Notte

Notte.

Nella N c'è questo Niente, nientemeno, questo naufragio ormai finto in consueti abbandoni d'anfratti già segnati. E perdersi nel luogo dove la terra finisce e il mare inizia, ma perdersi proprio sulla riva - che a percorrere il mondo sul limite umido prima o poi trovi l'immagine che si fissa. E che il tempo un giorno ti racconterà ma che ora è risacca sempre e tutta uguale che cerca di costruire toccate e fughe con due note d'espansione e ritrazione. E se ti lancia un po' di schiuma, tu lanciale un sasso al lume della luna, vedendo di farlo rimbalzare. Ci riparammo sotto una barca, faceva freddo lo stesso ma fummo soli, per la prima volta. Non osai toccarti, non osasti chiedermelo. Poi ci vaporizzammo per una settimana, ma ci sentimmo, una volta, al telefono, a confrontare le nostre più preziose linee di febbre.
Sarebbe stato diverso se avessimo acceso un fuoco, che pure così bene sa incantare, che pure altri noi continuano a tenere vivo, in un futuro che non fu mai, e che è in un posto migliore. Perché esistono spiriti delle persone morte, ed esistono spiriti delle persone vive, che però la sera tornano a casa col coprifuoco, e la mattina si svegliano tardi, in desideri pigri. Poi, davanti ad un caffè bruciacchiato riprendono a stilare liste d'invitati per feste che non avranno mai luogo.
Ma tutto è qui, quel Niente Notturno, quell'Ora Presente che però non è altro che Mai, e sfugge alla presa delle mani ma non del cuore.

La nOtte è perciò l'Ora, Piccola se le orecchie sanno sentire il suono come di cascatella del tempo che culla, e che insieme ci rende ogni età delle nostra vita, concentrata in un punto, e dove né tu né io ci sappiamo per nome. Nelle foto di me bambino c'è la ruga esangue del sogno che si è smesso di sognare, e in questa decrepitezza di lettere buie c'è il vagito di uno sguardo appena schiuso su un mondo che cambia solo il packaging. Chissà quante notti ti ho incontrata, chissà quante epoche hanno raccolto le tue lacrime di passione e le tue graziose indifferenze; chissà a quali orari ci incontravamo di nascosto e in quali case vuote. Come quella volta, che riuscimmo a non svegliare tuo nonno e respirammo la polvere del materasso nudo della mansarda, e rovinammo, nel piacere sensuale, il lavoro di ragni più vecchi di lui.

Poi, sempre di noTte, giunse la Tristezza. Sì, tu eri sempre lì, e il materasso pure e così io. Tutto divenne lindo in mansarda, mettemmo i poster alle pareti e iniziammo a collezionare fotografie per non dimenticare la formula - magica - che ci aveva dischiuso il Segreto, e tutte le porticine che lo mantengono all'esclusività. Non c'era niente di più elevato che il dimenticar degli uomini, ma non solo gli altri uomini, soprattutto gli uomini ch'erano in noi, pronti al bisogno, alla reazione, e che prima o poi, scoprimmo, avrebbero sentito il richiamo del mare aperto. E così ti rivedo, sul pontile, lanciare una lacrima alla mia piccola imbarcazione. E io non capivo chi fosse, fra me e la terraferma, ad allontanarsi.

Inoltrato nel buio la notTe mi rapì alla Tentazione. Ricordo l'insonnia del tuo ricordo, e il telefono accanto al cuscino. Vi dormivo abbracciato, sperando che anche nel profondo incubo della vita, avresti potuto sempre rintracciarmi. Quante volte hai recitato quel numero a memoria. Ogni volta era come se avessi proferito il tuo abracadabra, o puntato il tuo laser sul codice a barre della cassaforte delle nostre canzoni, dei nostri libri, dei nostri piccoli passi verso un'infanzia da ritrovare nell'alienazione del mondo. Verso cosa avremmo potuto veleggiare insieme? Non c'era niente che volessimo di più. Una strana potenza però andava spingendoci, allontanandoci, in direzioni diverse. Era il Fiume.
Nella nottE scorre quel fiume, Eterno, che si finge Uno nel suo nome, e che c'indirizza, dopo ogni ritorno, ancora verso il Mare. E il Mare nessuno sa perché ami così tanto giocare, e distruggere, e cancellare, e urlare schiuma al vento.

Eppure tu sai, io so, chiunque da sempre sa, che quando ci saremo tutti ritirati nell'oscura notte del nostro oblìo come navi sperse all'orizzonte, Egli continuerà a lavorare, e a sciabordare vita sulle rovine di civiltà a venire.

  

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