Al centro culturale SATURA (fondato da Mario Napoli, in piazza Stella 3) si è svolto l'evento culturale in cui Viana Conti e il noto poeta Edoardo Sanguineti hanno presentato il libro intitolato "L'ideologia del traditore", del '79 - oggi rieditato in "Arte, maniera, manierismo" - scritto dall'inossidabile e sanguigno critico d'arte Achille Bonito Oliva, vivace teorizzatore nel bene e nel male dell'ultima avanguardia (nel senso di sradicamento del contesto precedente), denominata "Transavanguardia".
Con questa tendenza, che ha avuto diffusione mondiale negli anni '8O, il critico partenopeo ha ribadito il suo concetto del "traditore", di colui che vive una posizione di lateralità rispetto al centro: "la cultura ha decapitato il significato, ha perso la coscienza felice di operare secondo i canoni sperimentali dell'avanguardia ed ha perso i parametri a cui appigliarsi...nasce una soggettività che è ripresa di un piacere dell'arte fatto di labirinti mentali ma anche di manualità..." spaziando magistralmente con analogie e parallelismi tra storia dell'arte e contemporaneità.
"Teorizzai la posizione del traditore" aggiunge Bonito Oliva "nella riserva del linguaggio, collegandomi col Manierismo di fine '5OO come categoria artistica che coincide col momento storico di crisi rispetto alle precedenti certezze della centralità rinascimentale".
Così come negli anni '50, '60, '70, le neo avanguardie col loro ottimismo sperimentale parteciparono al progressismo, all'ottimismo della produzione che sembrava inarrestabile nel tempo, con la successiva crisi dei mercati e dell'economia degli anni '8O si precipitò in una fase di turbamento acuto, di perdita delle certezze che, attraverso il termine "trans", l'autore ha codificato quale ultima neo avanguardia.
Come nel Manierismo , nella Transavanguardia l'artista non ha più fiducia nel futuro, nella ragione, ma vive la crisi soffrendo solitario e allontanandosi dal mondo avvalendosi della posizione "laterale" e della "distanza", usate come scudi per poter liberamente servirsi, a piene mani, degli stili del passato remoto e recente, modificandoli all'interno della loro stessa "ossatura". Nasce il concetto di "dissociazione" dell'artista e questa tendenza " si pone come categoria patologica che esorcizza ma non ambisce alla guarigione, che opera nell'ombra saturnina ma non cerca il superamento catartico..." , precisa ancora il critico che ha cercato, in questo senso, di elaborare una strategia della "sopravvivenza" per quell'artista che non si riconosce nel mondo.
Con il suo noto slogan "Critici si nasce, artisti si diventa e pubblico si muore", Bonito Oliva ha scolpito il suo concetto della scena dell'arte basato sulla citazione e sulla memoria riferendosi anche alla differenza linguistica tra manierismo e barocco , passibili di analogie col presente, (corsi e ricorsi della storia) usando come metafora contemporanea il disagio giovanile della bulimia-anoressia.
Se il manierismo può essere letto come una fame-bulimica nel bisogno citazionistico di differenti stili del passato, l'ottimismo barocco della controriforma può essere visualizzato come forma del vento, della leggerezza, del vuoto che s'invola nella centralità di una nuova cultura: quella mediale della tecnologia.
Per deduzione, con la fine della Transavanguardia-bulimica, parrebbe ora attuarsi una sorta di barocchismo -anoressico.
Miriam Cristaldi