Artista, performer, critico d’arte, giornalista, grafico pubblicitario, insegnante, interessato ai mezzi di comunicazione visiva e di massa, Rodolfo Vitone, genovese d’oc (Genova ’27, in mostra alla galleria Il Vicolo, salita Pollaioli 27r), fin dai primi anni ’60 ha elaborato un linguaggio concettuale fondato essenzialmente sulla forza e sull’uso delle lettere quali segni verbali che si contaminano con altri segni e materiali diversi mediante una fitta e invisibile rete di connessioni.

Infatti, attraverso un sincretismo segnico allora fortemente innovativo, l’artista ha saputo arricchire il materiale verbale con un’incredibile gamma di altri elementi linguistici.

Così assistiamo a un immaginario visivo dove la lettera (ingigantita, rimpicciolita, raddoppiata, rovesciata, ecc.) interagisce attivamente con materiali i più eterogenei come rose secche, fili spinati, carte veline, cuciture di lana, cuori, serrature, terra rossa, fiori finti, immagini pubblicitarie, elementi meccanici, impasti pittorici, frammenti scritturali, variopinti collage, timbrature, macchie…

Rodolfo Vitone, insieme a Ugo Carrega, Anna e Martino Oberto, è protagonista a Genova nei primi anni ’60 della “Poesia visiva”, allora movimento emergente in Italia e all’estero. Nel ’63 fonda la rivista di cultura contemporanea “Marcatrè” diretta da Eugenio Battisti (ne fa parte anche Germano Celant) e nel ’65 con Ugo Carrega pubblica “Tool, quaderni di scrittura simbiotica” mentre nel ’71 allestisce al “Pourquoi Pas” la sua “Proposta di incidente” quale evento sperimentale.

Il suo, è un universo originale, creativo e fantastico, dove una sottile ironia, unita a raffinatezze formali, sa decantare il quotidiano per fornire scarti mentali e impalpabili inquietudini. Reliquie del passato si fondono allora con un vivace presente mentre forme dell’universo banale si alternano a invenzioni.

                                                              Miriam Cristaldi