Guido Gelcich, allievo di Kokoscka, goriziano d’origine, ma abitante a Genova, si esprime con il linguaggio canonico della pittura (in questo caso ad olio) per descrivere un’umanità ingigantita nelle sue forme corporali, plasticamente intese.Le figure che egli definisce hanno il capo rimpicciolito (sovente senza connotazioni, anonimo), come allontanato in distanti atmosfere, mentre il dorso, ma soprattutto le gambe e le braccia, s’ingrossano a dismisura secondo una concezione prospettica di ravvicinamento che li risucchia in primo piano.

Nascono allora questi personaggi titanici, vicini a certe deformazioni sironiane o a quelle di Permeke, articolati nello spazio secondo ritmi classicheggianti, occupandolo totalmente in una specie di horror vacui.

 Allo stesso tempo le forme sono sintetizzate in moduli geometrici così da avvicinarsi alla lezione cezanniana ove tutto si riassume in cilindro, sfera, cono per definire un’umanità dolente attraverso tonalità calde, ottenute da una felice sapienza pittorica. La mostra , a cura di Giannina Scorza, è in esposizione alla galleria Satura (piazza Stella 5, fino al 20 marzo).

Sempre da Satura, nello spazio del Porticato espone Chiara Lombardo, presentata da Germano Beringheli. La pittrice stende sulla tela un’amalgama di sabbia, gesso, calce e collante con cui ottiene una superficie materica che, nella fase di essiccazione dà origine a crepe, screpolature, tracce. Su questo supporto grumoso, di carattere musivo, sono depositati pigmenti cromatici capaci di creare composizioni oscillanti tra figura e astrazione.

Attorno ad un orizzonte irregolare, sempre presente, si compongono libere geometrie.

Originale è la proiezione ingrandita di un particolare su un altro pannello, più piccolo, posto davanti al corrispettivo quadro secondo un’operazione concettuale che avvia un complesso quanto intelligente gioco d’echi e di rimandi.

Lorenzo Penco, nello spazio del Pozzo di Satura, presenta i suoi “pittograffiti” composti dall’esecuzione pittorica di un variegato alfabeto capace di richiamare quelli antichi e i graffitismi metropolitani d’oggi, riferendosi anche alle simbologie alchemiche e alle scienze matematiche.

Il suo lavoro può allora essere letto come richiamo ad un’arcaica sapienza perduta e contemporaneamente può trovare linfa vitale  nella cultura mediatica dei software televisivi dove forme semplificate di disegni infantili e fumetti vengono rielaborate in raffinate immagini sintetiche.

                                                            Miriam Cristaldi