SALUTO DEL VESCOVO DI TURSI-LAGONEGRO ALLA DIOCESI
Carissimi fratelli e sorelle nella fede, nel sacerdozio, nella vita religiosa, nel servizio ecclesiale e nell'impegno pubblico, della Diocesi di Tursi - Lagonegro, il mio primo saluto, com'è naturale, lo prendo da S.Francesco e lo dono a voi con tutto il cuore: Il Signore vi dia pace!".
Vengo a voi in semplicità e letizia, per servire il Vangelo e percorrere un tratto di storia insieme, come dono reciproco del Grande Giubileo, nella verità e nella carità a imitazione di Gesù unico vescovo delle nostre anime (1Pt 2, 25) e Pastore supremo della chiesa (1 Pt 5, 4).
Quando Giovanni Paolo lì, per mezzo dei suoi Collaboratori, mi ha comunicato la sua decisione, il mio animo ha avuto un sussulto di trepidazione e di sgomento, pensando alla grave e per me inimmaginabile responsabilità cui mi chiamava. Ma lo smarrimento è durato poco, il tempo di conoscere alcuni vostri sacerdoti e di leggere i vostri calorosi messaggi augurali, dove tutti avete promesso di pregare per me e di sostenermi con l'affetto e la comprensione: allora mi sono reso conto che il Signore mi chiamava sì ad un impegno oneroso, ma mi donava anche dei fratelli che avrebbero reso più agevole e leggero il comune cammino di fede e la mia responsabilità di pastore.
E mi conforta anche il ritorno nella cara terra lucana, la nostra terra, la terra di Maria (ne sono testimonianza i numerosi Santuari a Lei dedicati in tutto il territorio) che mi ha visto partire appena undicenne per il convento di Ravello, custode geloso del corpo del Beato Bonaventura da Potenza, ed ora mi vede ritornare come pastore della diocesi più vasta della Regione.
Sono grato al Santo Padre, perpetuo e visibile
principio dell'unità di tutta la chiesa che mi ha chiamato a far parte del
Collegio Episcopale per introdurre nel Terzo Millennio la Chiesa di Tursi -
Lagonegro. Il suo magistero sarà luce sicura del nostro cammino sui passi della
nuova evangelizzazione, nella fedeltà al Concilio Vaticano lì, alle
indicazioni che la Chiesa del Grande Giubileo ci sta indicando e al Sinodo
diocesano appena concluso, in questa rinnovata stagione di
Pentecoste.
Il motto che mi guiderà nel nuovo ministero pastorale "in
simplicitate et laetitia" non vuole essere un programma né una sintesi di
un progetto pastorale, ma semplicemente uno stile di vita che ho imparato
anzitutto nella mia famiglia di origine e poi nella grande famiglia francescana
e che mi prometto di conservare anche in questo nuovo servizio in mezzo a voi.
Ho scelto come stemma il simbolo stesso del
francescanesimo, il T (tau) che accoglie le due mani crocifisse, Cristo e S.
Francesco, segno di una comunione e di una santità che si può raggiungere solo
se si partecipa intensamente e con radicalità alla passione di Gesù, fino alla
crocifissione, per gustare anche la potenza della resurrezione (Ef3, 10); il
mare e i monti su cui erge il T simboleggiano la profondità e l'altezza della
presenza di Dio che ci copre, ci innalza, ci avvolge e ci protegge, ma
simboleggia anche la ricca e affascinante conformazione morfologica della nostra
diocesi, racchiusa tra due mari e costellata di valli e vette purissime.
Le due stelle, infine, evidenziano i due amori della mia vita, la
mamma celeste e quella terrena, che mi hanno accompagnato con amore e tenerezza,
oltre ogni mio desiderio.
Ecco, cari fratelli e sorelle, ho voluto confidarvi le prime,
intime emozioni, nell'attesa di accogliere le vostre, perché la comunione tra
noi sia piena e ci aiuti a superare con gioia e semplicità anche le inevitabili
incomprensioni che certamente nasceranno, ma che sapremo affrontare e risolvere
insieme, in nome di Colui che tutti ci ha chiamati, costituiti e inviati perché
portiamo frutto e il nostro frutto rimanga nella vita e nella storia (Gv 15, 16
ss.).
Saluto con affetto riconoscente il mio venerato
predecessore, Mons. Rocco Talucci, vostro solerte e amato pastore, chiamato ora
a servire la Chiesa di Brindisi - Ostuni.
Saluto con predilezione voi, carissimi sacerdoti, fratelli nella
fede e nel ministero, che sento già spiritualmente vicini come saggi
consiglieri e necessari collaboratori del mio ministero.
Saluto e abbraccio i diaconi e i seminaristi
della diocesi che studiano e si formano nei due seminari regionali di Potenza,
speranza e orgoglio della nostra Chiesa, che in essi vede il suo futuro e pone
la certezza della sua continuità evangelizzatrice.
Sentitevi particolarmente amati e seguiti dal Vescovo, che vi
chiede di essere, insieme ai sacerdoti più giovani e impegnati, i primi
entusiasti promotori vocazionali per i giovani in cerca di Dio, di identità e
di futuro!
Saluto i Confratelli e le Consorelle nella consacrazione religiosa testimoni di una vita totalmente donata a Dio e ai fratelli, a imitazione del Salvatore che, per amore dell'uomo, si è fatto servo (V.C. 76).
Saluto con amicizia tutto il popolo di Dio, particolarmente gli ammalati, gli anziani, i poveri, gli emarginati, gli immigrati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito e con essi tutto il personale sanitario.
Un pensiero colmo di speranza va ai gruppi
laicali, alle associazioni, ai movimenti ecclesiali, agli ordini secolari, alle
congreghe e agli operatori pastorali, ma non dimentico i laici meno impegnati o
lontani, per i quali anche sono vescovo e ai quali chiedo di conoscerci e
dialogare nel nome del comune impegno a valorizzare la vita.
Il mio saluto vuole raggiungere anche tutti i giovani, speranza dell'umanità e
della Chiesa, soprattutto i giovani senza speranza, per dire loro che Cristo li
ama in maniera particolare e privilegiata e che troveranno sempre aperta la
porta del cuore del vescovo e della Chiesa.
Saluto gli uomini di cultura e quanti operano nel mondo della scuola, del lavoro e delle comunicazioni sociali, nuovi campi di evangelizzazione.
Saluto con rispetto e deferenza tutte le
autorità civili, politiche e militari, particolarmente gli amministratori
regionali, provinciali e comunali, con i quali intendo collaborare per il bene
integrale della nostra gente, nel pieno rispetto della reciproca. autonomia.
Affido alla Vergine Santissima, protettrice e Madre della diocesi,
il mio ministero episcopale, perché sia lei a guidarlo, sorreggerlo e
fortificarlo con il suo dolce stile di madre e regina, come fece con Cristo, con
Giovanni, con gli Apostoli e la Chiesa nascente.
Invoco su di me e su di voi la benedizione dei
nostri Santi Patroni e dei figli santi della nostra terra, Andrea Avellino e
Domenico Lentini, insieme al Beato Bonaventura, mio confratello e concittadino,
e a tutti i santi della cara Basilicata.
Pregate per me, perché possa essere un pastore saggio, illuminato
e santo.
In attesa di vedere il vostro volto, Vi auguro un Natale santo e un
felice inizio del Terzo Millennio.
+Francescantonio Nolè - Vescovo