Massimo Cogliandro

 

 

Il manifesto liberalcomunista

 

 

Il liberalcomunismo è una dottrina politica che sotto varie forme, con varie denominazioni e facendo capo a questo o quel teorico del movimento comunista, è sempre esistita nella storia. Tra i grandi riformatori liberalcomunisti vanno indubbiamente ricordati M. S. Gorbaciov e tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno cercato di coniugare un'economia fondata sul principio della socializzazione dei mezzi di produzione e allo stesso tempo sui meccanismi di funzionamento del mercato con una lotta assolutamente non violenta per la democratizzazione del tessuto sociale.

 

Principi base del liberalcomunismo

 

I

La storia umana, come ci insegna Marx nel suo Manifesto, è una storia di lotte di classe.

II

La lotta di classe è una lotta tra classi istituzionali oltre che tra classi sociali.

III

La lotta di classe non ha in palio solo la riappropriazione del plusvalore sociale prodotto dai lavoratori, ma anche la redistribuzione del potere sociale ed istituzionale prodotto nella società.

IV

Il liberalcomunismo rifiuta il principio gerarchico all'interno della società perché fonte di nuove forme di sfruttamento fondate sull'alienazione del sovrapotere istituzionale prodotto dai lavoratori con la loro azione all'interno delle singole istituzioni e, se pure in certe fasi lo accetta, non si tratta mai di una scelta strategica, ma esclusivamente tattica.

V

La classe sociale dominante nella società contemporanea non è più la borghesia, ma la burocrazia politica dei partiti che occupano le istituzioni statali e che partecipano alla appropriazione diretta o indiretta del plusvalore sociale e del sovrapotere istituzionale prodotto dai lavoratori venendo così a configurarsi come una vera e propria borghesia di Stato, che occorrerà combattere con la stessa determinazione con cui il movimento operaio ha combattuto in passato la borghesia tradizionale.

VI

I liberalcomunisti professano un'unica grande religione: la religione dell'Uomo! Essa si distingue dalle religioni alienanti, ivi compreso l'ateismo, perché non cerca la conferma o la negazione della esistenza di Dio in una realtà ultraterrena, ma nel profondo del cuore di ognuno di noi. I liberalcomunisti sono quindi gli eredi della grande tradizione umanistica, che seguendo nei secoli le alterne vicende del pensiero gnostico, ermetico e rinascimentale ha contribuito in maniera determinante alla costruzione della moderna civiltà occidentale.

I liberalcomunisti non sono, quindi, atei : l'ateismo non ha senso perché porta nel suo seno lo stesso germe dogmatico che è alla base delle religioni alienanti; l'unica concezione del mondo che sfugga ad ogni forma di alienazione dogmatica dell'uomo in un altro da sé è quella Religione Universale che spinge l'uomo a conoscere se stesso per trovarvi Dio.

 

Obbiettivi politico-programmatici

 

I lavoratori liberalcomunisti:

  1. sono contrari sia al modo di produzione capitalistico sia al modo di produzione capitalistico di Stato tipico dei paesi dell'Est fino alla metà degli anni '80 e propongono una terza via fondata sulla partecipazione diretta dei lavoratori alla gestione dei processi produttivi tanto nel settore pubblico quanto nel settore privato dell'economia;
  2. propongono una forma di partecipazione dei lavoratori alla direzione della produzione che prenda le forme dell'autogestione sociale dei mezzi di produzione nel settore pubblico e della cogestione paritaria nel settore privato;
  3. promuovono in ogni modo lo sviluppo del settore cooperativo;
  4. lottano contro ogni tendenza alla burocratizzazione e alla centralizzazione dell'economia;
  5. rifiutano ogni forma di welfare, inteso come Stato social-assistenziale, perché ritengono che le classi lavoratrici non debbano chiedere alla borghesia di Stato alcuna elemosina dato che esse producono tutta la ricchezza presente nella società e ne sono, di fatto, le leggittime proprietarie;
  6. lottano per sostituire lo Stato assistenziale borghese con un sistema assistenziale e previdenziale di tipo mutualistico puro gestito direttamente dai lavoratori
  7. ripudiano ogni forma di violenza e propugnano la necessità di una rivoluzione non-violenta della società che utilizzi le stesse forme di lotta, che Gandhi ha usato in India per liberare il suo popolo dall'oppressione della borghesia di Stato inglese;
  8. rifiutano tutte le forme di dogmatizzazione del metodo analitico marxista;
  9. rifiutano di affondare le proprie radici storiche in un evento messianico di qualsiasi natura: mi riferisco in particolare alla Rivoluzione d'Ottobre e alle istituzioni a cui essa ha dato vita;
  10. non sono né leninisti né antileninisti, sono semplicemente comunisti e rifiutano la dogmatizzazione del marxismo operata da Lenin;
  11. sono per il superamento della istituzione-Stato, ma, fino a quando lo Stato continuerà ad esistere, lotteranno per la netta separazione tra le burocrazie politiche dei partiti e lo Stato perché anche lo Stato più democratico, nel momento stesso in cui è occupato e gestito dalle burocrazie partitiche è, per dirla con Aristotele, essenzialmente uno Stato poliarchico.

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