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Tratto da http://digilander.iol.it/artesequenziale/drslump.htm

Tra le tante diatribe che animano il mondo dei fumetti una delle più vecchie ha per oggetto la ripetitività dei manga. C’è chi dice che essi tendono a fare il verso a sè stessi, c’è chi risponde che presentano un’enorme varietà di stili, ambientazioni e storie. Insomma: la ripetitività, nei manga, va ricercata all’interno delle singole serie, e non tra di esse. E’ vero che vi sono manga d’amore, di fantascienza, fantasy e via dicendo, ma "Ken il Guerriero", ad esempio, tenderà ad assomigliare sempre molto a "Ken il Guerriero". Un certo grado di prevedibilità è tipico di ogni produzione seriale (telefilm, cartoon, comics americani); nei manga esso è mediamente abbastanza elevato. Di per sè non è un difetto, badiamo bene: è solo l’ennesima peculiarità del fumetto orientale. E che non sia un difetto ce lo dimostra chiaramente Akira Toriyama nel suo surreale "Dr. Slump & Arale", in cui massimizza gli effetti della "ripetizione". Quasi tutte le sue storie sono riducibili a un numero limitato di intrecci (Arale e Gacchan rapiti; Arale e Gacchan fanno strani incontri; il rapporto tra il Dr. Slump e le donne; le conseguenze dell’ennesima invenzione del Dr. Slump; gare sportive; pochi altri): Toriyama gioca proprio con questo, mostrandoci mille varianti di una sola struttura, che di volta in volta infarcisce di trovate e idee nuove. Non ha importanza come vada a finire la storia, che tra l’altro spesso rimane in sospeso, nè come essa si sviluppi. Hanno importanza i colpi di testa dell’autore, le assurdità con cui confonde il lettore, rendendo ogni storia "unica". Non era forse simile il modo di far teatro di Plauto? Un numero limitatissimo di intrecci (la "commedia del servo"; la "commedia degli equivoci"), cui di volta in volta veniva data forma nuova. Ed era questo un suo difetto o una sua caratteristica? Plauto è anche noto per il suo "metateatro", tecnica che prevede che gli spettatori vengano apostrofati direttamente dagli attori, che i personaggi si confondano con l’autore, che la finzione scenica sia risaputa e ammessa dai personaggi stessi. Similmente opera Akira Toriyama. In quello che potremmo definire "metafumetto", i personaggi fanno continui richiami alla realtà dal lettore: sono consapevoli di non essere vivi e lo ammettono, si appellano alla loro qualità di esseri immaginari per fare di tutto, evitano le immagini spinte perchè "ci leggono anche i bambini". Non che "Dr. Slump" sia l’unico esempio di metafumetto. Anche la "She-Hulk" di J. Byrne, per fare un esempio tra mille, a volte lo diveniva; e non possiamo tralasciare il Supreme di Moore (segui il link per saperne di più) e, ad un certo livello di lettura, il suo "Watchmen". Lo scarto avviene poiché con Toriyama il metafumetto diviene tecnica costante, arma risolutiva per una libertà creativa pressocchè totale. E come i personaggi di Plauto avevano psicologie ripetitive e poco approfondite, così quelli del fumettista sono estremamente iconici. Le loro psicologie semplici e al tempo stesso esasperate (il Dr. Slump è uno sporcaccione, Arale vive in un mondo tutto suo, Taro è uno sbruffone, etc.) si tramutano in una caratterizzazione grafica semplice e al tempo stesso esasperata. Nel suo "Understanding Comics" Scott McCloud cita, seppur en passant, Arale, proprio a causa della sua iconicità. Lo scopo di tanta semplicità di tratto e psicologia è fin troppo evidente, nel commediografo come nel fumettista: permette al lettore di immedesimarsi più facilmente nel personaggio, aumentando il suo divertimento. Con tutto questo non voglio dire che il diretto referente culturale di "Dr. Slump" sia Plauto. Toriyama potrebbe benissimo non averlo mai sentito nominare: tuttavia è interessante notare che, a distanza di millenni, le tecniche fondamentali per far ridere l’uomo siano rimaste invariate. Ma come, potrebbe a questo punto chiedersi qualcuno, allora anche questo, che sembrava un fumetto così scemo, è pieno di messaggi tra le righe e va letto con cura e attenzione? Ignoto lettore: "Dr Slump" è ed è giusto che sia un fumetto di lettura semplice e veloce. E’ giusto e nobile divertirsi a poco prezzo, e intellettualizzare tutto significherebbe inaridire la vita. Ma ogni tanto è bene ricordare che semplicità di lettura e semplicità di creazione sono spesso ben distanti tra loro. Spesso, purtroppo, anche i fumettofili più accaniti sembrano dimenticarlo.

Tratto da http://digilander.iol.it/artesequenziale/drslump.htm

Note: gli episodi totali della mitica serie anni ottanta sono 243, ma in Italia ne sono stati importati e trasmessi solo 52. Inoltre al termine della serie DragonBallGT, la TOEI ha ben pensato di produrre un sequelake (un misto tra seguito e remake a cui si riferiscono le immagini nella AnimeGallery): l'annuncio di Mediaset di importare nella prossima stagione proprio la serie del Villaggio Pinguino, non ha però specificato quale delle due: la cosa ideale serebbe vedere entrambe, col doppiaggio degli episodi inediti (così come é avvenuto con le tre serie di DragonBall). Per quanto riguarda il manga, la StarComics ha provveduto a pubblicare sia la versione originale di Toriyama, sia il seguito a colori sul contenitore mensile "Mitico"