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Scultura installata nei giardini dell'ex o. p. di Genova-Quarto
La grande scultura di Alfonso Gialdini, esposta nei giardini dell’ex
ospedale psichiatrico di Ge-Quarto, si compone di tre elementi in pietra e
cemento, di cui due scanditi nello spazio di una geometrica gabbia d’
acciaio.
In particolare si tratta di un’opera a struttura ascensionale con altezze a
due differenti livelli: la base che si compone di due corpi lamellari a
“guscio” - posti lateralmente a terra e stretti in morse metalliche - mentre
al centro, al piano superiore, fiorisce un grandioso corpo plastico le cui
forme morbide e arrotondate vogliono simbolicamente rappresentare un grande
abbraccio tra uomo-donna: tematica onnipresente nel lavoro dello scultore.
In particolare, questo lavoro sembra generarsi dal processo naturalistico
tipico dello sbocciare: qui il fiore si strutturerebbe idealmente attorno
alla presenza di due grandi petali-guscio - fissati a terra da rigide
maglie - su cui si erge un grosso bocciolo, una calda forma d’amplesso tra
maschile e femminile.Una forma, questa, dove la figura umana è appena
percepibile in segni essenziali, appena affioranti, ma fortemente evocativi.
I petali-gusci, in realtà matrici del corpo centrale, possono rappresentare
in questo frangente la categoria del negativo da cui trae origine il
positivo.
Più specificamente le negatività di una condizione umana ristretta,
incarcerata, di sofferenza e di disagio dove la materia bruta della
“nigredo”, secondo attivazioni di processi alchemici, si fa crogiuolo di
purificazione per arrivare alla condizione dell “albedo”, luce della
conoscenza.
In questo senso, si compierebbe allora un cammino sapienzale che, dal basso
della materia imprigionata, sale verso l’alto per raggiungere quella forma
aperta, liberata, che s’inebria di luce nell’ampiezza di uno spazio senza
limiti.
In sostanza, si tratta di un’opera pensata per un luogo dove il disagio
psicologico tenta quotidianamente di superare la “pesantezza” della materia
per raggiungere la “leggerezza” della persona liberata.
Miriam Cristaldi
La scultura di Alfonso Gialdini si sviluppa attorno a
un nucleo centrale ed è sovente concepita come composizione di piani che si
espandono nello spazio.
Un nucleo da intendere come concentrato di
forze che premono verso l’esterno e che spingono la materia a dilatarsi in
superficie, come lo “smallarsi” della noce, per comunicare con l’ambiente
circostante.
E lo “zoccolo duro” della materia
scultorea, la pietra, riesce così a subire trasformazioni subliminali capaci di
virtualizzare la sostanza stessa per arricchirla d’ulteriori significati.
La pietra, infatti, rappresenta per lo
scultore ciò che questo simbolo effettivamente nasconde e al contempo ri-vela:
il senso d’indistruttibilità e di coesione. Dunque convincente
richiamo all’eternità attraverso la sua durata illimitata, pari alla
struttura rocciosa su cui si fonda
l’universo.
Ma anche come principio maschile nella
condizione di elemento fallico proiettato verso l’alto e, al contempo,
principio femminile nella specificità di corpo sgrossato dallo scalpello.
L’opera dello scultore Gialdini si basa
infatti su qualità ossimoriche che
la fanno vivere e la nutrono di polarità opposte: se la materia denuncia
un’evidente possanza in virtù del suo peso specifico, al contrario la
tattilità morbida e scivolosa della sua superficie conferisce alla percezione
visiva un senso etereo di leggerezza. E ancora: alla densità corposa del blocco
petrigno corrisponde la levigatezza dei piani formali che, inondati di luce,
riescono a creare vellutati effetti di diafane trasparenze.La staticità del
blocco si trasforma allora in mobilità luministica mentre la fisicità della
pietra, virtualmente, pare acquisire aspetti di liquidità.
Anche il linguaggio artistico subisce
continue oscillazioni: nel lavoro dello scultore si possono infatti cogliere
espressioni figurali capaci di convivere con soluzioni astratte. Qui, accenni di
corpi umani vengono assorbiti da gonfiori della materia come se essa fosse
spinta da un’energia endogena in forte espansione.
Una scultura, quella di Gialdini, che per
certe soluzioni può ricordare Viani o Brancusi ma che, per altre, si stacca
completamente in modo da suggerire valori mutevoli così da identificarsi con la
complessità del vivere odierno.
Miriam Cristalli
GONDRANO
Sotto indicazione del preside, prof .
Massimo Angelini, è stato installato
nella scuola tecnica I.P.S.I.A. Meucci, a Genova, un grande tornio da metallo
dellaprima metà del secolo scorso.
E’ questo, uno splendido pezzo di archeologia industriale di colore nero (inforte
risalto con la parete bianca retrostante), installato nel luminosoatrio della
scuola con tale maestria da apparire, a prima vista, unascultura antropomorfica
di Jean Tinguely.
Infatti, le sue lunghe, nere, cinghie di trasmissione - montate su un unico
albero con pulegge e comandate dal motore –che avevano il compito di
farfunzionare anche un trapano a colonna- permettevano di costruire viti,
bulloni e, in genere,pezzi meccanici a forma cilindrica.
Ma questo tornio, estrapolato dal suo contesto originario, (qui accostato aduno
più piccolo) acquisisce nell’ampio e nudo spazio della scuola un’auraquasi
sacrale. Pare quasi che le forme meccaniche, pensate - secondo la lorofunzione -
in movimento (come nel lavoro del grande artista francese sopracitato), possano
evocare fantastici dinosauri della preistoria.
Ed è per questo e in questo senso che l’opera scultorea di Alfonso Gialdini,intitolata
“Gondrano”(nome del cavallo della “Fattoria degli animali”, di Orwell,
che desiderava un mondo migliore e più giusto), s’incastraperfettamente
nell’installazione archeologica attraverso un’ombrosa e mobiletesta di
cavallo (scolpita in pietra nera) entro cui prendono corpo richiamia possibili
frammenti industriali.
Secondo un forte abbraccio tra natura e cultura.
Nasce allora una scultura in piena armonia col tutto e perciò in grado
diconnotare l’intera installazione della qualità dell’arte.
Alfonso Gialdini ha appena curato la mostra di archeologia industriale
intitolata “Industria, creatività, memoria” esposta nella sala mostre
dellaBiblioteca Berio.
E’ anche maestro di scultura all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di
Genova-Quarto e fa parte del direttivo dell’I.M.F.I. (Istituto delle
Materie e Forme Inconsapevoli) fondato dall’artista Claudio Costa ,
scomparso nel ’95.
Artista con cui Gialdini ha lavorato in un clima di collaborazione e
amicizia.
Miriam Cristaldi(lavoro/repubblica 21/8/2002)
Miriam Cristaldi
Progetto fontana di ALFONSO GIALDINI
“Uomo e donna” è il tema ricorrente nel lavoro di Alfonso Gialdini, scultore
di un immaginifico universo archetipale che trova corrispondenza e sintonia
nell’organicità della natura.
Sovente le sue sculture vogliono recuperare la primordiale unità dell’uomo
sia in qualità di meraviglia del creato che nella capacità ri-generatrice di
ulteriori vite nella fertilità della procreazione.
Proprio come si evidenzia nel progetto per una fontana circolare (cm. 350 di
diametro) entro cui si circoscrive un blocco unico modellato armonicamente
secondo la composizione, appena leggibile, di una allungata forma femminile
coricata accanto a quella maschile, distesa in senso opposto.
Vicino alla sensibilità di Henry Moore e ad una certa astrazione
surrealista, Gialdini struttura nella materia del cotto mobili corpi
sfuggenti, arrotondati (completamente evitate le spigolature) e scivolosi
nella loro duttilità compositiva tanto da apparire come morbida superficie
sussultoria oscillante tra gibbosità e avallamenti, là dove si
materializzano corpi umani e si stratificano ombre (nelle cavità).
Le figure umane creano ritmi nello spazio secondo musicalità dolci e
sincopate.
Alla sommità delle varie altezze formali fuoriescono rivoli d’acqua che
lambiscono solo parzialmente la scultura dando origine a speciali effetti
luministici e a vibratilità tattili.
Quasi come se la materia proliferasse in acqua sorgiva con cui si compenetra
e se ne avvolge in un delicato quanto immediato significato simbolico di
purificazione e rigenerazione.
Una fontana lontana dai progetti canonici degli zampilli.
Piuttosto una innovativa visione che privilegia un sentire sommesso e
profondo dove lo sgorgare silenzioso di un’acqua invasiva e carezzevole può
invitare lo spettatore ad un’intima comunicazione nel sottile gioco
organico-inorganico che la scultura propone.
Miriam Cristaldi
SCULTURA DEDICATA AI SOPRAVVISUTI DI AUSCWITZ
Un corpo in tensione, una materia petrigna compressa, una forma
arcuata che tenta faticosamente di uscire dalla terra, uno sfuggire
al sonno eterno .
E’ la scultura di Alfonso Gialdini, opera dedicata agli scampati
di Auscwiz.
Ciò che appare alla visione è infatti una voluminosa massa corporea chetenta – con visibile sforzo – di sfuggire alla prensione del piano-base
orizzontale (ipotetico sepolcro), come se si ritraesse da
un’insidiosissima morsa mortale.
Questo è percepibile dalla compattezza strutturale della materia scultorea,volutamente modellata con levigatezza, ma al contempo scevra da fessure,avallamenti, fori, per evitare preziosismi pittorici che
potrebberopericolosamente disperdere la concentrazione energetica insita nell’opera.
Si evidenzia così la compatta solidità di un unico blocco compositivo chevuole rappresentare un uomo curvato, ripreso di schiena, mentre sta perrialzarsi. L'opera è trattata con minimi particolari fisionici affinchéognuno li possa immaginare secondo una personalevisione.In tal modoaumenta l’attenzione dello spettatore implicato nel farsi del lavoro.
E questa massa in tensione, con interventi e segni essenziali, tutta
impegnata a sottrarsi al richiamo mortale della terra, si erge
nello
spazio
a simbolo di un’umanità che resiste e vuole sottrarsi alla violenza e ai
sopprusi scellerati imposti dall’alto. Un no secco, oggi come ieri,
a chi
tenta di soffocare la libertà dell’uomo.
Miriam Cristalli
(pubblicato su lavoro/repubblica)
Claudio
Costa
Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Claudio
Costa (Tirana, 1942 - Genova, 1995) fu un artista di fama internazionale, la cui
definizione di pittore è incompleta, in quanto esplorò diversi campi delle
arti visive.
Il
suo lavoro fu marcato dal work in regress: camminare a ritroso verso l'origine
dell'uomo atraverso la sua manifestazione artistica.
La
sua opera è legata all'ospedale pschiatrico di Quarto dove in collaborazione
con lo pschiatra Slavich, già collaboratore di Franco Basaglia, organizzò
importanti atelier per l'applicazione dell'arte alla terapia psichica.
Attualmente
è intitolato a suo nome il Museattivo Claudio Costa, dove hanno collocazione
opere di Camminati e Fieschi, fra gli altri, presso l'ex ospedale psichiatrico
di Genova.
Dopo
la sua morte, tecniche di arte applicata come supporto ai malati psichici sono
state applicate nello specifico della scultura dallo scultore Alfonso Gialdini.
L'intero
Museattivo Claudio Costa può considerarsi con la sua raccolta di opere (da
artisti famosi, ad artisti professionisti, agli stessi degenti dell'ospedale
psichiatrico di Genova-Quarto) per la critica attuale un'opera d'arte di Claudio
Costa.
Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Alfonso
M. Gialdini, nato a Genova il 6 settembre 1948, è un ingegnere e ricercatore di
formazione. Dal 1975 intraprese in parallelo, spinto dalla moglie, la carriera
di scultore.
Dal
1995 al 2002 la appplicò insieme a psichiatri e psicologi come tecnica di
supporto terapeutico a gruppi di malati di mente presso il Museattivo Claudio
Costa, alla morte dello stesso Claudio Costa, che lo aveva invitato numerose
volte a svolgere con lui tale attività. Il Costa a sua volta aveva svolto tale
attività con Slavich, collaboratore di Franco Basaglia.
Alcuni
articoli di Gialdini che si basano sull'elaborazione ed affinamento di concetti
espressi da Martini, Sir Read, Bourdelle (allievo di Rodin) furono usati per
approfondimento su una tesi dell'Accademia Linguistica delle Belle Arti di
Genova.
La
serie di sculture collocate a Celle Ligure tra il 2005 ed il 2006 tende a
dimostrare la convinzione di Gialdini sull'utilizzo di materiali e tecniche
particolari in modo tale che la scultura abbia diffusione di massa come la
pittura.
Indice
1.1
Scuole
1.2
Giardini
1.3
Istituzioni pubbliche ed associazioni
Opere
in provincia di Genova e Savona
Scuole
I.T.I.I.S.
Giorgi (Genova)
Liceo
scientifico Cassini (Genova)
I.P.S.I.A.
Meucci (Genova)
Scuola
elementare (Celle Ligure)
Giardini
Giardino
del municipio (Framura)
Giardino
dell'ex ospedale psichiatrico (Quarto, quartiere di Genova)
Giardini
e lungomare (Celle Ligure)
Istituzioni
pubbliche ed associazioni
Biblioteca
municipale (Celle Ligure)
Istituto
Ligure Resistenza e Storia Patria (Genova)
Comunità
di San Benedetto al porto (Genova)
Sindacato
CGIL (Genova)
Categoria: Scultori italiani