IL DIALETTO ORMEESE

Il dialetto ormeese è una vera e propria lingua, tanto particolare e, per certi versi, astrusa, da riuscire difficilmente comprensibile anche agli abitanti dei paesi più vicini ad Ormea. E' bene, in tal senso, citare fedelmente il Prof. Goffredo Casalis che nel suo "Dizionario...dei Comuni e degli Stati di S.M. il Re di Saradegna", già più di 170 anni fa, scriveva: "Gli Ormeaschi parlano un dialetto che non è nè genovese, nè piemontese, che ha certe voci tutte sue, che anche la gente dei paesi vicini stenta a capirle." A testimonianza di come gli Ormeesi tengano e sentano proprio questo particolare dialetto, ricordiamo le opere date alle stampe da due illustri concittadini. Padre Giacomo Ignazio Pelazza (El frà gioncu du Rian 1898-1983) mise insieme i suoi studi nel "Saggio di Toponomastica Ormeese", composto dal religioso negli anni Sessanta e dato alle stampe a cura dell'Associazione Studi Ormeaschi nel 1992. Giuseppe Colombo (Gisè Curumbu d'l Proa) diede invece alle stampe, nel 1986, il Vocabolario Italiano-Ormeasco e Ulmioscu-Italian, composto dal 1965 al 1985. Questo dialetto così strano assurge, quindi, a vera e propria lingua, provvista anche di un dettagliato dizionario. I giovani hanno ereditato un dialetto un po' troppo soffuso di intrusioni dall'italiano: basti pensare che i 6000 vocaboli dei quali constava l'Ormeese si sono ridotti, negli anni, a circa 2000, dei quali poco più di due terzi usati nella parlata quotidiana. Senza la pretesa di neppure avvicinarmi a concittadini tanto illustri, ho sempre avuto l'hobby di scrivere in dialetto e ho così composto i copioni per le recite teatrali della compagnia degli lrriducibili che potete vedere citati nell'apposita sezione del sito. Non ho finora ritenuto di dare alle stampe questi testi che, comunque, sono a disposizione di eventuali studiosi della nostra lingua. Senza parimenti voler fare opera autocelebrativa e con tutti i limiti che la scrittura di una tastiera di un personal computer impone (priva di tutte quelle cediglie ed accenti tipici ed arzigogolati che sono parte integrante dell'Ormeese scritto), ma solo perché il navigatore del Web possa rendersi conto di come è sommariamente strutturata la nostra lingua, riporto qui appresso una breve poesia da me composta nel 1997.

U NEVA NT'ULMEA

 

E voldu da ra s-fraira del girusgi: u nèva nt'Ulmèa,

el ventu u sciuscia folte tra j olbo e u scivura ns'u Rizoea,

che fultugna eso 'n cà, al codu, dara stiva, e pèa

dulmìa suta el chivelte cotie, con su tempu maroadoea....

 

I zuvo, i polvi, ciù d tuci j oci, i runfu da pè ai soej,

che bella surpresa che i truvran dman matin,

pèa scioa, scalpizora, tirose el mote, foa di bèi zoej,

i grongi 'nvece i duran foa fatiga, gavora a puntin.

 

U lezun pez el vì, el bijoa pez el Bulgu u ra gova,

ma el pore e l'oerj d gumiu i sun a cosa ca va meju,

quonta fatiga pel muntoa fin 'n Nova,

a rosc-cia a tran a pora del zuvo e quala del veju.....

 

Ulmèa a re propi bela e a piosce a tuci dlungu,

ma cun su condidu obitu 'ncù d ciù,

suta u sua invelnoa che, 'ntu zèa bleu, l'è bèa rundu,

el Pizzu cun a punta gionca tuci i voldu cun u nosu 'nsciù.

 

El fragiu, a gioza, pez'el vì u s scùa, l'è vèa,

ma a nève a scoda dlungu drentu al coea, sciù,

chi cu trambela u pèna, 'n campogna u s lumenta a fèa,

ma a Nosctru Scignua e al Feravustu u n n'vrà ciù !

 

NEVICNEVNEVICNEVIOV

 

 

NEVICA AD ORMEA

 

Guardo dalla fessoia tra le persiane: nevica ad Ormea,

il vento soffia forte tra gli alberi e fischia in Piazza,

che fortuna essere in casa, al caldo, dalla stufa e poter

dormire tra le coperte calde, con 'sto tempo birichino...

 

I giovani, i piccolini, dormono vicino ai genitori,

che bella sorpresa troveranno domattina,

poter sciare, calpestarla, fare a palle di neve, giocare,

gli adulti, invece, con fatica, dovranno spalarla bene...

 

Lo spartineve nelle strade, l'acqua in Via Roma,

ma le pale e l'olio di gomito sono più efficaci,

quanta fatica per andare al Col di Nava,

e le pale che raschiano sul terreno sgombro.

 

Ormea è proprio bella e tutti la apprezzano,

ma con l'abito bianco lo è ancora di più,

sotto il sole invernale, che nel cielo blu si staglia,

tutti guardano all'insù la bianca punta del Pizzo.

 

Il freddo, il ghiaccio fa scivolare in strada, è vero,

ma la neve scalda dentro al cuore, suvvìa,

chi traballa in strada e gli animali in campagna fatican

ma al Corpus Domini e a Ferragosto non nevicherà.....

 

 

 

 

 

 

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