Our song
Ci
hanno detto di suonare la stessa canzone, questa canzone che conosco così
bene.
Ci hanno sistemato in due stanze lontane e hanno sincronizzato
i nostri orologi, premurandosi di fornirci i tempi precisi delle esecuzioni.
Dovresti avere un foglio, simile in tutto e per tutto a quello che stringo in
mano, c'è scritto attaccare alle ore etc, finire alle ore etc, climax
qui, pausa qui. Il metronomo era già regolato.
A metà del viaggio nei corridoi sono stato preso da
un timore inesplicabile. I corridoi erano uguali a se stessi per ore. Pareti
bianche, pavimento luccicante, luci al neon, nessuna porta.
Nessuna porta! Avevi mai visto corridoi che a percorrerli
impieghi ore, senza nessuna porta? Che senso ha costruire corridoi così
lunghi?
Probabilmente stanno studiando le nostre reazioni a determinate
forme di ansia e il modo in cui questo si trasmette nell'esecuzione allo strumento.
Un tipo alto con gli occhiali scuri continuava a ripetermi
che stavamo per arrivare, lo ripeteva ogni 10 minuti. Quegli
intervalli di dieci minuti sono diventati dei baratri orrendi.
Verso la fine si erano sostituiti ai minuti, e fluivano regolari.
L'altro tipo mi diceva di te, che stavi nell'altra ala del
palazzo, e già eri arrivata e già attendevi un loro segno per
attaccare. Non gli ho creduto, ed è strano che non mi sia mai saltato
in mente di girare sui tacchi e correre a ritroso.
La strada percorsa era come se non fosse mai esistita, e del
resto, capirai, quelle pareti bianche e il neon e tutto il resto. Ero ipnotizzato
e seguivo le mie gambe.
In un singolarissimo modo, che vi fosse strada, sempre nuovo
spazio da percorrere - per quanto uguale a sé - diluiva la paura e scongiurava
un'asfissia che rimaneva sempre immanente.
Dopo aver percorso una quantità di strada sufficiente
a farmi smarrire la cognizione del tempo che avevo lasciato fuori, fui preso
dal terrore di giungere. Il pensiero di arrivare faceva scomparire la stanchezza
che sentivo alle gambe. Avevo persino smesso di passarmi il violoncello da una
mano all'altra.
Beh,
sono qui adesso, in questa stanza in penombra. I miei accompagnatori si sono
dileguati subito dopo essere giunti. Hanno detto che avrei capito da solo cosa
fare e mi hanno dato il foglio. C'era questa poltrona, molto comoda.
Non riesco a distinguere bene, ma devo avere un numero imprecisabile
di apparecchi elettronici davanti. Ci sono luci intermittenti d'ogni forma e
colore. Sembra una città di notte, vista da una collina.
Una di queste luci forse è la tua finestra.
Hanno detto che avrei capito da solo, ma dev'esser stato l'anno
scorso.