far ripiombare
poi nel buio cyberspace.
Internet è frutto della “Guerra Fredda”.
Nei primi anni sessanta aleggiava nel mondo il terrore di una guerra nucleare.
In questi frangenti il ministero della Difesa americano avviò un progetto che
aveva il fine di preservare le telecomunicazioni in caso di guerra atomica.
Come avrebbero comunicato le autorità americane dopo una guerra nucleare?
L'America del posta nucleare avrebbe dovuto avere una rete per il controllo
comando collegato tra città, stati, basi. Ma in qualunque modo la rete fosse
difesa, i suoi componenti sarebbero stati vulnerabili all'impatto di bombe
nucleari. Un attacco atomico avrebbe ridotto qualsiasi network al silenzio. E
come sarebbe stata comandata e controllata la rete? Ogni autorità centrale
sarebbe stata il primo bersaglio di ogni attacco e non esisteva alcun mezzo per
garantire la funzionalità di un centro di telecomunicazioni sottoposto ad un
attacco nucleare.
L’idea partorita dalla Paul Baran nel 1964
si basava proprio su questo presupposto. Se non è possibile mantenere intatta
una rete di telecomunicazioni, è necessario allora creare un’infinità di strade
alternative per la circolazione dei dati , in modo che anche l’eventuale
distruzione di molti dei nodi funzionanti non interrompesse il flusso delle
informazioni all'interno della rete.
La struttura doveva essere in grado di resistere nel caso una guerra avesse
intaccato parte della rete: non doveva essere quindi un progetto accentrato, ma
costruito in modo che ciascun calcolatore fosse autonomo nella sua
comunicazione con gli altri nodi. Questa rete non avrebbe dovuto essere
controllata da alcuna autorità centrale, perché questa sarebbe stato il primo
bersaglio in caso di guerra. Tutti i nodi della rete sarebbero dovuti essere
sullo stesso piano degli altri, ogni nodo con la propria autorità di generare,
trasmettere e ricevere dati e informazioni. Tali messaggi, quindi, sarebbero
stati divisi in pacchetti ed ogni pacchetto separatamente indirizzato. Ciascun
pacchetto sarebbe partito da uno specifico nodo sorgente e finito ad un altro
nodo di destinazione e sarebbe andato in giro attraverso la rete su base
individuale. Non importava che giro facesse, ma solo il risultato finale. Il
pacchetto sarebbe stato sballottato da nodo a nodo come una patata bollente,
più o meno nella direzione della sua destinazione, fino a giungere nel posto
che gli spettava. Se pezzi consistenti di rete fossero stati distrutti, si
poteva comunicare tramite nodi ancora attivi.
Internet nasce con il nome di Arpanet (con lo “sponsor” del Pentagono) il 2 settembre 1969, quando i primi storici quattro nodi universitari vengono connessi tra loro. Generata dal lavoro di un’agenzia del governo Eisenhower, l’ARPA, negli anni successivi perde la sua destinazione militare e si espande, divenendo una piccola rete di reti, una confederazione di network diversi che si diedero un protocollo comune per parlare tra di loro attraverso un sistema aperto a cui si potevano collegare ulteriori reti di diverso tipo.
Negli anni ‘80 muore Arpanet e nasce
Internet, mentre si impone
il protocollo TCP/IP quale “insieme di regole comuni” per far dialogare in una
“lingua comune” computer di tutti i tipi.
Negli anni ‘90 vengono progettati e
realizzati i servizi NIR : Archie, WAIS, Gopher e soprattutto il rivoluzionario
WWW. Dopo essere stata per anni uno strumento di ricerca, Internet vede
l’affermarsi anche dei servizi commerciali.
A tutt’oggi Internet non è posseduta, né
gestita da una singola autorità e consiste in un insieme di autostrade e strade
telematiche in grado di veicolare una gamma di servizi ed un patrimonio informativo
enorme che fino a poco tempo fa era di appartenenza ed uso esclusivo dei centri
di ricerca, mentre oggi è aperto a tutti.
Il 2003 potrebbe essere la data dell’en
plein. Questa la scadenza entro la quale, da estrapolazioni apparse nell'estate
‘95 su un mensile specializzato, ogni abitante del pianeta sarà collegato a
Internet sulla base dell'attuale ritmo di crescita. Straordinario e mozzafiato,
se fosse vero, ma ogni previsione di questo tipo risulta assai spericolata.
Tanto rischiosa che nessuno degli studiosi più seri del fenomeno azzarda farne.
Usare la sfera di cristallo per interpretare l'evoluzione digitale in corso
espone a gravi rischi di credibilità!