Una pelle grumosa, viscida, traslucida, tendente al rosso, si organizza in svettanti forme fallocratiche o in morbide cavità, quasi a richiamare la funzione originaria di una possibile, ideale, germinazione capace di prolificare infiniti microcorpi. Sono questi, i “Virus”, strutture plastiche rivestite con gocce di silicone (mescolate al rosso carminio) che abitano l’ambiente espositivo della galleria attraverso un’ossessiva presenza occupante la superficie piana del pavimento.

Quasi una folla di giocose e coloratissime sagome in mastice (di diverse altezze), vibratili e gommose, tenere al tatto, ma, allo stesso tempo, portatrici  di pericolose  insidie: aghi da siringa, punte, lame sono conficcati in quest’arrendevole materia creando nell’osservatore la doppia sensazione di giocosa ilarità e di spinosa sofferenza.

Alla neonata galleria Art Progress, via Caffaro 20r, tel 01024616171, è possibile visitare la mostra “Virus” (fino a tutto luglio) realizzata da Vittorio Valente, artista che, insieme ai genovesi Francesco Arena e Antonella Spalluto, ha fatto parte dal ’90 al ’92 del gruppo “Arte come Evocazione” la cui caratteristica era quella di creare installazioni al di fuori di spazi canonici per l’arte.

 La sua ricerca sul silicone, usato come derma artificiale che riveste strutture precostituite, è diventata linguaggio significante autonomo e personalissimo. Questa materia sintetica e duttile, all’apparenza inoffensiva, si fa metafora della condizione umana odierna, cioè di quelle trasmutazioni in atto create dalla biogenetica e dalle tecnologie computerizzate che pur nell’enfasi e nell’entusiasmo delle scoperte più avanzate non mancano di nascondere pericoli, dando così  corpo ad allarmanti paure che da sempre accompagnano il difficile cammino dell’uomo.   

 

                                                            Miriam Cristaldi

 

Articolo in parte pubblicato su Repubblica-Lavoro dell’11 agosto 2001