How to make a romance out of swiftness

 

   Mi hai scritto: Ale ho tanta paura stammi lontano.
   La prima cosa che ho notato è che manca la virgola fra “paura” e “stammi” (e non la maiuscola iniziale, ad esempio). La seconda è che il cuore ha iniziato a pestarmi i piedi. Dalla prima circostanza ho ricavato il piacere di immaginare che tu abbia potuto dimenticarla; dalla seconda che, anche se tu l’avessi appositamente rimossa o dimenticata, il mio piacere non ne sarebbe stato dimidiato.
   Allo stesso modo saprei apprezzare il tuo leggero ansimare, il quasi inessenziale rossore sulle gote dopo aver letto la mail delle ore precedenti l’alba di ieri e (oppure, sarà il caso di porre un oppure) la vasta determinazione con cui componendo l’sms vi inoculi ciò che in me avrebbe a colpo sicuro destato il leggero ansimare e il quasi inessenziale rossore sulle gote che ora mi cullano nella scrittura di questa.
   Dolci dilemmi, alla preservazione dei quali persino la distanza che, non senza una certa maliziosa svenevolezza, chiami in tuo soccorso, potrebbe aprire non pochi spazi d’esercitazione.

   Cos’è un momento memorabile? E’ una scheggia impazzita, di sicuro, che abbia trovato con compiacimento e determinazione la direzione giusta per colpire a caso in un punto preciso: vi si ammirano sincrone le virtù della competenza tecnica e di una meraviglia assoluta che sia sospesa in una metafisica fortuità di realizzazione.
   Un momento memorabile mi appare quindi ora come una fortuna meritatamente casuale, o un merito casualmente colposo, o ancora un’affezione della materia mnemonica destinata a non risolvere la fondata oscillazione fra la fierezza della destinazione e la non intenzionalità della realizzazione.
   Ma qualunque cosa esso sia io ti ho risposto, utilizzando le tue stesse armi dell’apoditticità: se io avessi una simile paura, beh, credo che sarei felice. L’importante è che ci siamo, il resto è pubblicità.
   Non so davvero come queste righe andranno a comporsi nel mosaico del tuo orizzonte d’attesa, né posso presentire se ad esse seguirà un silenzio integralista (fautore della dottrina amorosa della coerenza) o un ben più apprezzabile e romantico inoltrarsi nella contraddizione che, alla base, regola tutto il faticoso confronto fra la mente e l’impulso.
   In ultimo, non posso dire per quale prender parte o a quale mi sarà più congeniale accordare i pochi privilegi intenzionali di cui dispongo.

   Mi siedo, palpitante e leggermente sudato davanti allo schermo della tua natura, e aspetto l’intervallo fra il primo e secondo tempo.



 

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