Risveglio 2
Sveglio
(?)
è ancora presto (?)
No, forse non sono sveglio, e forse non è presto manco
per il cazzo. Ho la percezione di qualcosa e tra queste cose che percepisco
dev'esserci il tempo, ma non si rapporta a null'altro, soprattutto non si rapporta
ad altro tempo.
Vorrei sapere cos'è che non va, ma non so nulla di
attività conoscitive in genere e non so nulla di come dovrebbe andare
invece. Se dovessi sbilanciarmi direi che l'unica cosa che intuitivamente mi
giunge appena iniziano le percezioni è che avrebbero fatto meglio a non
iniziare. Perché se iniziano allora diventano insofferenti, e si mettono
a pensare a come fosse prima di iniziare. Giungeranno alla conclusione che seppure
fosse una condizione preferibile al percepire, davvero non doveva essere un
granché.
Non esistono rimedi al doversi svegliare.
Per lo stesso motivo (?) non esistono rimedi al doversi assopire.
Certo però che se dovessi scegliere sceglierei questo. Mi assopirei in
continuazione.
Ma il meschino artificio della natura vien presto smascherato,
persino da un percettore sofferente come me: se m'assopisco in continuazione
(e non è neppure un granché) necessariamente mi risveglio in continuazione.
Ne consegue che smettere di assopirsi sarebbe l'unico modo per smettere di risvegliarsi.
Risvegliarsi, già. Perché mai sono costretto
a risvegliarmi?
Se devo sempre svegliarmi ancora, se lo svegliarmi non basta
mai, se la coazione a ripetere il risveglio non porta a nessuna acquisizione
definitiva nel campo della "destezza" (fuorché il trascinarsi
stancamente la maledizione del doversi in continuazione riassopire) ma soprattutto
se in tutto questo processo alla fine le nostre energie vitali vengono sempre
recuperate solo parzialmente (perché le forze finiscono gradualmente
per abbandonarci nell'arco della nostra vita) il quadro che ne risulta è
scoraggiante.
Esiste una forza ciclica che ci stordisce con la noia, che
ci toglie ogni meraviglia quanto più velocemente abbiamo saputo assaporare
tutte le nostre risorse e dall'altra parte esiste una forza progressiva (ma
più esattamente regressiva) che mentre annoiati pensiamo di perpetuarci
sempre uguali a noi stessi, ci succhia quel tantum di vita che alla fine renderà
i nostri giri attorno al Centro sempre più fiochi, acciaccati, disillusi
e segretamente soddisfatti.
Ed ecco il primo pensiero luminoso del mattino: non durerà
per sempre.
Se solo si comprendesse questo, se la Nike capisse questo,
se un suo team manager (chessò, un presidente del consiglio di un paese
occidentale o un ministro americano) scoprisse questa ultima oasi di libertà
pensata ci schiafferebbe dentro i cartelloni pubblicitari e poi farebbe una
legge per tassare l'idea della morte, sia che spaventi (perché allora
sarebbe per un buon fine) sia che doni speranza (ché in questo caso non
si può mica avere la botte piena e la moglie ubriaca).