Sommario
1.
la comunicazione pag. 2
2.
la comunicazione visiva pag. 2
3.
la comunicazione visiva dalla preistoria al primo millennio dopo cristo pag. 3
4.
La comunicazione visiva nel medioevo pag. 3
5.
ottocento e novecento pag. 5
5.1
la cinematografia pag. 5
5.2
la televisione pag. 6
5.2.1
la programmazione televisiva pag. 7
5.2.2
il futuro della televisione pag. 7
5.3
la pubblicita’ pag. 8
5.3.1
storia della pubblicita’ pag. 10
6.
conclusioni
pag.
11
7. bibliografia pag. 12
1. La comunicazione
Il termine comunicazione deriva dal latino “communicationem”, a sua volta deverbale di
“communicare”, che significa mettere in comune qualcosa , passare qualcosa da
uno all’altro, e per estensione unire in comunità .
Secondo la definizione del linguista Roman Jakobson, la
comunicazione è determinata da un certo numero di "fattori" che
interagiscono: un emittente, un destinatario, un messaggio, un codice, un
riferimento ed un contatto. E’ necessario infatti, che un emittente comunichi
ad un destinatario un messaggio attraverso un codice, il quale deve essere
condiviso almeno in parte da entrambi.
La comunicazione può essere suddivisa in comunicazione verbale,
che avviene tramite le parole, e comunicazione non verbale, di cui fanno parte
i gesti, le espressioni del volto, l’aspetto fisico, le posture, le intonazioni
della voce, gli atteggiamenti, le immagini.
2. la comunicazione visiva
Un contadino siciliano
indica la strada ad un soldato
statunitense dopo lo sbarco in Sicilia delle truppe americane.
Proprio le immagini costituiscono uno dei più diffusi ed efficaci
mezzi di trasmissione.
Esse definiscono la cosiddetta comunicazione visiva (attualmente si definisce comunicazione visiva qualsiasi processo
di comunicazione che passa attraverso il canale visivo).
Caratteristica
fondamentale della comunicazione visiva è l'immediatezza: la potenzialità
espressiva delle immagini ha un ruolo determinante nell'efficacia comunicativa.
Alcuni dei casi in cui si
fa ampio uso di immagini per comunicare sono la pubblicità, i dipinti, la
televisione, il cinema, i mezzi multimediali, il teatro.
3. la comunicazione visiva
DALLA PREISTORIA AL PRIMO
MILLENNIO DOPO CRISTO
La comunicazione visiva non è un’invenzione dei giorni nostri!
Anche se con caratteri diversi essa è presente sin dall’antichità.
Infatti, già dalla Preistoria, l’uomo adoperava i pochi colori di
cui disponeva (terre, carbone, succhi d’erbe) per lasciare sulle pareti delle
caverne delle immagini (chiamate graffiti), che servivano per comunicare messaggi
ai suoi simili. Soggetti di questi primitivi dipinti erano principalmente scene
di caccia dei bisonti o qualcosa che si voleva che accadesse e che si
anticipava col pensiero.
Col passare del tempo, dalla civiltà egea a quella ellenica, dagli
Etruschi ai Romani, si sono diffuse nuove tecniche di pittura e si sono
affermate la scultura e l’architettura. Nel frattempo, però, l’oralità si
andava sviluppando sempre più come linguaggio raffinato degli uomini di
cultura, i quali non avevano ancora a loro disposizione i libri stampati,
grazie ai quali , sin dal 1600, la cultura è divenuta un bene comune.
4. la comunicazione visiva nel medioevo
Ancora nel 1200 e nel 1300 la stampa non era stata inventata e i
libri erano scritti a mano: erano
oggetti artigianali unici, estremamente rari e preziosi. Chi volesse
procurarsene uno, di solito doveva copiarselo da sé o pagare un copista che lo
facesse per conto suo.
Il fatto che i libri fossero pochi e molto costosi non costituiva
un problema: la grande maggioranza della popolazione non sapeva leggere e
trovava risposta al suo bisogno di immaginare, di conoscere e svagarsi,
attraverso canali diversi da quello della parola scritta. I valori, le
fantasticherie, i sentimenti collettivi erano espressi e plasmati in massima
parte dal linguaggio delle immagini e dalla comunicazione orale: gli affreschi
e i bassorilievi delle chiese raccontavano le storie della Bibbia e
raffiguravano gioie e pene dell’aldilà; durante le celebrazioni liturgiche, le
prediche accendevano il sentimento religioso e suscitavano le paure e le
speranze dei fedeli.
Nei secoli XI e XII la costruzione delle grandi chiese viene avvertita come un segno di rinascita e il nuovo linguaggio architettonico nasce dalla fusione tra l’eredità colta dell’arte classica e i modi costruttivi di impronta popolare. Sono chiese massicce e potenti, poggiate su mura robuste, quasi senza finestre, per reggere il peso delle coperture in pietra che vengono a sostituirsi a quelle in legno.
Il fedele che vi si addentrava era accompagnato ad ogni passo da
immagini scolpite e dipinte che componevano un organico discorso visivo: le
storie dell’Antico e Nuovo Testamento, le scene dell’Inferno e del Paradiso, i
demoni e gli animali mostruosi, si imprimevano nella mente e nella fantasia del
popolo. Queste immagini erano dipinte a mano da pittori come Giotto, Martini,
Cimabue, Lorenzetti e altri ancora.
L’ Ascensione, Giotto Maestà di Santa
Trinità, Cimabue
Incoronazione della Vergine, Martini
5. ottocento e novecento
Quest’arte ha continuato ad esistere per moltissimi secoli e tutt’oggi è ancora presente, anche se in forma minore. La fine dell’Ottocento ha caratterizzato una svolta nelle modalità di comunicazione visiva con l’introduzione della cinematografia e il Novecento con la televisione e la pubblicità.
5.1 la cinematografia
La cinematografia è l'insieme delle azioni
(artistiche e tecniche) che concorrono alla realizzazione di un film. Il
termine deriva da "cinematografo", una macchina per la ripresa (e la
proiezione) di fotografie in rapida sequenza, in modo da rendere l'idea del
movimento. Nel 1891 Thomas A. Edison aveva brevettato il cinetoscopio, un
apparecchio che possedeva già molte caratteristiche tecniche delle moderne
macchine da presa, ma fu il lancio del cinématographe dei fratelli
Lumière a Parigi nel 1895, con le proiezioni su uno schermo per un ampio
pubblico, a decretare la nascita del cinema, la nuova arte per le masse.
Mancava solo l'invenzione di un sistema di registrazione e sincronizzazione del
sonoro – i futuri Vitaphone nel 1926 e Movietone nel 1931 – a far sì che le
fondamenta del cinema moderno fossero completate.
Cinetoscopio
Cinepresa a
colori
5.2
la televisione
La televisione è uno dei più importanti mezzi di comunicazione tra
quelli che funzionano secondo il modello broadcasting, in cui un’emittente
raggiunge simultaneamente molti destinatari. Nata intorno al 1940, per alcuni
anni fu un mezzo che portava direttamente nelle case spettacoli concepiti
originariamente per mezzi e ambiti diversi: film, che erano proiettati anche al
cinema; varietà, che riprendevano la struttura dello spettacolo teatrale;
notiziari e talk show già presenti alla radio. Progressivamente, la televisione
è divenuta il mezzo di comunicazione di massa più potente del Novecento, ed ha
creato generi e linguaggi propri.
5.2.1
La programmazione televisiva
La programmazione televisiva è stata costruita soprattutto in base
al comportamento degli spettatori: le loro abitudini quotidiane, gli orari di
lavoro e di tempo libero hanno finito col determinare la programmazione
giornaliera e settimanale, mentre la tendenza a differenziare il consumo
televisivo a seconda dei periodi dell'anno è stata la base per definire i cicli
stagionali. I mesi tra autunno e Capodanno e tra febbraio e giugno vengono
considerati centrali per la programmazione di ogni rete poiché sono i periodi
in cui lo spettatore sembra essere più propenso al consumo televisivo. È
possibile inoltre suddividere la giornata televisiva in tre grandi fasce:
quella mattutina, in cui predominano i programmi contenitore e le soap opera;
quella pomeridiana, in cui alla telenovela si alternano programmi per bambini e
telequiz; quella serale, in cui ogni rete trasmette film , varietà o programmi
di informazione e di attualità . Quest'ultima fascia, vista la grande quantità
di spettatori sintonizzata, è centrale per la programmazione di ogni rete
televisiva, che cerca di avere la più ampia audience possibile, soprattutto
nelle prime ore serali.
Pur rimanendo il riferimento per la costruzione di ogni palinsesto
televisivo, i criteri fin qui descritti sono in rapida evoluzione, sia perché
sono cambiate le esigenze e le abitudini dello spettatore, sia perché sono in
vista notevoli mutamenti nella tecnologia del settore.
5.2.2 il
futuro della televisione
L'evoluzione
tecnologica del mezzo televisivo ha ripercussioni anche sul piano della
fruizione. La messa a punto di tecnologie satellitari e di diffusione via cavo
(vedi Televisione via satellite
e Televisione via cavo) ha creato un'articolata gamma di nuove forme di
trasmissione a uso domestico ed ha aumentato notevolmente i canali televisivi a
disposizione dello spettatore-utente. Molti dei nuovi canali sono a pagamento:
la cosiddetta "pay TV" è infatti un sistema di trasmissione
"criptata", cioè manipolata per permettere la visione solo a coloro
che posseggono un decoder (un dispositivo elettronico che decodifica il
segnale) e che pagano un canone di abbonamento. Esiste poi la cosiddetta
"pay-per-view", che nasce come un'evoluzione della pay TV. Se infatti
quest'ultima permette l’accesso a una certa gamma di canali a programmazione
fissa pagando un alto canone di abbonamento, la pay-per-view consente a ogni
utente di pagare solo i programmi che desidera seguire. Oltre alle differenze
tecniche, esiste anche una sostanziale differenza di offerta contenutistica: se
la pay TV propone generalmente canali tematici (solo film, o solo informazione,
cultura, ecologia e così via), la pay-per-view è caratterizzata quasi
esclusivamente dalla programmazione di novità, prime visioni, eventi sportivi e
culturali di rilievo, utilizzando in modo strategico anche la diretta.
Un'ulteriore evoluzione, ancora in fase di sperimentazione, è
costituita dal sistema "video on demand", in cui si prevede che
l'utente possa richiedere direttamente a un vasto archivio di materiali video
ciò che desidera vedere in quel momento. Tale possibilità fa sì che il mezzo
televisivo sia utilizzato sempre meno in termini di broadcasting e sempre più
come magazzino di film, informazioni, concerti ecc., in una dimensione individualizzata
di scelta e di fruizione.
Se fino agli anni Settanta, la televisione è stata un mezzo per
creare un'identità linguistica (si pensi a quanto influì, nel dopoguerra, sulla
costituzione di un italiano standard), un patrimonio comune di conoscenze ed un
immaginario collettivo, la futura televisione sembra invece tendere alla
frammentazione delle conoscenze e alla costruzione di gruppi di spettatori
diversificati, anche se sempre più attivi nella comunicazione, cosa che sembra
in sintonia con le tendenze delle società e delle culture di fine Novecento.
5.3 la pubblicita’
Le forme di comunicazione
di massa utilizzate per promuovere la vendita di beni o servizi costituiscono
la pubblicità. Essa viene utilizzata quando le forme di vendita diretta e
personale sono impossibili, complicate o semplicemente inefficaci e si
differenzia da attività come la propaganda, le pubblicità redazionali e le
relazioni pubbliche. Le tecniche adottate variano ampiamente per complessità,
giacché vanno dagli annunci chiari e diretti delle inserzioni nei giornali
all'uso concertato di quotidiani e riviste, televisione, radio, pubblicità per
corrispondenza e altri mezzi di comunicazione nell'ambito di una stessa
campagna pubblicitaria. Semplice e non sofisticata alle origini, la pubblicità
è ora una fiorente industria mondiale.
Manifesto
realizzato nel 1987 per la pubblicità della carta delle sigarette Job
Pubblicità
di un film indiano
La pubblicità moderna è parte integrante della civiltà urbana
industriale e rispecchia la vita contemporanea in tutti i suoi aspetti. Nata
per motivi economici, dagli anni Sessanta in poi è stata utilizzata sempre più
frequentemente anche per questioni di interesse sociale (come ad esempio le
campagne contro la guida in stato di ebbrezza).
Due sono le principali tipologie di pubblicità: diretta al
consumatore, cioè all'acquirente finale, e diretta ai rivenditori, raggiunti
attraverso riviste di categoria e altri mezzi. Entrambe hanno a disposizione
molti sistemi di persuasione. Una terza forma di pubblicità, meno diffusa ma
ugualmente importante, è la pubblicità istituzionale o di prestigio, concepita
con l'intento di costruire l'immagine, il nome e la reputazione di una certa
impresa e che spesso solo incidentalmente cita i prodotti o i servizi offerti.
Un altro tipo di pubblicità minore, ma sempre più praticata, è la
pubblicità cooperativa, in cui le spese per la pubblicizzazione di un certo
prodotto su radio e giornali locali sono divise tra produttore e venditore.
Il raggio d'azione può essere locale, nazionale o internazionale e
in relazione a ciò i prezzi differiscono sensibilmente, soprattutto per i
quotidiani; i giornali, inoltre, differenziano i prezzi anche a seconda della
materia delle inserzioni (legale, politica, finanziaria, religiosa, di
solidarietà o riguardante il tempo libero).
5.3.1 sTORIA DELLA PUBBLICITA’
Le
origini della pubblicità risalgono a migliaia di anni fa. Uno dei primi metodi
fu quello delle insegne, in genere vistosi segni dipinti sulle pareti di
edifici, di cui sono stati scoperti numerosi esempi nelle rovine dell'antica
Roma e di Pompei.
Nel Medioevo esistevano i cosiddetti banditori che, elogiando a
parole un prodotto, davano luogo a una semplice ma efficace forma di
pubblicità. La loro funzione era essenzialmente quella di leggere ad alta voce
gli avvisi al pubblico; essi, peraltro, venivano impiegati anche dai mercanti
per decantare a squarciagola i pregi della propria merce. Di tali banditori è
rimasta una traccia fino a tempi recenti; in Italia, per esempio, l'arrivo di
nuova merce al mercato, più spesso nei piccoli paesi, veniva annunciato, ancora
negli anni Trenta e Quaranta, da banditori che richiamavano l'attenzione con
rullare di tamburi o squilli di trombetta. Basti ricordare in proposito la
figura del "pazzariello" napoletano. In pratica i banditori sono
stati i precursori dei moderni presentatori di messaggi (o "spot")
radiotelevisivi.
La prima forma di pubblicità su carta apparve, naturalmente, solo
con l'invenzione della macchina da stampa. Il primo marchio di fabbrica risale
al XVI secolo, quando i commercianti e i membri delle corporazioni affissero
fuori dai propri negozi dei simboli di riconoscimento (tra i simboli più
conosciuti giunti fino ai giorni nostri quelli del barbiere e del banco dei
pegni).
I maggiori progressi sono stati compiuti negli Stati Uniti
d'America, dove la prima forma pubblicitaria fu quella dell'invio di cataloghi,
a opera dei produttori di sementi e di case editrici. A partire dal 1870 la
pubblicità sui giornali ebbe come grandi utilizzatori le industrie
farmaceutiche, che, realizzando enormi profitti, potevano reinvestirne notevoli
quantità per pubblicizzare i propri ritrovati.
Verso la fine del XIX secolo ha avuto inizio una nuova era nella
storia della pubblicità: se prima i prodotti di uso domestico come zucchero,
sapone, riso, melassa, burro, latte, fagioli e dolci venivano venduti a peso
prelevandoli da ampi recipienti, nel 1880 i produttori americani di sapone
introdussero sul mercato prodotti confezionati in pacchetti e con un proprio
marchio. Questa innovazione, estesa ben presto a una vasta gamma di prodotti
alimentari e sanitari di largo consumo, consentì ai produttori di venderli e
pubblicizzarli con il proprio marchio, ampliando fortemente il campo d'azione
della pubblicità.
Dopo la prima guerra mondiale, stimolata dal grande progresso
tecnico, la pubblicità si è trasformata in un'industria di dimensioni
gigantesche. L'invenzione dell'elettricità ha consentito di utilizzare le
insegne luminose; la fotoincisione e altre moderne tecniche di stampa hanno
sensibilmente accresciuto le sezioni pubblicitaria e redazionale dei giornali.
La pubblicità come mezzo di comunicazione ha cominciato a diffondersi sempre
più tra gli esperti di pubbliche relazioni. L'avvento della radio, negli anni
Venti, ha dato impulso alla creazione di tecniche di vendita che si basano
sulla viva voce.
La più grande innovazione del dopoguerra è stata la televisione,
mezzo che ha spronato l'industria pubblicitaria a perfezionare le proprie
tecniche con l'uso sincrono di immagini e voce. Nel 1990 è cominciata la
proliferazione dei videoregistratori e dei telecomandi, entrambi minaccia per i
pubblicitari, in quanto consentono di evitare, con estrema facilità, gli spot
trasmessi. I pubblicitari hanno reagito cambiando le proprie tattiche o, ove
possibile, prediligendo le sponsorizzazioni; in compenso, però, un nuovo canale
pubblicitario si è aperto con la diffusione sempre più ampia di Internet e di
altre reti di computer.
6. Conclusioni
Oggi, insomma, il mondo è invaso dalla tecnologia. Guardandoci
intorno, ci accorgeremo che quasi tutto ciò che vediamo è stato progettato al
computer, anche il più piccolo ed insignificante elemento visivo. Le nuove
generazioni sono ormai immerse in questo mare di innovazioni. E’ difficile,
quindi, non essere informati o far finta che ciò non ci appartenga:tutto fa
parte di noi, che siamo catapultati in ogni istante in una realtà a noi sempre
più vicina!
7. BIBLIOGRAFIA
Il lavoro è stato realizzato dalle
alunne Cellamare Michela, Porcelluzzi Daniela e Raffaele Francesca, grazie
all’ausilio delle seguenti fonti:
-Armellini, Colombo/ La letteratura
italiana/ Zanichelli 1999;
-Jacques Le Goff/ L’uomo nel Medioevo/
Editori Laterza 1987;
-G.C. Argan/ Storia dell’arte italiana/
Sansoni per la scuola 1988;
-Touring Club Italiano 1964/ L’arte nel
Medioevo;
-www.mediamente.rai.it/mediamentetv/learning/ed_multimediale/lezioni/06/index.html;
-Enciclopedia multimediale: Microsoft
Encarta 2000;
-www. accademiabellearti.com;
-www.rai.it.