Ad una prima impressione, la pittura astratta di Mario Giovino (Milano ‘58) – in mostra da “Satura”     con “Corrispondenze arbitrarie”, a cura di Andrea Beolchi – richiama visibilmente la storia dell’arte del secolo scorso, specialmente Kandinsky, Klee, Picasso, Capogrossi, Vedova…ma l’evocazione sa arricchirsi di nuovi orizzonti fatti di sguardi contemporanei. Infatti, su di un leggero, quasi volatile supporto cartaceo, l’artista dissemina concettualmente, con rigore e ordine logico, segni, forme, colori, in modo che nascano tra loro identità di rapporti. In questo senso: la forma diventa campo entro cui il segno prende vita e sostanza, mentre il colore sottolinea ed accompagna l’intensità del gesto.

Nasce allora una forte connessione tra gli elementi cosicché ognuno prende corpo e ragione di esistere in funzione della loro inscindibile correlazione.

La drammaticità, la violenza gestuale, il debordare della materia, tipici del recente passato, lasciano qui spazio a una visione più serena e mentale che coordina sentimenti e irrazionalità in una dimensione interiorizzata. Nascono allora due piani di lettura: se il primo, di carattere simbolico-naturalistico si basa sulle cromie delle terre che concorrono a sviluppare sensazioni di materialità, l’altro, più psichico, si fonda invece su di una progettualità libera e rarefatta.

Sempre a Satura (piazza Stella 1, fino al 15 aprile), Giglia Montanella presenta le installazioni “Non connesso” dove reperti scientifici, fotografie, fotomontaggi, codici cromosomici, si propongono alla lettura come elementi di denuncia e come interrogazioni di carattere etico riguardanti le scoperte attuali della biogenetica.

L’artista, che è anche laureata in scienze, dichiara a gran forza di “voler sapere”, di essere informata sulle conquiste e sulle frontiere che quotidianamente la scienza raggiunge e supera per riflettere e interagire sui destini cui l’umanità tende. Vale per tutte l’opera in cui giganteggia la pecora Dolly. Quest’immagine bucolica nasconde in realtà una bomba: il pericolo terrificante di un’umanità clonata.

 

                                                            Miriam Cristaldi