POLITICA
Il giornale elettronico dei liberalcomunisti
n°5 del 16-7-2000
Elenco degli articoli pubblicati in questo
numero:
1. “IL SONDAGGIO SULLA COGESTIONE NELLE IMPRESE” –
Interventi di Nuvolarossa, Ambrogio, Massimo Cogliandro, Max, Tiberius,
Luca.
2. "IL PROGRAMMA ELETTORALE DI MASSIMO
COGLIANDRO".
3. “LE PROPOSTE DEGLI
STUDENTI DI MEDICINA SULLA RIFORMA DEL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E CHIRURGIA”
di Massimo Cogliandro e altri
studenti di Medicina.
IL
SONDAGGIO SULLA COGESTIONE NELLE IMPRESE
Il
15/7/2000 si è chiuso su http://www.parlamentoonline.com/ un
sondaggio realizzato su proposta di Maximusmagnus (Massimo
Cogliandro).
IL
QUESITO DEL SONDAGGIO:
Sei
tu favorevole alla immediata attuazione della V^ direttiva CEE e dell’art. 46
della Costituzione, che prevedono la partecipazione dei lavoratori alla gestione
delle imprese in cui lavorano?
LA
SPIEGAZIONE ASSOCIATA AL QUESITO DEL SONDAGGIO:
Il
governo, i sindacati italiani e la confindustria sono stati da sempre ostili
alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende nonostante la
normativa europea e costituzionale che la prevedevano. Il motivo va cercato nel
fatto che politici, imprenditori e sindacalisti hanno sempre cercato di evitare
una qualsiasi forma di controllo sociale sui bilanci e sulla gestione delle
imprese in modo tale da continuare a perpetuare l’attuale sistema d’intreccio
tra mondo degli affari, politica e sindacalismo confederale. Il quesito si
propone di far capire ai nostri governanti, che l’Italia non vuol essere un
paese diverso dagli altri e che vuole un capitalismo pulito e
democratico.
I
RISULTATI DEL SONDAGGIO:
Hanno
risposto “sì, sono d’accordo e chiedo al governo italiano di applicare
immediatamente la V^direttiva CEE, in modo da introdurre un controllo sociale
efficace sui bilanci e più in generale sulla gestione delle imprese per
combattere l’evasione fiscale” l’85,9% delle 78 persone che hanno votato; hanno
risposto “no, non sono d’accordo” il 14,1%.
LE
OPINIONI RELATIVE AL SONDAGGIO:
MASSIMO
COGLIANDRO: Nei paesi dove esistono forme di controllo dei lavoratori sui
bilanci e più in generale sulla gestione delle imprese, l'evasione fiscale delle
grandi imprese industriali è di gran lunga inferiore e anche la tendenza a
creare "fondi neri" e un intreccio tra mondo degli affari e politica è molto
inferiore.
Io propongo, quindi, per risolvere questi problemi, di giungere
alla piena attuazione dell'art.46 della Costituzione e della V^ direttiva CEE,
che prevedono la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende.
Solo l'instaurazione per legge di un controllo sociale dal basso sulla
gestione delle grandi imprese industriali permette di eliminare alla radice
l'evasione fiscale.
La smilitarizzazione della guardia di finanza, pur
necessaria (io ho sempre firmato le proposte di referendum presentate dai
radicali sull'argomento), non risolverebbe il problema.
Il sondaggio fatto
su www.parlamentoonline.com, su mia proposta, circa la attuazione della V^
direttiva CEE sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende
come modo per combattere l'evasione fiscale e andare verso una progressiva
democratizzazione del sistema capitalistico ha registrato l'85 % di voti
favorevoli: si tratta di un risultato molto indicativo, che spero venga tenuto
nel giusto conto da chi ci governa.
LUCA
(replica al messaggio precedente): Sono abbastanza daccordo anche se c'è il
rischio di dare potere in una azienda a persone che non rischiano niente di
proprio. Bisognerebbe arrivare in un mondo in cui tutti fossero imprenditori di
se stessi e della propria professionalità. In questo modo non ci sarebbero
bisogno nermative cee o altro.
Per far questo propongo flessibilità
.
NUVOLAROSSA:
Sono favorevolissimo (alla cogestione).....anzi bisognerebbe fare molto ma molto
di piu'....bisognerebbe organizzare la Societa' in modo che i CAPITALI ed i
MEZZI di PRODUZIONE/LAVORO siano nelle stesse mani.....questa e' l'unica vera
ricetta economica indicata da piu' di un secolo da MAZZINI e sempre disattesa
dai detentori del potere e dai loro lacche' (titolo: “Capitale e lavoro nelle
stesse mani”).
AMBROGIO
(replica al messaggio precedente): Nell'immediato dopoguerra c'era stato un
socialista, di cui purtroppo al momento mi sfugge il nome, che aveva proposto
una partecipazione diretta dei lavoratori nella gestione delle aziende: E' stato
espulso dal partito.
MASSIMO
COGLIANDRO (replica al messaggio precedente): Ambrogio, in realtà la
partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende in Italia c'è già
stata: essa è stata introdotta il 25/4/1945 con decreto del C.L.N.A.I.. Dopo
pochi giorni il decreto è decaduto, ma le aziende in cui nel frattempo era stata
introdotta la partecipazione dei lavoratori, cioè la maggioranza delle aziende
del Nord, la mantennero fino alle elezioni del 1948.
L'attacco ai Consigli di Gestione, che mediavano questa forma di
partecipazione, è partito subito dopo la vittoria della Democrazia Cristiana
alle elezioni (titolo: “I Consigli di Gestione tra il 1945 e il
1954”).
MAX:
In Italia alla gestione dell'impresa non parteciperebbero
i lavoratori, ma i tirapiedi di partito e i sindacalisti.
Io
sono un lavoratore che se ne andrà presto
dall'Italia
e dall'Europa (titolo: “Ci mancherebbe
anche questo”).
MASSIMO
COGLIANDRO (replica al messaggio precedente): In Germania, dove i lavoratori partecipano alla gestione
delle imprese sin dal 1951 tutto questo non è avvenuto.
Ora, siccome la V^ direttiva CEE si
ispira al modello tedesco di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle
imprese, è ragionevole pensare che una sua piena applicazione anche in Italia
non avrebbe gli effetti devastanti, che tu ci hai descritto.
D'altra parte, se le burocrazie sindacali si stanno opponendo alla
attuazione della V^ direttiva da quasi 30 anni, è proprio per il fatto, che essa
permette ai lavoratori, quelli veri, e non ai tirapiedi di partito e di
sindacato di entrare nei consigli di amministrazione delle
aziende.
MAX
(replica al messaggio precedente): Ho letto con interesse quanto hai scritto,
sono però in disaccordo con te:
Il problema della cogestione è stato
lungamente dibattuto
nel passato e sono tra quelli convinti che sia un
solo
un metodo di integrazione dei lavoratori nella struttura di impresa
bloccandone di fatto l'autonomia rivendicativa.
Nell'amministrazione
pubblica, in Italia, è stata già fatta questa esperienza costruendo un
potentissimo canale di corruttela.
Mi dispiace, ma da appartenente alla
classe lavoratrice,
se devo scegliere tra un sistema
capitalistico-oligarchico-
corporativo come è storicamente quello dell'europa
continentale e quello di oltre Atlantico scelgo il secondo
Aggiungo, che si
sta costituendo una "europa" il cui collante è quello dei gruppi finanziari
priva di costituzione e che sta già costruendo nemici esterni vedi
"EKELON".
Per me, le vituperate "LIBERTA' DEMOCRATICHE BORGHESI"
sono
irrinunciabili e non mi piace affatto il regime che si va
costituendo.
TIBERIUS:
Sarebbe un miracolo specialmente per le imprese pubbliche che hanno dirigenti
che pensano solo alla propria tasca senza conoscere effettivamente i problemi
che stanno giù alla linea di partenza e credo che lo Stato mne guadagnerebbe
molto di più se ascoltasse alla base (titolo: “Direttiva
CEE”).
IL PROGRAMMA ELETTORALE DI MASSIMO COGLIANDRO
Massimo
Cogliandro è il direttore di "Politica - il giornale elettronico dei
liberalcomunisti" e il leader dei liberalcomunisti italiani.
Massimo
Cogliandro ha deciso di presentarsi alle elezioni politiche del 2001. Il suo
programma è il seguente:
1) introdurre la partecipazione dei lavoratori alla
gestione delle imprese pubbliche e private;
2) introdurre un reddito minimo
garantito di 1000000 al mese per tutti i disoccupati come già avviene in altri
paesi europei;
3) ridurre l'orario di lavoro di tutti i lavoratori
dipendenti a 30 ore settimanali a parità di salario;
4) adeguare gli
stipendi dei lavoratori italiani a quelli dei lavoratori europei;
5)
dimezzare lo stipendio dei parlamentari e dei ministri;
6) portare avanti
una riforma delle istituzioni che preveda la sostituzione del parlamento
bicamerale attuale con un parlamento monocamerale;
7) abolire le forme di
federalismo già introdotte nel sistema politico italiano per combattere le
tendenze secessioniste delle giunte regionali in mano al centro-destra;
8)
difendere l'identità culturale delle minoranze linguistiche storiche presenti
nel nostro paese;
9) ottenere una riforma dell'università che preveda:
- la introduzione della laurea di primo livello in TUTTI i corsi di laurea, anche nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia che è il corso di laurea con il maggior numero di fuoricorso, per permettere agli studenti fuoricorso, che hanno fatto numerosi esami e non riescono a laurearsi, di vedersi riconoscere comunque un titolo di studio di rango universitario;
-
per gli studenti che non raggiungono il numero di esami
sufficienti per ottenere una laurea di primo livello, il rilascio di attestati
che permettano comunque di capitalizzare gli esami fatti e di rendere spendibili
sul mercato del lavoro le competenze professionali acquisite.
LE PROPOSTE DEGLI STUDENTI DI MEDICINA SULLA RIFORMA DEL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E CHIRURGIA
di
Massimo
Cogliandro e altri studenti di Medicina
La riforma del
corso di laurea in Medicina e Chirurgia, che noi proponiamo si basa sui seguenti
punti:
a) introduzione di una laurea di primo livello al termine del primo
triennio del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, che dia delle competenze
di base in campo bio-medico, che potrebbe chiamarsi Diploma di Laurea in Scienze
Bio-Mediche;
b) sostituzione del 2° triennio dell'attuale Corso di Laurea in
Medicina e Chirurgia con lauree di 2° livello specialistiche triennali che
sostituiscano le attuali scuole di specializzazione;
c) la possibilità di
essere ammessi all'Esame di Stato per esercitare la professione medica dovrebbe
essere riservato a quanti conseguiranno almeno una laurea di secondo livello
specialistica dell'area medica.
In questo modo, grazie alla laurea di primo
livello, sarà possibile recuperare molti fuoricorso di Medicina e permettere
loro di trovare uno sbocco lavorativo corrispondente alle professionalità
acquisite nel primo triennio del corso di laurea e con la laurea di 2° livello
specialistica sarà possibile orientare tutti gli studenti, già a partire dal
quarto anno del corso di laurea verso un settore specifico delle discipline
mediche e chirurgiche.
Deve scomparire il medico generalista, che sa tutto e
niente ed ogni medico dovrà essere specializzato in un ramo ben preciso delle
scienze mediche, già al momento dell'Esame di Stato.