Castellavazzo quaries and cement factory

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PREMESSA

Castellavazzo è un paese che presenta un passato molto interessante, fin dalla sue origini preromane. Con l’avvento di Roma è diventando punto di riferimento  per tutta la Valbelluna. Questa sua importanza si estese anche in campo religioso con la sua Pieve che dominava i borghi vicini. Poi col passare del tempo e il venire meno delle necessità difensive del territorio bellunese, il “potere” di Castellavazzo sciamò verso il “fratello” Longarone.

In tempi recenti Castellavazzo si distinse per l’arte di “cavàr e laoràr la piera”, grazie ai suoi scalpellini o tagliapietre, che lavorarono nelle più distanti località del mondo, facendo conoscere la Pietra di Castellavazzo, materiale tutt'ora estremamente pregiato.

Forse per le stesse cause che svilupparono l’attività di estrazione e lavorazione della pietra, in Castellavazzo venne realizzato uno stabilimento per la produzione di cementi per l'edilizia. Questo ha havuto una notevole importanza, anche nella costruzione delle dighe e delle gallerie per le centrali elettriche, la più famosa delle quali è quella del Vajont.

LA STORIA IN GRANDI LINEE

Il primo complesso industriale per la produzione di cemento in Castellavazzo venne costruito dalla Ditta “Colombo” (data?). Essa però fallì rapidamente perché produceva un cemento inadatto alle costruzioni. La cementeria fu poi rilevata dall’Unione Cementi Marchino di Casale Monferrato (data?). 

All’inizio la produzione è controllata dalla Società Adriatica, la quale impiega il prodotto in tutti i cantieri del Bellunese con risultati soddisfacenti e sospende i controlli sul prodotto, considerandolo sicuro. Nella prima fase c’è un solo forno attivo, un “Mannstaed” a griglia rotante ed uno in riparazione.

L'invio del materiale ai frantoi, posti all’inizio della catena di lavorazione, avveniva usando un complesso sistema composto da teleferiche, strade camionabili e ferrovie a scartamento ridotto di 600mm. 

Nei primi tempi, la fabbrica impiegava circa 250 operai, circa 40 erano donne che lavoravano sia all'estrazione sia al insaccamento. 

La produzione divenne di 200t al giorno con produzione di: cemento di altoforno, pozzolanico, ferrino e pozzolanico per dighe. La diga sul Maè a Pontesei, in valle Zoldana, venne costruita con il cemento dello stabilimento. La fornitura di cemento alla SADE, per la diga del Vajont, venne rifiutata per non rinunciare ad altre forniture per altre ditte del Veneto. Quindi lo stabilimento fornì solo il cemento per le opere ausiliarie. La centrale idroelettrica di Soverzene, invece, fu rivestita con questo cemento. La galleria di Tai di Cadore alla centrale di Soverzene, 5 m di diametro per 28 km, fu interamente rivestita con il cemento pozzolanico dello stabilimento. Si trattava infatti di un materiale particolarmente resistente all’acqua. 

Nel tempo la cementeria si è molto automatizzata al punto che il personale venne ridotto a sole 85 addetti, era presente un laboratorio di analisi dei materiali, diretto da un chimico laureato. La società Marchino avrebbe voluto costruire a Dogna, sulla sinistra del Piave, un nuovo stabilimento da 400t al giorno, ma il disastro del Vajont ha distrutto l’area e bloccato il progetto

Layouth of the transport system

Schema del sistema di trasporto

"Cepe" quarry

Is the oldest of this system, is placed at 1000m over the mountain in the left side of Piave river. It was exercised as a underground mine with much tunnels. The production was pozzolana extraction. A cableway was used to transport the ore just to the factory.

Cava “Cepe”

Il più antico, si trova a oltre 1000 m slm e ha visto utilizzato un metodo di coltivazione da poter essere definita una miniera. Da questa si estraeva la pozzolana, che, presentandosi in vene, costrinse gli operatori ad sviluppare lo scavo in più direzioni, creando una rete di gallerie. Era servito da una teleferica che portava direttamente il minerale fino allo stabilimento.

"In Cole" Quary 

This was the second extracion quarry, is located ove Codissago village. It was linket to the down station of the "Cepe" quarry, cableway over the Piave river, by a narrow gauge line, 600mm circa 1Km long. This was exercised  early by human power and after by a Diesel loco. The railroad line was the same of the "Pascoli" quarry.

Cava “In cole”

Il secondo luogo di estrazione è posto in linea con l'abitato di Castellavazzo, a monte della frazione di Codissago, e era collegata alla stazione della funivia tramite una linea a scartamento ridotto lunga circa 1 km, con l'impiego di locomotive Diesel. La linea ferroviaria era la stessa della cava "Pascoli".

"Pascoli"quary

In the early yearswere the men to push the ore cars: the line was dismounting. After, wher arrived a Diesel loco the trains were composed by 10-12 cars. They download the material in to the cableway. Some old men remember a steam loco, but probably was a Diesel that produced much smoke. Here there was marl extraction.

Cava “Pascoli” 

Nei primi anni di esercizio i carrelli venivano spinti a mano,  poi la linea fu dotata di una locomotiva che alcuni mi dicono a vapore mentre alcuni mi assicurano fosse a gasolio. Quest'ultimi mi fanno presente che fumava molto. Con la locomotiva venivano creati convogli di 10-12 carri che poi venivano scaricati nell'impianto della funivia. Qui veniva estratta la Marna.

In the righ side of Piave rivers ther's only one limestone quarry. Here there were 3 traks to load the ore, 1 over the hoppers to discharg it on the road truck, 1 for the shed and 1 to discharger the refuses. Here was used some cars, a rail dumper, to charge the cars, and Diesel loco too. 

Sul lato destro c'è una sola cava per l'estrazione del calcare. Questa aveva 3 binari per caricare il minerale estratto, 1 passava proprio sopra le tramogge, 1 collegava una rimessa, 1 serviva per lo scarico degli scarti di lavorazione. La cava era dotata oltre che dei carrelli basculanti anche di una pala su rotaie e di una loco Diesel. 

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V01 Vm
V02
Path trace in the Vajònt (read "vayont") gorge, between Longarone and Vajont dum and map of it. Perhaps this is the roadbed of a construction railroad used to built the dum: it appear too small for a road. In the map you can see the old narrow gauge terminal and, in red, the path of the photos.

Tracce di un tracciato nella gola del Vajont. Forse è il percorso di una ferrovia usata per la costruzione della diga: sembra troppo stretta per essere una strada. Nella mappa si vede la vecchia decauville e, in rosso, la traccia delle foto. 

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Railroad-cableway interchange station.

Stazione di scambio decauville-teleferica.

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Castellavazzo quarry: railway-road hoppers and a old metal tie for 600mm gauge.

Cava di Castellavazzo: tramogge ferrovia-camion e vecchia traversina metallica per 600mm. 

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Cement factory: tracks and turntable.

Fabbrica di cemento: binari e piattaforma girevole.

F1  F2 F3
Funiculars: F1-A car in the small one at station level: this plant was used to transport the finished concrete sacks to the railroad station. F2-Base uf the long funicular, used to load carbon and other materials to the factory. F3-Cable weel at the upper station of the big inclined.

Piani inclinati: F1-Carrello della funicolare piccola a livello della stazione: questa era usata per portare i sacchi di cemento alla stazione ferroviaria. F2-Base della funicolare più lunga usata per rifornire la cementeria. F3-Ruota passacavo alla partenza superiore della funicolare lunga.

M1 M2
Maps of the factory first of the partial demolition.

Mappe del cementificio prima della parziale demolizione.

Old truck and layout of all the quarries.

Vecchio camion e schema di tutte le cave.

  Text by Gian Luca David, photos Mauro Bottegal. 

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