La scultura di Alfonso Gialdini si sviluppa attorno a un nucleo centrale ed è sovente concepita come composizione di piani che si espandono nello spazio.
Un nucleo da intendere come concentrato di forze che premono verso l’esterno e che spingono la materia a dilatarsi in superficie, come lo “smallarsi” della noce, per comunicare con l’ambiente circostante.
E lo “zoccolo duro” della materia scultorea, la pietra, riesce così a subire trasformazioni subliminali capaci di virtualizzare la sostanza stessa per arricchirla d’ulteriori significati.
La pietra, infatti, rappresenta per lo scultore ciò che questo simbolo effettivamente nasconde e al contempo ri-vela: il senso d’indistruttibilità e di coesione. Dunque convincente richiamo all’eternità attraverso la sua durata illimitata, pari alla struttura rocciosa su cui si fonda l’universo.
Ma anche come principio maschile nella condizione di elemento fallico proiettato verso l’alto e, al contempo, principio femminile nella specificità di corpo sgrossato dallo scalpello.
L’opera dello scultore Gialdini si basa infatti su qualità ossimoriche che la fanno vivere e la nutrono di polarità opposte: se la materia denuncia un’evidente possanza in virtù del suo peso specifico, al contrario la tattilità morbida e scivolosa della sua superficie conferisce alla percezione visiva un senso etereo di leggerezza. E ancora: alla densità corposa del blocco petrigno corrisponde la levigatezza dei piani formali che, inondati di luce, riescono a creare vellutati effetti di diafane trasparenze.La staticità del blocco si trasforma allora in mobilità luministica mentre la fisicità della pietra, virtualmente, pare acquisire aspetti di liquidità.
Anche il linguaggio artistico subisce continue oscillazioni: nel lavoro dello scultore si possono infatti cogliere espressioni figurali capaci di convivere con soluzioni astratte. Qui, accenni di corpi umani vengono assorbiti da gonfiori della materia come se essa fosse spinta da un’energia endogena in forte espansione.
Una scultura, quella di Gialdini, che per certe soluzioni può ricordare Viani o Brancusi ma che, per altre, si stacca completamente in modo da suggerire valori mutevoli così da identificarsi con la complessità del vivere odierno.
Miriam Cristaldi
Sotto
indicazione del preside, prof . Massimo Angelini, è stato installato
nella scuola tecnica I.P.S.I.A. Meucci, a Genova, un grande tornio da metallo
dellaprima metà del secolo scorso.
E’ questo, uno splendido pezzo di archeologia industriale di colore nero (inforte
risalto con la parete bianca retrostante), installato nel luminosoatrio della
scuola con tale maestria da apparire, a prima vista, unascultura antropomorfica
di Jean Tinguely.
Infatti, le sue lunghe, nere, cinghie di trasmissione - montate su un unico
albero con pulegge e comandate dal motore –che avevano il compito di
farfunzionare anche un trapano a colonna- permettevano di costruire viti,
bulloni e, in genere,pezzi meccanici a forma cilindrica.
Ma questo tornio, estrapolato dal suo contesto originario, (qui accostato aduno
più piccolo) acquisisce nell’ampio e nudo spazio della scuola un’auraquasi
sacrale. Pare quasi che le forme meccaniche, pensate - secondo la lorofunzione -
in movimento (come nel lavoro del grande artista francese sopracitato), possano
evocare fantastici dinosauri della preistoria.
Ed è per questo e in questo senso che l’opera scultorea di Alfonso Gialdini,intitolata
“Gondrano”(nome del cavallo della “Fattoria degli animali”, di Orwell,
che desiderava un mondo migliore e più giusto), s’incastraperfettamente
nell’installazione archeologica attraverso un’ombrosa e mobiletesta di
cavallo (scolpita in pietra nera) entro cui prendono corpo richiamia possibili
frammenti industriali.
Secondo un forte abbraccio tra natura e cultura.
Nasce allora una scultura in piena armonia col tutto e perciò in grado
diconnotare l’intera installazione della qualità dell’arte.
Alfonso Gialdini ha appena curato la mostra di archeologia industriale
intitolata “Industria, creatività, memoria” esposta nella sala mostre
dellaBiblioteca Berio.
E’ anche maestro di scultura all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di
Genova-Quarto e fa parte del direttivo dell’I.M.F.I. (Istituto delle
Materie e Forme Inconsapevoli) fondato dall’artista Claudio Costa ,
scomparso nel ’95.
Artista con cui Gialdini ha lavorato in un clima di collaborazione e
amicizia.
Miriam Cristaldi
Sito
gialdini:clicca scritta
Progetto fontana di ALFONSO GIALDINI
“Uomo e donna” è il tema ricorrente nel lavoro di Alfonso Gialdini, scultore
di un immaginifico universo archetipale che trova corrispondenza e sintonia
nell’organicità della natura.
Sovente le sue sculture vogliono recuperare la primordiale unità dell’uomo
sia in qualità di meraviglia del creato che nella capacità ri-generatrice di
ulteriori vite nella fertilità della procreazione.
Proprio come si evidenzia nel progetto per una fontana circolare (cm. 350 di
diametro) entro cui si circoscrive un blocco unico modellato armonicamente
secondo la composizione, appena leggibile, di una allungata forma femminile
coricata accanto a quella maschile, distesa in senso opposto.
Vicino alla sensibilità di Henry Moore e ad una certa astrazione
surrealista, Gialdini struttura nella materia del cotto mobili corpi
sfuggenti, arrotondati (completamente evitate le spigolature) e scivolosi
nella loro duttilità compositiva tanto da apparire come morbida superficie
sussultoria oscillante tra gibbosità e avallamenti, là dove si
materializzano corpi umani e si stratificano ombre (nelle cavità).
Le figure umane creano ritmi nello spazio secondo musicalità dolci e
sincopate.
Alla sommità delle varie altezze formali fuoriescono rivoli d’acqua che
lambiscono solo parzialmente la scultura dando origine a speciali effetti
luministici e a vibratilità tattili.
Quasi come se la materia proliferasse in acqua sorgiva con cui si compenetra
e se ne avvolge in un delicato quanto immediato significato simbolico di
purificazione e rigenerazione.
Una fontana lontana dai progetti canonici degli zampilli.
Piuttosto una innovativa visione che privilegia un sentire sommesso e
profondo dove lo sgorgare silenzioso di un’acqua invasiva e carezzevole può
invitare lo spettatore ad un’intima comunicazione nel sottile gioco
organico-inorganico che la scultura propone.
Miriam Cristaldi
Alfonso
M.Gialdini.
Nasce
a Genova il 6-9-1948.
A 25 anni si laurea in ingegneria elettronica,poi si iscrive al 4° anno della facolta’ di matematica.Dichiarato dal consiglio di facolta’ di Ingegneria “Studioso della materia Plasmi”riceve l’incarico di addetto alla esercitazioni su questa disciplina:elabora diverse pubblicazioni(Studi di modelli matematici per il plasma,Modelli matematici di dielettrico,Applicazioni delle microonde nella cura dei tumori,Scariche ad alta frequenza in Argon ecc.).Nello stesso periodo conosce la futura moglie che lo aiuta nel riscoprire le sue innate doti di creativita’ e manualita’,applicandole istintivamente alla scultura, prima su legno,poi su materiale duro( pietra ed in parallelo a quest’ultima su comglomerato costituito da: cementi speciali/bronzo/pietra ).
Si
sposa e sceglie definitivamente l’attivita’ di docente di
elettronica/telecomunicazioni negli istituti superiori(preferendo il
contatto umano all’isolamento della ricerca).Dal 1974 rende sempre piu’consapevole
ed attiva la sua produzione di scultore ,aprendo un laboratorio e partecipando a
concorsi regionali e nazionali in cui si classifica al primo posto.Partecipa
inoltre a numerose mostre collettive a Genova,Savona,Modena, Cagliari
e Finlandia(musei di stato su selezione della direzione museale).Nel 1993
conosce Claudio Costa: appassionatosi allo studio del rapporto arte/malattia
mentale,dal 1995 inizia a condurre corsi di scultura(in funzione di
arte-terapia)presso gli atelier di Ge-Quarto
con la psichiatra –artista Margherita Levo Roemberg.A supporto
teorico di tale esperienza ,che prosegue a tutt’oggi,pubblica “Considerazioni
sulla scultura”(1998) ed “Approfondimento di considerazioni
sulla scultura:sulla frustrazione”(2000) su Psychomedia
e “Puntualizzazioni e sintesi di considerazioni sulla scultura”(2001)su
“La via del sale “(rivista di aggiornamento della ausl3 genovese).Nel 2000
inizia la collaborazione con la giornalista /critico d’arte Miriam
Cristaldi nell’ambito del riordino del Museo
Attivo Claudio Costa –Giardino delle Sculture(Ge-Quarto).
Riferimenti
principali :
“Repertorio
illustrato di artisti liguri” a cura di Germano Beringheli,ed. De Ferrari
(1995)
C-D
rom “Gli artisti liguri” a cura di Germano Beringheli,ed.De Ferrari (1998)
“Dizionario
degli artisti liguri” a cura di Germano Beringheli,ed.De Ferrari (2001)
“Per
via di levare” di Luca Trabucco:Psychomedia ;La via del Sale(1997)
“Un
giardino di sculture per il centro Basaglia”di Margherita Levo Roemberg:Psychomedia;La
via del sale(2000)
“Il
fare Artistico “Tesi di Laurea di Roberta
Agostini presso Accademia Ligustica
di Belle Arti di Genova;anno accademico 1998/1999
Opere
in esposizione permanente:
Aula Magna I.T.I.S. G.Giorgi(Ge)—-Atrio I.P.S.I.A. Meucci(Ge)—-Giardino delle Sculture(Ge-Quarto)—-Museo Attivo Claudio Costa (Ge-Quarto)---Framura/giardino municipale(Ge)---Celle Ligure(Sv),lungomare,atrio municipale,sala attesa sindaco---Nuova sede Sindacato C.G.I.L.(Ge-Cornigliano)---Quadreria C.G.I.L.(Ge-Cornigliano)---Istituto Ligure Storia della Resistenza(Ge,in fase di acquisizione).
Interazioni
col pubblico:
Coordinatore
ed ideatore progetto “Libere dune d’occupazione” su incarico ass.Cultura
di Genova(1997)
Estensore
“progetto Dolmen” su incarico Giunta comunale di Celle Ligure(Sv)1998
Ideatore
e realizzatore del”Giardino delle Sculture( Ge-Quarto, presso Museo Attivo
Claudio Costa)
Curatore
Mostra/Conferenza /Seminario “Interferenze”:Industria,Creativita’,Memoria
Ass.Cultura Comune di Genova /Biblioteca Berio(2002)
Curatore
e Responsabile di “Sconfinamento”mostra permanente presso ex Ospedale
Psichiatrico di Ge-Quarto.
Responsabile
e costruttore del sito Internet I.M.F.I.-Museo Attivo Claudio Costa
Responsabile e costruttore del sito Internet Artisti C.G.I.L.-Associazione Presenze 2000(linkato al sito regionale C.G.I.L. Liguria)
Indirizzo
:c.so Montegrappa 29/7(Ge)—tel.010/888682,laboratorio:cso Montegrappa
80r
e-mail:dagarossa@libero.it
oppure dagarossa55@Yahoo.it—sito internet:http://digilander.iol.it/dagarossa