“Ogni composizione sembra assumere la frontalità del teatrino popolare, un “teatro dei pupi” capace di tradurre il sublime in delicate marionette del presente…nella direzione tascabile di una memoria soggettiva.” scrive Achille Bonito Oliva riferendosi al lavoro di Maria Cristina Crespo e, in effetti, sembra proprio di assistere ad un’insolita messa in scena costituita da caratteristici micro-personaggi (figurine di gesso o cartapesta alte, al massimo, circa mezzo metro) abitanti fantauniversi in oscillazione tra sacralità e kitsch, tra citazioni mitologiche e iconografie da fabula.

E’, quello della Crespo, un universo immaginifico ( in esposizione all’associazione culturale Satura, piazza Stella1, fino al 24 ottobre), racchiuso e compresso nello spazio ridotto di cornici  a scatola, dall’ampiezza di alcuni centimetri, entro cui si svolgono rappresentazioni mito-religiose.

Attraverso un processo creativo, questi attori di gesso - dai visi dipinti con richiami alla storia dell’arte, incorniciati da fluidi capelli in cotone o seta, e vestiti da stoffe variopinte – sembrano narrare  storie che se prendono avvio da medievali cleris vagantes di lontana memoria, d’altra parte giungono a noi in qualità di prezioso reperto, dato che le coordinate spazio-temporali sono oggi annullate dalla perenne “simultaneità del mondo tecnologico, in cui azione e reazione tendono a fondersi”(McLuhan).

 

                                                      Miriam Cristaldi