Ti restituisco il tuo jeans

   Ti restituisco il tuo jeans: è stato bello esserne portato dentro, nella carrozza sferragliante e un po’ monotona dei gesti che ci accompagnano quando viviamo. Mi sono accorto subito quando me l’hai dato che gli era rimasto dentro qualche gesto di gamba tuo. Ma non ho detto niente, quella sera che il freddo fuori è calato velocemente sulle mie gambe vestite da cicliste e tu hai aperto le ante per tirarlo via dal buio dell’armadio e proteggere il mio-di-sotto da una fatica a scaglie che colava sempre più lentamente. Sì, mi ero accorto che non era vuoto, non ho detto niente, ero contento e il freddo si è ritirato dietro le finestre degli altri.
   Ora, mentre ti scrivo, la mia mamma mi ha comprato 2 jeans nuovi fiammanti (beh, a sentire il negoziante uno dei due sarebbe un po’ “anacronistico”) che, non lo so, sono belli sì, uno blu scuro e uno grigio-del-mondo-dei-balocchi, ma anche completamente vuoti e tutti ben piegati.
   Li dovrò mettere, mi sa, perché l’ho accompagnata io la mamma a comprarli, anche se ho litigato con il venditore e lei andava a dire che ero laureato in filosofia e che un po’ bisogna capirmi se non me ne importa molto della moda. Beh, magari mi ci affezionerò, anche in considerazione del fatto che potrò usarli fino dall’inizio: li ho comprati nuovi-nuovi, e non nuovi-vecchi cioè quelli già scoloriti davanti per gente senza tempo, pazienza e affetto.
   Certo, sarebbe stato più facile affezionarsi ad un jeans solo, ma la mamma dice che è meglio averne due di nuovi perché chissà quando ricapita che riesce a tirarmi fuori dai miei cassetti per convincermi a comprarne ancora e sempre.
   A me uno basterebbe davvero sempre, se riuscissi ad essere bravo a non usarlo con violenza o con la leggerezza di una piuma. I piccoli buchini, le scuciture - che farci? – capitano sempre anche se (non) fai di tutto. Anche se non te ne accorgi, dai per scontato che da qualche parte, se ci fai attenzione, li trovi.
   Sì, mi piacciono le cose vecchie, specie le cose vecchie a due posti; o meglio le cose vecchie a monoposto doppio.
   Di questo jeans – che “ha almeno 5 anni” dice il venditore esperto – mi piace in modo particolare la macchietta rossa di vernice sul ginocchio destro, il bel modo in cui dicevi che cadono gli orli sui miei Doctor Marteens e il fatto di averlo portato in giro praticamente sempre: lauree, lavoro, viaggi, treni, aerei e ovviamente bicicletta.
   Una volta ho avuto la febbre e l’ho tolto, però l’avevo accanto su una sedia, a portata di salute, con cui lo facevo combaciare.
   Mi sa anche che mi toccherà lavartelo…non per avarizia o per toglierti un paio di gesti miei che si sono legati sentimentalmente alla sporcizia, ma perché mi pare che quando me lo desti dicesti che non lo lavavi da un po’. Beh, sei mesi di gesti miei + chissà quanti giorni tuoi (sei una femminuccia e dò per scontato che sia più attenta ai cicli igienici) dentro un unico jeans sono un po’ troppi.
   Avrei paura che si strappasse, il tuo bel jeans, ora che è un po’ anche mio (magari solo negli spazi tra le fibre che sono più simbolici e non ti priveranno del possesso materiale).
   Eccotelo, un po’ più lindo, un po’ più liso e carico di altro tempo.

   Grazie ancora.



 

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