Alla Fiera dell'Est (1976)

 

Prendo il coraggio a due mani ed inizio io per primo (forse) a commentare
questo mitico album...
Gli LP tra il 1976 ed il 1979 sono stati quelli che hanno accompagnato i miei
primi progressi con la chitarra, che ho iniziato a suonare proprio in quegli
anni. Mi sono stampato nella memoria la successione delle canzoni dei singoli
album e le parole delle canzoni stesse, a furia di suonarle e risuonarle
accompagnandomi con la chitarra....
ALLA FIERA DELL'EST: è forse la più celebre, ma la trovo un po' noiosa,
ripetitiva (ed è anche normale che sia ripetitiva: è una filastrocca!!!); mi
trasmette comunque poche emozioni...forse qualche esecuzione live (quelle
scatenate dei primi anni) suscita in me qualcosa di importante....
LA FAVOLA DEGLI AIRONI: Suonarla alla chitarra è una vera goduria...il suono
lento e cadenzato dell'arpeggio richiama il soffice e ampio battito d'ali
dell'airone...in questo senso ricorda "I cigni di Coole".
IL VECCHIO E LA FARFALLA (Patrice, sei tu???): finalmente la batteria di Andy
Surdi si fa sentire con autorità...è una canzone che mi mette allegria e mi
trasmette energia. Molto bella la storia, del vecchio che sogna di essere
farfalla abbandonando il suo vecchio corpo librandosi nell'aria, per poi
posarsi su un fiore e sognare di essere un vecchio uomo....un accenno alla
reincarnazione?
CANZONE PER SARAH: Sono affezionato a questa canzone perchè mi piace l'idea che
un papà possa dedicare alla propra figlia una canzone...come vorrei averla
scritta per le mie figlie!!! Per me un testo molto dolce, da cui traspare la
voglia del papà di proteggere e coccolare la propria piccola creatura...
LA SERIE DEI NUMERI Filastrocca che mi annoia meno di Alla fiera dell'est,
forse perchè è più ritmata e l'amico Andy Surdi "violenta" le percussioni con
maestria...anche le pennate sulle corde delle chitarre sono molto coinvolgenti.
L'idea della morte come centro di tutto, come dell'unico ineluttabile fine di
tutto...
IL DONO DEL CERVO: Una bellissima poesia, che racconta del sacrificio del
cervo, che offre in dono al cacciatore le varie parti del suo corpo. L'immagine
grottesca del cervo "sezionato" è mitigata dalle dolci immagini, quali "Uno
specchio sarà il mio occhio" oppure "il fegato ti servirà per infonderti
coraggio". Il cervo ucciso sopravvive alla sua stesa morte, rivivendo in tutte
quelle parti del suo corpo che il cacciatore usa per le sue necessità...
IL FUNERALE: per me assolutamente impossibile suonare alla chitarra il lungo
prologo, i suoni sembrano sconnessi, slegati, poco armonici. Ma grande è il
lavoro di Maurizio Fabrizio e Angelo alle chitarre. Un pezzo duro, all'inizio,
ma nella parte cantata tutto si smussa, si addolcisce, si armonizza. Ed è un
piacere suonarla ad occhi chiusi, rincorrendo le note degli arpeggi lungo i
tasti...
L'UOMO E LA NUVOLA: Un'altra bella favola: questa volta dialogano l'uomo e la
nuvola. L'uomo innamorato che sospira alla nuvola, che danza sbarazzina in
cielo. Ma alla fine si commuove al cospetto dell'innamorato, donandogli una
tenera pioggia, innamorandosi a sua volta. Vale la pena di rileggerla perchè è
molto tenera e commovente. Esaltanti le batterie e gli archi, sullo sfondo
delle chitarre. Memorabile la versione live di "Concerto" album triplo!

Lui l'amo come la vide
così bianca e inafferrabile
"Lontana sei ed io non ho la scala per il cielo"
Lei serena lo guardò ed al vento si distese...
e lui seguì sospirando
lei che, per gioco, navigava per il cielo.
Lunghi anni lui l'amò, sempre bianca e inafferrabile
"Crudele sei e il tuo candore nasconde solo gelo"
lei turbata lo guardò e al suo pianto poi si arrese...
ed una tenera pioggia lei gli donò
consumandosi d'amore...
SOTTO IL TIGLIO Di nuovo una ballata frizzante, come "Il vecchio e la
farfalla". Simpatica e sbarazzina nelle cadenze. Faccio un po' a fatica a
comprendere il testo, anche se la Tedeschi e Bonanno fanno di tutto per
spiegarmene esattamente il significato...
CANZONE DEL RIMPIANTO: Forse la canzone che mi emoziona meno; accordi semplici
da suonare alla chitarra, la classica canzone da "chiusura d'album" che spesso
Angelo adotta (come "Ora che il giorno è finito", "Innisfree"). Forse una
canzone che non lascia il segno...
In sintesi un album che mi è piaciuto molto, in cui l'ispirazione di Angelo è
ai massimi livelli: così ce lo vogliamo ricordare! Forse meno maturo, meno
compassato, ma con dentro una grande energia da trasmetterci, soprattutto nelle
esecuzioni dal vivo....Offendo qualcuno se esprimo chiaramente la mia nostalgia
per QUELL'Angelo??

Avanti il prossimo!!!

Ric

Che bello poter parlare di un disco amatissimo e a cui troppe volte ci
si riferisce con timore o noncuranza, quasi per ripulsa a tutte quelle
volte che "qualcuno" stronca il nostro ardore nel raccontare di
branduardi, etichettandolo come "quello della fiera dell'est".
Non so se è per questo motivo o, più probabilmente per una forma di
timore reverenziale nei confronti "del" disco che ha consacrato il
nostro; fatto sta che quell'involucro magico, un pò giallognolo (almeno
per le versioni che conosco io, e fa niente se un certo drscotti ne
tiri fuori una con la copertina fucsia!) e con quei caratteri poco
computeristici, va aperto, ascoltato e, chiaramente, amato.
Per vincere ogni ombra di timore, ma anche per non rischiare di dare un
contributo poco originale, mi butto nel ricordo di quello che si
provava nel sentire il ritornello de "alla fiera dell'est". Faceva
parte di uno dei giochi preferiti tra ragazzini: musica a palla, ruoli
fissati prima dell'inizio della canzone (due gatti, due cani, due
bastoni, ecc. ecc. ed il resto tutii topi), cerchio di sedie di numero
pari ai partecipanti, e via con lo scambio di posti nel momento in cui
i "nominati" dalla canzone udivano il loro alter ego. Inutile dire
della gioiosa confusione che si creava nelle parti finali laddove,
magari, si aumentava anche il ritmo della canzone stessa. Ahhhhhhhh che
ingenui! che piccole gioie!
Ovvio che questa canzone non era solo un gioco, e della ciclicità che
la riguarda potrà dire meglio qualcun altro (c'è il legame con la serie
dei numeri per questo motivo). Ma come non citare i primi accordi sulle
chitarre fatte proprio su quella famosa song? Si strimpellava sognando
di scorrere le corde come dei ovelli menestrelli.
Emozioni non da poco, magari un pò lontane, ma cariche di tenerezza.
Ok visto che si parla di emozioni....la favola degli aironi ha quella
sospensione musicale tra "e là dove svanisce"
e "l'orizzonte"....mhhhhhhhh che bellezza.
Di emozioni in emozioni cito la mia preferita, perchè carica di
nostalgia e tenerezza per quel vecchio uomo: perdo qualcosa se
scommetto che qualcuno ha, come me, associato "il vecchio e la
farfalla" al ricordo di una persona cara, magari un nonno? spero di no!
e così saprò di non essere solo nel reparto casi cronici, affetti da
branduardite. Eppoi quel giubilante "lailaili...lila" del finale è uno
spensierato correre tra i campi, inseguendo la farfalla che, e chi
poteva mai immaginarlo?, è anch'essa capace di sognare, offrendoci un
modo nuovo di vedere le cose, nella relatività più assoluta e nell'idea
della diversità tra esseri viventi....
La canzone successiva ha come particolare caratterizzante il fatto che
AB, vicino alla culla della sua piccola, si prepara a cantarle una
ninna nanna, un pò inusuale: quanto mi piace quel poco ortodosso
(almeno tecnicamente parlando) aprire le labbra che, ben percepibile,
si avverte un attimo prima che Angelo cominci ad accarezzare con dolci
parole la sua "Sarah". E poi c'è un momento delicato, quello dove alla
sospensione musicale segue, d'un fiato, "Ma dormi e non pensare, avrai
un amico cane...." ed il tristissimo "dolore, perchè gia...sai": come
non avvertire una forma di serio rispetto per il chicco di grano già
portatore in sè delle fragranze più mature del pane che si spezzerà.
Ed eccomi finalmente (grazie per chi ha avuto la pazienza di resistere
sin qui) alla mia preferita (....ma non l'avevo già detto? fa niente!)
cioè la serie dei numeri. Inizio dalla fine, quel gridato "da sempre
madre del dolore EHHHHHH" che rende l'idea di un crescendo
semplicemente micidiale.
Anche qui il testo parla di un incontro adulto-bambino, ma con che
gioia si può parlare di una sorta di cerchio della vita, tessuto da
numeri e racconti, e comunque incentrato sul "unica è la morte". Si
avverte fortissima l'aria corale con cui la musica canta di
questa "serie". Percussioni e violini e non ultimo quel bel "Ialallara
lalla ialla" che non possono che far esplodere la voglia di riascoltare
ancora una volta quel turbinio di parole e numeri.....inimitabile!
"Con il cuore in gola" arrivo alla canzone del cervo: che vi posso
raccontare? che mi è piaciuto tantissimo ballarlo (non tanto tempo fa
poi) con la mia lei: non si parla di amore sublime poi? dipende sempre
dai punti di vista ed il dono di sè che fa il cervo ha in se questo
compimento; "amare voce del verbo morire" diceva qualcuno......
Il funerale è un pò oltretombale per cui, lo ammetto, non è tra le mie
preferite, anche se tra solitudine, paura e la ricerca di quella via è
commovente quel finale "e là tu deponi il tuo cuore".
Tra giri di violino, percussioni e voce delicata, si passa a quella
piccola nuvola, che sospira e gioca, che è serena e capace di
turbamento e che alle dure parole e al pianto dell'innamorato si
scioglie in una tenera pioggia. Crescendo musicale e quel "con-su-man-
dosi d'amore" sottolineano quale alto gesto è possibile compiere solo
per amore.
OK! che manca? Una delle mie preferite (mi sa che mi sto ripetendo)
è "sotto il tiglio" anche se la preferisco nella versione francese. é
piacevole da ascoltare e ben ritmata; mi fermo qui e dico poco della
canzone successiva, quella del rimpianto. Chiude il disco con quella
solita aria di malinconia con cui è giusto congedarsi anche dopo le
frenesie, i ritmi e le gioiosità che caratterizzano il resto dello
scrigno dal nome "alla fiera dell'est"
Bene! mi fermo qui e sono così ben sicuro della presenza di qualche
strafalcione che chiedo clemenza sin d'ora alla giuria dei più
appassionati, folli e svariati branduardiani che affollano questa
lista - alla prossima 

pat.

Ciao a tutta l'allegra brigata...
Commentare "Alla fiera dell'est", e' per me come ricordare il primo amore, la prima cotta estiva. Infatti, non so per quale motivo, collego da sempre questo disco all'estate, e a questo disco sono legati dei ricordi indimenticabili della mia vita. Ancora oggi quando l'ascolto, tornano nella mie mente stuazioni, volti,ed episodi lontani. Ricordo perfettamente, un Vincenzo quindici-sedicenne, rapito ed incantato da questi brani, e la frequenza continua, quasi maniacale, con la quale li ascoltava.
Ricordo anche le facce sconsolate, di certi miei amici che evidentemente non apprezzavano Branduardi quanto me, e che comunque costringevo ad ascoltare.
Quante volte, i sogni del vecchio che sognava di diventare farfalla, sono stati i miei sogni...
Straordinaria atmosfera in "Canzone per Sarah, dedicata a sua figlia, dove tutti gli elementi della natura, hanno un ruolo a protezione della piccola.
"Alla fiera dell'est" e "La serie dei numeri", all'apparenza banali filastrocche, ribadiscono come al di sopra di tutto ci sia la Morte, padrona della nostra Vita.
"Il Funerale", malinconica e bellissima, mi fa pensare da sempre all'uomo che all'improvviso si ritrova da solo a percorrere la strada della sua vita.
A  tutte quelle persone che ti sono vicine, finche' la fortuna ti sorride, ma che svaniscono come neve al sole non appena ti volta le spalle, e ti lasciano solo ad affrontare le prove che la vita ti mette davanti ( faina, lupo).
La canzone che preferisco dell'album, e' " Il dono cervo", una delle preferite dell'intera produzione branduardiana.
 Ad ogni ascolto,si rinnova la stessa emozione, rivivo le stesse sensazioni.
Straordinaria la parabola del cervo, per indicare il sacrificio  dell'animale a favore all'uomo, e qui mi vengono in mente tutti quei casi in cui animali , soprattutto cani, hanno dato la propria vita per salvare quella del padrone, e allora continuamente mi ripeto che forse la peggior bestia e' proprio l'uomo. Non ho aggettivi per definire,la versione di questa canzone con Cristina Scrima al flauto.
"Alla fiera dell'est", rimane per me uno dei dischi piu'
belli del Nostro.
Un caro saluto
VinZ

 

English will follow..)
Angelo dice, giustamente, che è un piccolo segno di immortalità quando una canzone entra nel repertorio delle canzonette che si cantano in una gita scolastica: la canzone "Alla fiera dell'est" è ormai diventata un classico, molti la conoscono, e magari non conoscono Branduardi:)
Parlando dell'album: è senza mezzi termini un capolavoro. E' un disco quasi perfetto, questo anche grazie agli arrangiamenti di Maurizio Fabrizio. I suoni di diverse culture si fondono e il risultato è eccezionale, anche l'uso dei sintetizzatori è ben amalgamato, del resto Branduardi ci ha oramai abituati a questo. Ma resta questo senza dubbio uno dei lavori migliori.
Questo è il primo Album di Angelo che ho conosciuto, me lo  feci registrare su una cassetta C90 (che ancora conservo) perchè non avevo i soldi per comprare il disco o la cassetta originale. Credevo di trovarci sopra "Confessioni di un malandrino" il cui ascolto mi aveva praticamente paralizzato davanti a quella Tv  in bianco e nero.
Non ci trovai "Confessioni." ma in compenso scoprii ad una ad una tutte le perle che custodiva quella cassetta registrata, proprio come fosse un vecchio forziere ritrovato su una nave pirata. Di Branduardi, oltre alla musica, ovviamente, mi piacevano i suoi testi proprio perchè apparentemente vaghi, senza i cosidetti "messaggi". Frequentavo il liceo in quel periodo, e Branduardi era snobbato perchè parlava di farfalle, di aironi e di fiabe e non di tute blu o di operai e di lotta, considerati argomenti ben più attuali e "seri", in più c'era anche l'aggravante che Branduardi non era di sinistra  o almeno non sembrava, e questo lo metteva in secondo piano rispetto agli illustri colleghi.Ovvio che più mi mettevo in contrasto coi miei compagni di scuola, e più mi piaceva Branduardi, una voce fuori dal coro conformista.
Sono stato mesi a provare "La favola degli aironi" con la mia chitarra, senza tuttavia riuscirci: trovo quella melodia stupenda, la prima parte con arpeggio di chitarre e oboe, la seconda parte con quel tappeto di violini, da brividi..E poi quei versi: " ... E' là che l'ultimo dei semi non ha lasciato frutto e la terra ha ormai scordato che tanti anni fa, a un vento profumato, distesero gli aironi le ali colorate..." l'emozione, uno strano senso di struggente malinconia e un sottile senso di impotenza è per me tuttora intatto, dopo 25 anni....A volte il tempo non ci cambia.
 Concordo poi con Pat sull'immagine del vecchio e la farfalla, una canzone molto "bucolica". L'altra grande canzone è "Il dono del cervo"che propone una tematica tutt'altro che vaga e insignificante; avevo tentato più volte di spiegarla al mio professore di religione dell'epoca, un prete comunista  che non ci vedeva niente di religioso e invece è un grande esempio di altruismo che mi ha molto colpito e che mi ha fatto riflettere molto, al punto di autoconvincermi a donare tutti gli organi dopo la morte ( Ehm...."grattatio pallorum" inevitabile). Dal punto di vista musicale, eccezionale quel duetto di flauto traverso e oboe, anche se di questa canzone preferisco la versione francese, sarà la lingua che mi sembra più consona alla ritmica della canzone..
"Il funerale", anch'essa bellissima...Mi ci è voluto un po' di tempo per apprezarne la prima parte, ma è un gioiello, credo cantata in reverbero, e l'esecuzione è praticamente perfetta. Così come è quella bellissima metafora, una grande canzone d'amore, de "L'uomo e la nuvola"...
Una nota importante è anche la composizione grafica dell'Album, per essere un novizio, Angelo ha avuto la possibilità di confezionare un bel libro di foto in bianco e nero, ovviamente il formato Long Playing si presta meglio a queste illustrazioni, che aiutano a farci entrare nella filosofia di ciascun brano, e così quell'ultima pagina senza alcun disegno, vuota, come  quel senso di vuoto e di incompiuto che mi danno i versi di quell'ultima Canzone del rimpianto:"Frutti porterà, questo ampio melo, frutti verdi e rossi che non coglierò: per un'altra terra io camminerò e là l'Autunno mi ritroverà"
per fortuna che dopo Angelo coglierà la prima mela, come dire..dopo l'Autunno e poi l'Inverno arriva sempre la Primavera.
 
Michelangelo

 

Silvana era bambina quando le insegnarono Alla Fiera dell'Est... le piaceva... la canticchiava spesso,  soprattutto quando era sola e voleva sentirsi in compagnia... Allora si immaginava un mercato affollatissimo... Un uomo altissimo che le teneva forte la mano... e un topolino in gabbia che ogni notte rosicchiava due ferri della gabbia e riusciva a fuggire. Ma non andava lontano... cadeva ogni volta nella bocca di un micio, morso subito dopo da un cane... che, avendo fatto baccano, le prendeva "di santaragione"... Il bastone con il quale veniva picchiato finiva presto in un grande falò. Le fiamme erano sempre più alte e si spegneva il fuoco con l'acqua... Un rivolo insinuante percorreva la strada fino al margine d'un campo e lì c'era sempre un toro che beveva allegramente nell'ultimo giorno della sua vita. Ma anche il macellaio trovava in quel giorno la morte, fulminato dall'angelico sorriso della morte... che saliva al Signore da Cui tutto proviene ed al Quale tutto torna. Sempre nuova, ascoltandola o eseguendola, trovo strumenti nuovi e nuovi ricami... Ed è sempre con lo stesso giocoso stupore che Alla Fiera dell'Est riesce ancora a comuovermi e torno bambina... Ora, a mia volta, la insegno... Per far compagnia.
Tutto è sospeso... come in volo... Nella Favola degli aironi... Ricordo ancora la prima volta che ho visto volare un airone verso l'indefinito, dove svaniva l'orizzonte nella foschia... e mi venne spontaneo cantare questa canzone... come si recita una poesia che ci ricorda d'un amore... o come si recita una preghiera quando si è ad Assisi... E proprio quando il testo sembra concludersi, tingendosi del volo nero dei corvi... la musica lascia la speranza immensa, librandosi nell'ultimo accordo... uguale al primo. Come se non volesse finire.
(Il Vecchio e la Farfalla)... C'è una poesia di Hesse a cui sicuramente Angelo s'è ispirato... La musica serena, ben orchestrata con dialoghi virtuosistici di fiati, mette in evidenza la consueta voglia d'essere un'altra cosa, quando non ci si piace più: ci sono due colori e due melodie che si rincorrono senza diventare mai un unica linea musicale... C'è il vecchio che sogna di diventare leggerissimo... di un celeste bellissimo.. C'è la farfalla che si sogna uomo... D'un giallo intenso. Musica ed immagine... poesia e sogno in accordo perfetto.
Ispiratissima ninnananna Canzone per Sarah... Dolce... delicata... come le carezze che ogni papà fa al suo cucciolo... Questa canzone, come tutte le ninnanannne, è un cerchio altissimo... un'aureola di impalpabile serenità e luce calda da poggiare sulla fronte di un bambino per accompagnarlo nel mondo dei sogni.
La serie dei Numeri, suonata milioni di volte... L'adoro... anche perchè ha origini Bretoni... Il carattere dell'arrangiamento branduardiano secondo me in questa canzone è ormai collaudato... C'è ormai il suo stile... la sua impronta... Un brano forse poco considerato dai più... ma che invece andrebbe messo alla stregua di Cogli la Prima Mela e della su citata Alla Fiera dell'Est, non solo per la musica... ma anche per il tema centrale (anche se citato solo alla fine del testo): la Morte.
Il Dono del Cervo è tra le mie preferite... Lessi di quella suora che avvicinandosi ad Angelo gli disse, a proposito di questo brano, che aveva visto un chiaro riferimento alla Resurrezione. L'intero album è un pensare continuo alla fine... ma anche all'inizio che da essa scaturisce naturalmente... A me piace pensare invece ad una favola... Nel medioevo era reato cacciare i cervi del re... erano di sua proprietà... Mi sono immaginata lo scontro diretto tra un re... ed il suo umile cervo... ormai vecchio... che, in totale dedizione ed abnegazione, è felice d'offrirsi tutto... Perchè morendo sarà 7 volte più utile... quante volte per amore si è capaci di sacrificarsi fino all'annullamento completo? C'è chi disse... "Nell'apparteneza c'è la vera libertà...": il cervo è libero di scegliere come morire... perchè appartiene al suo re... E forse solo in questo potrei vedere una metafora cristiana. ("...sia fatta la tua volontà").
Splendido il prologo de Il Funerale... Il resto della canzone, chissà perchè, m'ha sempre dato di Scarborough fair... Nell'ultima frase, Maurizio Fabrizio ci dimostra la grande amicizia e intesa musicale con il Nostro... Tutto decisamente poetico. Alla "Branduardi canta Yeats".
Anch'io non posso dimenticare la versione che c'è in CONCERTO  di L'uomo e la Nuvola... Con lo spiritualissimo flauto che cita Riz Ortolani (Fratello Sole e Sorella Luna)... Ora, a pochi mesi dall'uscita del film su Francesco di cui Branduardi ha curato la colonna sonora, non posso che pensare che il nostro MODESTAMENTE GRANDE uomo di Cuggiono ha sempre subìto il fascino dell'INFINITAMENTE PICCOLO uomo di Assisi... questo brano è una preghiera... Una richiesta d'amore... L'aver umanizzato la nuvola ed aver reso innamorato di essa un uomo, mi ricorda l'episodio (tra l'altro ben narrato dalla Cavani con Miky Rourke) dei Fioretti in cui Francesco cede al desiderio e fa un figlio con la neve... Sublime.
Sotto il tiglio è la tipica ballata cavalleresca... è tra le mie preferite... Mi ricorda troppe cose belle... ormai andate. "...Sempre va a caccia di nubi il vento e non può mai fermarsi... ma la bellezza è ancor più veloce... troppo lento per lei il vento... Così è la nostra vita e il mondo.. come vento e nube fugge via"... Non ho parole per commentarla... turbata da immutata commozione.
Canzone del Rimpianto... Come spesso è capitato negli album di Angelo... C'è a volte un brano molto intimista e sul triste-andante... che ti lascia con l'amaro in bocca... Ti addolcisce solo il fruscìo del vinile (ricordo che la mia collezione dei brani branduardiani antichi è fatto di LP!!!!)... I tappeti d'archi ci fanno intuire la conoscenza della grande tradizione romantica del NOSTRO VIOLINISTA. Non penso che questa canzone non dica nulla... Non penso proprio! Questo brano mette tutti i puntini mancanti sulle i... e dà una chiave di lettura, quasi barocca, all'intero lavoro: il senso della Vanitas Vanitatis è forte... La morte arriva... ma tu hai comunque vissuto.
Sil

 

Angelo says, rightly, that it is a small sign of immortality when a song enters in the repertory of the songs of scholastic trip:  the song "Alla fiera dell'est" by now has become an evergreen, many knows it, and they do not even know Branduardi:) About the album:  it is, for my opinion, a masterpiece. It's a nearly  a perfect work, also thanks to the agreements with Maurizio Fabrizio. The sounds of various cultures are melted and the result is exceptional, also the use of the keyboards is amalgamated very well, on the other hand Branduardi  has accustomed  us at this, but this album remains one of his best work, without doubt. 
This is the first Album by Angelo that I have known, I made it to record on a C90 cassette (that still I conserve) as I did not have enought money to buy the LP or the original cassette. I believed to find on it "Confessioni di un malandrino" whose listening practically had paralyzed me in front of a that B&W TV .I did not find "Confessions ..." but in compensation I discovered one by one all the pearls guarded by that recorded cassette , just like an old  cashdesk found on pirate ship. About Branduardi, beyond the music, obviously, he appealed to me for his apparently vague texts , without the so-called "messages".   I attended the grammar school in that period, and Branduardi was  snubbed because he used to speak about butterflies, airons and fables and not about blue coveralls  or laborers and fight, considered arguments much more  "serious", moreover there was also the aggravating circumstance that Branduardi was not of left party or at least it did not seemed to belong, and this was bad, respect his illustrious colleagues.  Obvious that could put myself more in contrast with my companions of school, and this made me more appealed about  Branduardi, a voice outside of the conformist chorus.  
I have been trying for months  "La favola degli  aironi" with my guitar, without however succeeding to it:  I find that melody wonderful, first part with arpeggio of guitars and Oboe, the second part with that carpet of violins, shivering atmosphere. And then those verses:  ".  ..Is there that the last seeds has not left fruit and the ground has by now forgotten  that many years ago, to a perfumed wind,  the airons stretched  the colorful wings.."  The emotion, a strange sense of  melancholy and a thin sense of impotence is  still intact for me, after 25 years. Sometime,  Time does not change  us. 
 I agree then with Pat on the image of old man and the butterfly, such a "bucolic" song.   The other great song is "Il dono del cervo", a very deep meaning, everything but vague ;  I had tried more times than to explain it to my  professor of religion of that period, a communist priest who did not see nothing of religious and instead it is a great example of altruism that has  made me to reflect a lot, to the point of convincing me to donate all my parts after the death (Ehm.  ...unavoidable "grattatio  pallorum").   From the musical point of view, exceptional, for me, that duet of  flaute and Oboe, even if I prefer the French version, maybe for the language that seems better for the rhythmic of this song.
"the funeral", also beautiful.  ..It tooks some time to appreciate the first part, but it is a jewel, I think sung in reverberate, and the execution is practically perfect.   Ant that  beautiful metaphor, a great song of love, of "L'uomo e la nuvola".  ..
An important part is also the graphical composition of the Album, for being a novice, Angel has had the possibility to manufacture a beautiful book of photo in.white and black, obviously the format Long Playing is lend more better to these illustrations, that help us to enter in the philosophy of each song, and therefore that last page without some design, empty, like that sense of empty and incomplete that the verses gives to me of that " Canzone del rimpianto:"Fruits will carry, this wide apple tree ,  reds and greens and that I will not pick:  for an other land I will walk and here the Autumn will find me again." Fortunately after that  Angelo  will pick  the first apple, like saying: After the Autumn and then the Winter always arrives  the Spring. 
Michelangelo

Questo album è tra i miei preferiti perché contiene la canzone che forse mi emoziona di più, che è proprio Alla fiera dell’Est. È stato incredibile me scoprire tutta la concatenazione simbolica che si trova dietro a dei versi apparentemente così semplici!
Il canto originale scaturisce dall'antichissima tradizione del Seder di Pesach, la cena per la Pasqua ebraica, in cui si celebra il miracolo della liberazione dalla schiavitù egiziana. Al termine della lettura del libro della Hagadah shel Pesach [Narrazione della Pasqua], interrotta secondo tradizione dalla cena pasquale dopo aver mangiato l'ultimo pezzo di pane azzimo (rappresentante il pane dell'afflizione assaporato nel Deserto), si intonano le 10 strofe di questo bellissimo canto.
Nella versione originale, però, non si parla di un topolino, ma di un capretto [Chad Gadya]. Il canto, come tutto il testo dell'Hagadah, cela una quantità di significati profondi:

1.        Un capretto, un capretto che mio padre comprò per due susim. Un capretto, un capretto.
Nella tradizione ebraica il padre di cui si parla nel canto rappresenta il dio di Abramo, che prima della creazione era solo con sé stesso. Il capretto è lo stesso Abramo, comprato per due soldi: acquistare qualcosa implica l’attribuire al denaro lo stesso valore di ciò che vogliamo acquisire. I due susim (monete d’oro) rappresentano l’intera creazione (cielo e terra), che vale esattamente quanto Abramo, il primo uomo a riconoscere l’opera del Creatore.
2.        E venne il gatto, che mangiò il capretto, che mio padre comprò per due susim.
 Il gatto (una specie di gatto selvatico) rappresenta il secondo regno, quello di Babilonia, sotto il re Nimrod. Il re, che odiava il Creatore e il suo messaggero Abramo, venne e mangiò il capretto. Secondo la tradizione ebraica, infatti, Abramo fu gettato in una fornace ardente, da cui uscì però miracolosamente.
3.        E venne il cane, che morse il gatto, che…
Il cane simboleggia il terzo regno, quello del faraone, che morse il ‘gatto’ di Babilonia. «Un cane  insegna la tradizione ebraica  ritorna sui propri escrementi, così come un pazzo alla propria follia». Proprio come il faraone che, a dispetto delle piaghe citate nel libro dell’Esodo continuava a rifiutare la libertà al popolo ebraico. L’Egitto superò la Babilonia nella potenza senza mai però affrontare uno scontro diretto: ecco perché «morse» ma non «mangiò» l’avversario!
4.        E venne il bastone, che picchiò il cane, che…
Il bastone sarebbe la verga che Dio consegnò a Mosè per colpire gli Egizi, lo strumento prodigioso che si tramutava in serpente, toccava le acque del Nilo per trasformarle in sangue e che spezzò, infine, la dura schiavitù. Simboleggia il quarto regno, quello d’Israele sulla propria terra, dove gli ebrei, sotto il segno dello scettro (di nuovo il bastone) del regno di Giuda costruirono il santuario di Gerusalemme. Fino a quando non venne il fuoco…
5.        E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che…
Quando il popolo ebraico si allontanò dalla Torah, un leone di fuoco scese dal cielo, assumendo la forma del regno babilonese di Nabuccodonosor e bruciando il bastone (il potere temporale) d’Israele: il tempio fu divorato dalle fiamme, gli ebrei deportati in schiavitù. Ma contro il fuoco c’è un rimedio…
6.        E venne l’acqua, che spense il fuoco, che…
Il sesto regno è quello di Persia e Media, le cui fortune si sollevarono come le onde del mare sommergendo la potenza di Babilonia. «Le loro voci ruggiscono come le onde marine», scrive il profeta Geremia riferendosi alla Media.
7.        E venne il bue, che bevve l’acqua, che…
Il toro è il segno celeste che secondo la tradizione ebraica contraddistingue le fortune della Grecia, una presenza che i saggi del Talmud associano all’oscurità spirituale: i greci cercarono di oscurare la vista degli ebrei riproponendo loro l’immagine del bue e ricordando di aver perduto la connessione con il Creatore a causa dell’episodio legato a un quadrupede della stessa specie, il vitello d’oro. Il toro della Grecia macedone si bevve in un sorso l’acqua della Media.
8.        E venne il macellaio, che uccise il bue, che…
Il destino del bue di Macedonia finì poi nelle mani del macellaio di Roma! Nessun’altra cultura più di quella romana è tinta nella tradizione ebraica con maggior decisione nel rosso del sangue. Affermatosi sotto il segno guerresco del pianeta Marte, Roma è la discendente spirituale di Esaù, il  primo figlio di Isacco, che nacque, secondo la Genesi, coperto su tutto il corpo di una peluria rossastra. Roma rappresenta il dominio di una cultura materialistica, lo stesso al quale secondo la tradizione rabbinica sottostiamo ancora oggi attraverso il potere dei suoi eredi spirituali.
9.        E venne l’angelo della morte, e uccise il macellaio, che…
Secondo la cultura ebraica, l’arrivo del Messia sarà preceduto da un periodo di grande confusione, durante il quale l’ordine naturale è destinato a essere sovvertito. La barbarie sarà spacciata per cultura e la cultura apparirà vuota di significati. La brama di consumare e di possedere crescerà a dismisura, ma troverà sempre meno occasioni di placare la propria voracità.
Il materialismo rappresentato da Roma sarà percorso da una rapacità che lo condurrà all’autodistruzione, fino a diventare l’angelo della morte nei confronti di sé stesso. Ma da questa caduta risorgerà la dinastia messianica del re Davide. Secondo i profeti vi saranno tre guerre e quindi l’avvento del penultimo regno, quello del Messia.
10.       E venne l’Unico, benedetto egli sia, e uccise l’angelo della morte, che uccise…
Alla decima strofa il cerchio si chiude con il necessario ritorno al punto di partenza. L’Eterno rimuoverà definitivamente tutto il veleno spirituale cosparso sulla Terra. Anche l’istinto di fare del male (l’angelo della morte) sarà sradicato. «Allora Dio  promette il Talmud  asciugherà le lacrime da ogni viso e riprenderà possesso del suo regno». Solo quando il circolo sarà completo la gioia potrà regnare in un riconciliato rapporto tra l’uomo e il suo Creatore

Gaia.


 

 

Back to Malandrino's Corner