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Mirco FRANCESCHI

 

Baker: Guerre...

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R. Baker

Guerre sessuali. Alle radici dell'infedeltà

Baldini & Castoldi, Milano, 1997, L. 30.000

Titolo originale: Sperm Wars. Infidelity, Sexual Conflict and Other Bedroom Battles, 1996

 

Robin Baker è uno zoologo che studia da un decennio la competizione spermatica umana e i suoi effetti sulla sessualità e sulla sterilità. È sua opinione che i maschi sono programmati geneticamente per conquistare e monopolizzare; le femmine per variare il patrimonio genetico, disorientando i maschi (nel modo migliore: essere disorientate).

Guerre sessuali è un testo divulgativo. È di lettura abbastanza facile anche per chi non ha studiato, perché racconta episodi di vita (anche se è un saggio). Però contiene informazioni che farebbero macerare nel sospetto anche più distratto degli uomini. Per esempio:

§         solo l'1% degli spermatozoi è in grado di fecondare l'ovulo, il resto serve ad eliminare spermatozoi altrui;

§         il 10% dei bambini sono allevati da un uomo che non ne è il padre, anche se crede di esserlo;

§         è più probabile che una donna concepisca durante un rapporto occasionale che con il partner;

§         le “scappatelle” sono scoperte raramente e solo metà dei tradimenti di lunga durata sono smascherati.

Così alla fine si riflette, guardando con occhi diversi ciò che succede intorno.

È un libro illuminante: mette a nudo il contrasto d’interessi tra i maschi (fecondare quante più donne possibile) e le femmine (ottenere sostegno variando geneticamente la progenie, per aumentarne le probabilità di sopravvivenza). È scabrosetto: parla della sessualità senza i particolari del romanzo erotico, ma solletica la fantasia. In altri tempi sarebbe finito all'indice dei libri proibiti… Anche perché è insidioso. Può influire sottilmente sul modo di pensare perché, come ogni testo scientifico, è amorale in senso profondo: le azioni più deplorevoli sono descritte come opportunità riproduttive e non vengono giudicate. Può quindi essere frainteso in senso normativo (come consiglio per l’azione). Il suo vero limite è semmai presumere che la riproduzione sia il modo naturale di vivere: la guerra spermatica è una motivazione generica della sessualità. Occorre perciò che il lettore sia moralmente adulto o potrebbe agire in contrasto con i costumi socialmente accettabili. Il tutto, magari, con l’assoluzione di una predisposizione genetica allo stupro, all’imbroglio & affini... Anche se non va letto a quarant'anni, ma prima, maledettamente prima. O mai più.

L’autore spiega la sessualità con la selezione naturale della specie, la selezione genetica. I geni che inducono comportamenti vantaggiosi per la sopravvivenza hanno una discendenza maggiore dei geni che determinano comportamenti che hanno insuccesso; questi ultimi infine si estinguono con la scomparsa dei loro portatori.

Da un testo divulgativo non è facile risalire alla teoria. Baker non esibisce il determinismo dei sociobiologi, che sono persuasi dell’esistenza di geni dell’omosessualità, dello stupro, dell'infedeltà e, in altri campi, anche dell'altruismo e della tossicodipendenza... Piuttosto che un modello gene ®   comportamento, egli offre un’impostazione geni ®   contesto ®   comportamenti. Il suo ragionamento è spesso convincente; aiuta a comprendere situazioni in cui l’organismo agisce in modo non consapevole (come per esempio quando una donna ovula in seguito ad uno stupro). A volte però sfiora il ridicolo, con ipotesi dei miei coglioni (letteralmente). Come per l'infedeltà maschile, quando risale al gene determinante del volume dei testicoli. L'uomo dai testicoli grandi trarrebbe vantaggio dalla guerra spermatica e sarebbe portato a fecondare più donne, senza curarsi della fedeltà della partner; mentre l'uomo dai testicoli piccoli sarebbe portato a difendere il suo territorio, marcando la compagna come un terzino. (Qualcuno potrebbe proporre una ricerca di verifica, con intervistatori armati di calibro e questionari). Così l’autore si espone all’accusa di riduzionismo: pronta per coloro che spiegano le azioni con l’hardware genetico, senza considerazione del software culturale (che Baker tratta in modo piuttosto naif).

Lascia  poi perplessi osservare che Baker propone una visione omeostatica della genetica. Sostiene che i geni favoriti dall'ambiente arrivano ad un livello massimo di diffusione, oltre il quale vi sarebbero degli svantaggi: perciò esisterebbe una diffusione ottimale (ma allora che fine fa la selezione?). Un esempio è dato dalla bisessualità, vantaggiosa nella procreazione per le precoci esperienze dei maschi, che fornirebbero loro la competenza sessuale per superare gli esami predisposti dalle femmine prima di concedersi. Se i geni della bisessualità si diffondessero, vi sarebbero troppi omosessuali esclusivi, con la diminuzione delle riproduzioni e un ritorno all’equilibrio genetico… A proposito dei vantaggi dell’esperienza precoce, Baker dimentica invece di analizzare incesto & affini; o l’iniziazione da parte di ragazze–scuola. Si dedica invece al calcolo delle probabilità di avere antenati stupratori, bisessuali o prostitute… Non si risale mai oltre l’ottocento…

Nel complesso, l'autore descrive un mondo dove l’interesse genetico influenza e condiziona pesantemente il comportamento sessuale degli esseri umani. Eppure, alla fine ci lascia come pulcini bagnati e con un palmo di naso quando scopriamo che, in realtà, egli ritiene decisiva la capacità di cogliere le opportunità offerte dalla situazione. Infatti, sostiene che (pag. 381): «purché l'individuo valuti il momento e la situazione in modo accurato, infedeltà, stupro, sesso di gruppo, prostituzione, scambio dei partner e via dicendo costituiscono strategie in grado di fornire l'opportunità d’essere solo un po' più efficaci, riproduttivamente, di quanto non sarebbe possibile all'interno di una singola relazione. Tutte però, comportano rischi qualora vengano attuate in malo modo o se l'individuo non dispone delle caratteristiche fisiche o caratteriali necessarie alla loro realizzazione». Varrebbe a dire che l’influenza genetica che garantisce un’effettiva superiorità sia la capacità di discernere: sarebbe favorita l’intelligenza. E così si scopre l’acqua calda: la determinante ultima della nostra specie è l'indeterminatezza. Chi volesse conoscere (che caso!) i contegni sessuali più convenienti per la riproduzione, alla fine resta solo col suo libero arbitrio.

Senza questo libro non mi sarei preoccupato della guerra spermatica. Sarà vero che senza essa la sessualità sarebbe meno colorita. Forse gli uomini avrebbero genitali minuscoli e produrrebbero pochi spermatozoi, le donne non raggiungerebbero l'orgasmo, non esisterebbero i movimenti tipici del rapporto, né sogni erotici, fantasie e masturbazione. Forse nella vita avremmo voglia solo nelle poche occasioni in cui sarebbe desiderabile il concepimento. Sesso e società sarebbero diversi! Ma davvero tutto questo è frutto dell’umanità e dei suoi pochi milioni d’anni? Le scimmie, i cani, i topi… non hanno uno sperma in grado di combattere? Quanto c’entra la sessualità umana? E come hanno inciso invece la cultura e l’ordine sociale costituito (monogamia e poligamia, culto della verginità e prostituzione sacra, soppressione d’adulteri, sodomiti e stupratori…)? Alla fine, perché il maschio con maggiore produzione spermatica dovrebbe essere più adatto alla sopravvivenza e all'ambiente? Rimane, latente, la sensazione che la guerra spermatica sia marginale, senza il riscontro dell’adattività. Sembra quasi un accessorio difensivo; poco efficace se può essere aggirato da un orgasmo femminile…

Le pagine più interessanti sono però quelle finali, sull'individuazione (la tessera) genetica; l’innovazione destinata forse a cambiare le regole della riproduzione umana. Con questo metodo di riconoscimento della paternità, gli uomini troveranno più difficile fare sesso e dileguarsi, le donne indurre un uomo a crescere un figlio altrui. L’autore immagina che esisterà il diritto ad un test di paternità alla nascita d’ogni bambino, che si potrebbe essere costretti a mantenere per legge. Le donne allora potrebbero più facilmente avere figli da diversi uomini, ottenendo da loro un aiuto finanziario a lungo termine. Col risultato di togliere significato alle relazioni matrimoniali, rimuovendone alcune delle funzioni principali (oltre che ribaltare completamente la responsabilità nell’uso degli anticoncezionali…). Magari con l’affermarsi di un nuovo modello dominante di donna, un po’ sullo stile della maman Malaussène di Pennac («Un figlio per ogni cotta, questa è la sua legge. E una volta fatto gol, addio ricordo del papà»). L’autore ipotizza l’affermarsi di una monogamia sequenziale, al posto del matrimonio. La vita sessuale si concentrerebbe sulla successione delle relazioni, ognuna delle quali durerebbe il tempo necessario per generare qualche figlio. Un nuovo ordine sociale, basato sulla corrispondenza univoca e certa della relazione genitori–figli, sostituirebbe la fedele indissolubilità della coppia monogamica, che Baker dimostra fraudolenta al punto di spingerci alla paranoia verso il partner. Mah! Chi vivrà…

Mirco Franceschi

 
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