Piange il telefono

   Il telefono continua a squillare.
   Ma io sono ancora out, lo si capisca.
   Il mio corpo è un'autostrada di germi, batteri, virus, cattivi pensieri.
   Non vi aggiungerò le telefonate.
   Anzi, è proprio bellissimo non alzare il ricevitore.

   Sono nel mondo bradburiano di Farenheit, led ovunque, suoni gialli e rossi d'elettroniche già vecchie e soprammobili che potrebbero all'improvviso proiettare sulle pareti l'immagine di Dio in guisa di modella che m'aggiorni sugli ultimi movimenti del conto in banca.
   Sto al quarto piano, ma, sdraiato sul letto, vedo il flusso dei passanti.
   Accosto le tendine.

   Forse non è giunta la comunicazione che ho dato della malattia. Ma sarebbe strano.
   E il telefono non si ferma.
   Hanno smesso di credermi?
   C'è ancora una differenza fra la mia condizione d'infermo e quella di atomo sociale? Di fatto, posso ancora scrivere. E' tutto quanto faccio sempre.
   Funziono sempre. Anzi, la malattia mi tiene ancor più dedito, elimina le distrazioni.
   Per il resto, compro da internet e pago dando gli estremi della carta.

   Forse vi sono dei piccoli spifferi di gas, dietro i battiscopa. O una sottile polverina che piccioni ammaestrati dispongono sul davanzale ogni mattina. O qualcosa sulle buste delle lettere pubblicitarie che fanno scivolare sotto la porta.
   Sì, potrebbe essere.

   Potrei forse evitare di aprire le finestre. Toccare la posta solo con dei guanti. Le chiamate già non le prendo più.
   Ma allo stato delle cose avrei paura. E se non fosse la malattia a dipendere da quest'apparato esterno di induzioni silenziose?    O se non fosse solo quella? E se, e se sottraendomi a qualche procedura io provocassi un malfunzionamento generale del sistema?
   Questo potrebbe liberarmi per sempre, o potrebbe distruggermi.
   E se mi liberasse, mi ritroverei per sempre solo, ritenuto pazzo, squilibrato, o peggio, un pericoloso criminale.
   Come in quei vecchi film con Keanu Reeves.

   Il telefono intanto ha smesso.
   Nell'ordine smettono libri, mensole, stereo, sedia, chitarra, abat jour, radiosveglia, telecomando, televisore, videoregistratore, dischi, finestra.
   Ma ho ancora la tastiera.



 

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